Un necessario,breve compendio, in cerca della maggiore obiettività, dei motivi, politici ed economici, che hanno indotto l’attuale escalation bellica (in continuazione dei precedenti : “Ucraina, twilight war?” e “Russia ed Europa,i rapporti nella storia moderna e contemporanea”https://5asaforever.blogspot.com/..).Per comprendere che come è accaduto spesso nella Storia, esistono sempre diverse logiche o “illogiche” sottese.
Aggiungo che è mia abitudine lavorare sul pezzo,così che il presente, come i precedenti, è soggetto a integrazioni in processo.
I rapporti militari USA NATO Russia nel secolo XXI e prima della fase Ucraina
Per tutto il secondo decennio del nuovo secolo, gli eventi in Medio. oriente parevano parzialmente avvicinare Usa, Ue e Russia in una politica, anche militare, di maggior sicurezza nell’area e nel mondo, contro il terrorismo integralista islamico, anche se non mancavano le divisioni di campo e l’evidente vocazione egemonica di ciascuna delle parti, in Siria, Libia. Fu in Siria, dopo il 2011, che si vide come i comuni interessi di Russia, Turchia e Iran avevano creato un fronte vincente rispetto agli USA e Nato:uniti contro i terroristi di Daesh, ma opposti nella politica nei confronti del governo di Bashar e della rivolta democratica infine repressa. . Ma già in Libia, gli interessi russi e turchi si contrapponevano essi stessi,oltre che nei confronti di quelli europei, aprendo lo spazio a possibilità diverse nell’area interessata e nel mondo.
La politica economica
In Europa, per quanto riguarda la collaborazione economica, per fare uno degli esempi più rilevanti delle tendenze fra Stati Ue e Russia, nel 2020 Merkel e Putin hanno rilanciato l’asse Mosca-Berlino con l’impegno del gasdotto Nord Stream 2, che era stato sanzionato invece dagli USA.
Di proprietà della compagnia energetica russa Gazprom, Nord Stream 2 è un gasdotto da 11 miliardi di dollari che si estende sul fondo del Mar Baltico per oltre 1.200 km, dall’ovest della Siberia alla Germania. Il progetto Nord Stream è nato nel 1997 per portare il gas naturale russo in Germania senza attraversare i Paesi dell'Europa dell'est, quelli del gruppo di Visegrad - Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Ungheria - la Bielorussia e appunto Ucraina. Questi Paesi perderebbero in questo modo il ricavato dei diritti di transito e non potrebbero intervenire sul percorso per far leva sulla fornitura di gas all’Europa mettendo così pressione negoziale alla Russia. Completato nel settembre del 2021, il gasdotto non è diventato operativo, in attesa del via libera da parte degli enti regolatori tedeschi e della Commissione Ue. Il nuovo gasdotto raddoppierebbe la capacità di Nord Stream 1 portandola a 110 miliardi di metri cubi di gas all’anno.
I rapporti Biden-Ucraina-Russia
Gli Stati Uniti , con il nuovo Governo democratico di Joe Biden hanno alzato il tono su quasi tutti i dossier dello scacchiere geopolitico mondiale - dal gelo nei rapporti con Pechino alla nuova ruvidezza verso Vladimir Putin .Deplorare Trump, più che ovvio. Ma come tralasciare di farlo per il suo successore e l'apparato poltico-economico che rappresenta?
In particolare,per quanto riguarda l’Ucraina, sono certificati da tempo nessi di collaborazione fra Biden e Zelenski, secondo quanto riportano siti come l’Huff post,TGCOM 24
Nell’ aprile 2014 la Burisma Holdings, la maggiore compagnia energetica dell'Ucraina (attiva sia su gas che petrolio), assume per una consulenza Hunter Biden, il figlio dell’attuale leader democratico e Presidente degli Usa.. Il fatto avrebbe sicuramente portato giovamento al prestigio dell'azienda. Va detto anche che l'Ucraina, e le sue aziende, sono spesso ricordate per la scarsa trasparenza ma soprattutto l'alta corruttibilità. Hunter Biden viene assunto con uno stipendio di 50mila dollari al mese. Tutto trasparente, se non fosse che durante quei mesi Joe Biden ha proseguito la politica americana volta a far riprendere il possesso da parte dell'Ucraina di quelle zone del Donbass ora divenute Repubbliche riconosciute dalla Russia. La zona di Donetsk è ritenuta ricca di giacimenti di gas non ancora esplorati finiti nel mirino della Burisma Holdings. Una politica internazionale intrecciata a quella economica che ha sollevato critiche anche nei media americani in quegli anni.
Arriviamo a dicembre 2020, Joe Biden è il nuovo presidente degli Stati Uniti. La situazione in Ucraina si comincia scaldare nuovamente visto che ritorna in campo il "nemico" di Putin. In una intervista al New York Times, Zelensky accoglie con favore l'esito delle presidenziali Usa: "Joe Biden conosce l'Ucraina meglio del precedente presidente e aiuterà davvero a risolvere la guerra nel Donbass e a porre fine all'occupazione del nostro territorio", diceva molto fiducioso il presidente ucraino.
