martedì 8 ottobre 2013

Il dolce stil novo

Dante, canto ventiseiesimo del Purgatorio : "tutti coloro che posero l'amore più in alto di Dio"

E' tale Guinizelli che nella sua canzone "Al cor gentil rempaira sempre amore" recita nella strofa finale:

Donna, Deo mi dirà: «Che presomisti?»,
sïando l’alma mia a lui davanti.
«Lo ciel passasti e ’nfin a Me venisti
e desti in vano amor Me per semblanti:
ch’a Me conven le laude
e a la reina del regname degno,
per cui cessa onne fraude».
Dir Li porò: «Tenne d’angel sembianza
che fosse del Tuo regno;
non me fu fallo, s’in lei posi amanza».

 Guido Guinizzelli, espia il suo peccato del quale si pentì prima di morire. Al sentire il nome del «padre [suo] e degli altri [...] che rime d'amore usar[ono] dolci e leggiadre» - vale a dire del fondatore del Dolce Stil Novo -, Dante vorrebbe abbracciarlo ma non osa per timore del fuoco; allora procede pensoso per un tratto, finché offre a Guinizzelli i suoi servigi.
Guinizzelli risponde toccato da questa offerta di cui - afferma - il Lete (il fiume dell'oblio) non potrà ternire il ricordo, e chiede per quale ragione egli dimostri tanto amore nei suoi confronti, ragione - risponde Dante - che si può individuare nei suoi «dolci detti», che saranno apprezzati finché durerà l'«uso moderno» (vale a dire la poesia in lingua volgare).

"Dante ammira notevolmente Guido, tuttavia gli imputa un a colpa. E'possibile che una persona, pur avendo stima e amicizia per un'altra, le possa imputare una colpa?Rifletti su questo tema , riferendoti anche ad esempi tratti dalla tua esperienza o dalla storia o dalla cronaca quotidiano attuale  .

6 commenti:

  1. Inizialmente mi è sembrata fuori luogo la collocazione di Guido Guinizzelli tra i lussuriosi ma, cercando tra le sue opere ho trovato un sonetto, "Chi vedesse a Lucia un var cappuzzo", che potrebbe autorizzare tale giudizio. Infatti questa poesia descrive una ragazza che emana giovinezza e grazia, al punto da costringere Guido a reprimere dentro di sè un moto di agressiva sensualità. Secondo me Dante metteva nei lussuriosi non solo quelli che praticavano l' amore ossessivamente ma, anche tutti coloro che ponevano l' amore più in alto di Dio. Dedicavano quindi più attenzione alla donna che alla loro salvezza spirituale. Dante sostiene che solo l'amore virtuoso, ispirato da Dio può salvare l' uomo; questo ci mostra che l'amore e le sue manifestazioni non sono negative in sè ma, diventano peccato nel momento in cui sono rivolte alla ricerca di un piacere terreno e materialistico. Virgilio dovrà riprendere spesso Dante perchè stia attento a non cadere nella fiamma cioè a non innamorarsi follemente di qualcuno.

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  2. Ti ringrazio per l'intervento.Se vuoi, prova ora a riflettere su questo tema connesso" un amico può ammirare un'altra persona, eppure imputargli una colpa? ..pensando anche ad esempi che conosci, nel tuo quotidiano o per sentito dire, nella storia o nella pubblicità della vita d'oggi..."

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    1. Si, secondo me si può ammirare un' altra persona, eppure imputargli una colpa. L' esempio più semplice che mi viene è che io ammiro molto Michael Phelps, l' atleta più medagliato della storia, ma allo stesso tempo riconosco che ha sbagliato nel momento in cui ha fatto di cannabis e quindi gli attribuisco una colpa. Se la persona che ammiri fa qualche azione sbagliata, prima sei dispiaciuto ma, poi capisci che tutti hanno delle debolezze. Capita a tutti di poter sbagliare e sbagliando si impara; non bisogna giudicare la persona ma, condannare il suo comportamento ingiusto.

