Questo argomento mi piace molto, trovo davvero interessante che Dante, nonostante la sua giovanissima età, provi questi sentimenti nei confronti di Beatrice e che il suo amore perduri nel tempo… credo si abbia in questo “racconto” il chiaro esempio dell’amore per la donna esaltata come divinità di cui spesso facciamo accenno in classe: Dante all’età di nove anni VEDE Beatrice, probabilmente senza rivolgerle parole e dopo nove anni, al loro incontro, i sentimenti di Dante non sono mutati anzi addirittura rinforzati. Mi è piaciuto molto anche quello che lei ci ha detto in classe, quello che Dante diceva a proposito del “nome Beatrice”, cioè che tutti la chiamavano così senza però tener conto del significato di quel nome.. ho trovato questa cosa molto poetica e profonda. Per quanto riguarda Cavalcanti mi piace molto di più l’amore descritto da Dante.. lui infatti si rivolge sempre a Beatrice nei suoi testi, mentre Cavalcanti cambia la donna amata… Mi piace la costanza di Dante su questo argomento anche perché Giudo vede l’amore come un'esperienza dolorosa, devastante e confinante con la morte; Dante invece vede l’amore quasi come una salvezza divina, descrive infatti Beatrice come una donna angelica, che funge da intermediario tra uomo e Dio. Elisa
La Vita nova è un'opera giovanile di Dante, composta di prosa e poesia . Il primo sonetto è del 1283 e l'ultimo è di nove anni dopo. La prosa nacque tutta nello stesso tempo. Dapprima appaiono evidenti gli influssi di Guittone d'Arezzo che si riallaccia alla tradizione siciliana, rinnovata dai Toscani, e alla poesia trovatorica provenzale, rivela l'attenzione e l'ammirazione di Dante per Guinizzelli. Dante disegnò la sua donna da subito come un angelo più che come una figura terrena (fuse, infatti, così la vita dei santi con le concezioni dello stil novo). Morta Beatrice nel 1290 Dante aveva pensato di poter dedicare un nuovo amore ad un'altra donna ma fu proprio questo che determinò per reazione la composizione della Vita nova come glorificazione di Beatrice. La novità di Dante fu quella di tramutare l'ideologia del dolce stil novo da persuasione dottrinale in realtà sentimentale. Egli sente davvero e realizza in sé quel perfezionamento, quell'elevazione morale che continuamente si erano attribuiti all'amore. Attua nella realtà sentimentale quell'amore perfetto che prima era stato solo idealità. La storiad'amore narrata nelle prose nella Vita nova è la storia del generarsi e confermarsi dell'amore perfetto, è la storia del passaggio dal senso allo spirito, dal reale all'ideale, dal contingente all'eterno. La Vita novaperciò è da considerarsi non solo uno dei tanti componimenti del dolce stil novo, ma la sua opera più compiuta, coerente ed organica. È l'unica opera in cui l'amore assume l'andamento di storia, l'unica concepita secondo un disegno determinato e unitario.
Io mi senti’ svegliar dentro a lo core un spirito amoroso che dormia: e poi vidi venir da lungi Amore allegro sì, che appena il conoscia, dicendo: «Or pensa pur di farmi onore»; e ciascuna parola sua ridia. E poco stando meco il mio segnore, guardando in quella parte onde venia, io vidi monna Vanna e monna Bice venir invêr lo loco là ov’io era, l’una appresso de l’altra maraviglia; e sì come la mente mi ridice, Amor mi disse: «Quell’è Primavera, e quell’ha nome Amor, sì mi somiglia».
Giovanna. - Donna amata da G. Cavalcanti, secondo quanto D. afferma in Vn XXIV 3 E lo nome di questa donna era Giovanna, salvo che per la sua bieltade, secondo che altri crede, imposto l'era nome Primavera; e così era chiamata (e soggiunse [§ 4]: Primavera, cioè prima verrà lo die che Beatrice si mosterrà dopo la imaginazione del suo fedele, poiché per istigazione dello stesso D. l'amico Guido trasferisce all'appellativo della donna amata, Primavera perché nel fiore della propria giovinezza, un intenso valore simbolico). Chi potesse essere questa G., è impossibile dire; e se il Cavalcanti mai nomina così la donna amata, non abbiamo alcun motivo per dubitare di un'identificazione così precisamente espressa da D., e ribadita nel sonetto Guido, i' vorrei (Rime LII 9 E monna Vanna e monna Lagia poi...), dal quale si può inoltre inferire che G. o Vanna era maritata (monna Vanna con monna Bice ancora nel sonetto Io mi senti' svegliar, Vn XXIV 8 9). Per il valore del senhal Primavera e il giuoco etimologico dantesco, cfr. Contini, Poeti II 489, e in questa Enciclopedia la voce Cavalcanti, Guido. Un accostamento tra G. e Matelda è in G. Bassi, Commenti danteschi, Lucca 1899.
