sabato 5 dicembre 2020

Covid, delirio dalla democrazia

 

A lato della giusta preoccupazione per la gravità del fenomeno della pandemia,oggettivamente, per lo meno, quanto si prospetta come secondo tempo, dopo l’emergenza di fine inverno, non può non essere visto se non come totalitarismo del Sistema rispetto alla vita degli individui, della società.

Ripeto:per lo meno oggettivamente, tralasciando ipotesi ben più allarmanti di volontà e imposizioni di lobbies, enti ecc.( Cui prodest?Una delle più attendibili: che a trarre giovamento da un impoverimento delle masse di popolazione, con venir meno di movimenti e consumi, siano le caste più abbienti, che si troverebbero un ecosistema meno inquinato e meno affollato in cui continuare o megliorare la "bella vita" consumista. Ecco: caste di potere ecologiste, naturalmente non in proprio, ma per opera forzata delle popolazioni,alle quali verrebbe impossibilitato ,per es.,intraprendere viaggi,vacanze, acquistare seconde case ecc. , lasciando così questi ambiti liberi per i ricconi)

Lo Stato di eccezione eretto nel momento di fine inverno rispondeva ad una necessità di emergenza di primo impatto. Il lockdown assoluto,il confinamento per mesi in uno spazio territoriale ridotto per i meno abbienti a pochi metri quadri,ecc veniva posto come provvedimento momentaneo e fin dall’inizio venivano comunque pubblicizzati interrogativi relativi alla tenuta psicologica delle persone, a quella dell’economia ecc.

La seconda attuale distretta autunnale presenta elementi  più inquietanti: il lockdown cosiddetto più soft si misurerà , ancor più di quello invernale-primaverile,  nei  termini della sua cessazione, perché al momento le prospettive di chi  decide e orienta appaiono ancor più vaghe.

La curva scenderà per questi effetti? E a gennaio quali saranno i provvedimenti rinnovati,  di quale portata? I vaccini saranno veramente decisivi? Interrogativi che oggi non si avvertono nella pubblicità , per cui non vengono date ipotesi. E’inquietante questo senso di assuefazione-rassegnazione.

Le disposizioni passano sopra ad ogni contesto affettivo-famigliare o sociale,  spirituale-religioso o materialista- edonistico. Il come passare il Natale, come godere del tempo libero(per chi lavora nella maggior parte  dell’anno) diventano dettato dei vari  governi e ministeri . Il decidere in quale spazio muoversi, compresso da mille regole dissuasive quando non direttamente impedienti .

E’necessario fin da subito dire che se (ahimè,il condizionale è d’obbligo)si uscirà da questa distretta ,l’umanità dovrà darsi da fare per recuperare in termini di democrazia e libertà  quanto perduto in questo 2020 e inizio(?) ‘21.

Libertà, democrazia, non sono termini altisonanti ed enfatici ( anche se lo possono  diventare, per altro, se assunti da comportamenti irresponsabili) ma concernono una concretezza, una realtà d’esistenza. Implicano forte responsabilità personale, senza la quale sono termini contraddittori, per cui un libertà incosciente significa vincolo e oppressione, per se stessi o altri.Se in futuro una parte d'umanità  amerà  o si sentirà più sicura con le attuali regole, sia libera di farlo, per se stessa , ma non vincoli chi riprenderà, e certamente dovrà farlo con maggior senso di responsabilità, le libertà personali di movimento, scelte ecc.

Le riflessioni che seguono approfondiscono o portano ad approfondire aspetti dell'analisi da me abbozzata.Delirio-Covid, l’urlo di Agamben

8 settembre 2020

 Il "civismo superlativo"

Scene di “bioterrorismo” alle quali ci siamo tristemente abituati nelle ultime settimane, innescate stavolta non da oscure falangi fondamentaliste e da improbabili predatori del mondo, ma dai governi e dalle loro terribili (inaggirabili?) ingiunzioni sulle popolazioni. Il confusionarismo dei medici, l’incapacità gestionale dei leader, il collasso della parola pubblica, la paranoia che diventa merce nelle fauci di una casta di giornalisti senza scrupoli, mentitori e insabbiatori professionisti, sono l’indegno corollario di un problema sanitario diventato monstre, senza riparo, a tempo indeterminato, ben decostruito in una raccolta di testi scritti e interviste concesse proprio nel periodo della “pandemia” dal grande filosofo Giorgio Agamben, dal titolo A che punto siamo? (Quodilibet, pagg. 106, euro 10).

Abbiamo abdicato alle nostre relazioni, ci dice l’autore, in nome di un rischio che esulcera le incertezze, aumenta le celebrazioni e i dispositivi protettivo-repressivi sull’ordinario: muta il nostro linguaggio, facendoci familiarizzare con la prossimità in termini di “assembramento”, con la cittadinanza e la reliance in termini di “distanziamento”, sostituendo la “nuda vita” agli orizzonti di senso e aggregazione del vivere comune e, sull’onda delle tesi di Zylberman, producendo una sorta di “civismo superlativo in cui gli obblighi imposti vengono presentati come prove di altruismo e il cittadino non ha più un diritto alla salute ma diventa giuridicamente obbligato alla salute”.

 

 

Biosicurezza e biopolitica

La Biosicurezza è ormai Biopolitica diffusa e centralizzata di uno Stato che intende, all’improvviso, spazzare qualsiasi nocività ambientale e combattere infezioni e mortalità con la spada, le multe, l’isolazionismo e le manie persecutorie del singolo inerme; diventa una Tanatopolitica, una governance orchestrata dello spavento, del pericolo imminente e dell’ibernazione collettiva. Ecco allora il tanto bistrattato “stato di eccezione” su cui ingiustamente un maestro come Agamben è stato attaccato e ridicolizzato da tanti intellettualoidi à la page: un Security State, igienista e ultrarazionalista, ci condanna a una nebbiosa fragilità e a un’adesione fideistica a certi diktat di cui Hitler, come sottolinea il controverso saggista, sullo sfondo della Storia, sapeva e praticava già molto.

La questione, dunque, si pone al centro di una cruciale biforcazione. Il Covid secondo Agamben reinaugura la Krisis ippocratica: la degenza e la sofferenza come una sorta di certamen che il medico ingaggia col corpo dolente, senza alcuna prospettiva di guarigione assicurata. Così come il Capitalismo, diversamente dalle teofanie, disfa e distrugge in una proficua e mai paga incorporazione del Male e del negativo. Da qui l’idea di un Potere che, nel rinvio e nella procrastinazione della palingenesi e della rinascita, organizza in maniera tassativa, integrale, tetragona condotte ed esercizi di libertà, legando a questo immane traino la possibilità di un eschaton che chissà mai se avverrà. Potere ancor più crudo, perciò, perché nella dilazione lascia intravedere senza conferire una nuova patente di bontà alle cose e agli animi, ma suppliziandoli con una penitenza infinita del fare e del pensare solo e soltanto in una certa direzione.

 

 

Se poi questo piano dell’ulteriorità non fosse solo un’ombra che intanto si conficca nei nostri piani di vita costringendoci ad essere cittadini proni e impauriti, sotto la sferza di una sorveglianza inaudita, ma diventasse autocoscienza profonda e comprensione di come epidemie e rischi ambientali siano il cuore marcio di un neoliberismo che ha seminato solo distruzione, deserto, veleno e parassitismo per colpa di un industrialismo furibondo, beh allora ci troveremmo di fronte a una rupturecritico-epistemologica non debilitante ma vigorosa e rigenerante, che è la prospettiva di riflessione di altri due testi: Nel contagio di Paolo Giordano(Einaudi, pagg. 63, euro 10) e La crudele pedagogia del virus di Boaventura de Sousa Santos(Castelvecchi, pagg. 44, euro 6.50).

 

Il tempo delle cospirazioni oggettive

Se per Giordano è chiaro che “l’epidemia c’incoraggia a pensarci come appartenenti a una collettività”, poiché siamo una comunità, “un organismo unico” e dobbiamo creare un contesto significativo intorno a quanto successo da febbraio, in termini di lotta alla deforestazione, alla invasività antropica sugli habitat e le varietà faunistiche, e agli allevamenti intensivi, il sociologo portoghese è ancora più chiaro: “il tempo politico e mediatico condiziona il modo in cui la società contemporanea si rende conto dei rischi che corre”.

Dei 7 milioni di persone, per esempio, che ogni anno muoiono per inquinamento atmosferico, del count down cominciato da tanto tempo rispetto alle catastrofi climatiche, dei problemi di salute, di crisi idrica, di condizioni igienico-sanitarie scadenti, di affollamento demografico, e di ghettizzazione spietata di intere etnie – tutti fattori acceleranti il Covid – che ce ne facciamo? In pratica nulla, perché le misperception televisive e istituzionali virano verso tutt’altro.

