martedì 8 marzo 2022

Russia-Europa, i rapporti nella storia moderna e contemporanea


In questi mesi mi sto dedicando ad uno studio di approfondimento sullo gnosticismo, di cui avevo una conoscenza superficiale.

Pur non credente, le condizioni di esistenza di questi ultimi due anni, con il gravare della pandemia e ora, al suo termine, la guerra scatenata dalla Russia, paiono rispondere ai principi della gnosi: ciò che qui accade è opera di un Demiurgo imperfetto, ciò che accade nel Mondo non può essere che  il male.

Fan pensare in questo senso anche le ricorrenze storiche:poco più di un secolo fa, alla disastrosa prima grande guerra mondiale, fece seguito l’epidemia della spagnola, che aggiunse vittime alle vittime; a  distanza di poco più di cent’anni si rovescia il processo, prima la pandemia,poi la guerra!

Fa riflettere anche il senso dell’allarme che Giorgio Agamben espresse fin dal marzo del’20. Che lo stato di emergenza si stesse perpetuando da tempo,passando dalle crisi economiche al terrorismo, al clima,  ora dalla pandemia alla guerra in Europa, fino a diventare il nuovo stato di normalità in cui versa la società umana. 

( E'infatti passato  come fosse scontato, data l'assuefazione ormai invalsa ai decreti,che  nel Consiglio dei Ministri di lunedì 28 febbraio 2022 su proposta del Presidente Mario Draghi è stato adottato il decreto legge 28 febbraio 2022, n. 16 , che  ha deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza, fino alla data del 31 dicembre 2022, in relazione all’esigenza di garantire soccorso e assistenza alla popolazione ucraina sul territorio italiano, in conseguenza della grave crisi internazionale in atto. Al contempo viene autorizzata la cessione di mezzi, materiali  ed  equipaggiamenti militari, in  favore  delle  autorità  governative  dell'Ucraina. Questo proprio mentre stava forse per terminare,con la fine di marzo,lo stato d'emergenza posto in atto per la pandemia, che, ricordiamolo, con validi o discutibili motivi  ha sospeso varie libertà naturali e civili per circa due anni )

D'altra parte,  come non evocare la teoria di Roberto Calasso, che periodicamente per la specie umana, per la natura,  il sacrificio , nelle sue varie forme, sia inevitabile ?

 *  *  *

In Europa occidentale , con il dopoguerra, ma soprattutto con gli anni’60, fra i giovani si sviluppò una grande cultura della pace, quella che era mancata  con l’interventismo del 1914 e con l’ideologia nazifascista successiva che avevano alimentato le due grandi guerre del secolo.

Verso la fine degli anni’60 l’obiettivo della critica antimilitarista riguardava soprattutto gli USA e la loro attività imperialista in Indocina e America Latina. Questo spirito critico si coniugava in parte anche con l’ideologia marxista-leninista, per il suo carattere internazionalista e sebbene guardasse soprattutto alla Cina e a Cuba, conservava una certa stima    per lo Stato che almeno ideologicamente aveva fatto da guida ,l’URSS. C’era chi aveva ormai maturato il senso dell’inaffidabilità di questo riguardo per uno Stato che a sua volta aveva rivelato l’attitudine imperialista dagli anni’50 in Germania est e Ungheria. Ma si dovrà arrivare al ’68, quando alle istanze certamente più libertarie del maggio francese seguì   la repressione sovietica a Praga,perché la maggior parte del movimento di contestazione s’avvedesse della completa inaffidabilità dell’URSS, votato ad  un proprio imperialismo nazionalista che nulla aveva ormai a che vedere con l’ideologia di liberazione del proletariato internazionale: borghesi o proletari che fossero, le popolazioni dei Paesi esteri venivano precipuamente assoggettate agli interessi di Mosca.Questa la teoria del"socialismo in un Paese solo" formulata da Stalin!.

Guerre e conflittualità in Medio - oriente, Asia, Africa, e America latina non sono mai cessati dagli anni’70 ad oggi. La forza della cultura pacifista e antimilitarista è rimasta propagandistica, fra i giovani europei è indubbiamente scarso lo spirito militarista , ma governanti, politici  e militari di varie parti del Mondo hanno seguitato nelle loro azioni distruttive.

Negli anni’90 la guerra fra nazioni jugoslave,poi quella con l’etnia albanese, dimostrarono che anche l’Europa non poteva dirsi indenne dal peggiore dei mali originati dalla specie umana..Furono dieci anni di un conflitto limitato all’area,a cui pose in certo senso termine l’intervento USA e NATO bloccando l’avanzata serba in Kosovo con i bombardamenti sulla Serbia. Ci furono eccidi da parte di serbi di religione ortodossa e croati cattolici, nei confronti dei bosniaci musulmani, esodi e migrazioni, con un impatto che non ebbe effetti troppo destabilizzanti nell’Europa occidentale d’allora .

