Amadeo Bordiga (Ercolano, 13
giugno 1889 – Formia, 25
luglio 1970) è stato un politico italiano. Fu a capo della
principale corrente (quella degli astensionisti del PSI) che portò alla fondazione del Partito Comunista d'Italia dopo la scissione avvenuta al Congresso di Livorno del PSI nel 1921. Da militante
rivoluzionario, lottò apertamente contro l'egemonia stalinista nella Terza Internazionale e "contro le degenerazioni del movimento rivoluzionario mondiale
La formazione di Bordiga fu di carattere
scientifico. A differenza della quasi totalità dei politici moderni, egli,
abbracciando il marxismo, sottopose fin da
ragazzo la teoria politica a una visione scientifica .
L'ambiente familiare fu fondamentale
nella formazione del giovane rivoluzionario, che seppe fondere la scienza con
l'arte, come ebbe a dire nel 1960 a proposito dell'intero movimento
rivoluzionario. Con queste premesse, Bordiga si laureò in ingegneria al Politecnico di Napoli nel 1912.Nel 1910 aveva aderito al Partito
Socialista Italiano.
L'opposizione dei socialisti radicali
alla guerra
italo-turca lo vide in prima linea nelle assemblee e
in piazza, come registrano i rapporti di polizia.
Allo scoppio della guerra, nel 1914, si distinse per la
sua campagna rigorosamente antimilitarista. Nel 1915 fu chiamato alle armi e dovette sospendere l'attività aperta contro la
guerra. Esonerato dal servizio attivo per grave miopia, riprese l'attività
politica presentando nel partito, nel 1917, una mozione contro la formula ambigua e fuorviante
di "né aderire né sabotare". Allo scoppio della Rivoluzione
d'ottobre nell'ottobre del 1917, aderì al
movimento comunista internazionale e formò la "Frazione Comunista
Astensionista" all'interno del PSI. Al congresso socialista di Bologna del 1919 Amadeo Bordiga, aderente ai principi
della Rivoluzione d'ottobre, in cui vedeva la corretta rotta che avrebbe dovuto
seguire il Partito
Socialista Italiano, propose di cambiare il nome del partito con quello di "Partito
Comunista" e di espellerne i moderati "socialisti riformisti"
di Filippo Turati. Infatti Bordiga,
convinto dell'incompatibilità tra socialismo e democrazia, riteneva che "il
proletariato poteva davvero impadronirsi del potere politico solo strappandolo
alla minoranza capitalista con la lotta armata, con l'azione rivoluzionaria", e pertanto il
partito non avrebbe nemmeno dovuto partecipare alle elezioni. La sua corrente
fu definita "comunista astensionista".
Fu questa corrente, alla quale si
affiancò quella torinese de L'Ordine Nuovo di Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti, a uscire dal PSI a Livorno nel gennaio1921 per formare il Partito
Comunista d'Italia (Pcd'I). Era l'epilogo di una lunga
divisione interna ai socialisti, che fin dal 1919 si erano trovati nel dilemma se
accettare o meno interamente le condizioni poste da Lenin per entrare nella Terza Internazionale.
Nonostante l'appoggio di Lenin ai comunisti italiani contro i riformisti
del PSI, le posizioni astensioniste di Bordiga furono criticate dallo stesso
Lenin in L'estremismo: una malattia infantile del
comunismo (cui Bordiga rispose negli anni
cinquanta con un saggio contro i falsificatori di Lenin). Sotto la guida carismatica di Bordiga, il Partito Comunista d'Italia si avviò ad essere un organismo
assai dissimile dagli altri partiti che avevano aderito all'Internazionale
Bordiga fu eletto nel Comitato
centrale del Pcd'I e vi rimase fino al suo
arresto nel 1923. Nel giugno egli e gli altri dirigenti arrestati
vennero sostituiti alla direzione del partito per ordini di Mosca. Assolto al processo,
rifiutò di entrare nel comitato esecutivo. Nel 1926 partecipò al Congresso clandestino di Lione, dove la Sinistra fu
messa in minoranza dai centristi allineati a Mosca (Gramsci, Togliatti, Terracini, tra gli altri,
si erano schierati con il campo che si stava delineando come stalinista) con vari espedienti,
nonostante disponesse ancora della stragrande maggioranza dei voti
congressuali.
Subito dopo il Congresso di Lione fu arrestato
e inviato al confino nell'isola di Ustica, dove con Gramsci
contribuì a organizzare la vita dei prigionieri. Al rilascio fu sempre più
emarginato dall'attività politica finché il 20 marzo 1930 venne espulso per aver difeso Lev Trotsky nonostante le divergenze con lui
Per diversi anni non poté più svolgere
politica attiva, controllato notte e giorno dalla polizia fascista.
Bordiga aveva un rapporto quasi paterno
e protettivo nei confronti del giovane Gramsci, fisicamente poco adatto alla
dura lotta politica del tempo, in ambiente di guerra civile. Cercava di
assecondare come poteva "il suo lento evolvere
dall'idealismo filosofico al marxismo". Gli fu amico anche nei momenti di dura
polemica.
Quando il gruppo gramsciano si avvicinò
alla Sinistra, reputò "leale" il titolo della sua rivista, che non
parlava di Classe, Stato e Società come facevano i comunisti, ma genericamente
di "Ordine Nuovo". Alla fine del 1926, nel confino di Ustica, nel quale si
trovarono insieme per qualche tempo, Bordiga e Gramsci organizzarono una
"scuola di partito" per prigionieri dove nessuna "materia"
era esclusa. Di comune accordo, tenevano a turno "lezioni" in cui
l'uno esponeva la materia secondo le tesi dell'altro.
In seguito allo sbarco alleato e allo
spostamento al Nord del fronte di guerra nel 1944, intorno a Bordiga si raccolsero i vecchi compagni
del 1921. Con la guerra ancora in corso, furono presi contatti clandestini con
i compagni del Nord. Nell'immediato dopoguerra vi furono le prime riunioni congiunte, ma Bordiga rifiutò di far parte del
partito se fosse rinato nuovamente sulle basi della vecchia Internazionale
degenerata. Iniziò quindi a collaborare al periodico "Battaglia
Comunista" (1945), organo del
neo-costituito Partito Comunista Internazionalista.
Dal 1945 partecipò, alquanto dall'esterno,
all'organizzazione del Partito Comunista Internazionalista. che in seguito a
un'ulteriore scissione, avvenuta nel 1964, acquisirà la denominazione di Partito Comunista Internazionale.
Il nuovo organismo si basava sul
"centralismo organico", già rivendicato negli anni
venti, e ora più significativo che mai, nel senso di un rifiuto del modello
organizzativo della Terza Internazionale ("centralismo
democratico"). Continuava comunque a denunciare "da sinistra" l'Unione Sovietica, rimanendo fedele almarxismo e a Lenin, criticando e denunciando lo stalinismo come corollario orientale
degli Stati
Uniti nella controrivoluzione mondiale.
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