Agamben le chiama “cospirazioni oggettive”: nessun despota, ma derive di utilità che precipitano a valle occhi menti e cuori





domenica 29 novembre 2020

Diego Armando Maradona

 

Quando infatti era già famoso e stanco delle dispute cittadine, Eraclito di Efeso decide di ritirarsi dalla civiltà e vivere presso il tempio di Artemide, trascorrendo tutto il tempo nel gioco dei dadi con i bambini. Più saggio quel gioco – pensava – che occuparsi della politica di Efeso. Nel gioco si cela talvolta, per gli antichi, più saggezza che nella presunzione seriosa degli adulti, e la saggezza, a sua volta, ama spesso tradursi nel linguaggio aurorale dell’infanzia o in quello oscuro dell’enigma, entrambi liberi dai meccanismi inferenziali del pensiero adulto.

 

Il bambino, normalmente, ama più di ogni cosa il gioco, perché libertà fantasia e movimento hanno spazio come non mai.

Istintivamente l’attesa s’accende di gioia, quando può e  si appresta ad andare a giocare.

Il gioco è una metafora della vita, nel bene e nel male, con le sue regole e le sue trasgressioni .

 Il filosofo Aristotele mette in relazione il gioco con la felicità. Ci sono attività, scrive nell’Etica Nicomachea, che meritano di essere scelte per se stesse, non per altro, come la felicità. Tra queste pratiche, che non sono dettate da interesse né hanno uno scopo al di fuori di sé, ci sono le azioni virtuose e, appunto, il gioco.

Lo sport è l’ambito dove i l gioco dovrebbe venire  educato, assumendo regole più nette, vincoli. Lo sport, per tutto questo,può essere ancora gioco o può non esserlo che parzialmente, perdendo lo spirito d'inventiva, imprevedibilità. . .

Il calcio è fra i giochi, che diventano sport, ad essere praticato facilmente , basta una palla, uno spiazzo erboso, sterrato o selciato, asfaltato o cementato che sia. Si può giocare da solo, in due … da quattro in su , fino alla squadra vera e propria, da 7 o 11 in campo, diventa più appassionante.

Praticarlo e assistervi sono due facce della stessa medaglia. Ciò a cui si assiste entra a volte nella pratica del gioco, come fantasia. I colori della maglia, i nomi,le fisionomie e gli stili dei calciatori. Assistere dal vivo, o televisivamente ,ascoltare  la cronaca sportiva (quando c’era solo la radio era  l’immaginazione a dare visibilità alle parole del radiocronista), crea i presupposti perché poi,in campo,il ragazzo s’ispiri alle gesta del suo giocatore preferito,lo imiti nello stile,  lo faccia rivivere nelle azioni, ricordandolo ai compagni con un goal, con un dribbling, una parata.

Fra i calciatori di sempre, come in tutti gli ambiti della vita, c’è chi eccelle. E nel calcio e nello sport in generale  è meno pesante l’importanza di raccomandazioni, natali, spinte, rispetto ad altri ambiti.

Ogni decennio ha avuto le sue eccellenze, da Meazza a Messi, da Pelè ai due  Ronaldi.

Non sempre i tifosi hanno scelto e scelgono in base ai risultati.Per fare un esempio nostrano, Paolo Rossi è stato il n.1 in un titolo mondiale vinto dall'Italia, ma Roberto  Baggio, che un 'altra finale mondiale ha perso, è più ricordato e amato.Il primo più efficiente, il secondo più divertente, fantasioso. 

Diego Armando Maradona ,per vent’anni, fra il 1970 e il 90, è stato considerato il giocatore più forte della sua era.

La sua figura si è però arricchita di altre valenze, per un carattere vivace, imprevedibile, dovuto alle origini molto popolari e povere , come molti argentini era di padre indios, guarani e di madre d’origini italiane,forse istriane, quinto di otto figli.

In campo Maradona era genialità.  In senso pieno, totale. Tecnico, fantasioso,  ma anche molto logico ,intelligente, uomo squadra. In campo, e fuori, con i compagni e gli ambienti, prima di tutto quello patrio e quello napoletano.

Ingenuità e avidità lo hanno consegnato a un tempo del divertimento ,esterno al calcio, che si può certamente definire riprovevole .

Invece ha impiegato con coerenza la sua figura a  favore delle cause popolari storiche, con la sensibilità delle proprie origini ;che poi i personaggi o simboli scelti fossero a loro volta passibili di critiche, è un altro discorso. Qui  vale l’intenzione e fra lo stare dalla parte del Che Guevara  o quella di Trump, qualcosa cambia …

Per questo Maradona ha diviso, e se era più che previsto che le manifestazioni d’affetto, di devozione  popolare fossero notevoli, accorate, stupisce di contro l’astio di alcuni , che in altri tempi avremmo definito di stampo ”borghese”, bacchettone, ipocrita.

Un conto è sentirsi indifferenti o nutrire un sentimento di pacato cordoglio, come quello che si prova per la maggior parte delle persone Ammetto di sentirmi più vicino a questo sentimento.

Altro invece è manifestare risentimento per una manifestazione popolare che ha fondamenta ataviche, ancestrali,  in tutto ciò che è religione  che vuol riscontrare nell’uomo i l segno di Dio ,magari  sotto forma del daimon.

Come dice Hillman, “il daimon inventa e insiste con ostinata fedeltà. Si oppone alla ragionevolezza facile, ai compromessi e spesso obbliga il suo padrone alla devianza e alla bizzarria, specialmente quando si sente trascurato o contrastato. Offre conforto e può attirarci nel suo guscio, ma non sopporta l’innocenza. Può far ammalare il corpo. E’ incapace di adattarsi al tempo, nel flusso della vita trova errori, salti e nodi – ed è lì che preferisce stare.”

Questo è stato percepito dalla gente,e lo è stato anche personalmente ,un personaggio come Maradona.

E chi irride  o si risente  per le attuali manifestazioni, si mostra povero di spirito, proprio per l’ignoranza che esprime, sotto la patina di un pretesa superiorità d’intellettuale, rispetto a queste caratteristiche umane. Il suo,è un daimon dappoco.


Non “avere”un daimon attivo, può probabilmente significare sentirsi come sepolcri imbiancati.
Essere posseduti in eccesso, porta alla distruzione, malattia, follia, morte prematura. Abbiamo esempi anche nella nostra epoca, soprattutto nel campo dell’arte, che particolarmente risulta invasata così che la qualità d'espressione si accompagna spesso ad una disfatta organica.
Va inteso che ciò che si auspica è la capacità personale di restare in un certo equilibrio.

Ciò dicendo non si propone qualcosa di facile .Il daimon personale è certamente imprevedibile nei suoi effetti; può esistere tuttavia una predisposizione data dall’organicità, dall’educazione avuta, dai contesti socio-economici e culturali che può cercare un punto conveniente d’azione in cui l’eccessività non travolga in senso distruttivo.



giovedì 24 settembre 2020

Sette mesi di pandemia


 Sono circa sette mesi che l'umanità è sotto la stretta della pandemia.

Dopo la recessione economica ,il terrorismo integralista di matrice islamico-sunnita e la difficoltà a trovare soluzioni di collocazione per le moltitudini di migranti, la diffusione del virus ha messo ulteriormente in crisi la fiducia nella prosperità e nel benessere della Specie, nel sapere delle varie scienze, impegnate con analisi contradditorie e previsioni incerte su durata del morbo, realizzazione di un vaccino efficace ecc.
E'con il passare del tempo e la persistenza poco variata del fenomeno negativo, più sotto controllo, ma con l'incognita della stagione fredda, che la diffidenza assume aspetti polimorfi riguardo alla società umana contemporanea preminente, quella delle città, degli affollamenti, delle comunità e conventi in generale (è di questi giorni la notizia di decine di casi di contagio in qualche convento del monte Athos, per fare un esempio)
Come nelle epoche più buie, dalle invasioni barbariche alla peste, vien da pensare all'opportunità dell'isolamento, dell'eremitaggio, a forme radicali del distanziamento.
Ciò si scontra evidentemente con esigenze produttive, sociali. O, come nel caso della Scuola, dove oltre le aspettative di una didattica viva,presente, si accompagnano le necessità di collocazione dei minori da parte dei genitori impegnati sul lavoro.
E'certo difficile riformare con una certa radicalità il sistema capitalistico: improbabile attendersi questo dalle politiche liberali o dittatoriali asservite all'economia imprenditoriale , ma anche il marxismo applicato non ha scalfito l'assetto produttivo industriale.
Ma la domanda, molto banale, è se il rischio che la specie sta correndo ,vale la possibile pena!? Riflessione che dovrebbe mettere in comune qualsiasi tipo d'intelligenza.
Cito anche questo articolo di Gilberto Corbellini, da Il sole 24 ore di domenica scorsa, che offre un discreto contributo alla riflessione complessiva, mettendo al centro il giudizio su quanto sia stato positivo e quanto meno il dialogo fra scienza e politica.





