lunedì 21 marzo 2016

Cuba, dal 1959 ad oggi



cuba
Nel mag­gio del 1959 Fidel Castro con­qui­stò il potere a Cuba, che nel 1961 fu dichia­rata uno Stato socialista. Poi ci fu l’inizio delle restrizioni da parte degli Stati Uniti, l’avvicinamento all’Unione Sovietica, la vicenda della Baia dei Porci, il cosiddettoblo­queo (l’embargo che ancora oggi è in vigore), «la crisi dei mis­sili» e le nuove sanzioni dell’allora presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy. La storia di Cuba, più di quella di altri paesi, è fatta di grandi storie e di grandi personaggi. Oggi Cuba è di nuovo sulle prime pagine di tutti i principali giornali internazionali, per un grande evento: qualcosa sta per cambiare nei complicati rapporti con gli Stati Uniti e non solo.
Cuba, dall’inizio
Cuba è un’isola, o meglio un arcipelago di isole. La più grande è lunga e stretta e per la maggior parte è bassa e pianeggiante, con una serie di baie molto profonde. La popolazione originaria si estinse nel Sedicesimo secolo e ora è formata soprattutto da mulatti di origine spagnola. Sconfitta la Spagna, che aveva colonizzato il paese nel 1500, gli Stati Uniti fecero inserire nella Costituzione del nuovo Stato il cosiddetto “emendamento Platt” (dal nome di un senatore statunitense) che istituiva una specie di protettorato statunitense su Cuba. Siamo all’inizio del 1900 e fu allora che gli Stati Uniti stabilirono la base navale di Guantánamo.
I primi decenni dopo l’indipendenza di Cuba furono politicamente molto instabili e segnati da un sempre maggiore malcontento nei confronti degli Stati Uniti e delle loro ingerenze. Nel giro di vent’anni ci furono ben tre colpi di stato militari. Il 4 settembre del 1933 i soldati e i sottufficiali dell’esercito cubano organizzarono la cosiddetta “rivoluzione dei sergenti”: i vertici militari furono cacciati e sostituiti con i sottufficiali e  il sergente Fulgencio Batista divenne capo di stato maggiore dell’esercito. Il golpe fu appoggiato anche dai movimenti e dai partiti di sinistra e Ramón Grau San Martin divenne presidente. L’anno dopo ci fu un nuovo colpo di stato (favorito dagli Stati Uniti) e Batista prese il potere il 15 gennaio del 1934, gestendo direttamente o attraverso presidenti a lui legati la politica cubana fino al 1944. Nel 1952, mentre cresceva l’influenza del Partido Socialista Popular (PSP) e dei sindacati, Batista organizzò un nuovo colpo di stato, prese il potere, instaurò una dittatura e governò in funzione di una rigida conservazione sociale e di una stretta alleanza con gli Stati Uniti (promemoria: stava iniziando la Guerra fredda).
La crisi economica degli anni Cinquanta, le politiche e la corruzione di Batista fecero crescere l’opposizione al regime. Tra gli oppositori c’era Fidel Castro, un giovane avvocato che aveva studiato all’Avana presso i gesuiti. Nel 1952 Castro cercò di opporsi al colpo di Stato in tribunale, denunciando Batista per violazione alla Costituzione: fu un fallimento. Il 26 luglio del 1953, a Santiago di Cuba, Castro guidò l’assalto a un’importante base militare, la Caserma Moncada: fu un altro fallimento. Settanta guerriglieri furono massacrati, ma l’episodio divenne in seguito l’evento che segnò l’inizio della rivoluzione cubana. La data infatti diede il nome al movimento che prese il potere nel 1959, il Movimento del 26 luglio. Dopo l’assalto alla caserma Castro fu condannato a quindici anni e incarcerato. Di fronte al Tribunale che lo processò con l’accusa di “attentato ai Poteri Costituzionali dello Stato e insurrezione”, avvocato di se stesso, Fidel Castro pronunciò un famoso discorso, noto oggi come “La storia mi assolverà”:
«Nascemmo in un paese libero che ci lasciarono i nostri padri, e sprofonderà l’Isola nel mare prima che acconsentiremo ad essere schiavi di qualcuno (…). In quanto a me so che il carcere sarà duro come non lo è mai stato per nessuno, pieno di minacce, di vile e codardo rancore, però non lo temo, così come non temo la furia del tiranno miserabile che ha preso la vita a settanta fratelli miei.
Condannatemi, non importa, la storia mi assolverà».
La rivoluzione
Castro fu liberato prima del tempo da Batista durante un’amnistia. Nel 1955 se ne andò da Cuba, prima negli Stati Uniti e poi in Messico, da dove progettò la rivoluzione. Rientrato clandestinamente a Cuba, Castro diede inizio alla guerriglia di cui facevano parte tra gli altri Ernesto “Che” Guevara, Raúl Castro e Camilo Cienfuegos. Il movimento crebbe sempre di più e ottenne una serie di vittorie contro l’esercito di Batista. La notte di Capodanno del 1959 Fulgencio Batista scappò e l’esercito popolare si diresse verso la capitale senza incontrare alcuna resistenza.
Fidel Castro assunse in gennaio il ruolo di comandante delle forze armate e poi quello di primo ministro: Cuba fu dichiarata Stato socialista il 16 aprile 1961. Castro avviò una politica di riforme radicali e stabilì relazioni diplomatiche con l’URSS. Tutto questo fu visto dagli Stati Uniti come un’ingerenza e un pericolo inaccettabile. Le conseguenze furono una rottura delle relazioni diplomatiche tra i due Stati (nel gennaio del 1961 l’ambasciata americana a L’Avana venne chiusa) e ci fu un tentativo (fallito) di rovesciare Castro con l’invasione della Baia dei Porci da parte di alcuni esuli cubani, sostenuti dagli Stati Uniti e addestrati dalla CIA. Ci fu soprattutto l’embargo da parte degli Stati Uniti, che costrinse l’isola a dipendere economicamente dall’Unione Sovietica, verso cui si era già avvicinata.

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