mercoledì 10 aprile 2013

IL PARLAMENTO-AUTOVALUTAZIONE COMPETENZA INTERPRETATIVO-INVENTIVA


Ecco l'intero testo della poesia di Carducci.Da qui potete capire se la vostra intepretazione è stata corretta oppure se siete andati fuori strada:


Della Canzone di Legnano

PARTE I [1879]
IL PARLAMENTO
I.
Sta Federico imperatore in Como.
Ed ecco un messaggero entra in Milano
Da Porta Nova a briglie abbandonate.
«Popolo di Milano,» ei passa e chiede,
5 «Fatemi scorta al console Gherardo.»
Il consolo era in mezzo de la piazza,
E il messagger piegato in su l'arcione
Parlò brevi parole e spronò via.
Allor fe' cenno il console Gherardo,
10 E squillaron le trombe a parlamento.
II.
Squillarono le trombe a parlamento:
Ché non anche risurto era il palagio
Su' gran pilastri, né l'arengo v'era,
Né torre v'era, né a la torre in cima
15 La campana. Fra i ruderi che neri
Verdeggiavan di spine, fra le basse
Case di legno, ne la breve piazza
I milanesi tenner parlamento
Al sol di maggio. Da finestre e porte
20 Le donne riguardavano e i fanciulli.
III.
«Signori milanesi,» il consol dice,
«La primavera in fior mena tedeschi
Pur come d'uso. Fanno pasqua i lurchi
Ne le lor tane, e poi calano a valle.
25 Per l'Engadina due scomunicati
Arcivescovi trassero lo sforzo.
Trasse la bionda imperatrice al sire
Il cuor fido e un esercito novello.
Como è co' i forti, e abbandonò la lega.»
30 Il popol grida: «L'esterminio a Como.»
IV.
«Signori milanesi,» il consol dice,
«L'imperator, fatto lo stuolo in Como,
Move l'oste a raggiungere il marchese
Di Monferrato ed i pavesi. Quale
35 Volete, milanesi? od aspettare
Da l'argin novo riguardando in arme,
O mandar messi a Cesare, o affrontare
A lancia e spada il Barbarossa in campo?»
«A lancia e spada,» tona il parlamento,
40 «A lancia e spada, il Barbarossa, in campo.»
V.
Or si fa innanzi Alberto di Giussano.
Di ben tutta la spalla egli soverchia
Gli accolti in piedi al console d'intorno.
Ne la gran possa de la sua persona.
45 Torreggia in mezzo al parlamento: ha in mano
La barbuta: la bruna capelliera
Il lato collo e l'ampie spalle inonda.
Batte il sol ne la chiara onesta faccia,
Ne le chiome e ne gli occhi risfavilla.
50 È la sua voce come tuon di maggio.
VI.
«Milanesi, fratelli, popol mio!
Vi sovvien» dice Alberto di Giussano
«Calen di marzo? I consoli sparuti
Cavalcarono a Lodi, e con le spade
55 Nude in mano gli giurâr l'obedïenza.
Cavalcammo trecento al quarto giorno,
Ed a i piedi, baciando, gli ponemmo
I nostri belli trentasei stendardi.
Mastro Guitelmo gli offerí le chiavi
60 Di Milano affamata. E non fu nulla.»
VII.
«Vi sovvien» dice Alberto di Giussano
«Il dí sesto di marzo? Ai piedi ei volle
Tutti i fanti ed il popolo e le insegne.
Gli abitanti venian de le tre porte,
65 Il carroccio venía parato a guerra;
Gran tratta poi di popolo, e le croci
Teneano in mano. Innanzi a lui le trombe
Del carroccio mandâr gli ultimi squilli,
Innanzi a lui l'antenna del carroccio
70 Inchinò il gonfalone. Ei toccò i lembi.»
VIII.
«Vi sovvien?» dice Alberto di Giussano:
«Vestiti i sacchi de la penitenza,
Co' piedi scalzi, con le corde al collo,
Sparsi i capi di cenere, nel fango
75 C'inginocchiammo, e tendevam le braccia,
E chiamavam misericordia. Tutti
Lacrimavan, signori e cavalieri,
A lui d'intorno. Ei, dritto, in piedi, presso
Lo scudo imperïal, ci riguardava.
80 Muto, col suo dïamantino sguardo.»
IX.
«Vi sovvien,» dice Alberto di Giussano,
«Che tornando a l'obbrobrio la dimane
Scorgemmo da la via l'imperatrice
Da i cancelli a guardarci? E pe' i cancelli
85 Noi gittammo le croci a lei gridando
- O bionda, o bella imperatrice, o fida,
O pia, mercé, mercé di nostre donne! -
Ella trassesi indietro. Egli c'impose
Porte e muro atterrar de le due cinte
90 Tanto ch'ei con schierata oste passasse.»
X.
«Vi sovvien?» dice Alberto di Giussano:
«Nove giorni aspettammo; e si partiro
L'arcivescovo i conti e i valvassori.
Venne al decimo il bando - Uscite, o tristi,
95 Con le donne co i figli e con le robe:
Otto giorni vi dà l'imperatore -.
E noi corremmo urlando a Sant'Ambrogio,
Ci abbracciammo a gli altari ed a i sepolcri.
Via da la chiesa, con le donne e i figli,
100 Via ci cacciaron come can tignosi.»
XI.
«Vi sovvien» dice Alberto di Giussano
«La domenica triste de gli ulivi?
Ahi passïon di Cristo e di Milano!
Da i quattro Corpi santi ad una ad una
105 Crosciar vedemmo le trecento torri
De la cerchia; ed al fin per la ruina
Polverosa ci apparvero le case
Spezzate, smozzicate, sgretolate:
Parean file di scheltri in cimitero.
110 Di sotto, l'ossa ardean de' nostri morti.»
XII.
Cosí dicendo Alberto di Giussano
Con tutt'e due le man copriasi gli occhi,
E singhiozzava: in mezzo al parlamento
Singhiozzava e piangea come un fanciullo.
115 Ed allora per tutto il parlamento
Trascorse quasi un fremito di belve.
Da le porte le donne e da i veroni,
Pallide, scarmigliate, con le braccia
Tese e gli occhi sbarrati al parlamento,
120 Urlavano - Uccidete il Barbarossa -.
XIII.
«Or ecco,» dice Alberto di Giussano,
«Ecco, io non piango piú. Venne il dí nostro,
O milanesi, e vincere bisogna.
Ecco: io m'asciugo gli occhi, e a te guardando,
125 O bel sole di Dio, fo sacramento:
Diman la sera i nostri morti avranno
Una dolce novella in purgatorio:
E la rechi pur io!» Ma il popol dice:
«Fia meglio i messi imperïali.» Il sole
130 Ridea calando dietro il Resegone.