Gli USA hanno avuto grandi responsabilità nel rinfocolare conflitti nel Mondo. Postisi a gendarmi del  Pianeta, in parte  a difesa degli oppressi, ma in altra costantemente volti a consolidare il dominio maturato con la seconda guerra mondiale. In proporzione diversa, ma presente, l’URSS e poi l’attuale Federazione Russa hanno interpretato il ruolo di seconda grande (pre)potenza, agendo prima nei Paesi dell’est Europa, poi della vicina Asia;mentre è andata crescendo  quella della Repubblica Popolare Cinese, a sua volta protesa verso un proprio imperialismo nei riguardi del Tibet,  Hong Kong  e le pretese su Taiwan .

Ora l’invasione russa in Ucraina è evento di forte gravità e inquietudine antidemocratica, al di là dei motivi  che pure la Russia può avvallare, vale a dire quelli di non accettare l’accerchiamento da parte delle forze Nato, né l’estensione di queste ad un Paese, con capitale Kiev, dove è nata la Rus’  medievale e dove è importante la presenza russa.. Se può avere una motivazione la richiesta d’indipendenza delle aree russofone di Crimea e del Donbass, la pretesa dichiarata operazione di denazificazione dell’Ucraina è un’attività anomala e di difficile argomentazione, che si basa sul non riconoscimento delle modalità elettorali che nel 2019 hanno portato al governo del Paese il Partito Servitore del Popolo, di Volodomyr Zelensky, con un netto distacco rispetto a Piattaforma di opposizione Per la vita, il partito filorusso(più di 6 milioni di voti , più del 46 %, contro meno di 2 milioni, 13%).

Anche se è degli ultimi giorni la dichiarazione fatta dal portavoce del Cremlino che per la Russia  le condizioni di pace  si limiterebbero ad  una dichiarazione di neutralità dell’Ucraina e non in un cambio di Governo, ponendosi questa come ultima ratio nel caso di occupazione del territorio che sarebbe poi dato in governo ad un filorusso.

Cerco a seguito di riassumere lo sviluppo storico che ha condotto fino al presente i rapporti di questo grande Paese posto fra Europa e Asia


Origini e caratteri dell’Impero russo

 La nascita della Russia zarista si colloca nel 1547 quando Ivan IV (“Il Terribile”) prese il potere. Sul finire del secolo e nel successivo, la Russia si estese verso oriente, ma subì ad occidente la forza della confederazione polacco-lituana e della Svezia. Nel corso del XVII secolo, fu soprattutto ad opera degli  alleati cosacchi che il territorio russo, ora governato dalla dinastia dei Romanov (con l’incoronazione del giovane Michele I), si estese in Siberia.

A Pietro il Grande, 1672-1725 si deve l’espansione dello Stato russo della Moscovia  in Impero, con conquiste sul Baltico, Mar Nero,Balcani. Al contempo lo zar volle dare al paese un volto moderno, occidentale, rompendo con tradizioni e abitudini vecchie di secoli. 

L'opera di Pietro I  è stata per la Russia uno sforzo gigantesco per mettersi a pari di un Occidente considerato, in sostanza, come un nemico da cui difendersi

La zarina Caterina, nel corso dello steso secolo, prosegui l’opera d’espansione e di modernizzazione , unendo  una cultura illuminista ad uno spirito dispotico. In politica estera  stabilì la pace con la Turchia, acquisendo la Crimea, mentre in alleanza con Prussia e con l'Austria, C. poté giungere alle spartizioni della Polonia del  1772, del 1793 e del 1795, ottenendo tutte le regioni orientali .

A fine secolo e inizi  dell’800,durante il regno di Alessandro I,la Russia si trovò in sostanza alleata alle potenze centro-occidentali dell’Europa contro l’espansionismo di Napoleone Bonaparte, poté risultare fra i vincitori al Congresso di Vienna e redigere con Austria e Prussia il progetto di restaurazione della Santa Alleanza, proseguito dallo zar Nicola I.


L’800 e l’ultimo conflitto fra Russia e potenze europee occidentali.

Bisogna risalire a più di un secolo e mezzo fa per trovare una condizione di conflitto fra Russia(allora Impero russo) e potenze europeo- occidentali

La guerra di Crimea fu un conflitto  combattuto dalla seconda metà del  1853 fino agli inizi del  1856 fra l'Impero russo da un lato, guidato dallo zar Alessandro II  e  un'alleanza composta da Impero ottomanoFranciaGran Bretagna e Regno di Sardegna dall'altro. Il conflitto ebbe origine a causa di una disputa fra Russia e Francia sul controllo dei luoghi santi della cristianità in territorio ottomano.