Variazioni sul tema
Ma nel luglio 21 si annuncia l 'accordo, fra Washington e Berlino. Il gasdotto Nord Stream 2, che raddoppierà il flusso di gas russo in Germania attraverso il Mar Baltico, sarà concluso senza incorrere in sanzioni statunitensi. Ciò scongiurava una crisi diplomatica tra la Casa Bianca e il prezioso alleato tedesco, ma suscitava la contrarietà dell'Ucraina, che viene aggirata dall'infrastruttura e, non potendo più far leva come in passato sul suo ruolo di Paese di transito, teme di restare alla mercé del Cremlino.
Da parte ucraina si sostiene che il transito del gas russo in territorio ucraino serve a contenere l’aggressione russa. Se il Nord Stream 2, che pass a nord sul Baltico, sarà completato, minerà la sicurezza nazionale dell’Ucraina, in quanto il sistema del trasporto del gas aiuta a contenere dall’’aggressione della Russia, ha detto il Ministro degli affari esteri dell’Ucraina Dmytro Kuleba in un’intervista . “Nel caso in cui sia completato, il Nord Stream 2 questo non solo porrà una sfida economica all’Ucraina, ma anche ne minerà la sua sicurezza. Esonerato dalla necessità di preservare e tutelare il sistema del trasporto del gas in Ucraina, il presidente Putin sarà ancora più propenso all’aggressione,” spiega Kuleba
Perché proprio ora l’escalation .
Le premesse per una simile escalation c’erano da tempo, tuttavia è difficile capire perché la situazione si sia degradata così rapidamente proprio adesso, otto anni dopo lo scoppio della crisi ucraina e un (relativo) congelamento del conflitto nel Donbass.
Per provare a orientarsi serve ricostruire da un lato perché il Cremlino abbia deciso proprio ora di attivare lo scontro con l’Ucraina e la NATO, e cosa cerca di ottenere; dall’altro in cosa sia consistita la strategia russa della Casa Bianca e se qualcosa, e cosa, non ha funzionato.
L’escalation da parte russa è
iniziata con l’invio di truppe al confine ucraino nel marzo-aprile 2021,
proseguito la scorsa estate e diventato sistematico e su larga scala a partire
da novembre. Nel frattempo, le relazioni con gli Stati Uniti, già molto tese,
si sono ulteriormente degradate. Se a giugno in vista dell’incontro con Biden
le due parti si erano trovate lontane su molte posizioni, ma dialoganti
sulla questione del controllo degli armamenti, tanto che, come ricordato, a
luglio gli Usa decidevano di togliere le sanzioni a proposito della costruzione
del gasdotto Nord Stream 2, a dicembre Mosca ha presentato agli Stati Uniti un
ultimatum per iscritto, richiedendo - ai fini di una de-escalation - che la
NATO si impegnasse a negare formalmente l’ingresso dell’Ucraina e della Georgia
nell’Alleanza, pur sapendo che la richiesta non avrebbe mai potuto
essere.accettata.
Fra gli elementi che spiegano il cambio di atteggiamento di Mosca, vi è
la generale radicalizzazione delle posizioni dell’establishment russo
(parallela a un’influenza crescente delle élite militari) che sostiene la
necessità di imporre più nettamente, se necessario anche con la forza, la
visione revisionista di Mosca per la costruzione di una nuova architettura di
sicurezza europea. Il secondo è l’evoluzione della situazione in Ucraina.
Negli ultimi mesi il governo di
Volodymyr Zelensky aveva approvato una serie di leggi che limitano
l’utilizzo della lingua e dei media russi e che, di conseguenza, riducono
ulteriormente la possibilità che il Donbass russofono venga in futuro
reintegrato dall’Ucraina in linea con le condizioni di Mosca inserite nel
protocollo di Minsk (al momento l’unico accordo, negoziato da Francia e
Germania, a cui è appeso formalmente il destino della regione). In tale
contesto, in Russia si è arrivati alla decisione di riconoscere le due entità
separatiste di Donetsk e Lugansk affossando l’accordo.
Un’altra ragione per l’escalation, è che il governo di Kiev ha
progressivamente potenziato il suo esercito e il suo arsenale militare con
l’attivo sostegno americano, con la produzione di armi proprie e, da
ultimo, grazie all’acquisto di droni turchi, già rivelatisi essenziali per la
vittoria lampo dell’Azerbaigian contro l’Armenia nel settembre 2020 in
Nagorno-Karabach. A questo punto, il costo per Mosca di mantenere il
controllo – già molto ridotto - sulla parte del Donbass in mano alle forze
prorusse è diventato più elevato rispetto agli anni precedenti. È plausibile,
cioè, che Mosca temesse che il governo di Kiev potesse provare a, e avere le capacità
di, riconquistare i territori al momento in mano ai separatisti. A sua
volta, perdere il Donbass significherebbe, oltre che l’ammissione di una
sconfitta, facilitare un avvicinamento potenziale dell’Ucraina alla NATO.