5 commenti:

  1. Ritengo che sia una poesia abbastanza lunga e ben articolata, che rispecchia la situazione storica. Infatti Carducci ha scritto numerose opere poetiche che avevano come punto di riferimento la situazione politica-amministrativa di un tempo. Altro esempio è la poesia "Il comune rustico". Mi sembra di aver compreso abbastanza bene l'intero contenuto solo dalla prima strofa.

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  2. Questa poesia, anche se lunga, è abbastanza chiara. Parla di Federico I che ha inviato un messaggero per dichiarare guerra al comune di Milano. Come abbiamo già studiato il Barbarossa verrà sconfitto a Legnano nel 1076 e dovrà concedere molti diritti a coloro che facevano parte della Lega Lombarda(1067).

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  3. Una poesia molto lunga ma come dicono le mie compagne qui sopra, è molto chiara, soprattutto nella prima strofa (che è quella che lei ha utilizzato per la verifica delle competenze)è molto ben spiegata tanto che credo che quasi tutti noi della classe abbiamo capito di cosa si trattava e di conseguenza prodotto (almeno in parte) un buon testo!

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  4. Anche secondo me questa è una poesia molto lunga, ma l'ho trovata abbastanza chiara. Carducci scrisse varie poesie come questa . Pure io ho trovato chiara la prima strofa poichè avevo ragionato molto nella verifica di storia. Il Comune è piu corto ma anche questo mi è piaciuto.

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  5. abbastanza articolata, si concentra su situazioni storiche che vanno ad interpretare le situazioni che si vanno ad affrontare in un determinato periodo e situazione. si puo intendere ed inserire in una fascia di poesia narrativa, non che vada a cercare rime e specifici ragionamenti e collegamenti, ma solamente la narrazione poetica dei fatti.

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