Quando la Turchia accettò le proposte francesi, la Russia nel luglio 1853 la attaccò. La Gran Bretagna, temendo l'espansione russa verso il Mediterraneo, si unì alla Francia ed entrambe si mossero per difendere la Turchia, dichiarando guerra alla Russia nel marzo del 1854. L'Austria appoggiò politicamente le potenze occidentali,  e il Regno di Sardegna, nel timore che la Francia si legasse troppo all'Austria, nel gennaio 1855 inviò un contingente militare al fianco dell'esercito anglo-francese.

Sebastopoli  venne assediata e dopo vani tentativi dei difensori russi di reagire, l'attacco finale degli alleati portò alla sconfitta della Russia nel  settembre 1855. Agli inizi dell’anno seguente la pace venne sancita dal Congresso di Parigi  che dispose l'autonomia dei principati danubiani la smilitarizzazione del mar Nero e delle isole russe delle Åland, la cessione russa della Bessarabia meridionale alla Moldavia, la salvaguardia dei sudditi cristiani dell'Impero ottomano, nonché la regolamentazione della navigazione sul Danubio.

Il’900

Nel primo decennio del secolo si crearono i presupposti per i l crollo dell’Impero zarista.

Oltre problemi sociali, economici ecc mai veramente migliorati, fattore importante fu la guerra russo-giapponese , durata dal febbraio 1904 al settembre 1905, causata dalle opposte ambizioni imperialistiche dell'Impero russo e dell'Impero giapponese per il controllo della Manciuria e della Corea

A seguito dell’andamento negativo della guerra,in Russia nel 1905 scoppiò una rivoluzione popolare.  Allora in  Russia il governo zarista di Nicola II preferì negoziare una pace che permettesse di concentrarsi sulle questioni interne

Con la  mediazione del presidente statunitense Theodore Roosevelt in New Hampshire  si giunse al Trattato di Portsmouth , nel  settembre 1905.La Russia cedette al Giappone la metà meridionale dell'isola di Sachalin, che era stata sino ad allora sotto il dominio russo (l'isola tornò ai russi nel 1952  con il Trattato di San Francisco dopo la seconda guerra mondiale). Inoltre i russi dovettero rinunciare al controllo della base navale di Port Arthur e della penisola circostante, dovettero ritirarsi dalla Manciuria e riconoscere la Corea come una zona di influenza giapponese.( Il Giappone si sarebbe annesso la Corea nel 1910 scatenando le proteste internazionali.)

Fu questa una delle prime vittorie dell'era moderna di una nazione asiatica su una europea: il Giappone rafforzò il suo prestigio e cominciò ad essere considerato una grande potenza moderna.

Nel 1914 la Russia intervenne in protezione della Serbia contro l’Impero austro-ungarico ,dopo l’attentato di Sarajevo e l’ultimatum .

L’Impero russo si trovò affiancato in questo frangente  da Francia e Inghilterra,e in seguito Italia e USA,  contro la Germania ,Bulgaria e  Turchia.

Sebbene in seguito la guerra volgesse a favore dell’Intesa occidentale, di fronte alle gravi condizioni in cui versava il Paese, nel ’17 ci fu la grande rivoluzione, con l’abbattimento del regime zarista, il disfacimento dell’Impero russo,la presa di potere di Lenin e dei bolscevichi e la guerra civile fra eserciti bianchi appoggiato dall’Occidente  e i comunisti dell’Armata rossa.

E’in questo tempo che si scava il solco fra ciò che restava dell’Impero russo, divenuto Unione delle Repubbliche Socialiste sovietiche e l’Occidente europeo governato da sistemi fondati sulla divisione di classe e sul capitalismo economico.

L’ideologia rivoluzionaria comunista  internazionalista basata sulla dottrina di Marx, mirante alla dittatura del proletariato, rivisitata da Lenin, la sua presa di potere in Russia e l’ipotesi di internazionalizzazione, vengono viste con ostilità e non riconosciute da parte delle potenze dell’Europa occidentale e degli USA a formazione capitalista-liberale.

Il fascismo prima, il nazismo a seguito, sono forme di opposizione estremista forgiate dalla reazione contro il movimento socialista  internazionalista attivo nel primo dopoguerra in Paesi come Italia, Germania ,Austria ecc.

Fra il 1922, quando fu firmato il trattato che riuniva le Repubbliche di RussiaBielorussia, Ucraina e Transcaucasia e il 1944, annessione di Tannu,  la federazione dell’URSS tornò a ricomporre la quasi integrale totalità dell’area dell’Impero  zarista, con la sola perdita del territorio corrispondente alla Finlandia e di quello tornato sotto sovranità polacca

Per 25 anni fu netta l’ostilità e la separazione fra l’URSS guidata da Stalin e i Paesi occidentali.

Dopo che Hitler ebbe dato il via alla belligeranza ostile del nazismo verso i Paesi orientali, nel 1939 l’isolamento dell’URSS venne rotto dal patto d’amicizia  con la Germania che portava  alla spartizione della Polonia e alla dichiarazione di reciproca  non belligeranza .