Questo brano è molto complesso e difficile da capire in alcuni punti. Dante inizialmente sceglie per le sue poesie argomenti d'amore di ascendenza cortese; successivamente il suo stile si avvicina a quello di Cavalcanti, decrivendo gli effetti tormentati dell' amore. Dopo la morte di Beatrice decise di raccogliere le liriche più significative facendole precedere da un commento in prosa, questa opera venne intitolata "Vita nova" proprio per indicare il rinnovamento spirituale determinato nel poeta da un amore eccezionale ed altissimo. Dante presenta Beatrice come un angelo, senza peccato; nei testi che abbiamo letto viene decritta come una donna beata da cui deriva infatti il suo nome. In Cavalcanti la donna è quasi assente, un fantasma che esiste solo nella sua mente e che a volte risulta crudele mentre Dante decrive in modo positivo Beatrice anche se lei gli toglie il saluto. In entrambi i poeti trovo la presenza dell' aristotelismo che divide l' uomo in anima animale, sensitiva e razionale ma, troviamo anche gli spiriti. Mi colpisce molto l' amore che Dante prova per questa ragazza; la incontra a nove anni e rimarrà sempre innamorato di lei mentre Cavalcanti non parlava sempre della stessa donna nelle sue poesie.
Noto che nei componimenti di Dante possiamo trovare molte informazioni su Cavalcanti e altri poeti. Giovanna è la donna amata da Cavalcanti o meglio la donna-simbolo della sua poesia. Dante afferma che Giovanna è la Primavera ma, Beatrice è l' Amore; la prima sta alla seconda come Battista sta a Cristo. Il poeta tende ad attribuire alla donna altrui un valore diverso e inferiore rispetto alla sua amata.
Il commento propostoci è alquanto sofisticato, in quanto tratta uno dei più importanti poeti della storia italiana e inevitabilmente si arrivano a toccare argomenti con maggiori approfondimenti e si usa, anche, una terminologia più complessa. Dante incontra Beatrice alla sola età di 9 anni e da quel momento ne rimane innamorato per tutta la sua vita. Come emerso in classe, soprattutto se rapportato a una visione attuale dell’amore, ciò risulta strano. Come denota il testo si affida la razionalità e la capacità della mente di sovrastare il cuore a un bambino. Per quanto riguarda il capitolo XI, affidatoci per compito riscontriamo ciò che per Dante era il saluto di Beatrice, poi venuto meno a seguito di voci che mostravano un interesse di Alighieri nei confronti di un’altra donna. Si trovano dei punti di concordanza con Cavalcanti, come per esempio il ricondursi alla personificazione dell’ Amore. Altro punto in comune sono gli spiriti deboletti. Effettivamente si ha la figura della gentilissima che suscita nello scrittore umiltà, occhi tremanti, corpo inanimato (come in una poesia di Cavalcanti dove il corpo diventava legno o vari metalli), perdono. Non mi sorprende che Dante non abbia introdotto nella Vita nuova la canzone “Lo doloroso amor che mi conduce”, in quanto avrebbe mostrato una Beatrice diversa, più umana, forse, fredda e spietata. Nell’ultima parte del brano ci viene ricordata la presenza, anche in Dante, dei sogni e delle apparizioni, che hanno sempre una certa rilevanza. È trovato bello l’aggiunta da lei introdotta dove si vede il risveglio di Dante con la presenza do Bice e l’associazione alla donna della Primavera, simbolo di giovinezza, bellezza, fioritura. Mi sembra di ricordare che lei abbia detto in classe che Giovanna, la donna amata da Cavalcanti aveva un certo interesse nei confronti di Dante e che questo fattore abbia contribuito a dividere i due scrittori.
Così è testimoniato, soprattutto dal sonetto sognante"Guido i! vorrei che tu e Lapo ed io""dove Dante sembra indicare Vanna come la"numero 1" delle trenta..
