Sorto nel 1921 dalla scissione del PSI, già nel
riflusso del “biennio rosso”, il PC d’I fu
per mezzo secolo circa espressione della teoria di Karl Marx e affiliato
al comunismo leninista,poi stalinista (da
Gramsci, Bordiga, Togliatti fino a Longo, Ingrao ecc.) ; poi dal 1976 ( da Altiero Spinelli, ad Enrico
Berlinguer) ci fu la transizione all’eurocomunismo
socialdemocratico via via diluito rispetto
ai presupposti originari , fino alla
rinuncia definitiva e con il passaggio al PD.
Sulla fine del secolo XIX, fino alla rivoluzione russa, vigevano a guida
del comunismo i principi marxisti della lotta di classe, ben motivati nella
distinzione fra capitale e lavoro, fra
possidenti e proletari. Partito dei lavoratori produttori di un plusvalore
eccedente lo scambio lavoro-salario, di cui
beneficiavano i proprietari, industriali
o agricoli, criticava l’ estensione progressiva delle differenze di
classe, anziché una più equa spartizione e riteneva necessaria la rivoluzione.
Con la rivoluzione russa il comunismo ebbe modo
di passare dalla teoria alla pratica nell’esperienza delle repubbliche
socialiste dei soviet. In Italia il Partito,
nel giro di pochi anni dopo la fondazione, dovette affrontare il fascismo e la
riduzione della propria azione alla clandestinità , con i limiti strutturali
che la persecuzione subita da parte del nuovo regime recava con sé.. Partito di operai, contadini, impiegati e piccoli
quadri, intellettuali e studenti , dirigenti e militanti mutuarono
dall’esperienza sovietica l’organizzazione clandestina antifascista
della Resistenza che li portò nel ’45 all’affermazione, con la fine
della seconda grande guerra e i l crollo del regime e della monarchia, nell’adesione
alla democrazia in alternativa a DC e PSI.
Nel ventennio successivo il Partito perde del tutto il carattere rivoluzionario, anche a seguito della ricaduta interna provocata dalle manifestazioni imperialiste dell’URSS ( già precedute dal ventennio stalinista, della cui natura , fra repressioni interne e ruolo nella guerra di Spagna, si erano avute avvisaglie,al cui proposito scriveva nel 1947 Victor Serge, che nel 1919 si era accostato criticamente ai bolscevichi :"Il comunismo totalitario si è stabilizzato in quanto controrivoluzione rispetto al movimento socialista... la rivoluzione proletaria ai miei occhi non è più il nostro fine;la rivoluzione che intendiamo servire non può essere che socialista,nel senso umanistico della parola.Più esattamente socializzante,democraticamente,libertariamente..."("Trent'anni dopo la rivoluzione russa")
Il
Partito italiano stenta a dissociarsi, e quando lo fa non è nel richiamo ai
principi più coerenti del marxismo, ma piuttosto a quelli della
socialdemocrazia.
Nel
senso rivoluzionario risulta allora superato
in Europa da movimenti della nuova sinistra con il ’68, fino alla denuncia esplicita ratificata dal movimento del ‘77 dopo l’avvicinamento del
PCI, divenuto eurocomunista, al Governo con il “compromesso storico” . .
Nel frattempo ,dal secondo dopo guerra in
avanti, con il rilancio produttivo era venuta più sfumata la distinzione fra classi o ceti del Capitale e classi o ceti del Lavoro .Via
via l’integrazione dei ceti dei
lavoratori in una società consumista , trasformati da proletari in piccoli
proprietari, dalla casa all’auto ,ai piccoli depositi bancari, rendeva ormai improbabile l’ipotesi di una società comunista in
Occidente e in Italia.
Chiunque possieda, poco o tanto, è geloso di ciò che gli appartiene, soprattutto se lo ha conquistato
con la fatica del lavoro.
L’idea
di una società comunista umanitaria, certamente prospettata con forme
differenti rispetto a quella stalinista, restava espressione teorica di
intellettuali e giovani a cui si univano frange operaie importanti non
assimilate, o deluse dalla svolta del Partito. Questo movimento guardava ora
non solo agli aspetti delle differenze di
classe, quanto anche a quelli dell’alienazione indotta non solo nel
lavoro, ma in ogni attività, dal dominio del capitalismo e del consumismo.
Ma dopo gli anni del terrorismo e il riflusso dei
movimenti di contestazione, abbandonata ogni remora a mantenere un’identità di
controllo delle posizioni classiche di sinistra da parte del PCI, ecco in
successione l’approdo al Partito socialista europeo (Giorgio Napolitano,
1986),poi dopo il crollo del sistema sovietico ,la costituzione del Partito
democratico della Sinistra (1991 Achille Ochetto, poi D’Alema),poi Democratici
di Sinistra(1998) e le varie coniugazioni “vegetali”,la Quercia, l’Ulivo
(Prodi), il cartello con la Margherita,
fino al Partito Democratico (da l’Unione, 2007, da Veltroni a Zingaretti)).
