domenica 14 febbraio 2016

Gli antifascisti:"Giustizia e libertà"-Carlo Rosselli


Carlo Alberto Rosselli è stato uno storico,giornalista, politico, filosofo, attivista e antifascista italiano. Fu il teorico del "socialismo liberale", un socialismo riformista non marxista ispirato al laburismo inglese. Insieme al fratello Nello fu ucciso in Francia nel 1937 da assassini legati al regime fascista.
Carlo  nacque  a Roma il 16 novembre 1899 e l'anno dopo, il 29 novembre 1900, il terzogenito Nello.
Nel 1903 i genitori si separarono e la madre Amelia  si trasferì a Firenze con i tre figli che frequentarono le scuole del capoluogo toscano: Carlo mostrò in quel periodo poco interesse per gli studi e la madre lo ritirò dal ginnasio facendogli frequentare le scuole tecniche. Nel 1911 muore il padre.
L'entrata in guerra dell'Italia, nel 1915, fu accolta con entusiasmo dalla famiglia Rosselli, decisamente interventista. Il fratello Aldo fu arruolato come ufficiale di fanteria e morì in combattimento nel 1916, ricevendo una medaglia d'argento alla memoria. Carlo, ancora studente,in giugno fu chiamato alle armi: La guerra finì senza che egli avesse dovuto sottomettersi al battesimo del fuoco e venne congedato col grado di tenente nel febbraio 1920. Il contatto con i giovani militari appartenenti ai ceti più popolari fu molto importante per Rosselli e per altri studenti come lui: «apprezzarono la massa [...] furon posti in grado di comprendere tante cose che sarebbero loro certamente sfuggite nel loro isolamento di classe o di professione».
Diplomatosi all'Istituto tecnico, si era iscritto a Firenze al corso di Scienze sociali, laureandosi a pieni voti il 4 luglio 1921 con una tesi sul sindacalismo e si preparò a sostenere anche gli esami di maturità classica per ottenere il diritto di frequentare altri corsi universitari. Tramite il fratello Nello aveva conosciuto Gaetano Salvemini, professore dell'Università fiorentina, che sarà da allora un costante punto di riferimento per entrambi i fratelli
In questo periodo si avvicina al Partito socialista italiano, simpatizzando, in contrapposizione a quella massimalista di Serrati, per la corrente riformista diTurati, che egli conosce personalmente a Livorno, durante il Congresso che sanziona la scissione della frazione comunista, e scrive nella sua rivista «Critica sociale».