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  3. Poeta di grande novità rispetto alla precedente Scuola siciliana e a quella toscana Guinizzelli è considerato l'iniziatore e il teorizzatore del Dolce Stil Novo, la corrente letteraria italiana del XIII secolo di cui la sua canzone "Al cor gentil rempaira sempre amore" è considerata il manifesto. Nonostante l'identità storica non sia del tutto sicura, Guinizzelli occupa un posto di rilievo nella storia della letteratura italiana; la sua produzione lirica fu molto apprezzata dai contemporanei e dallo stesso Dante Alighieri, che lo dichiara padre suo e quindi maestro, nel canto XXVI del Purgatorio. Nel tratto di brano mostratoci è presente una novità assoluta per l’epoca; il fatto che un uomo abbia il coraggio di rispondere a Dio. Infatti il Signore lo rimprovera per la sua presunzione e infedeltà, in quanto ama di più la donna che Cristo: dunque lui risponde dicendo che non pecca affatto amando e desiderando l’amata, in quanto paragonabile a un angelo e derivante dal suo Regno. Quindi pur lodandolo Dante lo rimprovera per aver paragonato Dio alla donna e per avergli risposto. Oggi questo succedde spesso, in quanto ritengo che ogni persona atea, che quindi ignora Dio, osa rispondergli. Anche noi cristiani di oggi facciamo qualcosa che un tempo sarebbe stato ritenuto una sfida, cioè porci delle domande sulla Sua esistenza e sui Suoi insegnamenti. Credo che sia possibile in quanto non si può essere completamente d’accordo con una persona pur volendole bene e amandola: pensiamo ai litigi tra marito e moglie, padre e figlio, fratelli che se pur fondamentali nella nostra vita non possono essere identici a noi, quindi possono nascere screzi. Pensiamo ai carcerati: ognuno di loro nel corso della sua esistenza avrà incontrato di certo una persona che gli avrà voluto bene, eppure sono colpevoli, hanno commesso reati; la stessa cosa si ha in un triangolo amoroso, dove una donna che pur amando il marito gli imputa la colpa di averla tradita. Mi riconduco anche alla domanda fatta sul personale e mi associo pure io dicendo che di certo un nostro idolo ci avrà deluso almeno una volta per qualcosa che ha fatto, oppure una persona che ha votato un candidato per la presidenza del consiglio e in seguito il governo non lo ha soddisfatto rimane deluso. Con gli amici mi è capitato spesso: anche tra migliori amiche ci sono degli screzi e è successo che io abbia dato la colpa alle mie amiche o viceversa. Tra amici ci si vuole bene ma ci si può dare la colpa per un comportamento avuto, per una parola insensibile detta, per essersi dimenticati di quello che si è fatto per l’altro e di essere poi trattato come se nulla fosse, o peggio quasi accusati, di essere stati insensibili, di aver trascurato l’altro… Forse però questo è normale: l’uomo soffre e gioisce perché condizionato dai rapporti che ha con le altre persone. Quale individuo non è vulnerabile per i rapporti che ha con altri individui?quale persona non ha mai sorriso o pianto per un’altra persona?Quindi l’uomo è uomo anche perché ha dei sentimenti e perchè sbaglia.

