martedì 22 ottobre 2013

La poesia e lo spirito- Potrà questa bellezza rovesciare il mondo?

Guido Cavalcanti: sonetto XVIII delle rime 
Noi siàn le tristi penne isbigottite,
le cesoiuzze e il coltellin dolente,
ch’avemo scritte dolorosamente
quelle parole che vo’ avete udite.
Or vi diciàn perché noi sian partite
e siàn venute a voi qui di presente,
la man che ci movea dice che sente
cose dubbiose nel core apparite;
le quali hanno destrutto sì costui
ed hannol posto sì presso a la morte
ch’altro non v’è rimaso che sospiri.
Or vi preghiàn quanto possiàn più forte
che non sdegniate di tenerci noi,
tanto ch’un poco di pietà vi miri.
C’è già buona parte del mondo poetico cavalcantiano. A parlare sono gli strumenti antichi della scrittura, la penna d’oca, le forbici per farle la punta, il coltellino per raschiare la pergamena, gli oggetti che, per scrivere, ha maneggiato l’autore. Come suoi sostituti si presentano alla donna amata e la pregano in vece sua, concretizzano il sentimento dell’autore e a un tempo lo spersonalizzano distaccandoli da colui che scrive. Sono una sorta di correlativo oggettivo, proiezioni, simboli di un mondo psichico dominato, come vedremo, dallo sbigottimento, dal dolore, dal presentimento di morte. La spersonalizzazione, una tendenza interna al canone espressivo dello Stilnovo, raggiunge in Cavalcanti conseguenze estreme, qui configurata negli strumenti di scrittura; altrove a essere chiamate in causa sono le parole stesse o, più comunemente, le forme poetiche che esse assumono, il sonetto, la ballata o la canzone, apostrofate dall’io lirico come mediatrici nei confronti della donna.
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 L’unità del soggetto amante è distrutta, risulta, come ho già detto, spersonalizzata. Il lettore non viene a trovarsi nelle pieghe psicologiche di un individuo specifico che spera, desidera, soffre. Viene a conoscenza invece di entità fisiche, psichiche, fantastiche o proprio fantasmatiche, personaggi di un dramma teatrale sempre in scena, e sono Anima, Cuore, Mente, Spiriti vitali, Amore, Morte, Paura. La teatralizzazione si attua cioè con la personificazione di sentimenti, facoltà, persino oggetti, come nel caso degli strumenti per scrivere, i quali agiscono, parlano, patiscono come esseri viventi. Anima, Cuore, Mente da una parte (una trilogia averroistica rispetto alla dualità di anima, che è ragione, e di cuore, che è appetito, in Dante) e poi una serie di spiriti e spiritelli che sono proiezioni degli stati d’animo del poeta, dotati di moto e di sentimenti autonomi, spiriti che fuggono, che tremano, che si radunano per poi disperdersi di nuovo come un esercito in rotta. E tutti sono soggetti protagonisti e fanno perdere al lettore l’unità dell’io lirico in una surreale frantumazione e dispersione
La poesia e lo spirito
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7 commenti:

  1. Noi siamo le tristi e stupefatte penne , e le piccole cesoie e il coltellino afflitti dal dolore, che hanno scritto dolorosamente quelle parole che voi andate udendo. Ora vi diciamo perché siamo partiti e siamo giunti fino a voi in questo momento: la mano che ci guida nella scrittura dice che prova incerti sentimenti apparsi nel suo cuore; i quali lo hanno talmente distrutto e lo hanno condotto così vicino alla morte, che di lui non sono rimasti altro che i suoi sospiri. Ora vi preghiamo quanto più forte possiamo di non disdegnare di trattenerci presso di voi sperando che vi induca a provare un poco di pietà.

    Trovo in Cavalcanti,come generalmente in tutti gli scrittori, un uomo molto capace di esprimere i suoi sentimenti e di far capire chiaramente quello che ha da insegnarci! Mi piace molto questa poesia, la trovo molto profonda e significativa!
    Bel commento!

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    1. Ringraziamo Elisa per l'incoraggiamento che ci dà con la sua partecipazione..