Questo argomento mi piace molto,
RispondiEliminatrovo davvero interessante che Dante, nonostante la sua giovanissima età, provi questi sentimenti nei confronti di Beatrice e che il suo amore perduri nel tempo… credo si abbia in questo “racconto” il chiaro esempio dell’amore per la donna esaltata come divinità di cui spesso facciamo accenno in classe: Dante all’età di nove anni VEDE Beatrice, probabilmente senza rivolgerle parole e dopo nove anni, al loro incontro, i sentimenti di Dante non sono mutati anzi addirittura rinforzati.
Mi è piaciuto molto anche quello che lei ci ha detto in classe, quello che Dante diceva a proposito del “nome Beatrice”, cioè che tutti la chiamavano così senza però tener conto del significato di quel nome.. ho trovato questa cosa molto poetica e profonda.
Per quanto riguarda Cavalcanti mi piace molto di più l’amore descritto da Dante.. lui infatti si rivolge sempre a Beatrice nei suoi testi, mentre Cavalcanti cambia la donna amata… Mi piace la costanza di Dante su questo argomento anche perché Giudo vede l’amore come un'esperienza dolorosa, devastante e confinante con la morte; Dante invece vede l’amore quasi come una salvezza divina, descrive infatti Beatrice come una donna angelica, che funge da intermediario tra uomo e Dio.
Elisa
La Vita nova è un'opera giovanile di Dante, composta di prosa e poesia . Il primo sonetto è del 1283 e l'ultimo è di nove anni dopo. La prosa nacque tutta nello stesso tempo. Dapprima appaiono evidenti gli influssi di Guittone d'Arezzo che si riallaccia alla tradizione siciliana, rinnovata dai Toscani, e alla poesia trovatorica provenzale, rivela l'attenzione e l'ammirazione di Dante per Guinizzelli.
RispondiEliminaDante disegnò la sua donna da subito come un angelo più che come una figura terrena (fuse, infatti, così la vita dei santi con le concezioni dello stil novo). Morta Beatrice nel 1290 Dante aveva pensato di poter dedicare un nuovo amore ad un'altra donna ma fu proprio questo che determinò per reazione la composizione della Vita nova come glorificazione di Beatrice. La novità di Dante fu quella di tramutare l'ideologia del dolce stil novo da persuasione dottrinale in realtà sentimentale. Egli sente davvero e realizza in sé quel perfezionamento, quell'elevazione morale che continuamente si erano attribuiti all'amore. Attua nella realtà sentimentale quell'amore perfetto che prima era stato solo idealità. La storiad'amore narrata nelle prose nella Vita nova è la storia del generarsi e confermarsi dell'amore perfetto, è la storia del passaggio dal senso allo spirito, dal reale all'ideale, dal contingente all'eterno. La Vita novaperciò è da considerarsi non solo uno dei tanti componimenti del dolce stil novo, ma la sua opera più compiuta, coerente ed organica. È l'unica opera in cui l'amore assume l'andamento di storia, l'unica concepita secondo un disegno determinato e unitario.
Tommaso Paris
Io mi senti’ svegliar dentro a lo core
RispondiEliminaun spirito amoroso che dormia:
e poi vidi venir da lungi Amore
allegro sì, che appena il conoscia,
dicendo: «Or pensa pur di farmi onore»;
e ciascuna parola sua ridia.
E poco stando meco il mio segnore,
guardando in quella parte onde venia,
io vidi monna Vanna e monna Bice
venir invêr lo loco là ov’io era,
l’una appresso de l’altra maraviglia;
e sì come la mente mi ridice,
Amor mi disse: «Quell’è Primavera,
e quell’ha nome Amor, sì mi somiglia».
Vita Nuova, XXIV
Giovanna. - Donna amata da G. Cavalcanti, secondo quanto D. afferma in Vn XXIV 3 E lo nome di questa donna era Giovanna, salvo che per la sua bieltade, secondo che altri crede, imposto l'era nome Primavera; e così era chiamata (e soggiunse [§ 4]: Primavera, cioè prima verrà lo die che Beatrice si mosterrà dopo la imaginazione del suo fedele, poiché per istigazione dello stesso D. l'amico Guido trasferisce all'appellativo della donna amata, Primavera perché nel fiore della propria giovinezza, un intenso valore simbolico).