Nell'ottobre del 1922 Mussolini sale al potere; i riformisti vengono espulsi dal Partito socialista. In dicembre Carlo Rosselli è a Torino, dove frequenta il gruppo della rivista gobettiana «La Rivoluzione liberale», in quel momento fortemente impegnata in senso antifascista, e con la quale, dall'aprile 1923, inizia a collaborare. Conosce Giacomo Matteotti, segretario dell'appena fondato Partito Socialista Unitario, nel quale erano confluiti Piero Gobetti e gli ex-riformisti.
Nel febbraio del 1923, a Firenze, il gruppo dei socialisti liberali che si raccoglie intorno alla figura carismatica di Salvemini inaugura il «Circolo di Cultura». Oltre ai Rosselli vi sono: Piero Calamandrei, Enrico Finzi, Gino Frontali, Piero Jahier,Ludovico Limentani, Alfredo Niccoli ed Ernesto Rossi. Qualche mese dopo, il 9 luglio, Carlo si laurea in giurisprudenza all'università di Siena e  parte per Londra, stimolato dal desiderio di conoscere la capitale del laburismo, di seguire i seminari della Fabian Society e di assistere, a Plymouth, al congresso delle Trade Unions. A Londra vi è anche Salvemini, che tiene un corso sulla storia della politica estera italiana al King's College.
Tornato in Italia in ottobre, grazie anche ai buoni uffici di Salvemini, si impiega come assistente volontario nella Facoltà di economia dell'Università Bocconi a Milano, dove trasferisce il suo domicilio. Prosegue la sua collaborazione alla «Critica Sociale» di Turati: in novembre vi pubblica un articolo, invitando il Partito socialista a rompere con il marxismo, che egli giudica espressione di «cieco e tortuoso dogmatismo», per mettersi piuttosto sulla linea di un «sano empirismo all'inglese». Nel febbraio del 1924, inaugura la sua collaborazione con la rivista della Federazione giovanile del PSU, «Libertà», scrivendo proprio un articolo sul movimento laburista inglese, e pochi mesi dopo il delitto Matteotti s'iscrive al partito.
Rosselli spera invano che in Italia si costituisca una seria opposizione antifascista moderata in grado di offrire un'alternativa politica alla borghesia che guarda con simpatia al fascismo: una di queste potrebbe essere l'Unione democratica nazionaledi Giovanni Amendola alla quale aderisce il fratello Nello. In settembre Carlo è in Inghilterra, da dove invia al giornale del PSU, la «Giustizia», le corrispondenze sull'evolversi della situazione politica inglese, successiva alla vittoria elettorale dei conservatori e alla rottura dell'alleanza tra laburisti e liberali.
È pessimista sulle condizioni politiche dell'Italia: la secessione aventiniana non produce effetti, con i suoi sterili tentativi di accordi con il re, con i generali e i fascisti dissidenti. Del resto i fascisti stanno reagendo e lo dimostrano anche devastando, il 31 dicembre 1924, il «Circolo di Cultura» di Salvemini che, come non bastasse, viene chiuso dal prefetto con una singolare motivazione: «la sua attività provoca il giusto risentimento del partito dominante»[3].
Lasciato l'incarico alla Bocconi, Rosselli passa a insegnare Istituzioni di economia politica a Genova. Appare così, nel gennaio 1925, con la collaborazione di Ernesto Rossi, Gaetano Salvemini, Piero Calamandrei, Nello Traquandi, Dino Vannucci e di Nello Rosselli, che ne ha proposto il nome, il foglio clandestino «Non mollare».
In maggio la denuncia di un tipografo provoca la repressione e la dispersione di alcuni tra i redattori del foglio: Ernesto Rossi riesce a fuggire a Parigi, il Vannucci in Brasile, Salvemini è arrestato l'8 giugno a Roma e denunciato per «vilipendio del governo
Ormai è preso di mira dai fascisti, che a Genova lo aggrediscono mentre si reca all'Università e poi disturbano la sua lezione e chiedono il suo allontanamento. Nel luglio del 1926 si attiva infine lo stesso ministro dell'economia,Giuseppe Belluzzo, che chiede il suo licenziamento. Rosselli, a questo punto, preferisce dimettersi e pochi giorni dopo, il 25 aprile, a Firenze, sposa con rito civile Marion Cave, una giovane laburista inglese che era venuta nel1919 a Firenze a insegnare lingua inglese nel British Institute e fu conosciuta da Rosselli nel 1923 al Circolo della Cultura salveminiano.
I due sposi vivono a Milano, dove Carlo aveva fondato insieme a Pietro Nenni la rivista «Quarto Stato», il cui primo numero era uscito il 27 marzo 1926. La rivista avrà vita breve, venendo chiusa a novembre con l'entrata in vigore della legge sui «provvedimenti per la difesa dello Stato». Scopo della pubblicazione era il tentativo di rappresentare un punto d'incontro di tutte le forze socialiste e di sviluppare temi di politica culturale al cui centro fosse «il perfezionamento della personalità umana» e l'elevamento della «vita spirituale e materiale» dei cittadini. Rosselli si attivava anche nel «P.S.L.I.», il clandestino Partito socialista dei lavoratori italiani, che aveva preso il posto del disciolto P.S.U.
Il confino
Alla fine del 1926 organizza con Italo Oxilia.Sandro Pertini e Ferruccio Parril'espatrio di Turati in Corsica, con un motoscafo partito da Savona. Mentre Turati, Pertini e Oxilia proseguono per Nizza, Parri e Rosselli, ritornati con il motoscafo a Marina di Carrara, sono arrestati: Rosselli è accusato anche di aver favorito la fuga di Giovanni Ansaldo, di Claudio Silvestri, di Claudio Treves e di Giuseppe Saragat. Viene detenuto nelle carceri di Como fino al maggio del 1927 e poi inviato al confinodi Lipari in attesa del processo.
L'8 giugno nasce suo figlio John e, quando Carlo è ricondotto da Lipari a Savona per essere processato, nell'isola siciliana giunge il fratello Nello, condannato a 5 anni di confino.Al processo, che si apre il 9 settembre, Rosselli si difende attaccando il regime: «il responsabile primo e unico, che la coscienza degli uomini liberi incrimina è il fascismo [...] che con la legge del bastone, strumento della sua potenza e della sua Nemesi, ha inchiodato in servitù milioni di cittadini, gettandoli nella tragica alternativa della supina acquiescenza o della fame o dell'esilio». La sentenza, rispetto alle previsioni, è mite: dieci mesi di reclusione e, avendone già scontati otto, Rosselli potrebbe essere presto libero, ma le nuove leggi speciali permettono alla polizia di comminargli altri 3 anni di confino da scontare a Lipari.
Viene raggiunto a Lipari dalla moglie e dal figlio: la vita al confino trascorre con le letture di Croce, di Mondolfo, dell'epistolario di Marx ed Engels e diKant, ma si prepara anche alla fuga, che viene organizzata a Parigi dall'amico di Salvemini Alberto Tarchiani: il 27 luglio 1929, insieme con Francesco Fausto Nitti ed Emilio Lussu evade dall'isola con un motoscafo guidato dall'amico Italo Oxilia verso la Tunisia, da cui poi raggiungerà la Francia. Nitti narrerà l'avventurosa evasione nel libro Le nostre prigioni e la nostra evasione pubblicato quello stesso anno in inglese col titolo di Escape e in edizione italiana nel 1946, mentre Rosselli racconterà le vicende del confino e dell'evasione in Fuga in quattro tempi.
La moglie Marion, che aspetta la seconda figlia, Amelia, nata il successivo 28 marzo, viene in un primo tempo arrestata per complicità, ma presto è rilasciata.