Poi, quando nel’41 i nazisti infransero l’accordo, attaccando l’URSS, quest’ultima si trovò oggettivamente alleata con le Potenze occidentali, fino alla risoluzione del conflitto, al contrattacco antigermanico che portò i  sovietici a Berlino e al controllo di fatto, dal dopoguerra fino all’88-’89, di tutta l’Europa orientale.


1945

La conferenza di Jalta fu un vertice tenutosi dal 4 all'11 febbraio 1945  in Crimea, durante la Seconda guerra mondiale, nel quale i capi politici dei tre principali paesi Alleati Franklin Delano RooseveltWinston Churchill e Iosif Stalin, capi dei governi degli Stati Uniti d'America, del Regno Unito e dell'Unione Sovietica presero alcune decisioni importanti sulla fase terminale  del conflitto, sull'assetto futuro della Polonia, e sull'istituzione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite.

Dopo quasi  trent’anni d’isolamento dell’URSS e di larvata conflittualità, Jalta sembrava l’occasione per creare le condizioni di una pace mai vissuta nella precedente parte del secolo.


1947

Ma il clima di distensione ebbe breve durata

Intorno al 1947 tra le due potenze principali emerse vincitrici dalla seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica, la contrapposizione ideologica politica, militare portò  all’avvio della fase della cosiddetta “guerra fredda”per cui  si giunse alla divisione dell'Europa in sfere di influenza e alla formazione di blocchi internazionali ostili, denominati comunemente come occidentale ad economia capitalista liberale (gli Stati Uniti e gli altri membri della NATO), orientale ad economia collettivista (l'Unione Sovietica e i membri del Patto di Varsavia) e in seguito il terzo blocco dei Paesi non allineati.

Si trattò sostanzialmente della contrapposizione tra due ideologie e concezioni politico-economiche: la democrazia-capitalista da una parte e il socialismo reale-comunismo dall'altro. Questa contrapposizione influenzò fortemente per decenni i rapporti  mondiali ed ebbe il suo emblema nella divisione della Germania in Germania Ovest e Germania Est , della città di Berlino con l'omonimo muro e nella denominazione della cosiddetta "cortina di ferro", dai confini dell'Elba a nord  a quelli dell'Isonzo a sud ,  coniata da Winston Churchill nel 1946, volta a definire la netta distinzione territoriale e ideologica che si stava venendo a creare tra i due blocchi socioeconomici dominanti

L'espressione "guerra fredda"era stata usata già nel 1945 da George Orwell, che riflettendo sulla potenza distruttiva della bomba atomica preconizzava uno scenario in cui le due grandi potenze, non potendo affrontarsi direttamente per il rischio di reciproca distruzione, avrebbero finito per dominare e opprimere tutti gli altri

Le fasi più critiche e potenzialmente pericolose della guerra fredda ebbero terreno in  Corea, Cuba, indocina

Ebbero luogo nelle fasi di proteste popolari in Germania dell’est, Ungheria, Cecoslovacchia, Polonia, in guerre interne africane e tensioni mediorientali e asiatiche, nella fase di forti movimenti anticapitalisti in Europa occidentale, nel tentativo sovietico di controllare l’Afghanistan..

Poca incidenza a frenare la conflittualità fra URSS  e Occidente ebbe la fase di destalinizzazione avviata da Kruscev, poi a seguire vi fu una nuova politica espansionista russa con Breznev.

La fine della guerra fredda viene posta fra  il 9 novembre 1989 con la caduta del muro di Berlino e la fine del  1991 con la dissoluzione dell'Unione Sovietica .


La dissoluzione dell’URSS

Nel 1985 con l’ascesa al potere di Gorbaciov, le sorti dell’URSS entrarono  in una nuova fase

L’Unione Sovietica arrivava da un ventennio di immobilismo e conservatorismo politico interno , alimentato dall’opera di Breznev, che in politica estera, in contraddizione con la  condivisa fase di distensione dell’Ostpolitik con la Germania e degli accordi di Helsinki, aveva alimentato un’immagine ostile del regime con l’istallazione dei missili a testata nucleare nei Paesi dell’est e con la repressione in Cecoslovacchia e poi in Polonia. Il potere era gestito da una burocrazia ministeriale diventata con il trascorrere del tempo  enorme e scarsamente efficiente, e da una struttura di partito ossificata, incapace delle spinte dinamiche che la destalinizzazione avrebbe dovuto favorire  e che non riusciva più a dare impulso all’economia. Le repubbliche socialiste chiedevano maggiore indipendenza, così che erano sempre maggiori le tensioni interne, e c’erano estesi problemi sociali come l’alcolismo, che aveva raggiunto dimensioni preoccupanti.

