Jean Améry (Vienna, 31 ottobre 1912 – Salisburgo, 17 ottobre 1978), pseudonimo di Hans
Chaim Mayer, è stato un saggista di origine austriaca, le cui opere si sono
spesso basate su esperienze personali durante la Seconda guerra mondiale
Nato da padre ebreo (morto in guerra nel 1916) e
madre cattolica, fu cresciuto nella fede materna.
A Vienna Améry
dovette poi interrompere i suoi studi universitari a causa di ristrettezze
economiche.
Sebbene la famiglia di Améry si fosse estraniata dalle
sue origini ebraiche e si fosse quindi assimilata, anche tramite matrimoni
misti, tali origini gravitarono comunque nello sviluppo del suo pensiero:
"Volevo certo essere anti-nazista, sicuramente, ma di mia libera
scelta."
Le Leggi di Norimberga del
1935, il cui testo Améry imparò presto a memoria, lo convinse che la Germania aveva
praticamente passato sentenza di morte su tutti gli ebrei. La sua opera Necessity
and Impossibility of Being a Jew parla di questo conflitto interiore
in merito alla propria identità. Scrive che, mentre la sua identità personale,
l'identità della sua passata infanzia, la sentisse come cristiana, Améry si
identificasse nondimeno come ebreo in altro senso, il senso di un ebraismo
"senza Dio, senza Storia, senza speranza messianica nazionale".
Nel 1938, in seguito all'Anschluss dell'Austria,
Améry scappò in Francia e poi in Belgio con
la sua moglie ebrea, che lui aveva sposato contro i desideri materni. Venne
catturato in Belgio e deportato come cittadino tedesco nel campo di
concentramento di Gurs,
nel sud della Francia.
Dopo esser scappato dal campo di Gurs e ritornato
in Belgio,
si unì al movimento della Resistenza, nella ferma convinzione di doversi
opporre al nazismo per ragioni politiche e rifiutando di sottostare alle leggi
razziali tedesche che facevano di lui un ebreo. In questo senso va
letta la sua autodefinizione di "non-non ebreo": un'appartenenza
attribuita dall'esterno e polemicamente ribadita.
Coinvolto nella distribuzione di propaganda
anti-militare alle truppe tedesche d'occupazione, Améry venne catturato dai
nazisti e continuamente torturato in maniera brutale dalla Gestapo presso
la loro centrale belga a Fort Breendonk. Dopo che la Gestapo si
fu assicurata che Améry non avesse informazioni utili per loro, fu riformato da
prigioniero politico a ebreo e spedito ad Auschwitz.
Privo di abilità professionali, Améry venne utilizzato
in pesanti lavori di manovalanza forzata, a costruire la fabbrica diI.G. Farben ad
Auschwitz III, il campo di lavoro Buna-Monowitz. A causa dell'invasione
sovietica nel corso dell'anno successivo, Améry fu trasferito prima a Buchenwald e poi
a Bergen-Belsen, dove fu
liberato dall'esercito britannico nell'aprile 1945.
Dopo
la guerra, il già Hans Mayer cambiò nome in Jean Améry (il cognome anagrammato
in francese dal suo originale) per simboleggiare la sua dissociazione dalla
cultura tedesca e la sua associazione a quella francese. Rifiutò di pubblicare
qualsiasi sua opera in Germania o Austria per molti anni, pubblicando solo
in Svizzera. Non descrisse le sue
esperienze nei campi di sterminio fino al 1964, quando, incoraggiato
dal poeta tedesco Helmut Heißenbüttel, Améry scrisse il libro Jenseits von Schuld und Sühne (letteralmente, "Oltre la colpa
e l'espiazione"). Furono forse le sue esplorazioni filosofiche in tale
libro - oltre a timori di invecchiamento e salute cagionevole, come anche la
demoralizzazione causata da una deteriorante filosofia francese e dalla nuova sinistra
politica tedesca - che provocarono un presunto suicidio con sovradosaggio di
stupefacenti.
La pubblicazione di At the Mind's Limits -
esplorazione stimolante e provocante dell'Olocausto e
della natura del Terzo Reich - ha reso Améry uno dei più rispettati scrittori
dell'Olocausto.
Paragonando i nazisti a un governo del sadismo, Améry afferma che è nella
natura del sadico il volere "nullificare il mondo",afferma che la
tortura ha formato la vera essenza del Terzo Reich. Altri suoi
lavori importanti comprendono On Aginge On Suicide: A
Discourse on Voluntary Death.Per un torturatore nazista,
una leggera pressione della mano che impugna
l'attrezzo, è sufficiente a trasformare l'altro - e la sua testa, che forse
contiene Kant e Hegel, e tutte le nove sinfonie, e Il mondo come volontà e
rappresentazione - in un urlante maiale al macello.
Come Primo Levi, Tadeusz Borowski e
molti altri reduci di campi di sterminio e testimoni della Shoà, Améry
sopravvisse all'internamento ad Auschwitz per poi togliersi la vita.
Buchenwald:"A ciascuno il suo"
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