*
* *
Dopo il ’90, Tangentopoli e lo sfascio di Democrazia cristiana e PSI,
il Partito ora Democratico resta in Italia l’unico di derivazione novecentesca .
Il fronte della Politica perde l’ identità
ideologica propria del sec.XX, quella
del Movimento sociale, nazionalista e gerarchico ; PLiberale, il partito degli
imprenditori; DC, partito interclassista cattolico; Partito socialista, Partito
Comunista, entrambi di derivazione marxista.
Nel contesto di una società arricchita di merci, ma periodicamente
percorsa da crisi,invece sorgono via via partiti ibridi populisti, la Lega
nord (1990), inizialmente autonomista regionale,poi nazionalista-sovranista,
partito di piccoli imprenditori e artigiani, ma anche lavoratori piccoli
proprietari ; Forza Italia (1994),
partito neo-liberale dell’imprenditore Berlusconi che illude il popolo italiano
sulla possibilità di uno ripresa dello sviluppo e arricchimento interclassista, fino
al M5S (2009)che si pone come movimento rinnovatore delle nuove esigenze di un
popolo cambiato geneticamente, ma non
più in tempo di sviluppo, bensì di crisi.
Interessi di attività e proprietà private
imprenditoriali , commerciali e finanziarie si confondono con l’illusionismo spettacolare
nelle aspettative e speranze delle persone di ogni ceto; di fronte a questo
importante e variegato movimento populista del Capitale, che diventa egemone elettoralmente, dai vari governi Berlusconi fino al
primo governo Conte, il PD rimane consolidato nel gioco politico come
alternativa, per quanto non sostanziale,
dai governi D’Alema ,Prodi , poi Letta, Gentiloni , fino al
secondo Conte nell’alleanza con il M5S.
IL PD sembra attestarsi intorno al proprio
aggettivo, trovando consenso elettorale sempre importante nella sensibilità
sociale moderata , per i diritti delle
donne , dei diseredati , l’antifascismo,
l’europeismo ecc. tuttavia sempre di concerto con il mondo imprenditoriale più
solido e dominante..
Il limite interno di sviluppo del Partito viene ancor
più rivelato dagli anni di segretariato di Renzi (2014-16)improntati ad una
svolta sempre più liberal ,a parole enfatizzata come rinnovamento ,nei
fatti caratterizzata dalla galoppante
presenza d’interessi imprenditoriali e
finanziari di dubbio conio democratico, fino al tentativo di riformare la
Costituzione.
Il Partito respinge questa pressoché totale
metamorfosi a partito più vicino a Berlusconi
che a Berlinguer , ma dopo la fuoruscita di Renzi si limita ad
amministrare la propria meno chiara ultima identità (che
significa"democratico" rispetto a "populista", aggettivo
che lo sta soppiantando?).
Anche gli intellettuali (quali?) non sembrano
offrire idee al PD per un'identità contemporanea in continuità aggiornata con
una propria tradizione novecentesca. Intellettuali veri, con idee, e
trascinanti non si palesano, solo "critici" o conformisti.
Mentre la destra del PD oltre a Renzi e Italia
Viva (legati ai poteri finanziari) esprimeva nel 2020 il gruppuscolo di Calenda
(legato alla Confindustria), alla
sinistra ,dopo l’esperienza dello PSIUP, terminata nel lontano’72, vari
gruppuscoli parlamentari si sono succeduti, da Rifondazione comunista,
Comunisti italiani, Sinistra italiana, fino a LeU , a Potere al Popolo.
Quest’area in Italia negli ultimi anni non ha raggiunto per consensi popolari i livelli di simili esperienze internazionali sorte come volontà di creare un movimento partendo "dal basso", in rottura totale con la logica dominante di un partito politico gerarchizzato , quali France Insoumise ( 4° Partito con più di 7 milioni di voti alle Presidenziali del 2017), Podemos ( più di 5 Milioni di voti nel 2016) , ma anche, fuori Europa, révolution citoyenne del presidente Rafael Correa in Ecuador o la campagna di Bernie Sanders alle primarie degli U.S.2016.
A
parte LeU che si può ritenere una costola di sinistra del PD ( più di 1milione di voti alle Politiche del ’18, ),gli altri
gruppi d’opposizione si attestano ciascuno, chi più chi meno, sui
livelli dell’estrema
sinistra francese (Nuovo Partito anticapitalista, Lotta operaia), o dei
greci del Fronte della Disobbedienza Realistica Europea (ΜέΡΑ25) di Yannis Varoufakis (meno di 200.000 voti alle Parlamentari del 2019) ,
per fare qualche esempio che renda l’idea della consistenza elettorale
dell’estrema sinistra attuale in Europa..
Con circa 7 milioni
di voti (compresi gli alleati quali i gruppi per l’Europa,più il milione circa di
LeU) ,il PD è risultato comunque i l secondo partito dopo il M5S (10 milioni e
700 mila preferenze alle politiche
del’18) , davanti alla Lega (5 milioni e 700 mila), tornando al Governo nella
fine estate del’19 in alleanza al M5S e al secondo Governo Conte e trovandosi a
gestire l’emergenza della pandemia dagli inizi del’20.
