Le mie riflessioni per il professor Stefano Moriggi, Docente di Tecnologie per la formazione-Università di Milano Bicocca , Il Sole 24 Ore, domenica 14 febbraio
Egregio professore,
sono, mi permetto,un suo collega, ora in pensione dopo 40
anni d’insegnamento, fra Scuola media inferiore e superiore, gli ultimi
quindici anni in un Liceo delle scienze applicate,all’Istituto “Cobianchi “di
Verbania , considerato nel suo campo, con il “Quintino Sella”di Biella, fra le
eccellenze tecniche italiane.
Ma mi apparto immediatamente dal merito almeno di questa eccellenza
d’indirizzo scientifico e tecnico ,in quanto insegnante di materie umanistiche,
laureato in filosofia della storia all’Università Statale di Milano, pur avendo
sempre convenuto cordialmente con colleghi, studenti e famiglie, che un
ingegnere,un biologo ecc.,insomma lo studente formato dal percorso di cui
parlo,sia completo, ovviamente, quando abbia avuto anche una solida formazione nella lingua madre,nelle
conoscenze storiche,geografiche ecc.
Leggo il suo articolo su “Il Sole 24 Ore” di domenica 14
febbraio,”A scuola l’emergenza viene da lontano” e vorrei fare qualche
commento, pensando , credo non senza una certa logica, che se una persona scrive un articolo su un giornale è
perché s'aspetta che ci sia chi lo legga, ci ragioni a proposito,e caso mai faccia conoscere
cosa ne pensa a chi ha avanzato opinioni, informazioni ecc. Ciò che significa
comunicazione.
Il contenuto da lei espresso, professore, si legge e dirime
nel titolo scelto, ,”A scuola l’emergenza viene da lontano” , per cui esprimo
qualche considerazione.
1.Non c’è emergenza scuola che si aggiunga alla “normale”
emergenza socio-economica causata dalla pandemia.
Docenti e D.S., studenti e famiglie, già a fine febbraio 2020,
mentre quasi tutto si arrestava, sono stati fra i primi a continuare quasi
immediatamente l’attività. Sottolineo
che inizialmente non poteva esistere alcun obbligo, come molti D.S. onestamente riconobbero subito. Mentre, altri D.S.,più solerti,
diedero il via alla prescrizione della Dad,poi istituzionalizzata dal
Ministero. Ho informazione che la stragrande maggioranza dei docenti e
studenti si sia attivata piuttosto immediatamente,
con senso professionale; le disfunzioni dovute a scarsa preparazione
tecnologica o ai sistemi di connessione carenti, sono rientrati nella classica minoranza fisiologica, non entro nel merito
dei rapporti fra situazioni territoriali
differenti.
Soprattutto dall’inizio dell’anno scolastico 2020-21 non c’è
stata alcuna perdita di tempo.
Si è attribuita recentemente al nuovo Primo Ministro Draghi l’affermazione relativa alla necessità
di allungamento-recupero del tempo
scolastico per il prossimo giugno.
A proposito resta valido, e contestuale, il pronunciamento
della Ministra dell’Istruzione uscente, prof.a Azzolina, che consapevole della
situazione di didattica in presenza continuata alle scuole elementari e alla
1°media inferiore, e comunque della Dad dalla 2°media inferiore alla 5°superiore, ha parlato pragmaticamente di recupero soltanto nei casi dove sia stato effettivamente perso del tempo.
Il neo Ministro dell'Istruzione, Bianchi, cautamente, mi risulta abbia finora
espresso soltanto questo assunto:”la scuola va ripresa in presenza”
2.L’emergenza- scuola, lo stato di crisi della scuola, sono
iniziati molto prima della pandemia?
A proposito, le esprimo la mia esperienza.
Ho cominciato ad insegnare nel 1977, ho terminato nel 2016,
nel corso di questi quarant’anni circa sono state proposte,introdotte,
sperimentate una grande quantità di
riforme;dagli anni’90 in avanti vari formatori hanno insistito
sull’arretratezza della Scuola italiana, mentre i dati statistici annuali
verificavano che le scuole del nord della Penisola esprimevano valori per lo più nella media
mitteleuropea.
Dati empirici personali, tratti da due famiglie con cui sono
imparentato, di base socioculturale media, genitori diplomati, solo una delle
due madri laureata ; i figli e cugini ,
ora intorno ai 35 anni: G ., Liceo scientifico locale , facoltà d’Ingegneria Milano, ingegnere nel
campo petrolifero ad Augusta; A., Liceo classico locale , facoltà di Medicina a
Milano, dottoressa all’Istituto Sacco a Milano; L., Istituto Tecnico indirizzo
chimico-biologico locale, facoltà di Biologia a Pavia, ricercatore inizialmente
in Indonesia, attualmente a Berlino.
A mio modesto parere, ciò dimostra che, per chi ne faccia
buon impiego, non esiste una vera crisi specifica dell’Istruzione, se non
s’inserisce nei caratteri della
crisi di valori che investe la
società odierna e la formazione caratteriale dei giovani; della crisi economica
, dei tagli ai fondi destinati all’Istruzione, che non consentono la dotazione
migliorata di laboratori ecc.; in parte minima , come del resto per ogni attività e professione, dai carabinieri ai sacerdoti,per scarsa idoneità caratteriale e professionale dei docenti.
E,a fronte dei risultati incoraggianti dei tre giovani parenti
da me citati, segnalerei piuttosto la condizione di tanti altri giovani, egualmente
ben formati, che non trovano impiego o
sono costretti a cercarlo all’estero.
Ma, come certamente lei stesso è consapevole, non per demerito dell’Istruzione italiana.
Un ‘ultima osservazione, poi non la tedio oltre. Come docente
di materie umanistiche, credo che in questo campo l’insegnamento possa e debba
fare uso delle tecnologie irrinunciabili, come interessante strumento, ma debba
doverosamente preservare un rapporto di
presenza e valori che dagli scribi babilonesi ad oggi qualifica l’essere umano
vivace ,partecipe e comunicativo nella sostanza umana e con cura della cultura
storica proveniente ed esprimibile con materiali quali libri, quaderni ecc.
Cordialmente,
D.V.
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