giovedì 13 agosto 2020

Equivoci della pandemia e dei Governi

13 agosto

Stiamo rischiando di ricadere negli equivoci che hanno segnato i mesi da marzo a giugno?
Che venga ripristinato il lockdown a senso unico.?
Allora, come oggi, sarebbe importante che tutti, governanti e gente comune, comprendessero che ciò che conta non è dove si sta o si va ( casa, vacanze in Italia,in altri Paesi), ma come si va, cosa si fa..
Il rischio di contagio è condotto dalla frequentazione di massa e avvicinamento. Dal supermercato dietro casa, alla discoteca di Gallipoli,Palma o Santorini... fatte le debite proporzioni e necessità,ovviamente.
Salvi i contatti essenziali, necessari per vivere e sopravvivere, il distanziamento è apparso utile a limitare la pandemia. 
Così a marzo le misure di chiusura imposte dai governanti si rivelarono necessarie ed efficaci, pur portando con sé un eccesso riguardo all'imposizione della domiciliazione coatta e all'unica ora d'aria, e all’impedimento di certe libertà chiaramente non a rischio, come la cura di proprietà personali , il moto libero solitario in spazi isolati di montagna, campagna.
Rinnovare l’impedimento al viaggiatore riservato, personale, che vada nella provincia vicina,o in altri Paesi , sarebbe egualmente un discrimine che seguirebbe la stessa strada chiusa..
Si viaggia dall’aeroporto di partenza fino all’arrivo con mascherina, e poi si adottano le stesse misure precauzionali che si applicherebbero nel proprio circondario, anche giungendo in altri Paesi..
L’atteggiamento paternalistico , impediente, da parte di governanti o cittadini dell’ordine, è per vari aspetti urtante.
E’ un aspetto retrivo dell’esercizio del potere, da parte di chi governa, e una prepotenza da parte delle persone che si trovano nella compiacenza di poter dare dei comandi ad altri, che si esibiscono come superiormente responsabili rispetto ad altri indicati come inferiori.E'l'indole dei vari fascismi, delle dittature,dove c'è chi sta dalla parte del comando e si sente in diritto e permissionei di prevaricare su altri, imporre l'Ordine.

D’altro lato il pensiero e l’atteggiamento negazionista sono carenti del senso di realtà presente, di prudenza, attenzione, al fenomeno pandemico, di cui non si conoscono che vagamente origini, effetti ,decorso,se non per gli sfortunati,e non pochi, che l'hanno subìto : non si sa se si esaurirà in due ondate, come simili epidemie hanno fatto in passato , se e quando ci sarà un vaccino sicuro ecc.Non si può nemmeno dire se le misure che evitano il diffondersi del contagio, non ritardano in un certo senso il termine d'esistenza del virus,non ho mai sentito proporre un rapporto in questo senso per esempio con la terribile"spagnola".Perchè e come si esaurì? Come e perchè potrebbe esaurirsi il covid-19?
Non si può sottovalutare, così come non si dovrebbe terrorizzare.

Perché i governanti dei vari Paesi , così rigorosi nei mesi scorsi, hanno permesso un “via libera” per i riti soprattutto notturni di assembramento e promiscuità come discoteche, movide ecc? Dove è andato a finire,qui, d'un tratto,l’indole paternalistica del Potere? si passa da un eccesso ad un difetto. Cosa si voleva dimostrare non mantenendo il divieto di apertura dove si prevedeva già l'origine negativa di nuovi e diffusi focolai?

Per lo più stiamo vivendo un turismo più quieto, discreto :igienico-salutista, culturale .Lo si è visto all’estero,lo si vede nelle nostre cittadine .Che i Comuni stessi quest'anno abbiano dovuto cessare di organizzare assembramenti rumorosi e fastidiosi su piazze, spiagge o rive di mari,laghi e fiumi , la tipica caciara estiva, è un bene e un ristabilimento del rispetto per tutti..
Il guasto riparte dalla liberalizzazione degli assembramenti, dei contatti, soprattutto in luoghi chiusi, allora è lì che bisogna chiudere, e non altrove. I giovani avranno altre opportunità di socializzazione fisica senza freni, , quando il virus sarà scomparso,si spera ,se si saranno mantenuti sani.. Se poi il fenomeno dello scatenamento trovasse maggior prudenza e moderazione da parte dei giovani stessi, sarebbe un risultato interessante per loro.. O l'industria del party, del sesso, degli alcolici e delle droghe, il "dionisiaco in vitro", ha così tanto potere sul Potere?
L'esperienza trascorsa deve dare adito ad una selezione delle limitazioni e divieti inevitabili rispetto alle libertà inoppugnabili, quando salutari ed evedientemente nient'affatto dannose a sè e ad altri.
E chi ha senso di responsabilità, non deve essere impedito dall'incoscienza o dal terror-panico, dall' impreparazione o incompetenza di alcuni.Governanti compresi.


 16 agosto

Chiusura delle discoteche.Giusto così.Perchè poi non vengano presi provvedimenti totalitaristi, impedendo anche attività importanti, sane e senza pericolo,occorre intervenire laddove il pericolo c'è. In quanto all'indennizzo ai gestori, beh, perchè la collettività deve pagare per chi imprende attività dubbie?L'errore è stato quello di passare dal totale penitentiagite di marzo-giugno, già sbagliato nella formula di "tutt'un'erba un fascio"al via libero estivo per una forma di divertimento in questo momento dannosa(perlomeno,in questo momento, che poi ci si potrebbe discutere sul senso generale del fenomeno discoteche!).I governanti, non solo nazionali, ma dell'intera Ue,almeno, avrebbero dovuto dire:"Ragazzi, quest'anno è così, andate al mare,in spiaggia, fate sport, ma raduni movide discoteche di massa ecc, quest'anno non è possibile".Forse che non hanno avuto esitazione a rinchiuderci nelle case, con un'ora d'aria in 200 metri,per più di due mesi?


Chiudere le discoteche è un obiettivo doveroso,così come costringere la Cina a chiudere i wet markets, indiziati principali nell’outbreak e nella diffusione delle due Sars — Si scontra con ragioni economiche (annienterebbe settori del valore di miliardi e costerebbe milioni di disoccupati) e resistenze antropologiche (i rituali contemporanei), ma è necessità per tutt


martedì 2 giugno 2020

Capitale, ideologia e disuguaglianza-Thomas Piketty

E' conoscenza comune che con le crisi si allarghino i margini delle disuguaglianze sociali. Su questo ritorna uno dei più importanti studiosi socialisti attuali, Thomas Piketty, con il recente studio "Capitale e ideologia", che fa seguito ai già noti "Il capitale nel XXI secolo","Capitale e disuguaglianza"ecc.
La ricetta per attenuare la disuguglianza non può essere dissimile da quella indicata dallo studioso francese,per un'equa ripartizione di redditi e ricchezza,attraverso tassazioni veramente progressive sui grandi capitali, con percentuali che possono variare.
A Piketty si obietta che togliere ai capitalisti una parte cospicua dei capitali prodotti, sarebbe come togliere il lievito alla base della torta.. Da parte mia penso che accurati calcoli potrebbero stabilire, per un capitale, quanta parte va giustamente lasciato all'imprenditore, per i suoi meriti, perchè esperisca largamente i bisogni e gusti propri dei famigliari.Un'altra parte, la seconda, potrebbe essere quel lievito atto a sviluppare imprese, produttività, guadagni ecc. E una terza parte, quella da devolvere ad uno Stato che sia in grado di occuparsi degli chi non riceve secondo i propri meriti,impegno ecc. o degli .sfortunati che la natura o l'ambiente di nascita avesse privato di possibilità di sviluppo .
Ragionamento semplice, utopico? Probabile. Perchè inattuabile senza l'apporto di un lievito madre: la buona coscienza della specie.


Capitale e ideologia. Intervista a Thomas Piketty

In Capital et idéologie (2019) l’economista Thomas Piketty riflette sulla giustificazione sociale delle disuguaglianze, chiedendosi se è possibile superare la visione sacrale del diritto di proprietà e immaginare altri assetti per il futuro.

A seguito dell’uscita in Francia del suo ultimo libro, intitolato Capital et idéologie, l’economista francese Thomas Piketty, autore del bestseller Il capitale nel XXI secolo (pubblicato in Italia da Bompiani), ha concesso un’intervista a Études, rivista dei gesuiti transalpini con cui Aggiornamenti Sociali ha un accordo per la pubblicazione condivisa di articoli. 


Nel numero di gennaio, dunque, Aggiornamenti Sociali pubblica questa lunga conversazione con uno degli economisti più noti, direttore di ricerca all’École des hautes études en sciences sociales (EHESS) e docente all’École d’économie de Paris (EEP). L’intervista si focalizza sui principali temi di ricerca di Piketty, ovvero la disuguaglianza e le sue “giustificazioni” sociali nelle diverse epoche e culture, la concentrazione della ricchezza e la fiscalità. Di seguito alcuni passaggi dell'intervista, a cura dello scrittore Sean Rose. 