La Russia di Putin e
l’Amministrazione Biden
Il contesto politico russo e ucraino non è, però, sufficiente a spiegare la
crisi attuale senza guardare alle iniziative più recenti dell’Amministrazione
Biden e la maniera in cui sono state percepite da Mosca. Rappresentanti
delle istituzioni russe, come il vice-ambasciatore presso le Nazioni Unite
Dmitrij Poljanskij, si erano mostrati cautamente ottimisti sulla nuova
Amministrazione per il suo approccio pragmatico nei confronti della Russia.
Provvisto di una squadra più coesa e coerente di quella di Trump, il nuovo
Presidente ha proposto fin da subito un’agenda di controllo degli armamenti e
di stabilità strategica. Ciò non significa che l’Amministrazione Biden abbia
rappresentato una rottura totale col passato, anzi. Molte personalità di punta
del governo statunitense attuale sono volti noti dell’era Obama, una su tutte
la negoziatrice di Ginevra Wendy Sherman.
La percezione russa è stata verosimilmente condizionata anche dalla nomina di
Victoria Nuland a Vicesegretario di Stato. Nuland, per anni oggetto di sanzioni
da parte della Federazione Russa, è nota per il sostegno dato nel 2014 alla
rivoluzione di Euromaidan e per essere per questo diventata il bersaglio
preferito della retorica russa che vede nelle «rivoluzioni colorate» un
complotto americano.
(Del resto fu proprio lei, da Assistant Secretary of State dell’amministrazione Obama con incarico diplomatico in Ucraina, nel 2014, a pronunciare quelle parole poi finite in un leak diffuso poco dopo in cui sbottò con un “Fuck Eu”, “fanculo la Ue”, parlando con l’allora ambasciatore americano a Kiev, Geoffrey Pyatt. Il riferimento era proprio all’indecisione, dovuta alle divisioni interne, dell’Europa sull’assumere un atteggiamento duro nei confronti di Mosca nell’ambito della crisi politica in Ucraina seguita alle proteste di EuroMaidan).
Se un miglioramento dei rapporti quindi è sempre sembrato piuttosto improbabile, molti analisti si aspettavano quantomeno una conduzione che reintroducesse un minimo di prevedibilità reciproca fra le parti. I colloqui, che nel corso del 2021 si sono concentrati soprattutto sulla limitazione degli arsenali missilistici in Europa, hanno rappresentato la novità di una politica americana volutamente stabile. In risposta alle richieste russe di garanzie di sicurezza, i negoziatori americani hanno proposto in particolare un’agenda sulla non proliferazione. Parallelamente, lo spostamento progressivo del baricentro strategico verso il Pacifico non ha comportato cambiamenti significativi delle politiche americane in Ucraina, come provano i dati degli aiuti militari forniti da Washington a Kiev nel corso degli anni. Dal 2014 gli Stati Uniti hanno fornito 2 miliardi in materiale bellico (per lo più sistemi radar e antiartiglieria, insieme ai famosi missili anticarro Javelin) capaci di mettere in difficoltà le formazioni corazzate russe. La media di 250 milioni annui è rimasta quasi invariata fino a tutto il 2021.
Infine, gli incontri fra giugno, ottobre, e novembre 2021 tra rappresentanti americani e russi descrivono un tentativo di riavvicinamento tra Washington e Mosca conclusosi, però negativamente.
Il punto sul conflitto
La prima fase dell’attacco in questo marzo non ha portato ai risultati probabilmente perseguiti da Mosca, ma ha invece causato un rapido aumento delle tensioni e del sostegno militare da parte di Stati Uniti e UE all’Ucraina. Più in generale, di fronte al fatto che la Russia ha presentato un ultimatum scritto su questioni che non potranno essere accettate dagli occidentali, è difficile capire dove si trovi la linea rossa, e se Mosca sarebbe disposta a fare un passo indietro anche se, come sarà, le sue richieste non dovessero essere accontentate.
Oggi, 15 marzo.I sanzionisti a Kiev. Nato e Ue preoccupati che finiscano bersaglio dei russi
I premier di Polonia, Slovenia e Repubblica Ceca si recano a Kiev da Zelensky. Le diplomazie dei paesi ‘conservatori’, dalla Germania all’Italia, non possono gradire la mossa sovranista, che appare una provocazione volta scatenare un possibile incidente che, toccando leader dell’UE, richieda una risposta sul campo . La domanda è: perchè non è stata discussa la mossa?chi rappresenta l’Europa oggi? Gli Stati fondatori o questi Paesi russofobi? E quali sono gli interessi, per la pace e lo sviluppo, per i vari Paesi? Come governare la differenza, quale l'identità?
Dario Varini, 15 marzo 2022 , da Il sole 24 ore, Il fatto quotidiano,HuffPost Italia e altri , ,Wikipedia ecc.
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