RispondiEliminaChi potesse essere questa G., è impossibile dire; e se il Cavalcanti mai nomina così la donna amata, non abbiamo alcun motivo per dubitare di un'identificazione così precisamente espressa da D., e ribadita nel sonetto Guido, i' vorrei (Rime LII 9 E monna Vanna e monna Lagia poi...), dal quale si può inoltre inferire che G. o Vanna era maritata (monna Vanna con monna Bice ancora nel sonetto Io mi senti' svegliar, Vn XXIV 8 9). Per il valore del senhal Primavera e il giuoco etimologico dantesco, cfr. Contini, Poeti II 489, e in questa Enciclopedia la voce Cavalcanti, Guido. Un accostamento tra G. e Matelda è in G. Bassi, Commenti danteschi, Lucca 1899.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaQuesto brano è molto complesso e difficile da capire in alcuni punti. Dante inizialmente sceglie per le sue poesie argomenti d'amore di ascendenza cortese; successivamente il suo stile si avvicina a quello di Cavalcanti, decrivendo gli effetti tormentati dell' amore. Dopo la morte di Beatrice decise di raccogliere le liriche più significative facendole precedere da un commento in prosa, questa opera venne intitolata "Vita nova" proprio per indicare il rinnovamento spirituale determinato nel poeta da un amore eccezionale ed altissimo. Dante presenta Beatrice come un angelo, senza peccato; nei testi che abbiamo letto viene decritta come una donna beata da cui deriva infatti il suo nome. In Cavalcanti la donna è quasi assente, un fantasma che esiste solo nella sua mente e che a volte risulta crudele mentre Dante decrive in modo positivo Beatrice anche se lei gli toglie il saluto. In entrambi i poeti trovo la presenza dell' aristotelismo che divide l' uomo in anima animale, sensitiva e razionale ma, troviamo anche gli spiriti. Mi colpisce molto l' amore che Dante prova per questa ragazza; la incontra a nove anni e rimarrà sempre innamorato di lei mentre Cavalcanti non parlava sempre della stessa donna nelle sue poesie.
RispondiEliminaNoto che nei componimenti di Dante possiamo trovare molte informazioni su Cavalcanti e altri poeti. Giovanna è la donna amata da Cavalcanti o meglio la donna-simbolo della sua poesia. Dante afferma che Giovanna è la Primavera ma, Beatrice è l' Amore; la prima sta alla seconda come Battista sta a Cristo. Il poeta tende ad attribuire alla donna altrui un valore diverso e inferiore rispetto alla sua amata.
Il commento propostoci è alquanto sofisticato, in quanto tratta uno dei più importanti poeti della storia italiana e inevitabilmente si arrivano a toccare argomenti con maggiori approfondimenti e si usa, anche, una terminologia più complessa. Dante incontra Beatrice alla sola età di 9 anni e da quel momento ne rimane innamorato per tutta la sua vita. Come emerso in classe, soprattutto se rapportato a una visione attuale dell’amore, ciò risulta strano. Come denota il testo si affida la razionalità e la capacità della mente di sovrastare il cuore a un bambino. Per quanto riguarda il capitolo XI, affidatoci per compito riscontriamo ciò che per Dante era il saluto di Beatrice, poi venuto meno a seguito di voci che mostravano un interesse di Alighieri nei confronti di un’altra donna. Si trovano dei punti di concordanza con Cavalcanti, come per esempio il ricondursi alla personificazione dell’ Amore. Altro punto in comune sono gli spiriti deboletti. Effettivamente si ha la figura della gentilissima che suscita nello scrittore umiltà, occhi tremanti, corpo inanimato (come in una poesia di Cavalcanti dove il corpo diventava legno o vari metalli), perdono. Non mi sorprende che Dante non abbia introdotto nella Vita nuova la canzone “Lo doloroso amor che mi conduce”, in quanto avrebbe mostrato una Beatrice diversa, più umana, forse, fredda e spietata. Nell’ultima parte del brano ci viene ricordata la presenza, anche in Dante, dei sogni e delle apparizioni, che hanno sempre una certa rilevanza. È trovato bello l’aggiunta da lei introdotta dove si vede il risveglio di Dante con la presenza do Bice e l’associazione alla donna della Primavera, simbolo di giovinezza, bellezza, fioritura. Mi sembra di ricordare che lei abbia detto in classe che Giovanna, la donna amata da Cavalcanti aveva un certo interesse nei confronti di Dante e che questo fattore abbia contribuito a dividere i due scrittori.
RispondiEliminaCosì è testimoniato, soprattutto dal sonetto sognante"Guido i! vorrei che tu e Lapo ed io""dove Dante sembra indicare Vanna come la"numero 1" delle trenta..
RispondiElimina