Harold Bloom spiega perché il bardo inglese e lo scrittore spagnolo sono dopo Dante i principali autori occidentali
Amleto e Don Chisciotte in cerca della saggezza
(1547-1616) (1546-1616) Il principe di Shakespeare e il cavaliere di
Cervantes, simboli della condizione umana MAESTRI Soltanto Dickens ha
saputo raggiungere lo stesso fascino universale
Dal nuovo saggio di Harold Bloom, «La saggezza dei libri» (Rizzoli,
pagine 382, euro 17) anticipiamo un brano tratto dal capitolo dedicato
al confronto tra Cervantes e Shakespeare Cervantes e
Shakespeare condividono il primo posto fra tutti gli scrittori
occidentali vissuti dal Rinascimento a oggi. Gli individui più creativi
degli ultimi quattro secoli sono shakespeariani o cervantiani o - più
spesso - riprendono elementi di entrambi gli autori. In questo libro, mi
propongo di considerarli come i maestri di saggezza della nostra
letteratura moderna, alla pari dell' Ecclesiaste e del Libro di Giobbe,
di Platone e di Omero. La fondamentale differenza tra Cervantes e
Shakespeare può essere esemplificata mettendo a confronto Don Chisciotte
e Amleto: sia il cavaliere sia il principe sono alla ricerca di
qualcosa di indefinito, per quanto possano asserire il contrario.
Qual è il vero obiettivo della ricerca di Don Chisciotte? Penso che non
ci sia una risposta. Quali sono gli autentici motivi che spingono
Amleto? Non ci è dato di saperlo. Poiché la ricerca del magnifico
Cavaliere di Cervantes ha uno scopo e una risonanza cosmologica, nessun
obiettivo sembrerebbe al di là della sua portata. La frustrazione di
Amleto è data dal fatto che gli sono concessi soltanto Elsinore e la
tragedia della vendetta. Shakespeare compose un poema illimitato, in cui
solo il protagonista trascende ogni limite. Cervantes e Shakespeare -
che morirono quasi nello stesso istante - sono i principali autori
occidentali, almeno da dopo Dante, e nessuno scrittore moderno o
contemporaneo è mai riuscito a eguagliarli, né Tolstoj né Goethe,
Dickens, Proust, Joyce. Non basta certo il contesto in cui vissero a
spiegare la loro grandezza: l' Età dell' oro spagnola e l' Età
elisabettiano-giacobina inglese hanno un' importanza secondaria quando
ci sforziamo di apprezzare appieno ciò che questi due autori ci danno.
W. H. Auden vedeva in Don Chisciotte un ritratto del Santo cristiano,
l' esatto opposto di Amleto, che «non ha fede né in Dio né in se
stesso». Per quanto le sue parole suonino perversamente ironiche, Auden
era serio e penso che abbia preso una cantonata. Contro la sua tesi
posso riprendere Miguel de Unamuno, il mio critico preferito del Don
Chisciotte. Per Unamuno, il Santo cristiano è Alonso Chisciano, mentre
Don Chisciotte è l' iniziatore dell' autentica religione spagnola, il
chisciottismo. Herman Melville fonde le figure di Amleto e Don
Chisciotte in quella del capitano Achab (con l' aggiunta di un pizzico
del Satana di Milton, per rendere il tutto più saporito). Achab vuole
vendicarsi della Balena bianca, mentre Satana, dal canto suo,
distruggerebbe Dio, se soltanto potesse farlo. Stando a quanto dice G.
Wilson Knight, Amleto è per noi un ambasciatore di morte. Don Chisciotte
afferma che il fine della sua ricerca è quello di eliminare l'
ingiustizia. E l' ingiustizia più radicale, il vincolo che tiene
prigioniero l' uomo, è proprio la morte. Liberare i prigionieri è quindi
il modo in cui, di fatto, Don Chisciotte combatte contro la morte.
Non è possibile individuare con precisione la presenza di Shakespeare
all' interno della sua opera, nemmeno nei Sonetti. È proprio questa
quasi invisibilità a stimolare le ricerche di quegli zeloti che credono
che le opere di Shakespeare siano state scritte da chiunque altro,
tranne che dallo stesso Shakespeare. Per quel che mi risulta, nel mondo
ispanico non ci sono congreghe che si sforzano di dimostrare che il Don
Chisciotte sia stato scritto da Lope de Vega o da Calderón de la Barca.
