giovedì 31 marzo 2016

Per non smettere di ricordare:l'esperienza di Jean Amery

Jean Améry (Vienna31 ottobre 1912 – Salisburgo17 ottobre 1978), pseudonimo di Hans Chaim Mayer, è stato un saggista di origine austriaca, le cui opere si sono spesso basate su esperienze personali durante la Seconda guerra mondiale
Nato da padre ebreo (morto in guerra nel 1916) e madre cattolica, fu cresciuto nella fede materna. A Vienna Améry dovette poi interrompere i suoi studi universitari a causa di ristrettezze economiche.
Sebbene la famiglia di Améry si fosse estraniata dalle sue origini ebraiche e si fosse quindi assimilata, anche tramite matrimoni misti, tali origini gravitarono comunque nello sviluppo del suo pensiero: "Volevo certo essere anti-nazista, sicuramente, ma di mia libera scelta."
Le Leggi di Norimberga del 1935, il cui testo Améry imparò presto a memoria, lo convinse che la Germania aveva praticamente passato sentenza di morte su tutti gli ebrei. La sua opera Necessity and Impossibility of Being a Jew parla di questo conflitto interiore in merito alla propria identità. Scrive che, mentre la sua identità personale, l'identità della sua passata infanzia, la sentisse come cristiana, Améry si identificasse nondimeno come ebreo in altro senso, il senso di un ebraismo "senza Dio, senza Storia, senza speranza messianica nazionale".
Nel 1938, in seguito all'Anschluss dell'Austria, Améry scappò in Francia e poi in Belgio con la sua moglie ebrea, che lui aveva sposato contro i desideri materni. Venne catturato in Belgio e deportato come cittadino tedesco nel campo di concentramento di Gurs, nel sud della Francia.
Dopo esser scappato dal campo di Gurs e ritornato in Belgio, si unì al movimento della Resistenza, nella ferma convinzione di doversi opporre al nazismo per ragioni politiche e rifiutando di sottostare alle leggi razziali tedesche che facevano di lui un ebreo. In questo senso va letta la sua autodefinizione di "non-non ebreo": un'appartenenza attribuita dall'esterno e polemicamente ribadita.
Coinvolto nella distribuzione di propaganda anti-militare alle truppe tedesche d'occupazione, Améry venne catturato dai nazisti e continuamente torturato in maniera brutale dalla Gestapo presso la loro centrale belga a Fort Breendonk. Dopo che la Gestapo si fu assicurata che Améry non avesse informazioni utili per loro, fu riformato da prigioniero politico a ebreo e spedito ad Auschwitz.
Privo di abilità professionali, Améry venne utilizzato in pesanti lavori di manovalanza forzata, a costruire la fabbrica diI.G. Farben ad Auschwitz III, il campo di lavoro Buna-Monowitz. A causa dell'invasione sovietica nel corso dell'anno successivo, Améry fu trasferito prima a Buchenwald e poi a Bergen-Belsen, dove fu liberato dall'esercito britannico nell'aprile 1945.

Dopo la guerra, il già Hans Mayer cambiò nome in Jean Améry (il cognome anagrammato in francese dal suo originale) per simboleggiare la sua dissociazione dalla cultura tedesca e la sua associazione a quella francese. Rifiutò di pubblicare qualsiasi sua opera in Germania o Austria per molti anni, pubblicando solo in Svizzera. Non descrisse le sue esperienze nei campi di sterminio fino al 1964, quando, incoraggiato dal poeta tedesco Helmut Heißenbüttel, Améry scrisse il libro Jenseits von Schuld und Sühne (letteralmente, "Oltre la colpa e l'espiazione"). Furono forse le sue esplorazioni filosofiche in tale libro - oltre a timori di invecchiamento e salute cagionevole, come anche la demoralizzazione causata da una deteriorante filosofia francese e dalla nuova sinistra politica tedesca - che provocarono un presunto suicidio con sovradosaggio di stupefacenti.
La pubblicazione di At the Mind's Limits - esplorazione stimolante e provocante dell'Olocausto e della natura del Terzo Reich - ha reso Améry uno dei più rispettati scrittori dell'Olocausto. Paragonando i nazisti a un governo del sadismo, Améry afferma che è nella natura del sadico il volere "nullificare il mondo",afferma che la tortura ha formato la vera essenza del Terzo Reich. Altri suoi lavori importanti comprendono On AgingOn Suicide: A Discourse on Voluntary Death.Per un torturatore nazista,
una leggera pressione della mano che impugna l'attrezzo, è sufficiente a trasformare l'altro - e la sua testa, che forse contiene Kant e Hegel, e tutte le nove sinfonie, e Il mondo come volontà e rappresentazione - in un urlante maiale al macello.
Come Primo LeviTadeusz Borowski e molti altri reduci di campi di sterminio e testimoni della Shoà, Améry sopravvisse all'internamento ad Auschwitz per poi togliersi la vita.

Buchenwald:"A ciascuno il suo"

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