Il suo nuovo libro Capital et idéologie passa in rassegna le giustificazioni della disuguaglianza anche al di fuori dell’Occidente: in Cina, India, Giappone, Medio Oriente. Qual è lo scopo di un approccio globale?
È essenziale tornare alle radici dell’attuale regime di disuguaglianza. In generale, la disuguaglianza moderna si basa su una grande narrazione proprietarista, imprenditoriale e meritocratica: la disuguaglianza moderna sarebbe giusta, perché deriverebbe da un processo liberamente scelto in cui tutti avrebbero pari opportunità di accesso al mercato e alla proprietà, e tutti beneficerebbero automaticamente di quanto accumulato dai più ricchi, che sono considerati i più intraprendenti, meritevoli e produttivi. Ci troveremmo così agli antipodi della disuguaglianza delle società antiche, che si basava su disparità di ceto rigide, arbitrarie e spesso dispotiche. Il problema è che l’aumento delle disuguaglianze a partire dagli anni ’80 e ’90 ha preso proporzioni così massicce che diventa sempre più difficile giustificarle in nome dell’interesse generale. Inoltre, quasi ovunque si spalanca un abisso tra i proclami meritocratici ufficiali e la situazione concreta delle classi svantaggiate in termini di accesso all’istruzione e alla ricchezza. 

La retorica meritocratica e imprenditoriale appare spesso come uno strumento che i vincitori dell’attuale sistema economico usano per giustificare comodamente qualsiasi livello di disuguaglianza, senza nemmeno doverla analizzare, e stigmatizzare i perdenti per la loro mancanza di merito, virtù e diligenza. Questa colpevolizzazione dei più poveri non esisteva, o almeno non nella stessa misura, nei precedenti regimi di disuguaglianza, che ponevano maggiormente l’accento sulla complementarità funzionale tra i diversi gruppi sociali.

La disuguaglianza moderna è caratterizzata anche da un insieme di pratiche di discriminazione e di disuguaglianze di ceto ed etnico-religiose, della cui violenza le favole meritocratiche non danno conto e che ci avvicinano alle forme più brutali delle disuguaglianze dell’antichità da cui pretendiamo di distinguerci. Possiamo citare le discriminazioni di cui sono vittima i senza dimora, o coloro che provengono da certi quartieri o da determinate origini. Pensiamo anche ai migranti che annegano. Di fronte a queste contraddizioni e in assenza di un nuovo orizzonte universalista ed egualitario credibile che consenta di affrontare le sfide della disuguaglianza, delle migrazioni e del cambiamento climatico in futuro, c’è da temere che il ripiegamento identitario e nazionalista assuma il ruolo di grande narrazione alternativa, come si è visto in Europa nella prima metà del XX secolo e come si manifesta nuovamente all’inizio del XXI secolo in diverse parti del mondo.

In linea di principio, il passaggio dalle società divise in ordini dell’Ancien Régime a quelle di proprietari del XIX secolo avrebbe dovuto porre fine alle disuguaglianze di ceto e sancire l’uguaglianza di tutti relativamente al diritto di proprietà. Ma, in pratica, la modernità proprietarista euroamericana è stata accompagnata da uno sviluppo senza precedenti di sistemi schiavistici e coloniali, che ha condotto a persistenti disuguaglianze tra bianchi e neri negli Stati Uniti e tra popolazioni autoctone e immigrate in Europa, con modalità diverse, ma comunque comparabili. In sintesi: le disuguaglianze legate alle differenze di ceto o di origine etnico-religiosa (o percepite come tali) continuano a svolgere un ruolo centrale nella disuguaglianza moderna, che non si riduce alle favole meritocratiche che emergono in certi discorsi.
(...)


Ma allora non esistono leggi economiche “naturali”?
La disuguaglianza non è economica o tecnologica: è ideologica e politica. In altre parole, il mercato e la concorrenza, i profitti e i salari, il capitale e il debito, i lavoratori qualificati e non qualificati, i cittadini e gli stranieri, i paradisi fiscali e la competitività non esistono in quanto tali. Sono costruzioni sociali e storiche che dipendono interamente dal sistema giuridico, fiscale, educativo e politico che abbiamo scelto di istituire e dalle categorie a cui facciamo riferimento. 

Queste scelte rimandano innanzitutto alle rappresentazioni, che ogni società si costruisce, della giustizia sociale e di una economia giusta, e ai rapporti di forza politico-ideologici tra i diversi gruppi al suo interno. Questi rapporti di forza non sono solo materiali: sono anche e soprattutto intellettuali e ideologici. In altre parole, le idee e le ideologie contano nella storia, perché rendono costantemente possibile immaginare e strutturare nuovi mondi e società diverse. Sono sempre possibili traiettorie multiple.

Questo approccio si differenzia dai molti discorsi conservatori volti a spiegare che esistono fondamenti “naturali” delle disuguaglianze. In modo tutt’altro che sorprendente, le élite delle diverse società, in ogni epoca e a ogni latitudine, hanno la tendenza a “naturalizzare” le disuguaglianze, cioè a cercare di dare loro una base naturale e oggettiva, a spiegare che le disparità sociali esistenti sono nell’interesse dei più poveri e della società nel suo insieme, e che in ogni caso la loro struttura attuale è l’unica possibile e non può essere sostanzialmente modificata senza causare immense disgrazie. 

L’esperienza storica mostra il contrario: le disuguaglianze variano molto nel tempo e nello spazio, nella loro scala e struttura, e con modalità e una velocità che i contemporanei spesso avrebbero avuto difficoltà a prevedere anche solo qualche decennio prima. Questo a volte è stato causa di disgrazie. Ma, nel complesso, i diversi eventi e processi rivoluzionari e politici che hanno permesso di ridurre e trasformare le disuguaglianze del passato sono stati un grande successo e sono alla base delle nostre istituzioni più preziose, proprio quelle che hanno consentito di rendere reale l’idea di progresso umano: suffragio universale, istruzione gratuita e obbligatoria, assicurazione sanitaria universale, tassazione progressiva. È molto probabile che sarà così anche in futuro.
(...)


Nonostante tutto resta ottimista e continua a credere che sia possibile superare la nozione di proprietà puramente privata…
Sulla base delle esperienze analizzate nel mio ultimo libro, sono convinto che sia possibile andare oltre il capitalismo e la proprietà privata e costruire una società giusta, sulla base del socialismo partecipativo e del socialfederalismo. La strada per arrivarci passa per l’istituzione di un regime di proprietà sociale e temporanea basato, da un lato, sulla limitazione dei diritti di voto e sulla condivisione del potere con i lavoratori nelle imprese e, dall’altro, su un’imposta sul patrimonio fortemente progressiva, una dotazione universale di capitale e la circolazione permanente dei beni. Implica inoltre un sistema di tassazione progressiva sul reddito e di regolamentazione collettiva delle emissioni di carbonio in grado di finanziare la sicurezza sociale, il reddito di base, la transizione ecologica e l’istituzione di un diritto all’istruzione davvero egualitario. Infine, questo richiede lo sviluppo di una nuova forma di organizzazione della globalizzazione, con trattati di cosviluppo imperniati su obiettivi quantificati di giustizia sociale, fiscale e climatica. 

Questa ridefinizione del quadro giuridico richiede di abbandonare una serie di trattati attualmente vigenti, in particolare gli accordi sulla libera circolazione dei capitali introdotti a partire dagli anni ’80 e ’90, che impediscono il raggiungimento di questi obiettivi, e la loro sostituzione con nuove regole basate sulla trasparenza finanziaria, sulla cooperazione fiscale e sulla democrazia transnazionale.