La presenza di Cervantes nel suo grande libro è talmente marcata che non
possiamo fare a meno di riconoscere come, nell' opera, ci siano tre
personalità irriducibili l' una all' altra: il Cavaliere, Sancho e lo
stesso Cervantes. Con tutto ciò, quant' è astuta e sottile la
presenza di Cervantes! Anche nelle sue pagine più spassose, il Don
Chisciotte rimane estremamente sobrio. È ancora Shakespeare a fornirci
un' illuminante analogia: anche quando è più melanconico, Amleto non
abbandona mai i suoi giochi di parole o il suo umorismo inglese e lo
sconfinato umorismo di Falstaff è tormentato dagli indizi che lasciano
presagire il rifiuto che lo attende. Proprio come Shakespeare non si
lascia vincolare dai precisi limiti dei generi drammaturgici, così il
Don Chisciotte è tanto una tragedia quanto una commedia. Per quanto
segni per sempre la nascita del romanzo moderno dal poema in prosa
medievale e per quanto rimanga tuttora il migliore fra tutti i romanzi
mai scritti, ogni volta che lo rileggo lo trovo più triste; ed è proprio
questo suo carattere a trasformarlo nella «Bibbia spagnola», per
riprendere l' espressione con cui Unamuno definì quest' opera, la più
grande fra tutte le opere di narrativa. Tra gli scrittori di romanzi ci
sono George Eliot ed Henry James, Balzac e Flaubert o il Tolstoj di Anna
Karenina. Il Don Chisciotte potrà anche non essere un testo sacro, ma
ci contiene a tal punto che - come con Shakespeare - non ci è possibile,
per così dire, uscirne in modo da guardarlo dall' alto, in prospettiva.
Noi siamo all' interno di questo grande libro, con il privilegio di
poter ascoltare gli splendidi dialoghi tra Don Chisciotte e il suo
scudiero, Sancho Panza. A volte facciamo tutt' uno con Cervantes ma, più
spesso, siamo gli invisibili vagabondi che accompagnano la sublime
coppia tra avventure e sconfitte. Se, nell' Occidente
postrinascimentale, dobbiamo scegliere un terzo autore dal fascino
universale, la nostra scelta non può ricadere che su Dickens. Tuttavia
Dickens non vuole trasmettere ai suoi lettori una «conoscenza ultima
dell' uomo», quel genere di saggezza che Melville trovava in Shakespeare
e, forse, anche in Cervantes. La prima rappresentazione teatrale del Re
Lear ebbe luogo in concomitanza con la pubblicazione della prima parte
del Don Chisciotte. Per quanto ne dica Auden, anche Cervantes - come
Shakespeare - ci presenta una forma laica di trascendenza. Don
Chisciotte si considera come un cavaliere di Dio, ma ciò non gli
impedisce di continuare a inseguire i capricci della sua volontà - una
volontà, tra l' altro, gloriosamente eccentrica. Re Lear chiede aiuto ai
numi celesti, ma solo perché li vede come vede se stesso, dei vecchi.
Malconcio per gli scontri con realtà che sono ancora più violente di
lui, Don Chisciotte si trattiene comunque dal sottomettersi all'
autorità della chiesa e dello Stato. Quando infine cessa di rivendicare
la propria autonomia, non gli rimane che tornare a essere Alonso
Chisciano il Buono,e l' unica azione che gli resta da compiere è quella
di morire. Il maestro americano Harold Bloom è nato a New York nel
1930. E' considerato il più autorevole critico letterario americano.
Insegna all' Università di Yale ed è autore di oltre venticinque libri,
tradotti in tutto il mondo. In Italia sono usciti, tra gli altri, «Il
canone occidentale» (Bompiani), «Come si legge un libro (e perché)»,
«Shakespeare. L' invenzione dell' uomo». «Il genio» (tutti editi da
Rizzoli). Il nuovo volume, «La saggezza dei libri», nasce da decenni
di studi e riflessioni confluiti nella convinzione che la letteratura
abbia uno scopo decisivo: aiutarci a raggiungere la saggezza. Dalla
Bibbia a Omero, da Cervantes a Shakespeare, da Montaigne a Freud, Bloom
guida il lettore attraverso una serie di esempi letterari in grado di
dare un senso alla nostra vita.