Gandhi visita l'Italia]
Gandhi compì un breve viaggio in Italia nel 1931: arrivò a Milano dalla Svizzera l' 11 dicembre, sostò due ore in stazione e ripartì subito per Roma. Faceva freddo, ovviamente, ma lui aveva indosso il suo solito dhoti bianco di khadi, forse di cotone, forse di lana.
Il Duce aveva creduto di cogliere qualche analogia tra la politica gandhiana dello swadeshi, l' autosufficienza, e la sua "autarchia".Nella capitale, dove sosta per due giorni, Benito Mussolini approfitta della visita per cercare di impressionarlo con l'apparato militare del regime, accogliendolo con tutti gli onori assieme a molti gerarchi fascisti. Di Mussolini Gandhi scriverà:
« Alla sua presenza si viene storditi. Io non sono uno che si lascia stordire in quel modo, ma osservai che aveva sistemato le cose attorno a sé in modo che il visitatore fosse facilmente preda del terrore. I muri del corridoio attraverso il quale bisogna passare per raggiungerlo sono stracolmi di vari tipi di spade e altre armi. Anche nella sua stanza, non c'è neppure un quadro o qualcosa del genere sui muri, che sono invece coperti di armi. » (Gandhi sorrise ma mormorò «disgusting») Il desiderio di Gandhi sarebbe stato incontrare Papa Pio XI. Ciò però non avvenne: secondo i rapporti fascisti, egli si sarebbe rifiutato di ricevere Gandhi perché «non adeguatamente vestito»; secondo altri in realtà le vere motivazioni sarebbero state di carattere diplomatico (perché il Pontefice non voleva attirarsi critiche dall'Inghilterra) o religiose, visto le dichiarate simpatie per il Mahatma da parte di alcuni prelati protestanti. Anni prima, nel '25, il Mahtama aveva scritto :« L'ultima guerra è stata una guerra espansionistica, per entrambe le parti. È stata una guerra per spartirsi il bottino dello sfruttamento delle razze più deboli – chiamato eufemisticamente mercato mondiale... Prima che cominci in Europa un disarmo generale - che prima o poi dovrà essere realizzato, se l'Europa non vuole andare incontro al suicidio – qualche nazione deve avere il coraggio di procedere autonomamente al proprio disarmo, accettando i gravi rischi che ciò comporta. » |
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