14 gennaio 2020

venerdì 29 maggio 2020

Effetti collaterali



EFFETTI COLLATERALI
Sono passati tre mesi, una stagione fra fine inverno e primavera, dall’avviso iniziale d’allarme.
Per settimane, mesi, si è vissuto uno stato di timore- paura -terrore(a seconda dei gradi):
-paura della diffusione generalizzata,  di contrare il virus o vederlo contrare da famigliari o persone care, vicine ; paura degli effetti, di eventuali  ricoveri di scarso o precario affidamento che avrebbero arrecato danni maggiori;
 -paura degli altri , visti come possibili trasmettitori di contagio;
-paura ,per coloro che si trovavano nella condizione, con la chiusura, della perdita del lavoro e di conseguenza delle risorse per il mantenimento proprio , dei famigliari e delle proprietà;
-paura di un crollo finanziario nazionale, europeo o mondiale;
-timore di qualcosa di poco chiaro, di non rilevato , di qualche processo negativo delle libertà  in atto , di autoritarismo applicato sulla scorta del modello cinese ecc.
-timore di incorrere in controlli o sanzioni a causa di ciò che diventava proibito fare ;
si è vissuto uno stato di frustrazione, monotonia, rabbia
-soprattutto per chi avesse  un domicilio ristretto, o rapporti famigliari interni non abbastanza positivi
-per non poter vedere amici e persone care ;
-a causa degli impedimenti intercorsi  al movimento sul territorio vicino  e nel Mondo;
-nell’osservare la debolezza della scienza, della medicina, delle strutture sanitarie e assistenziali ,in sostanza dell’organizzazione complessiva della società e dello Stato
Si è subìta un’amplificazione mediatica  sensoriale e psichica come mai avvenuto nel corso della Storia, in conseguenza dell’uso fatto dagli umani contemporanei degli svariati mezzi tecnologici informatici.
L’assillo delle notizie quotidiane, la congerie d’interpretazioni diverse e contraddittorie su cause, previsioni e  rimedi possibili , hanno chiuso sensi e mente in una pressoché unica dimensione, votata costantemente alla ricerca d’ informazioni, indicazioni, precisazioni, speranze, altalenanti nel corso dei mesi.
Ad allentamento in corso, soprattutto per le persone d’età media e anziane è difficile allontanare la mente dal fenomeno .
Le sere primaverili , serene e  tiepide, vedono ora incontri  all’aperto il cui argomento centrale continua ad essere quello di questi mesi ,perché l’esistenza ne è stata pesantemente influenzata, anche quando fisicamente non si abbia subito effetti del contagio ,anche riguardo a famigliari o conoscenti. .
La progettualità positiva d’iniziative, imprese, movimenti, viaggi, stenta  a focalizzarsi, a ritenersi sicura, impendendo così  quella dinamicità che costituisce per lo più il principio dell’esistere,per molte persone, mantenute a tutt’ora in uno stato di incertezza per il futuro prossimo.
Quale sarebbe il Mondo che si ritrova, quali le persone mascherate,immagine quotidiana costante del rischio non ancora trascorso? 
Spettacoli, sport, rubriche televisive ,i circenses che normalmente servono a distrarre dalle occupazioni e preoccupazioni della conduzione dell’esistenza, del lavoro,  a dare varietà, sono nel frattempo cessati o ridotti: non possibile  partecipare , assistere a teatri, mostre d’arte, incontri culturali, concerti, a film sul grande schermo, partite di calcio, gare ciclistiche, automobilistiche ecc..
Difficile anche mentalmente, anche nel caso della lettura,  concentrarsi ,dedicare lo spirito  a qualcosa d’ altro astraendosi ,distraendosi .
E'l'occasione come non mai per comprendere i caratteri,le sfaccettature, dell'alienazione culturale e /o spettacolare: in sua assenza, ci si accorge quanto per lo più, per l'uomo d'oggi, sia difficile vivere senza, in rapporto con un tipo d'alienazione naturale di cui si può avere solo pallida reminescenza, o estemporanee prove.
Sono restati possibili  gli studi, l'ascolto della musica, la visione di film su schermi televisivi , monitor: hanno consentito di rivolgere i sensi e la mente in altre dimensione rispetto alla presente.
...
Coloro che hanno dovuto declinare le proprie prestazioni lavorative attraverso l’informatica, l’on line, il web, hanno dovuto intraprendere un surplus di concentrazione e fatica  per la trasformazione del canale di comunicazione e prestazione rispetto a quello della propria e altrui presenza viva.
Nel caso dell’Istruzione , campo di cui ho esperienza diretta, i più generosi e disponibili fra gli insegnanti si sono trovati con una giornata lavorativa prolungata anche a dodici ore circa , dovuta alla comunicazione messaggistica senza quasi confini di tempo e spazio , intercorsa al proprio interno, con dirigenti e colleghi,e da parte di studenti e famiglie, sia quelle collaborative e solerti, che quelle difficoltose.
La burocrazia interna agli Istituti scolastici , agli organi collegiali,  è stata oggetto di  adattamento e reinvenzione , attraverso l’impiego di programmi   altrimenti mai usati ,che richiedono studio e fatica mentale per l’apprendimento dell’uso.
Gli studenti a loro volta hanno subito lo  stress a causa del canale di comunicazione che ha sostituito la fisicità del rapporto scolastico. Alcuni docenti hanno esercitato con buon senso e misura,  coscienti che la didattica on line e,in generale,l’uso del pc va dimensionato,  altri hanno preteso di poter ovviare alla perdita della qualità con la quantità della trasmissione, addirittura il prolungamento del tempo d’interazione .
Si  è arrivati al paradosso che, dopo aver predicato per anni e anni la necessità che i giovani, e l’umanità in generale , non debbano abusare dei mezzi tecnologici, per i rischi fisici nervosi e psichici che ne possono derivare , ora l’Istituzione stessa prima ne esortasse,poi di fatto imponesse, l’uso prolungato, ai fini di recuperare una parte di quanto impedito.
…….
In sostanza, subiamo un rilascio d’ansia diminuito, ma tutt’altro che  trascorso .In un certo senso, piuttosto potenziato dalla lunghezza d'onda di tre mesi.
A cui può accompagnarsi, dopo i l sospiro di sollievo per lo scampato pericolo, per gli uomini più abituati ad un dinamismo esistenziale, un sentore di noia per la monotonia dell'attuale vivere, per la sua riduzione. Non è proprio dell'animale nè dell'uomo, seguitare a stare con il pensiero consolatorio e ritenere una fortuna il fatto che si sia scampato un rischio. Chi viveva con intraprendenza ha grandi difficoltà ad adattarsi alla nuova immagine del Mondo e della Specie, immagine che, come proprio della Società dello spettacolo, impedisce di comprendere quale sia l'autentica realtà contemporanea.
Il sentimento e il pensiero filosofico, religioso, come in altre situazioni  o passaggi esistenziali, avranno dato un po’ più di forza d’animo .
Non possedendo se non in minima parte il secondo, mi riferisco al primo, che può aver trovato conferme o distinzioni.
Si è potuta constare un’invarianza, nonostante secoli di sviluppo delle varie  scienze, della tecnologia , medicina , antropologia,sociologia, psicologia . Il ritorno  dell’epidemia classica, peste, vaiolo ecc, potenziata nel suo diffondersi  dalla globalizzazione; delle epidemie respiratorie del secolo passato, spagnola, asiatica,fino alle più recenti  varie forme di SARS-CoV.
Come nei tempi passati, supposizioni sulle cause delle origini,  derivazione, trasmissione ecc. Discussione sull’impatto negativo sul corpo umano, animale e vegetale e sulle sue funzioni , proveniente ai giorni nostri  dall’inquinamento dell’aria, acqua  ecc.  Materiale per rinnovare la critica al sistema dominante fondato sull’economia industriale e capitalista , sul neoliberismo potenziato dall’inizio dell’ultimo decennio del secolo scorso.
Questo sistema per gli ormai trent’anni a seguire ha deviato la critica socio-politica in direzione del fallimento del sedicente comunismo orientale.
La distretta presente mostra con evidenza che se  aveva ragion d’essere questa critica del capitalismo statale concentrato con vaga distribuzione socialista in penuria  , allo stesso modo aveva fondamento la precedente, riguardante il capitalismo  diffuso dei singoli avventurieri o capitani d’industria e della finanza,  e dei loro potentati troppo poco soggetti a regole comuni garantite dallo Stato. 
Se Chernobyl e Wuhan sono la dimostrazione del negativo concentrato,  molteplici possono essere gli esempi del negativo diffuso dall’imprenditoria industriale nel vecchio e nuovo continente.
….
E’questo il piano della critica dell’economia politica, ad altri livelli, che potremmo anche definire metafisici,  la filosofia identifica nel precedente uno dei piani di manifestazione della necessaria imperfezione umana , della sua precarietà e alienazione  naturale, del suo versante nichilista.
La filosofia ci indica la principale differenza dell’uomo rispetto agli animali nella consapevolezza che la vita avrà fine comunque nella morte, per cause varie,e fra esse si possono annoverare fra le altre anche gli effetti negativi del capitalismo, oltrechè le malattie naturali o indotte ecc.

…….
Infine, si dice comunemente:è il Sistema. Ora il Sistema sono gli industriali, i finanzieri, i politici ecc., sono d’altra parte  gli uomini comuni con libertà di scelta.
E’giusto osservare che queste libertà sono per lo più circoscritte , determinate, vincolate, pena la marginalità o l’esclusione da un certo stile di vita contemporaneo, per certi versi gratificante.
E allora il busillis è questo: fare la scelta radicale di mettersi il più possibile fuori dal sistema , allontanandosi i l più possibili dalle città, dalle fonti d’inquinamento, dai lavori più alienanti; vivere d’agricoltura, caccia e pesca, artigianato,  abbandonare la tecnologia, le produzioni che recano danno all’ambiente, il consumismo ?
Cercare l’uscita dal sistema, per creare microcosmi più semplici e naturali? O più facilmente ridurre l’uso e l’usura, di se stessi e dell’ambiente.
Nel corso dei tempi ,movimenti religiosi, filosofici, politici ecc. hanno prodotto mutamenti di orientamento, coscienza e attività in un numero anche ragguardevole di esseri umani.
Un fenomeno di tale gravità come quello presente,  originerà un nuovo movimento di uomini e donne giovani e maturi in grado d’incidere sulle politiche generali degli Stati?
Un cambiamento autentico, una svolta, potranno essere prodotti solo dalla capacità d’organizzarsi su programmi  a cominciare da elementi abbastanza sotto gli occhi di tutti, quali  l’abbattimento delle spese militari,il potenziamento di sanità e assistenzialità ,un maggiore e adeguato controllo delle industrie e delle forme di produzione tecniche e tecnologiche, degli andamenti della finanza, dei commerci, tassazioni veramente proporzionali dei patrimoni , capitali e redditi.

lunedì 11 maggio 2020

Riflessioni sul Potere di sorveglianza e controllo nella presente attualità, cause ed effetti