Questi erano i gravosi  problemi che  Gorbaciov tentò di affrontare con un grande piano di riforme sintetizzabili in tre parole d’ordine: glasnostperestrojkauskorenie. La prima – traducibile con “pubblicità” o “trasparenza” – indicava la volontà di ammettere, dopo decenni in cui il regime aveva edulcorato la realtà, la presenza di gravi problemi strutturali che andavano risolti. Il piano di  Gorbaciov mirava  a rendere la gestione delle informazioni più democratica e meno opaca, concedendo maggiore libertà di espressione. Perestrojka, che significa grossomodo “ricostruzione”, si riferiva all’enorme piano di riforme economiche proposte, che avevano l’obiettivo di modernizzare il sistema economico sovietico introducendo elementi dell’economia di mercato e consentendo più autonomia alle imprese. La terza parola, presto dimenticata, indicava l’esigenza di accelerare la produzione per recuperare la distanza con il blocco Occidentale.

Sia la glasnost che la perestrojka ebbero effetti collaterali inaspettati e catastrofici per il regime. Da un lato l’apertura a una maggiore libertà di espressione causò un ulteriore aumento della spinta centrifuga in tutte le repubbliche socialiste, in particolare nel Baltico. Dall’altro le riforme calate dall’alto non fecero che aggravare la crisi economica, lasciando il sistema sovietico a metà strada tra un’economia pianificata e un’economia di mercato. Come scrisse lo storico francese Nicolas Werth, «pur rompendo i meccanismi dell’economia pianificata istituita, essenzialmente, negli anni Trenta, la perestrojka non seppe definire chiaramente nuove regole del gioco, né proporre ai lavoratori nuove motivazioni».

Tra il 1990 e il 1991 la crisi politica ed economica precipitò. Alcune repubbliche socialiste come la Georgia e le repubbliche baltiche dichiararono la propria sovranità, nell’area trans caucasica si scatenavano conflitti interetnici,  mentre dentro la Russia si stava costruendo un potere parallelo a quello sovietico, guidato dal presidente eletto Boris El’cin (o Yeltsin),a capo dei radicali.. Contro questo potere, e contro Gorbaciov stesso, i vertici dello stato sovietico tentarono un colpo di stato nell’agosto del 1991, istituendo lo stato di emergenza. Era il loro estremo tentativo di mantenere il potere, ma il colpo di stato fallì soprattutto per l’opposizione popolare e per la mancanza di un vero appoggio da parte dell’esercito. La conseguenza fu quella di decretare la fine politica di Gorbaciov e di accelerare inesorabilmente il processo di disgregazione dell’Unione Sovietica, sfruttato da El’cin che prese il potere di quella che venne nominata  Federazione Russa e mise al bando il Partito che per più di settant’anni aveva abbozzato e poi fatto abortire il principio marxista della società collettivista.



Fine secolo XX

La  dissoluzione dell’URSS, il riconoscimento di fatto del fallimento  di quella forma  di comunismo officiato da un Partito e da una nomenclatura divenuti nuova casta dominante e dell’ideologia internazionalista divenuta nuovo imperialismo , il passaggio ad una sorta di economia liberalizzata, divenuta ormai totalizzante nel Mondo, sembrarono, 45 anni dopo Jalta prospettare una nuova opportunità per la pace mondiale.

Per un paio di decenni fra Russia, Europa , USA e Cina vi fu una certa distensione.

Alla fine del 1999, dopo le dimissioni di  El’cin , il  governo  passò all’emergente Putin, già capo dei servizi segreti(FSB) e capo politico di  “Russia Unita”, che negli anni a seguire regolò le questioni interne, imponendo di fatto un nuovo regime che poneva forti limiti al liberismo economico sregolato, che attraverso il saccheggio o l'acquisto a prezzi di saldo di ricchezze del Paese, aveva creato una nuova casta di ricchi oligarchi.   In quello stesso tempo riprendeva la politica belligerante con la seconda guerra in Cecenia.

Il Presidente russo Putin ottenne il controllo diretto del territorio ceceno a metà del 2000, ed il mese successivo nominò il leader ceceno Achmat Kadyrov   capo ad-interim del nuovo governo filo-russo.

Nel 2008 fu la volta della conflittualità contro la Georgia, con il supporto dato da Mosca ai ribelli separatisti dell’Abkhazia  e dell’Ossezia che si distaccarono dalla repubblica caucasica..


Le tensioni internazionali si erano nel frattempo concentrate soprattutto nel Medio-oriente .

Questi gli eventi più importanti .

Oltre il perdurare del conflitto arabo- israeliano, che in termini di guerra fredda vedeva gli  USA in appoggio a Israele, e l’Urss moderatamente pro araba, nel 1979 scoppiò la rivoluzione iraniana, osteggiata dagli USA che perdevano un importante alleato e provavano a sostituirlo con l’Iraq, che venne impegnato in una guerra contro il regime clericale sciita  khomeinista, durata  dal 1980 all’88   e che portò allo stremo i due Paesi. .

