domenica 21 febbraio 2016

Gli antifascisti:Amadeo Bordiga,comunista eterodosso

Amadeo Bordiga (Ercolano, 13 giugno 1889  Formia, 25 luglio 1970) è stato un politico italiano. Fu a capo della principale corrente (quella degli astensionisti del PSI) che portò alla fondazione del Partito Comunista d'Italia dopo la scissione avvenuta al Congresso di Livorno del PSI nel 1921. Da militante rivoluzionario, lottò apertamente contro l'egemonia stalinista nella Terza Internazionale e "contro le degenerazioni del movimento rivoluzionario mondiale
La formazione di Bordiga fu di carattere scientifico. A differenza della quasi totalità dei politici moderni, egli, abbracciando il marxismo, sottopose fin da ragazzo la teoria politica a una visione scientifica .
L'ambiente familiare fu fondamentale nella formazione del giovane rivoluzionario, che seppe fondere la scienza con l'arte, come ebbe a dire nel 1960 a proposito dell'intero movimento rivoluzionario. Con queste premesse, Bordiga si laureò in ingegneria al Politecnico di Napoli nel 1912.Nel 1910 aveva aderito al Partito Socialista Italiano.
L'opposizione dei socialisti radicali alla guerra italo-turca lo vide in prima linea nelle assemblee e in piazza, come registrano i rapporti di polizia.
Allo scoppio della guerra, nel 1914, si distinse per la sua campagna rigorosamente antimilitarista. Nel 1915 fu chiamato alle armi e dovette sospendere l'attività aperta contro la guerra. Esonerato dal servizio attivo per grave miopia, riprese l'attività politica presentando nel partito, nel 1917, una mozione contro la formula ambigua e fuorviante di "né aderire né sabotare". Allo scoppio della Rivoluzione d'ottobre nell'ottobre del 1917, aderì al movimento comunista internazionale e formò la "Frazione Comunista Astensionista" all'interno del PSI. Al congresso socialista di Bologna del 1919 Amadeo Bordiga, aderente ai principi della Rivoluzione d'ottobre, in cui vedeva la corretta rotta che avrebbe dovuto seguire il Partito Socialista Italiano, propose di cambiare il nome del partito con quello di "Partito Comunista" e di espellerne i moderati "socialisti riformisti" di Filippo Turati. Infatti Bordiga, convinto dell'incompatibilità tra socialismo e democrazia, riteneva che "il proletariato poteva davvero impadronirsi del potere politico solo strappandolo alla minoranza capitalista con la lotta armata, con l'azione rivoluzionaria", e pertanto il partito non avrebbe nemmeno dovuto partecipare alle elezioni. La sua corrente fu definita "comunista astensionista".
Fu questa corrente, alla quale si affiancò quella torinese de L'Ordine Nuovo di Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti, a uscire dal PSI a Livorno nel gennaio1921 per formare il Partito Comunista d'Italia (Pcd'I). Era l'epilogo di una lunga divisione interna ai socialisti, che fin dal 1919 si erano trovati nel dilemma se accettare o meno interamente le condizioni poste da Lenin per entrare nella Terza Internazionale.
Nonostante l'appoggio di Lenin ai comunisti italiani contro i riformisti del PSI, le posizioni astensioniste di Bordiga furono criticate dallo stesso Lenin in L'estremismo: una malattia infantile del comunismo (cui Bordiga rispose negli anni cinquanta con un saggio contro i falsificatori di Lenin). Sotto la guida carismatica di Bordiga, il Partito Comunista d'Italia si avviò ad essere un organismo assai dissimile dagli altri partiti che avevano aderito all'Internazionale
Bordiga fu eletto nel Comitato centrale del Pcd'I e vi rimase fino al suo arresto nel 1923. Nel giugno egli e gli altri dirigenti arrestati vennero sostituiti alla direzione del partito per ordini di Mosca. Assolto al processo, rifiutò di entrare nel comitato esecutivo. Nel 1926 partecipò al Congresso clandestino di Lione, dove la Sinistra fu messa in minoranza dai centristi allineati a Mosca (Gramsci, Togliatti, Terracini, tra gli altri, si erano schierati con il campo che si stava delineando come stalinista) con vari espedienti, nonostante disponesse ancora della stragrande maggioranza dei voti congressuali.
Subito dopo il Congresso di Lione fu arrestato e inviato al confino nell'isola di Ustica, dove con Gramsci contribuì a organizzare la vita dei prigionieri. Al rilascio fu sempre più emarginato dall'attività politica finché il 20 marzo 1930 venne espulso per aver difeso Lev Trotsky nonostante le divergenze con lui
Per diversi anni non poté più svolgere politica attiva, controllato notte e giorno dalla polizia fascista.
Bordiga aveva un rapporto quasi paterno e protettivo nei confronti del giovane Gramsci, fisicamente poco adatto alla dura lotta politica del tempo, in ambiente di guerra civile. Cercava di assecondare come poteva "il suo lento evolvere dall'idealismo filosofico al marxismo". Gli fu amico anche nei momenti di dura polemica.
Quando il gruppo gramsciano si avvicinò alla Sinistra, reputò "leale" il titolo della sua rivista, che non parlava di Classe, Stato e Società come facevano i comunisti, ma genericamente di "Ordine Nuovo". Alla fine del 1926, nel confino di Ustica, nel quale si trovarono insieme per qualche tempo, Bordiga e Gramsci organizzarono una "scuola di partito" per prigionieri dove nessuna "materia" era esclusa. Di comune accordo, tenevano a turno "lezioni" in cui l'uno esponeva la materia secondo le tesi dell'altro.
In seguito allo sbarco alleato e allo spostamento al Nord del fronte di guerra nel 1944, intorno a Bordiga si raccolsero i vecchi compagni del 1921. Con la guerra ancora in corso, furono presi contatti clandestini con i compagni del Nord. Nell'immediato dopoguerra vi furono le prime riunioni congiunte, ma Bordiga rifiutò di far parte del partito se fosse rinato nuovamente sulle basi della vecchia Internazionale degenerata. Iniziò quindi a collaborare al periodico "Battaglia Comunista" (1945), organo del neo-costituito Partito Comunista Internazionalista.
Dal 1945 partecipò, alquanto dall'esterno, all'organizzazione del Partito Comunista Internazionalista. che in seguito a un'ulteriore scissione, avvenuta nel 1964, acquisirà la denominazione di Partito Comunista Internazionale.
Il nuovo organismo si basava sul "centralismo organico", già rivendicato negli anni venti, e ora più significativo che mai, nel senso di un rifiuto del modello organizzativo della Terza Internazionale ("centralismo democratico"). Continuava comunque a denunciare "da sinistra" l'Unione Sovietica, rimanendo fedele almarxismo e a Lenin, criticando e denunciando lo stalinismo come corollario orientale degli Stati Uniti nella controrivoluzione mondiale.

Nel 1964-66 fissò in ulteriori tesi quelle che avrebbero dovuto essere le basi storiche e organizzative del partito rivoluzionario, coadiuvate dall'intenso lavoro di "difesa del programma" e di "restaurazione teorica" iniziato nell'immediato dopoguerra. Morì il 25 luglio del 1970.

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