L'esilio a Parigi. Giustizia e Libertà

Nel 1929 a Parigi, con Lussu, Nitti, ed un gruppo di fuoriusciti organizzati da Salvemini, è fra i fondatori del movimento antifascista "Giustizia e Libertà". GL pubblica diversi numeri della rivista e dei quaderni omonimi (con cadenza settimanale e mensile) ed è attiva nell'organizzazione di diverse azioni dimostrative, tra cui il volo sopra Milano di Bassanesi (1930).
Nel 1930 pubblica, in francese, Socialisme liberal. Il libro è una critica appassionata del marxismo. È una sintesi creativa del revisionismo socialista democratico  e di quello libertario. Ma contiene anche un attacco dirompente contro lo stalinismo della Terza Internazionale, che con la formula del "socialfascismo" accomunava socialdemocrazia, liberalismo 'borghese' e fascismo. Non stupisce perciò che uno fra i più importanti stalinisti, Togliatti, definisca "Socialismo liberale" un "magro libello antisocialista" e Rosselli "un ideologo reazionario che nessuna cosa lega alla classe operaia".
Giustizia e Libertà aderisce alla Concentrazione Antifascista, unione di tutte le forze antifasciste non comuniste (repubblicani, socialisti, CGL) che intende promuovere e coordinare dall'estero ogni possibile azione di lotta al fascismo in Italia; si iniziano a pubblicare i "Quaderni di Giustizia e Libertà". Dopo l'avvento del nazismo in Germania (1933), GL sostiene la necessità di una rivoluzione preventiva per rovesciare i regimi fascista e nazista prima che questi portino a una tragica guerra, che a GL sembra l'inevitabile destino dei due regimi.
La Spagna e la guerra civile
Nel 1936 scoppia in Spagna la guerra civile tra l'esercito filo-monarchico, che tenta un colpo di Stato, e il governo repubblicano del Fronte Popolare. Rosselli è subito attivo nel sostegno alle forze repubblicane, criticando l'immobilismo di Francia e Inghilterra mentre fascisti e nazisti aiutano con uomini e armi gli insorti. Nell'agosto combatte la sua prima battaglia in Spagna, sul fronte di Aragona; cerca poi di costituire un vero e proprio battaglione (intitolato a Matteotti). Nel novembre parla da Radio Barcellona, esortando gli italiani alla lotta antifascista con il motto "Oggi in Spagna, domani in Italia".
Nella prima Brigata italiana che prenderà poi il nome Colonna Italiana Rosselli ci sono anche Umberto Marzocchi e Camillo Berneri; Umberto Marzocchiscrive un libro che parla della esperienza comune antifascista di anarchici e di militanti di Giustizia e Libertà, "Carlo Rosselli e gli anarchici". In un discorso alla radio di Barcellona il 13 novembre 1936, Rosselli pronuncia la frase che poi sarà il motto degli antifascisti italiani: "Oggi qui, domani in Italia":
« È con questa speranza segreta che siamo accorsi in Ispagna. Oggi qui, domani in Italia. Fratelli, compagni italiani, ascoltate. È un volontario italiano che vi parla dalla Radio di Barcellona. Non prestate fede alle notizie bugiarde della stampa fascista, che dipinge i rivoluzionari spagnuoli come orde di pazzi sanguinari alla vigilia della sconfitta. »
L'assassinio]
Nel giugno 1937 soggiorna per delle cure termali a Bagnoles-de-l'Orne. Qui è raggiunto dal fratello Nello. Il 9 giugno i due sono uccisi da una squadra di "cagoulards", miliziani della "Cagoule", formazione eversiva di destra francese, su mandato, forse, dei servizi segreti fascisti e di Galeazzo Ciano; con un pretesto vengono fatti scendere dall'automobile, poi colpiti da raffiche di pistola: Carlo muore sul colpo, Nello (colpito per primo) viene finito con un'arma da taglio.[. I corpi vengono trovati due giorni dopo; i colpevoli, dopo numerosi processi, riusciranno quasi tutti ad essere prosciolti.
I fratelli Rosselli furono sepolti nel cimitero monumentale parigino di Père Lachaise, ma nel 1951 i familiari ne traslarono le salme in Italia, nel Cimitero Monumentale di Trespiano, nel piccolo borgo omonimo, comune di Firenze, sulla via Bolognese. L'anziano Salvemini tenne il discorso commemorativo funebre del 1951, alla presenza del presidente della Repubblica Luigi Einaudi. La tomba dei due eroi dell'antifascismo, per chi volesse recare loro omaggio, si trova nel riquadro subito a destra dell'ingresso. Nello stesso cimitero sono sepolti anche Gaetano Salvemini, Ernesto Rossi, Piero Calamandrei e Spartaco Lavagnini. La tomba riporta il simbolo della "spada di fiamma", emblema di GL, e l'epitaffio scritto da Calamandrei:
« GIUSTIZIA E LIBERTA'
PER QUESTO MORIRONO PER QUESTO VIVONO »



Nessun commento:

Posta un commento