 Fra l’agosto del 1990  e gli inizi del  1991 scoppiò la   prima guerra del Golfo , il conflitto in cui una coalizione composta da 35 Stati formatasi sotto l'egida dell'ONU e guidata dagli Stati Uniti  questa volta si  oppose all'Iraq. L’esercito di Saddam Hussein aveva invaso e annesso l’ emirato del Kuwait,  rivendicandolo  in cambio di quanto sosteneva non fosse stato dato dagli USA per la guerra combattuta contro l’Iran. Il conflitto, facilmente vinto dalle forze USA e NATO  ristabilì la sovranità del Kuwait e ridimensionò il  potere di Saddam Hussein, con la creazione di una parziale autonomia della regione curda nel nord dell’Iraq.

Fu in questi anni e anche in conseguenza del risentimento  arabo per le manovre americane e occidentali  che si formarono organizzazioni islamico integraliste e terroriste la principale Al Qaeda.


Il nuovo secolo

Fu proprio a seguito del l’attentato terroristico islamico alle torri gemelli di New York del settembre 2001, che nel  2003  ebbe avvio seconda guerra del Golfo, con la seconda invasione dell'Iraq  da parte di una coalizione multinazionale guidata dagli USA e terminata nel  dicembre 2011, questa volta  coll’annientamento del regime baathista di Saddam e il  passaggio definitivo di tutti i poteri a nuove  autorità irachene insediate dall'esercito americano .

Furono fino al 2011 anni di azioni  da parte  degli USA  volte al controllo in Oriente, fino all’Afghanistan, lasciato dai russi al momento della dissoluzione dell’URSS nell’89, anni di dissidi, anche fomentati nell’area, fra la corrente sunnita e quella sciita, della crescita  del terrorismo integralista islamico da Al Qaeda, fino all’ISIS-DAESH, delle primavere arabe che portarono alla destituzione di dittatori come Gheddafi in Libia, Mubarak in Egitto

Ma quando nello stesso anno,  2011  il movimento di protesta contro i governi dispotici mediorientali toccò la Siria, si   entra in una nuova fase.

La sottesa ingerenza americana vede questa volta di fronte uno schieramento che comprende,sia pur non unitariamente, Russia, Turchia e Iran.

Il regime baathista di Bashar al-Assad è fortemente alleato  della Russia, che ha basi in territorio siriano, davanti  a Cipro. Anche Iran e Turchia non hanno interesse alla caduta  del regime con cui condividono l’orientamento dispotico governativo e la politica anti israeliana.  La protesta democratica viene poi a sommarsi o inficiarsi che dir si voglia con l’organizzazione del Califfato  integralista di Isis-Daesh, erede di Al Qaeda, probabilmente finanziato da prìncipi sauditi.

L’USA non ha dunque più  mano libera nella regione; è solo con il preponderante concorso della parziale coalizione orientale che   gli integralisti vengono ridimensionati, ma  al contempo dei democratici non  vi è più  che pallida ombra e il regime baathista viene salvato. 

Russia e Turchia si trovano a continuare la loro nuova ingerenza internazionale  in Libia, fino agli ultimi anni, mentre la ritirata occidentale si estende anche all’Afganistan tornato sotto il controllo degli integralisti talebani.

E’ in questo clima , dopo la crisi della pandemia,che sorge probabilmente l’idea di Putin e dei suoi sostenitori di risolvere il conflitto sorto nel 2014 nell’area   mista russo- ucraina del Donbass, dopo aver  riannesso la Crimea. 

Il concetto chiaro è che l’ostilità fra Russia e Usa, con l’Europa occidentale di mezzo, non ha più niente a che fare con i suoi presupposti originati dalla rivoluzione comunista  russa, contratta dall’alleanza liberismo-fascismo dopo gli anni’20 del XX secolo. .

Si tratta invece dell’ostilità fra imperialismi, volti al controllo di aree europee e mediorientali,  fra l’alleanza liberaldemocratica della Nato, sotto l ‘egida Usa e la Russia che con Putin mira al ritrovato controllo dell’Europa orientale o per lo meno alla sua neutralizzazione.


Questioni

Il ruolo scomodo dell’UE.

 I Paesi occidentali fondatori non avrebbero con molte probabilità troppo da temere dalla Russia, a meno di sconfinare in scenari politici mai visti nella Storia. Mai l’Impero russo ha attaccato l’occidente, da cui ha invece subìto per i deliri di grandezza napoleonici e hitleriani, per altro respinti. Gli Stati dell’Europa occidentale vedono  da decenni  una presenza russa in termini di proprietà finanziarie e immobiliari dei neoricchi ed oligarchi, con centro la city di Londra, in parallelo a come vi è l’espansione commerciale della Cina, come v’è stata dal’45 la colonizzazione americana.