“La sorveglianza e il controllo sono aspetti intrinseci,connaturati alla ristrutturazione dell’economia capitalistica,detta globalizzazione in cui tutto è flusso,mobilità,quindi:esigenza di controllo”
David Lyon La società sorvegliata, 2003
“Come per i prigionieri di Bentham,l’onnipresenza dei sorveglianti tecnologici ci sta forse educando all’auto-accettazione della prigionia”
Lelio De Michelis Siamo sempre più sorvegliati La Stampa, 1 febbraio 2003

ANALISI ALTERNATIVE
In questi due mesi e mezzo ormai trascorsi vi sono  state  versioni ufficiali, per quanto varie e multiformi , anche contraddittorie, per se stesse, riguardo a origini e gravità della pandemia,  mentre  vari interventi, hanno proposto analisi alternative rispetto al trattamento politico-sanitario del   fenomeno non proposto,  come  in democrazia sarebbe dovuto accadere, ma imposto
Per fare solo qualche  esempio nazionale di analisi alternative ,  cito le osservazioni del linguista Francesco Benozzo, dello scrittore Aldo Nove, del regista e blogger Massimo Mazzucco…le analisi con sfumature meno allarmanti di qualche scienziato o medico…fino al filosofo Giorgio Agamben
Più si va avanti, e più, socraticamente, si diffida di chi vuol dimostrare di possedere verità positive; mentre è più facile elaborare la certezza di quelle negative.
Per questo la miriade d’interventi di scienziati, medici, analisti per chiarire il perché del fenomeno in corso, cause, rimedi e antidoti, probabilità e previsioni d’evoluzione, hanno offerto possibilità da vagliare;anche se nei momenti di maggior gravità della crisi, in modo assillante, purtroppo alcune  con la presunzione d’autorità,invece che con il legittimo principio del dubbio interno.
Walter Benjamin coniò alcuni termini significativi , peripezia, arabesco, per dare un’identità alle proprie elaborazioni filosofiche .Scholem, suo grande amico, ne provava grande interesse,pur osservando di capirci ben poco.
Ma di peripezie ne esistono di qualitative, come quelle del filosofo berlinese, non ovviamente alla sua altezza quelle dei contemporanei esperti.

                                                                         * *  *
Per conto mio, parto da quello che può essere il concetto riassuntivo:penso che sia in atto in questi mesi uno scatto del processo secolare  di grande devalorizzazione dell’essere umano.
La perdita di libertà organiche naturali e civili, quella del movimento, del viaggio ,dell’incontro e delle conoscenze nuove  ecc. è giustificata dal presupposto che l’essere umano è diventato in questi mesi particolarmente portatore di insanità (malattia) per se stesso, gli altri,la società. Viatico di un virus , parassitato come il pipistrello o altro animale…
A questo si riduce in questo frangente ,per riprendere i concetti di Agamben, sia la vita biologica che quella sociale, zoè e bios, dell’essere umano  : la vita biologica, perché a forte rischio di affezione da virus, la vita sociale perché repressa ;la  proiezione dell’importanza della  non vita, della morte hanno una sorta di sopravvento sulla sua identità vitale.
Nei decreti di salute pubblica, si è potuto conservare  il valore della famiglia: chi nel corso degli anni ha creato rapporti stabili, validi, con moglie, marito, figli, chi avesse tenuto con sé gli anziani genitori: questo è certo un bene ,  ha però negato la possibilità di altri raggruppamenti sociali di valore etico, religioso, sportivo,creativo  e di quei rapporti più variabili, volubili, che pure fanno parte da sempre delle possibilità sociali e di indole più volatili.
E’stata così ridotta a minimi termini  l’organicità del sociale. E’vero che è in nome della società, che si sono attuate queste regole, tuttavia al momento questa società è stata in pratica annullata e presupposta astrattamente per non si sa quale futuro prossimo o venturo.
Errori d’impostazione delle regole hanno addirittura impedito, a parte quello stanziale, l’eremitaggio, che sarebbe stato invece indicato nella circostanza ,data la richiesta d’isolamento, di distanza dai contatti..E’ stato proibito il  carattere dell’essere nomade, che si conserva  interno a molte persone, che pure hanno casa,residenza stabile.
La scienza ha dimostrato tutti i propri limiti .Ovvia domanda, pur riconoscendo le imprese di cui si è resa protagonista nel corso dei secoli, se non sia stata sopravvalutata la sua capacità , tanto da farsi sorprendere esattamente come cento anno fa per la”spagnola”. E di andare poi a tentoni, con un’infinita gamma d’interpretazione e proposte di rimedi alla moda dei cerusici di un tempo .
                   *   *  *
Come ho osservato inizialmente, varie intelligenze, e nient’affatto da sottovalutare, si sono riunite intorno ad una sensazione e idea, il sospetto del “complotto”.
Queste idee propongono  a loro volta diverse possibili interpretazioni
Su questa linea, per chi indica la pista politica, la  più semplice porta alla Cina. Al massimo grado del sospetto,in Cina sarebbe stato creato il virus da laboratorio, poi sfuggito al controllo..
Il Governo di Xi Jinping avrebbe gestito per certi versi riservatamente l’impatto, senza comunicare al Mondo le proprie conoscenze. Al fine di un vantaggio in prospettiva sull’economia di UE e U.S., contratte dall’impatto dell’epidemia e reattive con ritardo rispetto a Wuhan e alla regione dell’Hubei.
Impressionanti analogie si riscontrano in letteratura.
Il romanzo dell’americano Dean Koontz, del 1981, parla di un virus mortale chiamato Wuhan-400.
Inizialmente nel 1981 il romanzo fu ambientato in Unione Sovietica diventata poi  Russia 11 anni dopo. Il virus prese il nome della città da dove era partito Gorki – 400. In seguito, precisamente nel 1996, l’autore  ambientò il racconto in Cina e precisamente nella citta di Wuhan modificando, ovviamente, anche il nome del virus in Wuhan – 400. Il romanzo si riferisce infatti ad un virus, messo a punto in un laboratorio segreto vicino al capoluogo della provincia di Hubei, per creare una terribile arma  batteriologica, con un tasso di mortalità del 100 per cento
Il servizio del TGR Leonardo del 16 novembre 2015 parlava di esperimenti su Coronavirus nel  laboratorio di Wuhan.

C’è chi, come R.Kennedy jr., ambientalista del Natural Resources Defense Council ,  o come  il dottor Arata Kochi, ex direttore della ricerca sulla malaria dell’OMS, hanno invece indicato in Bill Gates e nella sua Foundation , unitamente a industrie farmaceutiche,chi si avvantaggerebbe  della diffusione del virus, ai fini di lucrare poi con i vaccini.
Nell’ottobre del 2019, un mese prima che si scatenasse il coronavirus in Cina, epicentro la città di Wuhan, il Johns Hopkins Center for Health Security, strettamente collegato al National Institutes of Health (L’Istituto Nazionale della Sanità Usa), ha simulato lo scenario derivante da una pandemia da coronavirus.
Partner di questa simulazione, chiamata Event 201, la Bill & Melinda Gates Foundation e il Word Economic Forum.Il Johns Hopkins Center for Health Security è stato letteralmente bombardato di richieste sull’evolversi della situazione attuale, dato che la simulazione prevedeva che il virus avrebbe causato “65 milioni” di vittime