*
* *
Nel 2011 a più di due
anni dalla crisi economica,il Governo
tecnico di Monti subentrò a quello berlusconiano del Popolo delle
Libertà( ex Forza Italia): è di quest’inverno il parallelo che si può stendere
rispetto al subentro di Draghi rispetto al secondo Conte cosiddetto
giallo-rosso.
Governi tecnici
furono quelli di Ciampi, 1993 durante la
crisi di Tangentopoli , nel ’95 fu la volta di Dini dopo la frantumazione
dell’alleanza del primo governo di
destra (Lega nord Forza Italia Alleanza Nazionale) .
A poche settimane dall’insediamento di Draghi,
con il benestare di quasi l’intero asse della Politica italiana, le dimissioni
del segretario Zingaretti, pure fra i primi sostenitori del cambio di rotta
governativo, esprimono, oltre le ragioni espresse, l’imbarazzo, se non la vergogna, della
comprovata scarsa capacità di un Partito, con esperienza secolare, a reggere il
Governo .
Partito immobile ad amministrare il proprio
patrimonio di voti, circa sette milioni d’italiani democratici, antifascisti,
moderatamente socialisti, sensibili alle richieste femminili e dei diseredati.
Assenti per idee gli intellettuali(quali?), i
giovani si esprimono in questi giorni con il movimento delle”sardine”, che pare
improntato all’esigenza di ripartire dal
basso avverso alla gerarchia, alla casta interna e, oltre la manifestazione
pacifica a Roma, non ha lesinato nella definizione:” il Pd ha un marchio tossico…lasciamo che i morti
seppelliscano i loro morti", sollevando gli alti lai della nomenclatura.
Tolto l’elemento della passione rivoluzionaria
e dell’antagonismo di principi, dopo il riflusso della Resistenza, i quadri
immessi nell’organizzazione del Partito divenuto di Governo sono geneticamente
e interamente mutati rispetto a quelli originari, vengono scelti per capacità e
disponibilità burocratica, funzionale, che oggi significa tecnico-spettacolare,
con quanto di detrimento questo connubio porta con sé.
Da quando i quadri del Partito sono approdati
al governo o amministrazione del Paese, Regioni e Comuni, i “compagni” hanno cominciato a montare arie
di sussiego, di distacco e superiorità, del tutto estranee alle origini, a
diventare parte della casta politico-burocratica, ripetendo in versione
socialdemocratica in occidente quanto già avvenuto nei regimi a conduzione “comunista”,
come URSS e Cina.
In
attesa di eventi, si potrebbe magari ipotizzare in un’eventuale ripresa del
movimento giovanile alternativo del PD, di scorgere una qualche un parallelità, in forma moderata e pacifista, o blanda che dir si voglia,e con connotati di
movimento e impatto sociale certamente
differenti, rispetto a quanto avvenuto
sul finire degli anni ’60, con la
formazione di gruppi per lo più giovanili a sinistra del PCI, cosiddetti extraparlamentari,
critici della perduta carica rivoluzionaria da parte del Partito Comunista
filosovietico o eurocomunista che fosse
? I gruppuscoli vennero allora in deciso conflitto con il Partito che in gran
parte, secondo la tradizione stalinista ,cercò di disperderli ,con l’accusa di
estremismo infantile, opposti estremismi(a significare una possibile
convergenza oggettiva con l’ultradestra allora attiva) e con le pratiche della
delazione e del fiancheggiamento delle forze dell’ordine di fronte alla
violenza delle manifestazioni durante il decennio’68-’78 culminate e infine
implose nel lottarmatismo brigatista.
Al momento quello delle sardine è l’unico
movimento giovanile politico che si sta manifestando nell’area democratica. Altri giovani producono sprazzi
di contestazione nella destra dello scontento che accampa intorno alla ripresa delle varie crisi, poi vi è una quantità di giovani che non hanno
mente o tempo per l’ingaggio politico , perché tutti concentrati a crearsi un futuro occupazionale, chi a preoccuparsene con vario
grado di successo,chi a faticarlo o a temerne l’assenza; o perché intenti al passatempo
e all’edonismo di questa epoca, a carico dei famigliari. Non
dimentichiamo i giovani, o meno giovani, che conducono esperienze di differenza in autonomia ai
margini del sistema, e che si possono definire, proprio per questo,in un senso
autonomi, in un altro marginali, quando non emarginati. Per quanto, specie in questo momento più ancora che in altro tempo, forse sarebbe proprio auspicabile essere emarginati da questo Sistema, per propria attività differente. Ma penso sia parlare d'utopia, sperare di poter essere fuori dal Capitale se non in forma molto parziale o con conseguenza di deliranza, miseria ecc..
Riguardo alle sardine, non ci facciamo
illusioni su questo movimento giovanile, d’altra parte dobbiamo constatarne la
dialettica necessaria, per quanto blanda o disperata possa essere.
Ci sono le forze che ci sono, fra meno giovani
e giovani, e la pandemia non sta certo contribuendo ad alimentarle.
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