Il dopoguerra ,il clima di guerra fredda, hanno  originato l’istallazione  da parte americana di grandi strutture  militari Nato in Europa, sedicenti a carattere difensivo, ovviamente di carattere  non distensivo rispetto alla potenza militare prima sovietica poi russa, per altro alimentata soprattutto nell’era Breznev sugli stessi confini..

Ai Paesi occidentali, come si sta dimostrando negli ultimi anni, non è di vantaggio all’interno dell’UE nemmeno l’immissione della politica scarsamente liberal-democratica  di Paesi dell’est come la Polonia, l’Ungheria .Ed è un Paese  come la Polonia,  memore del passato , ad avere in prima fila un rapporto non pacificato con la Russia, similmente ai Paesi baltici e  all’Ucraina.

L’invasione dell’Ucraina da parte delle armate russe fa sorgere certamente una questione di illegittimità,oltrechè essere deprecabile come scelta della barbarie da parte di un Paese che un secolo fa manifestava per l'internazionalismo e una futura umanità liberata. Che poi la decisione dipenda da un Governo, da un Leader autocrate, e non dal popolo russo,  non fa che rimarcare l'assenza di democrazia in questo Paese, nè più nè meno come ai tempi degli zar, passando per Stalin.

Risulta una replica ,in termini più devastanti, degli interventi sovietici  in Germania dell’est(‘53), Ungheria(‘56), Cecoslovacchia(’68), Polonia (’81).

In quei casi l’intervento sovietico avveniva in supporto di governi comunisti  satelliti e in repressione di istanze popolari d’indipendenza che venivano ben presto soffocate, con seguito di carcerazioni, processi, condanne a morte, adattamenti di regime..

In Ucraina l’intervento russo  parte dalla premessa di difendere le repubbliche filorusse del Donbass, non riconosciute internazionalmente, ma si estende  nei confronti di un governo nazionale indipendente, l’Ucraina, regolarmente eletto, che proprio a causa del separatismo delle regioni orientali russofone risulta ostile nei confronti della Russia.

Sull’area del Donbass, come in molti casi, si contrappongo controverse informazioni: nella ricca area carbonifera ,sotto governo ucraino, la forte presenza russa veniva discriminata? La dichiarazione d’indipendenza delle  repubbliche di Donetsk e Lugarsk risponde ai criteri di autodeterminazione dei popoli?

O si è creata solo in forza dell’intervento russo?

La Chiesa ortodossa locale si è staccata da quella ucraina per legarsi a Mosca. Un legame rafforzato dall'insofferenza della popolazione verso lo Stato centrale, perché le condizioni generali di vita, dall'uscita dell'Ucraina dall'Urss, nel 1991, sono peggiorate sempre di più .

Nel 2014, dopo la crisi che portò alla caduta del governo filorusso, quando i nrisposta  la Russia ha dichiarato la riannessione della Crimea, gruppi militari delle regioni di Luhansk e Donetsk hanno assunto  il controllo diparte della regione, grazie all'appoggio occulto di Mosca, che fornisce denaro e armi (attraverso gruppi come il Wagner considerato da molti il braccio armato del Ministero della Difesa russo e del GRU servizio di informazione fondato da Lenin nel 1918).

I secessionisti vittoriosi sul campo dichiararono l'indipendenza dall'Ucraina e la nascita della Repubblica Popolare di Donetsk e la Repubblica Popolare di Luhansk. In seguito si tenne  un referendum, che secondo i leader ribelli ebbe un esito trionfale: la stragrande maggioranza della popolazione votò a favore dell'annessione alla Russia.  Gli sforzi della diplomazia internazionale per riportare la stabilità nell'area e porre fine al conflitto portarono agli accordi di Minsk, sottoscritti sia dai filo-russi che da Kiev, sotto il cappello delle potenze occidentali, Francia e Germania, e della Russia. I combattimenti sulla carta dovevano  finire ed il Donbass tornare sotto il controllo dell'Ucraina, in cambio di una maggiore autonomia. Ma le intese sottoscritte nella capitale bielorussa non furono risolutive, perché scarsamente  attuate per responsabilità di entrambe le parti. Mosca non formalmente parte nel conflitto, non si sentì vincolata. Mentre le autorità di Kiev, su pressione della frangia nazionalista del Paese, non accettano di  concedere l'autonomia ai separatisti.(" E qui gli Ucraini non hanno pensato per niente alla lezione italiana dell’Alto Adige o a quella del Kosovo. In Kosovo non è che i kosovari non abbiano accettato importanti presenze serbe, ma con pazienza le hanno negoziate e le hanno gradualmente risolte. Gli ucraini non hanno ancora questa sensibilità". Alessandro Politi, Direttore di Nato Defense College Foundation)

Questi sono i motivi dell’intervento russo

Quanto sia riprovevole ed eccessivo, è evidente. Quanto la diplomazia internazionale, e l’opera di USA e Ue, dell’Ucraina in primo luogo,  non abbiano saputo o voluto fare per arrivare ad un accordo con la Russia su questa area orientale del Paese, altrettanto riprovevole.