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  4. Mentre Dante procede sulla cornice dei lussuriosi, spesso ammonito da Virgilio a stare attento a dove mette i piedi, il sole lo illumina sul fianco proiettando la sua ombra sul fuoco e facendolo parere al confronto più sbiadito. Meravigliate da questo particolare, le anime si stupiscono del fatto che egli sembri avere un corpo, avvicinandosi a lui per osservarlo meglio senza però uscire dal fuoco purgatore. Una di esse allora lo interpella, chiedendogli di spiegare lo strano fenomeno, ma Dante non fa in tempo a rispondere che compare un'altra schiera di anime che viene loro incontro le quali, incrociandosi con le anime di questa schiera, si abbracciano e si baciano in fretta senza interrompere il cammino; e non appena le due schiere si allontanano, iniziano a gridare esempi di lussuria punita:
    • la schiera or ora comparsa grida «Sodoma e Gomorra», menzionando l'episodio biblico in cui queste città vengono distrutte da Dio per la loro empietà: si tratta infatti di anime che espiano il peccato della sodomia, ossia dell'omosessualità;
    • l'altra schiera grida invece l'esempio di Pasifae che soddisfece il suo bestiale amore per un toro nascosta in un simulacro di vacca: si tratta infatti di anime che espiano la lussuria eterosessuale, praticata in vita seguendo eccessivamente l'istinto, come le bestie.
    Dopo che la schiera dei sodomiti si è allontanata, le anime che prima avevano interrogato Dante si riavvicinano a lui e ripetono la loro domanda, al che egli risponde di essere effettivamente salito al Purgatorio con il proprio corpo, al fine di non essere più «cieco» (alla luce divina), grazie alle preghiere di una donna (Beatrice) che si trova in Paradiso. Dopo aver detto questo, a sua volta chiede alle anime chi siano loro e chi siano quelle dell'altra schiera, perché più tardi lo possa scrivere sulla carta.
    Dapprima ammutolita per lo stupore, la stessa anima che prima aveva parlato risponde a Dante spiegandogli la differenza fra il peccato dell'una e dell'altra schiera, aggiungendo poi che non potrebbe citargli tutti i nomi di coloro che sono là presenti perché mancherebbe il tempo: ma almeno gli dirà chi sia lui, e cioè Guido Guinizzelli, che espia il suo peccato del quale si pentì prima di morire. Al sentire il nome del «padre [suo] e degli altri [...] che rime d'amore usar[ono] dolci e leggiadre» - vale a dire del fondatore del Dolce Stil Novo -, Dante vorrebbe abbracciarlo ma non osa per timore del fuoco; allora procede pensoso per un tratto, finché offre a Guinizzelli i suoi servigi.

    Questo pezzo mi pare molto interessante e a me personalmente piace molto..
    Sono d’accordo con Ilaria e Ester.
    Io personalmente credo che si, sia possibile che una persona, pur avendo stima e amicizia per un'altra, le possa imputare delle colpe.
    Per colpe io mi riferisco anche ad attribuire ad un amico di aver sbagliato o peccato e in questo caso credo che a tutti sia capitato, anche per il bene dell’amico, di dare un consiglio.. del tipo:”secondo me sta volta è stata colpa tua” o suggerimenti simili.. Conosco molta gente che fa cose che a me danno fastidio come ad esempio il semplice fatto di fumare o bere troppo ma certe sono persone a cui voglio molto bene, nessuno di noi ha un carattere completamente perfetto quindi anche del proprio migliore amico c’è qualcosa che non piace e che si vorrebbe cambiare; inoltre la gente sbaglia molte volte, ma non per questo non bisogna avere stima o non voler loro bene.
    .

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  5. Guido Guinizelli nacque a Bologna verso il 1235 circa.
    Nelle sue liriche troviamo i motivi principali del «dolce stil novo»: l'identità di amore e cuor gentile; la donna-angelo, ispiratrice di virtù e di perfezione morale; la lode della donna paragonata alle cose più belle della natura: la stella diana, l'azzurro dell'aria, la rosa, il giglio, i prati fioriti, gli oggetti più preziosi; inoltre, il suo saluto beatificante che dona felicità e salvezza; la gioia contemplativa della bellezza e l'analisi degli effetti prodigiosi dell'amore.

    L'ultima strofa costituisce una sorta di suggello alla concezione della donna-angelo. Con un colpo d’ala il poeta si trasferisce in cielo ed immagina che dopo la morte la sua anima si trovi davanti a Dio giudice. Allora, dice alla donna amata, egli saprà come giustificare davanti a Dio il suo amore per lei.

    Tommaso Paris

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