Croce e
Einstein trovarono elementi di intesa e di stima reciproca nel campo della
politica e degli ideali civili. I due si conobbero a Berlino nel 1931,
scoprendo di condividere lo stesso sentimento di preoccupazione per le sorti
dell’Europa. Anni dopo, nel 1940, quando la tragedia della guerra si stava già
consumando, contribuirono entrambi a un volume sulla libertà (Freedom: its
meaning), edito a New York, che raccoglieva gli interventi di molti altri
grandi intellettuali dell’epoca. Nel 1944, all’indomani della liberazione di
Roma, Einstein inviò a Croce una lettera di stima e di incoraggiamento per
l’importante ruolo che il filosofo stava svolgendo nella ricostruzione della
democrazia italiana (la lettera, assieme alla risposta di Croce, fu pubblicata
dapprima in opuscolo e poi nella raccolta crociana Pagine Politiche, Laterza,
1945). «Mi consolo – scriveva il grande fisico – nel pensiero che Ella è ora
presa da occupazioni e sentimenti incomparabilmente più importanti, e
particolarmente dalla speranza che la sua bella patria sia presto liberata dai
malvagi oppressori di fuori e di dentro». E proseguiva: «La filosofia e
la ragione medesima sono ben lungi, per un tempo prevedibile, dal diventare
guide degli uomini, ed esse resteranno il più bel rifugio degli spiriti eletti;
l’unica vera aristocrazia, che non opprime nessuno e in nessuno muove invidia,
e di cui anzi quelli che non vi appartengono non riescono neppure a riconoscere
l’esistenza"
Questa fu la risposta di Croce:“ La sua
lettera mi è stata carissima, perché ho avuto sempre nel ricordo la lunga
conversazione che facemmo in Berlino nel 1931…La guerra è la guerra e
non ubbidisce ad altro principio che al suo proprio, e anche le piú nobili
ideologie sono per essa mezzi di guerra, come ogni conoscitore di storia sa e
ogni uomo sagace intende. La lotta interna per la civiltà e la libertà si svolgerà
poi, a guerra finita, nei paesi vincitori non meno che nei vinti, tutti
sconvolti dalla guerra sostenuta, tutti dal piú al meno disabituati alla
libertà; e durerà anni e sarà assai travagliosa e assai perigliosa. Ma poiché
le guerre mirano, come a naturale effetto, a un assetto di pace, è da augurare
e da raccomandare che gli uomini di Stato, che oggi le dirigono, pensino sin da
ora a non preparare nei vari paesi condizioni tali che renderebbero impossibile
una solida pace e, danneggiando cosí la causa stessa della libertà,
preparerebbero una nuova guerra, la quale non potrà mai essere impedita dalla
semplice coercizione, ma richiede la disposizione degli animi alla pace, alla
concordia e alla dignità, del lavoro: « Le lingue legano le spade » ” .
(ricorrenza dei 150 anni dalla nascita di
Benedetto Croce, storico, critico, filosofo, ministro, costituente, politico,
intellettuale di grandissima erudizione e forte personalità)
Da Salon Voltaire; Vincenzo
Barone - Il Sole 24 Ore -
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