Un’interpretazione più “morbida” potrebbe vedere in quello in atto un esperimento volto a testare  il grado di resilienza possibile :la capacità di una materia vivente di autoripararsi dopo un danno, o quella di una comunità o di un sistema ecologico di ritornare al suo stato iniziale, dopo essere stata sottoposta a una perturbazione che ha modificato quello stato.
Posizioni più preoccupate, porterebbero a seguire le piste meno esplicite di  poteri occulti non meglio definiti, votati alla soppressione de facto dei diritti democratici acquisiti dagli occidentali a partire dalla Rivoluzione inglese del sec.XVII fino all’abbattimento del muro di Berlino  .
                *  *  *
La tesi di Agamben è che le popolazioni siano tenute sotto costante minaccia anche  senza le guerre, ma dal terrorismo,dalle crisi economiche ,ora la pandemia. E che non reagiscano dovutamente all’impedimento di diritti naturali e civili, storici, culturali e religiosi, com’è stato nel caso di non poter onorare i defunti, fatto mai accaduto nel corso della Storia.
“Si direbbe che esaurito il terrorismo come causa di provvedimenti d’eccezione, l’invenzione di un’epidemia possa offrire il pretesto ideale per ampliarli oltre ogni limite. 
L’altro fattore, non meno inquietante, è lo stato di paura che in questi anni si è evidentemente diffuso nelle coscienze degli individui e che si traduce in un vero e proprio bisogno di stati di panico collettivo, al quale l’epidemia offre ancora una volta il pretesto ideale. Così, in un perverso circolo vizioso, la limitazione della libertà imposta dai governi viene accettata in nome di un desiderio di sicurezza che è stato indotto dagli stessi governi che ora intervengono per soddisfarlo”
Giorgio Agamben  su Quodlibet, 26 febbraio L’invenzione di un’epidemia
E ancora, il 17 marzo 2020 in  Chiarimenti:
“È evidente che gli italiani sono disposti a sacrificare praticamente tutto, le condizioni normali di vita, i rapporti sociali, il lavoro, perfino le amicizie, gli affetti e le convinzioni religiose e politiche al pericolo di ammalarsi. La nuda vita – e la paura di perderla – non è qualcosa che unisce gli uomini, ma li acceca e separa”
L’analisi di Agamben esprime il pessimismo per l’umanità del XXI secolo, dedotto dal suo concetto portante, Il mistero dell’iniquità, del male, Università di Friburgo i 13 novembre 2012.
Dove egli usa il termine  “mistero” non tanto nell’accezione più comune, come qualcosa di oscuro, nascosto, bensì secondo quella originale, della Grecia classica, in cui i Misteri, come quelli eleusini, significavano una prassi, un’azione teatrale, fatta di gesti, parole, rituali,in quel caso volti alla salvezza  degli uomini, che si originava nell’atto liturgico stesso.
Di conseguenza,” mistero” dell’iniquità, del male, significherebbe in verso contrario, una prassi nichilista in processo volta alla distruzione, all’annientamento.
           *  *     * 
Abbiamo  sotto gli occhi che la rappresentazione attuale  non è certo propria solo degli italiani. I governanti spagnoli, francesi, americani , poi gli inglesi, le nazionalità  più colpite dal contagio,si son trovate  via via a seguire l’esempio italico, che procedeva da quello cinese.
Seguendo il pensiero di    Alain Damasio ,tratto dall’ intervista  a “Libération”, con Nicolas Celnik:
“Mettere in scena l’ansia, stimolarla con statistiche parziali e cumulative, appellarsi a quell’influenza che è così facile da massimizzare che è la paura, diffonderla intensamente attraverso l’inflazione oscena dei media è una strategia classica per far mandare giù il rafforzamento della sicurezza. Ridurre le uscite a un chilometro da casa, vietare gli spazi naturali (senza alcun rischio di contaminazione), proibire qualsiasi piacere per quanto innocuo e sanzionare le cosiddette inciviltà virali è un’indicazione tenue ma convincente di una volontà a stento dissimulata di (formattare) spiare le popolazioni.  Lo stupore dà inizio alla paura, che si trasforma rapidamente in torpore”
Una prova di obbedienza originata dal clima di  paura, come dicono  il filosofo romano e lo scrittore lionnese, sulle orme di Michel Foucault . Un serie di rituali di divieto, impedimento, annullamento.
  *  *  *
Ma, per restare nell’ultima parte dell’età contemporanea,  perché verrebbe indotto questo senso di paura, da quello dell’atomica all’attuale, passando per terrorismo e  crisi economiche?
E’possibile rintracciare agenti riconoscibili, di questa metafisica del Male, o si tratta di una sorta di processo auto(de)generato?
C’è chi agisce il Potere che ordisce  questa strategia del terrore, della depressione, ai fini del controllo? Le teorie del complotto si spingono a identificarle  in forme derivate dalla Massoneria, come gli Illuminati di Baviera o addirittura in esseri alieni, come nell’accezione dello scrittore  giornalista inglese David Icke, esponente del Partito verde d’Inghilterra e Galles:
«La gente comune è indotta in massa a credere che la normale causa degli eventi del mondo siano le conseguenze di forze politiche note, o eventi casuali e incontrollabili. Tuttavia, la storia dell'umanità è manipolata ad ogni livello... Ora potreste chiedervi fino a quali terribili attività questa gente possa arrivare. Questi individui organizzano incidenti in tutto il mondo, che poi richiedono una risposta dall'opinione pubblica (bisogna fare qualcosa), e in cambio permettono a questi potenti di fare qualsiasi cosa questi abbiano desiderato fare sin dall'inizio.»
(Dichiarazioni di Icke )
E’indubbio che ci sono e saranno lobby economiche che traggono sempre profitto dalle crisi, ma basta rifarsi a queste entità?
 *  *  *
Da una visuale differente, per  il Potere contemporaneo  un importante  dato da osservare è questo:  più che diretto con energia da umani, procedendo nel corso dei tempi, ha piuttosto preso sempre  più valore  la sua autonomizzazione. Quando da Marx,  passando per Lukacs, Adorno ecc.fino a  Debord e  altre teorie  ultraradicali si è parlato di nozioni come Capitale, Spettacolo, Capitale totale, dominio reale del  Capitale, dell’importanza  assunta attraverso l’informatica, la cibernetica,  dall’Intelligenza artificiale, divenuta da dottrina esoterica iniziale   una potenza economica dirompente , s’intendeva arrivare a questo.
Veicoli   di questa autonomizzazione sono il dominio reale dell’economia e della scienza, della tecnologia  sull’etica e sulla religione,  sulla  politica intesa classicamente, il cui indebolimento strutturale ha cause anche interne.
In occidente l’indebolimento del sentimento religioso cristiano , del principio di democrazia attiva, delle istanze socialiste.
Le cause per l’autonomizzazione del Potere sono anche endogene.  La società democratica, con la separazione dei Poteri, produce al proprio interno, forme di controllo che finiscono  per essere autonome dal potere vero e proprio di esseri umani individuali o raggruppati che siano .
L’idea  della separazione dei poteri risalente a Montesquieu (1748) ,e più indietro nel tempo ad Aristotele, dovrebbe rappresentare  un bene, una garanzia contro la preponderanza di un uomo o di un gruppo, tali da creare una dittatura personale o un’oligarchia.
Non avremmo più Hitler, Stalin, Mao ; né Putin Orbàn ecc.
Tuttavia cosa accade? Che il controllo di un Potere sull’altro (Governo, Magistratura, Informazione ecc.) indebolisce la posizione degli individui  e crea un potenziamento del Potere autonomizzato della struttura; lo Stato, al di sopra dei personaggi che lo detengono, come Ente reso tetragono dalla fusione  strutturale dei vari Poteri umanamente indeboliti dal reciproco controllo. 
E’sempre meno facile trovare uomini di Potere esemplari nel corso dell’età contemporanea e si può pensare che nel passato, venissero più facilmente glorificati o mitizzati( da Pericle fino a Bismarck o Cavour, per fare esempi ) . Si può pensare a Ghandi; al tanzaniano Julius Nyerere; a Mandela : commisero  errori, perché l’umano è soggetto ad errare, ma restarono nel cuore delle loro Nazioni, come “padri della patria”; in Italia abbiamo avuto fra i più noti democratici emersi dalla Resistenza  Parri, Pertini; poi Moro, come  in certo senso De Gasperi o Berlinguer, uomini tuttavia limitati dal contesto storico-politico contemporaneo . Statisti tedeschi come Konrad Adenauer, prima e   dopo la liberazione dal nazismo, Jean Monnet in Francia, e altri personaggi rimasti quasi anonimi, in Stati benestanti, dove è più facile il Governo.
Nei tempi odierni si   è riconosciuta o  si riconosce qualche merito  ad Obama, a Merkel o Trudeau….con i benefici del dubbio. Chi altro?
In occasione della pandemia,  il fatto che le libertà personali, naturali , venissero  limitate al massimo in Cina, non ha creato stupore, per le note caratteristiche di dispotismo statale dell’ideologia e  potere del  PCC. Che simili norme venissero riprese immediatamente in Corea del sud, altrettanto, trattandosi da tempo di una repubblica autocratica militare, solo dagli anni’90 vagamente più democratica.
Quando in Italia le medesime norme sono state riprese dal governo 5S-PD del premier Conte, come altri ho pensato che si fosse di fronte ad un ennesimo esperimento avente teatro il Bel Paese( Che, dagli anni’90, ha visto esprimere forze politiche indotte da laboratorio, quali Forza Italia prima, il M5S poi) con dimostrazione di come  fosse possibile la  sospensione dei diritti democratici faticosamente conquistati settantacinque anni fa.
Poi però questo è accaduto in altri Stati con vocazione più democratica antica:  la Francia,in primis; la Spagna, una Nazione che non ha mai soggiaciuto  interamente al domini stranieri, e in cui è ancora viva la memoria negativa del franchismo; poi gli U.S., da ultimo,la Gran Bretagna
Allora si arriva ad un’altra tesi . Gli uomini di Governo,i responsabili ecc. hanno temuto e temono tuttora , di essere portati di fronte ad un Tribunale per inadempienze che hanno condotto ad una strage come non accadeva più da circa un secolo, non imputabile a Potenze nazionali nemiche (pur considerando il sospetto Cina) o a gruppi  terroristi; imputabile ad una pandemia, certamente, ma anche all’inadeguatezza di  strutture sanitarie deficitarie che non sono state in grado di far fronte al problema, fatto di cui gli statisti sono responsabili. Ecco allora la paura delle responsabilità,per governatori come quello della Lombardia in primo luogo, ecco la paura del premier  e dei Governi nei paesi più colpiti ,che hanno adottato tutti la medesima strategia di sospensione di libertà naturali e civili.
Un rapporto fluttuante nel corso dei mesi, fra numero di decessi  e casi di contagio dichiarati , vede la Germania oscillare dall ‘1/40-30 , mentre in Italia siamo verso  l’1/7,5, la Spagna, l’Olanda,la Svezia   1/8+, in Francia e G.B.  si scende addirittura poco sopra all’1/6! (gli U.S. , si collocano  intermedi verso l’1/17, un rapporto tale più o meno indica anche la Cina .Considerando Paesi dove i dati dovrebbero risultare  meno soggetti a mistificazione; qualche dubbio  sulla Russia che  dà al momento addirittura un 1/+di 100! ). Sono le misure della capacità sanitaria espressa dai vari Paesi, pur considerando la variabile della (s)fortuna..
Un altro timore  da parte dei governanti deve aver riguardato una relativa sfiducia nella sensibilità e senso di responsabilità delle popolazioni, in Italia come in Francia o altrove. .
Di questa condizione c’è stato chi ne ha approfittato, come l’autocrate ungherese Orban, per assumere poteri ancora maggiori. Ma è questo un caso  estremo, al momento.
Mentre in Stati che meglio esprimono la democrazia contemporanea, , vuoi perché più piccoli, vuoi perché meno abitati, insomma  più abbienti, come la Svezia, dove il welfare è ancora  più attivo,  i provvedimenti sono stati meno drastici , più condivisi e affidati al senso di responsabilità delle popolazioni.
I gruppi politici attuali, in occidente , sono egualmente responsabili, tutti, dalla destra a ciò che ormai nemmeno si può chiamare più sinistra, delle politiche neoliberiste, asservite ai poteri economici, che hanno abbattuto le spese sociali. Nel ’92 con Tangentopoli ,i poteri economici convinsero una Nazione come l’Italia che era giusto e sacrosanto che si abbattessero i pagamenti delle Imprese allo Stato, camuffando questo fatto con il pretesto della  sottrazione che avveniva ad opera dei Partiti e dei loro massimi dirigenti . In questo modo, con la rovina dei Partiti democratici al potere dal dopoguerra, e la sostituzione con il  neoliberismo di Berlusconi con FI, si avviarono i trent’anni a seguire    in cui lo Stato ha via via dovuto tagliare le spese sociali, svendendo ai capitalisti risorse e attività su cui lucrare, privando la popolazione dell’accesso gratuito o a costo politico..
Ciò ha espresso  una nuova sorta di Stato sempre  meno umanitario, in cui, similmente ai Partiti della destra, i Partiti di sinistra,  hanno via via mutato la pelle da un relativo socialismo democratico  in quella di una democrazia sempre più relativa che omologa  senza più alcuna critica  la legittimità di ceti enormemente  e inutilmente arricchiti , a discapito dei ceti medio-bassi.. La differenza data dal diverso riguardo a migranti  , cinicamente respinti dalle destre,e invece “aiutati” dagli eredi della sinistra, connota l’identità delle fazioni in un minimo spazio di divisione, mirante ciascuna alla detenzione d’incarichi di Governo. 
Questo è accaduto similmente, con qualche variazione, in Francia e in alri Paesi occidentali.
Questa mia tesi considera quanto sempre più sia diminuito   il potere positivo dello Stato nei riguardi della popolazione, potere indebolito per le cause sopra indicate.  Considera invece il potere negativo, come nel caso attuale, della struttura, della macchina del controllo sulla gente , potenziata dalla tecnologia e dall’uso invasivo fattone nel corso dell’ultimo secolo, da l primo dopoguerra ad oggi.
Considera, seguendo Hobbes, la prospettiva dello  Stato come Leviatano , adattata alle  caratteristiche del tempo attuale.
Considera anche l’identità di  società non lontane da noi, come quelle scandinave, o elvetica, olandese,  dove il Potere dello Stato sembra essere meno separato dalle popolazioni, da ciò che oggi costituisce il demos. Queste nazionalità hanno espresso anche in sede Ue un senso di superiorità derivante da economie più solide, rispetto ai grandi  Paesi sudoccidentali ,. Il loro atteggiamento è stato criticato per l’ egoismo  abbastanza esplicitamente espresso, per uno spirito di scarsa solidarietà europea. Tuttavia sull’orlo di proclami del  “si salvi chi può”, si può forse considerare di dover evitare l’esecrazione per chi si trovi in posizione migliore.
Perché ovviamente sono considerate anche le ricadute economiche negative causate dal presente blocco, embargo da virus. In cui in Italia si avrebbe una delle condizioni più pesanti.
Perché per quanto riguarda la nostra Nazione, torniamo al concetto di carenza di identità positiva dello Stato:

Affari italiani.it , 14 aprile, intervista al politologo americano Edward Luttwak

 Saremo il Paese più colpito d’Europa dalla recessione per il Coronavirus. Cosa dovremmo fare per uscirne, visto che nessuno ci aiuta?
"Secondo le statistiche tra i  196 Paesi del mondo l’Italia è il numero 8 per ricchezza totale. L’Italia è uno dei Paesi più ricchi del mondo eppure deve andare in giro come un mendicante perché è occupato da una casta. Questa è la ragione del perché lo Stato italiano non può funzionare. E non può funzionare a causa del sistema legale che è il sistema nervoso dello Stato. Ogni volta che qualcuno ha cercato di riformare questo sistema legale italiano, per aver una magistratura europea, viene bloccato dai magistrati che aprono un qualche processo contro di te o un parente".
Ciò rimanda al concetto da me espresso sopra, della ricaduta negativa della separazione dei poteri su cui si è fondato il principio di democrazia, da Aristotele fino a Montesquieu e ai legislatori della nostra Costituzione.
Un principio di garanzia , rispetto ai rischi di dittature individuali o oligarchiche, che tuttavia si trasforma a sua volta in fattore deterrente.
Un enigma per  cui  non è facile proporre avanzamento verso una  risoluzione, per società complesse, popolose, etnicamente e storicamente  più differenziate   .
Riguardo all’aggravarsi della crisi economica, già non superata in molti territori dal 2008 ad oggi, considero che o il capitalismo si fonda su sabbie mobili,se bastano due mesi a creare rischi che non si possano   evitare con una pianificazione,o siamo al pretesto di un ennesimo condizionamento per un ulteriore impoverimento delle condizioni di vita .
I Pil nazionali avranno  perso 1/6 dell’annualità, ma la Storia insegna  che si ricostruisce dopo una catastrofe come la guerra mondiale,e l’attuale non può esserne paragonata.
E vi sono possibilità diverse per una ricostruzione .Per esempio, sulla Stampa del 5 maggio, il commento di  Charles Kupchan, direttore per l’Europa al Consiglio per la sicurezza nazionale nella Casa Bianca di Obama e Biden. , osserva ,pro domo sua, che Cina e  Russia possono approfittare in Italia  della caduta di fiducia verso il potente alleato americano a causa dell’amministrazione Trump.
Allora, considerando se non vi sia esagerato timore della crisi anche economica ,   si ritorna ad Agamben, e alle sue riflessioni sulla politica della paura e sui misteri del Male..

                                                   La Virtualita’ come sostituzione della Vita

Oltre i canti e i concerti dal balcone, che conservavano almeno  una certa realtà, per quanto non assembrata, è stata tutta una gara a restituire in virtuale ciò che non si poteva più fare dal vivo.
Il  panem  non poteva essere virtualizzato,  ma per  i circenses è stato ed è possibile, in forma più illusoria o sbiadita di senso .Ecco tutta un’offerta  di teatro, mostre d’arte e viste a  palazzi  on line.
Ora, per il cinema e altri spettacoli  la differenza  di proiezione fra grande schermo e pc non è estremamente rilevante ,per quanto il fascino della sala, dei co-spettatori  sconosciuti abbia la sua importanza, che  i cinefili ben conoscono..
Ma pensiamo alla riduzione del Teatro, delle mostre d’arte, delle viste ad un palazzo  ! Di quale offerta si è trattato?
Attori, quadri o sculture, architetture, interni, saloni, giardini  ecc.,osservati, seguiti dal vero come in Teatro o al Museo, offrono una sensazione ben differente che vederli on-line. Come se,oltretutto, già prima non fosse possibile vedersi l’Opera da tre soldi di Strehler o i quadri di Modigliani sul web!
Questi aspetti consolatori finiscono per destare anche fastidio , come l’atteggiamento di beata santità dei predicatori e  oranti dell’  “Io resto  a casa”, “Andrà tutto bene!”.
I Signori del web si sono infiocchettati della benemerenza della gratuità dei loro social. 
Nell’insegnamento scolastico la didattica a distanza è stata necessaria ,pur considerando anche qui il detrimento conseguitone riguardo ai rapporti vivi, fra discenti, con i docenti..
Ma per certe attività universitarie, scuole d’arte, danza, balletti, la mancanza di fisicità è stata particolarmente avvertita negativamente.
Spero   che sapremo evitare  la paranoia che in futuro tutto ciò rimanga virtuale o comunque lo diventi sempre più.
Parrebbe in questa parte del mese di essere un po’ più in là della metà del guado, di sentire l’approdo.
Ma fare previsioni tanto per farle non è poi così interessante .Già ci provano tutti,  specie per la  miriade di interventi  da parte di esperti e articoli di giornalisti indotti dalla linea dei loro datori di lavoro, in una snervante altalena di ottimismo e pessimismo giornaliero.