mercoledì 17 febbraio 2016

Gli antifascisti: Leo Valiani , Franco Venturi

,Leo Valiani
Nato a Fiume nel 1909 sotto l'Impero austro-ungarico ora in Croazia, in una famiglia di origine ebraica, si chiamava all'anagrafe Leo Weiczen e il suo cognome fu italianizzato in Valiani nel 1927. Avverso al fascismo sin da ragazzo, fu mandato al confino (1928) nell'isola di Ponza, dove aderì giovanissimo al Partito comunista d'Italia. Successivamente (1931) fu condannato a cinque anni di carcere per la sua attività cospiratoria nelle file del Pcd'I.
Fuggito in Francia, collaborò al settimanale del partito Il Grido del Popolo e al quotidiano filocomunista La Voce degli Italiani, diretto da Giuseppe Di Vittorio, ma si avvicinò anche ad ambienti marxisti eterodossi e strinse amicizia con Aldo Garosci e Franco Venturi, militanti di Giustizia e Libertà. Ruppe con il Pcd'I dopo il patto Molotov-Ribbentrop, nel 1939, e fu internato nel campo di concentramento di Vernet d'Ariège allo scoppio dellaseconda guerra mondiale.
In prigionia conobbe un altro ex comunista, Arthur Koestler, che divenne suo amico e gli dedicò un bel ritratto nel suo libro La schiuma della terra. Nel 1940, dopo l'invasione tedesca della Francia, Valiani riuscì ad evadere e rifugiarsi in Messico. Rientrato in Italia nel 1943, divenne esponente del Partito d'Azione nel C.L.N.A.I., organizzando, insieme a Pertini e ad altri esponenti della resistenza antifascista, l'insurrezione dell'aprile 1945.
Dopo la guerra fu deputato nell'Assemblea Costituente e quando il Partito d'Azione si sciolse, si ritirò dalla politica attiva e divenne giornalista. Aderì successivamente (1956-1962) al Partito Radicale e, negli anni ottanta, al Partito Repubblicano Italiano (come indipendente). Tornato al giornalismo, collaborò con "Il Mondo", "L'espresso" e il "Corriere della Sera". Fu nominato senatore a vita nel 1980 da Sandro Pertini.Morì a Milano18 settembre 1999

Franco Venturi 

Nato nel 1914 a Roma,  trasferitosi a Torino con la famiglia,Franco Venturi studiò nel Liceo Massimo d'Azeglio, frequentato da un gruppo di giovani antifascisti raccolti intorno alla figura del professore Augusto Monti e fu arrestato con altri alla fine del 1931 e presto rilasciato
Nel 1932 Lionello Venturi,il padre,  si rifiutò di prestare giuramento di fedeltà al fascismo e si trasferì con la famiglia a Parigi dove Franco s'iscrisse alla Facoltà di arte della Sorbona, conobbe numerosi esponenti dell'emigrazione antifascista e aderì al movimento Giustizia e Libertà di Carlo Rosselli
Nel 1939 la sua famiglia si era già trasferita a New York e Franco, quando cercò di raggiungerla, dopo l'occupazione tedesca di Parigi, fu arrestato in Spagna e detenuto per quasi un anno nel sotterraneo di un convento adibito a carcere. La fame sofferta gli suggeriranno di assumere il soprannome Nada (niente, in spagnolo) nella lotta antifascista.
Consegnato alle autorità italiane nel marzo del 1941, fu incarcerato a Torino e poi trasferito ad Avigliano. Qui rimase fino alla caduta di Mussolini. Nella primavera del 1942, Venturi aveva ottenuto il permesso di trascorrere nella casa torinese di Luigi Salvatorelli una licenza dal confino fascista di circa un mese. Qui ebbe l’occasione di incontrare i fondatori del gruppo clandestino del Partito d’Azione di Torino. Tra di loro vi era Alessandro Galante Garrone, che ha raccontato come la loro amicizia nacque anche all’insegna della scoperta del comune interesse verso Filippo Buonarroti, un interesse figlio del medesimo « spirito politico […] : la fiamma dell’emblema di Giustizia e Libertà, accompagnato dal motto rosselliano di “Insorgere per risorgere” ». ( Galante Garrone gli dedicherà, nel dopoguerra, il suo volume su Buonarroti e Babeuf, con cui la ricostruzione della figura di Buonarroti si profilava con più nettezza come il vero e proprio « anello mancante » tra la rivoluzione francese e quelle origini risorgimentali del socialismo italiano al centro degli studi di Nello Rosselli.)
Testimone privilegiato della chiusura del mondo in due blocchi contrapposti divenne Franco Venturi, quando  fu per tre anni (dal 1947 al 1950) addetto culturale dell’ambasciata italiana a Mosca, retta in quel periodo da Manlio Brosio. Quando egli giunse a Mosca si stava completando il trapasso dalla fase della collaborazione tra le potenze antifasciste a quella della guerra fredda. L’ombra dello zdanovismo incombeva sempre più minacciosa su una cultura che si richiudeva in se stessa. Nelle lettere inviate ai suoi amici azionisti torinesi e a Leo Valiani, Venturi descriveva come una grande occasione perduta la chiusura reciproca che si avviava a stabilirsi fra i due sistemi, e si adoperava in ogni modo per combatterla. In questo modo egli esprimeva la sua doppia appartenenza di rappresentante diplomatico dello Stato italiano e di ambasciatore della Resistenza. C’era una « tela strappata » da ricucire, e ogni « piccolo filo » poteva essere utile. Di qui l’impegno, che affiora dalle sue lettere, a far conoscere le opere sulla Resistenza italiana. Come hanno notato Aldo Agosti e Giovanni De Luna, la cultura appariva a Venturi come una sorta di grimaldello per forzare la chiusura del « muro contro muro » dello scontro ideologico, ma anche come un modo di affermare una particolare accezione dell’identità nazionale, che assumeva un valore ideale superiore a quello delle singole formazioni politiche contingenti, in un tentativo di riscatto dell’ignominia e della vergogna che era poi quello che aveva alimentato la scelta partigiana dei giorni successivi all’8 settembre 1943. La volontà di Venturi e di Brosio non riuscì ad avere però ragione dei limiti insormontabili incontrati in questa direzione da una diplomazia ufficiale che nei suoi vertici restava pesantemente segnata dalle sue complicità dirette con il fascismo
Per quarant'anni lavorò intorno all'Illuminismo italiano ed europeo, pubblicando i cinque volumi e quattro tomi del Settecento riformatore, usciti dal 1969 al 1990, Franco Venturi morì il 14 dicembre 1994

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