Libertà di Governo dell’Ucraina, autonomia o indipendenza delle repubbliche del Donbass sono aspetti che forse hanno peso e realtà autentica differente, ma debbono essere comunque considerati. Il mantenimento dello status quo, nella contemporaneità degli eventi, è  la soluzione preferibile in presenza di pace e sviluppo; ma nel corso della Storia, quante volte sono cambiati i confini, estendendo o riducendo un'area, un Paese? Come nel mio precedente studio "Ucraina, twilight war?" (vedi in questo blog), quante volte dalla fondazione medievale  della Rus'di Kiev fino al 2014, riannessione della Crimea da parte russa, e separatismo delle province del Donbass, sono cambiati i confini e gli assetti governativi di questo vasto territorio pianeggiante,tagliato verticalmente dal corso del largo Dnepr, e delle sue varie etnie con-divise, anche ad ovest, con Polonia, Ungheria, Moldavia, Romania?

All’interno del’UE non può  essere del tutto simile  la posizione dei Paesi fondatori occidentali, che hanno sviluppato a partire dalla fine degli anni’60 rapporti di maggior distensione prima con l’URSS, poi con la Federazione russa, e che storicamente non hanno mai avuto segni di aggressione russa, rispetto invece  ai Paesi dell’est Europa, memori dell’asservimento seguito alla seconda guerra mondiale e timorosi di un rinnovamento dell’aggressività russa.

Ai primi, potrebbe essere non sgradita una neutralizzazione dell’area di confine, mentre  i secondi temono possa favorire avanzate russe e approvano la posizione NATO.

Certamente si evocano altri precedenti, più o meno appropriati .

Come nella Germania del primo dopoguerra, così per la Federazione Russa dopo la dissoluzione dell’URSS, uno spirito di revanchismo della potenza preesistente..

L’intervento del governo nazista a  discapito della Cecoslovacchia nei Sudeti a rivendicazione della popolazione tedesca, come quello dell’attuale Russia nell’area del Donbass.

Il primo fu la premessa per un’escalation di conquista che riguardò via via i Paesi dell’Europa orientale, e poi lo scoppio della seconda  guerra mondiale,il secondo lo presuppone? E’questo un interrogativo su cui il pensiero estremo antirusso si sbilancia pessimisticamente, e che invece la Russia nega. Vero è che la Russia, ancora a pochi giorni dall’invasione, negava i fondamenti di ciò che definiva allarmismo americano.

Pragmatismo o idealismo? E’ auspicabile che i governanti trovino  un compromesso, accettando in parte le richieste russe di neutralizzazione dell’area di confine,  che rilanci la stabilità e gli scambi economici, un nuovo periodo di pace o considerare un tempo di stagnazione della guerra o di nuova guerra fredda, in nome della difesa del  principio antidispotico, a prezzo del  mantenimento di nuove condizioni di  massacri, disagio,impoverimento delle popolazioni? USA,UE e NATO non partecipano direttamente a quello che conflagrerebbe altrimenti in un nuovo conflitto di proporzioni catastrofiche; fornendo armamenti all’Ucraina, ne favoriscono la difesa e d’altra parte la continuazione delle generali operazioni belliche nell’area. 

Ed è bene ricordare cosa prescrive la Costituzione italiana, nell' Articolo 11:L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Stati importanti, che si possono definire neutrali, Israele, Turchia, Cina, saranno in grado di svolgere il ruolo che l’attuale UE e gli USA pare non sappiano interpretare?   

Sono questi fra i vari interrogativi su cui  ci si può arrovellare, constatando l’incapacità o impossibilità umana complessiva di superare la  condizione per cui la forza assume aspetti negativi, distruttivi.

(Dario Varini, marzo 2022, con contributi tratti da wikipedia ,treccani, da altri siti d'argomento politico e informativo  come rainews, aska news, first online,il mulino, dai maggiori quotidiani ecc.)  





1 commento:

  1. "Credo si tratti più di una risposta militare a una paura che però è politica. Mi spiego, credo che a far paura a Putin non sia solo la presenza di truppe e armamenti Nato ai suoi confini, ma soprattutto l’allargamento a est dell’Unione europea. L’avvicinamento alla Russia dei Paesi Ue coincide con l’avvicinamento di un sistema che prevede forme di governo democratiche liberali che contrastano con la forma di governo autocratico che invece lui promuove. Essere circondato da democrazie liberali rischia di “contaminare” anche il suo sistema, rischiando di destabilizzarlo"Andrea Ruggeri, direttore del Centro per gli Studi Internazionali dell'università di Oxford

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