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  2. Analisi molto stimolante. Il tema affrontato è quello amoroso: Cavalcanti parte da una visione oggettiva, per poi fare alcuni riferimenti a donne amate da lui stesso , in modo da spiritualizzare la figura della donna. C’è una novità in Cavalcanti rispetto alla visione amorosa di Guinizzelli: l’amore diventa una forza travolgente; Guido è interessato soprattutto ad analizzare gli effetti spesso devastanti, distruttivi dell’amore sull’uomo. Quindi si passa rapidamente in Cavalcanti da una visione dell’amore come una forza positiva e luminosa a una concezione mistica, cioè l’amore è una forza irrazionale che, in quanto non razionale, sfugge al controllo dell’uomo e lo sovrasta, lo annichilisce, perché lo rende come impotente.
    Il sonetto, che presenta le parole chiave tipiche della poetica cavalcantiana, non descrive una realtà concreta, bensì un mondo poetico nato dalla rappresentazione degli affetti. Cavalcanti ci vuol dire che la poesia è un “tentativo frustrato di conoscenza”.

    Aneddoto molto interessante, personalmente Guido cavalcanti con le sue poesie suscita interesse e indagine su ciò che lui voglia dire con i suoi poemi quindi ciò che Guido nei confronti della sua amata e su come lui intende e concepisce l’amore e tutti i suoi aspetti, sia quelli positivi come innamoramento ma anche gli aspetti negativi come il fatto di non essere accettato dalla amata anche per motivi molto “pesanti”, come essere considerati noiosi ( come visto nella poesia di Guido visto in classe) .

    Tommaso Paris

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  3. Ormai abbiamo letto numerose poesie di Guido Cavalcanti e quindi mi rendo conto che ogni sua poesia non è incentrata su una persona specifica e ben identificata, ma ben si da spiriti e personificazioni. Queste ultime sono figure retoriche che consistono nel conferire esistenza concreta a un’ entità astratta attribuendone comportamenti; sono dunque Anima, Cuore, Mente, Spiriti vitali, Amore, Morte, Paura e vengono scritti appunto con la lettera maiuscola perché non bisogna limitarsi al comune significato che gli attribuiamo quotidianamente, ma vogliono incarnare qualcosa attraverso il quale la poesia subisce cambiamenti. Un esempio che può ancora di più chiarire ciò che sto spiegando lo possiamo trovare nella poesia dello stesso Guido dal titolo “Io vidi li occhi dove Amor si mise” nella quale la causa del dolore e della sofferenza e della mancanza di serenità sono causati dall’Amore e non della donna e tramite lo Spirito, l’aiuto, si raggiunge la pace. La figura della donna è quasi passiva visto che si limita al guardare e al sorridere; è pur vero, però, che senza queste azioni non ci potrebbe essere il resto.
    In particolare questa poesia ha uno schema metrico ABBA ABBA CDE DCE endecasillabo. Anche qui non posso fare a meno di notare di aver già studiato questa sequenza di rime in altre poesie di Cavalcanti. Nella seconda strofa c’è la volontà di chiarire e spiegare. Nella prima parte si nota la sofferenza provocata dall’amare attraverso le parole tristi, sbigottite, dolente dolorosamente, dubbiose, destrutto, morte non v’è rimaso che sospiri che manifestano il solito epicureismo del poeta arrivando addirittura alla morte. Nelle ultime strofe, invece, predomina il senso di “sconfitta” e pietà, dove il dolore lascia posto alla sofferenza con preghiàn, sdegniate, pietà.

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  4. Sono perfettamente d'accordo con Ilaria; Cavalcanti infatti non descrive la donna amata ma, parla di spiriti e fa molte personificazioni. La donna provoca dolore e sofferenza che può essere guarita dagli spiriti e dalle entità superiori, quindi divine. Ci troviamo di fronte a una tecnica compositiva che, con le sue tonalità affettuose ma a volte lievemente ironiche (per esempio quando usa i diminutivi per alcune parole), ha anche il compito di rappresentare per il poeta un momento di unione interiore: la scrittura, la poesia diventano un luogo di ricomposizione dell' uomo distrutto dagli effetti dell'amore. I temi invece sono: l’amore visto come una guerra perenne senza nessuna possibilità di scappare e la teatralizzazione della guerra d’amore attraverso degli oggetti come le penne e i coltelli. In questa poesia Cavalcanti fa un 'analisi sulle conseguenze che l'amore ha sulle persone; gli oggetti infatti vanno a parlare con la donna della sofferenza e della distruzione del poeta e la pregano di avere pietà tenendole con lei. Mi è piaciuta molto l'osservazione di Ilaria sulle rime; Cavalcanti in numerose poesie usa lo stesso schema metrico.

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    1. I vostri progressi interpretativi ci indicano la strada..

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