giovedì 24 settembre 2020

Sette mesi di pandemia


 Sono circa sette mesi che l'umanità è sotto la stretta della pandemia.

Dopo la recessione economica ,il terrorismo integralista di matrice islamico-sunnita e la difficoltà a trovare soluzioni di collocazione per le moltitudini di migranti, la diffusione del virus ha messo ulteriormente in crisi la fiducia nella prosperità e nel benessere della Specie, nel sapere delle varie scienze, impegnate con analisi contradditorie e previsioni incerte su durata del morbo, realizzazione di un vaccino efficace ecc.
E'con il passare del tempo e la persistenza poco variata del fenomeno negativo, più sotto controllo, ma con l'incognita della stagione fredda, che la diffidenza assume aspetti polimorfi riguardo alla società umana contemporanea preminente, quella delle città, degli affollamenti, delle comunità e conventi in generale (è di questi giorni la notizia di decine di casi di contagio in qualche convento del monte Athos, per fare un esempio)
Come nelle epoche più buie, dalle invasioni barbariche alla peste, vien da pensare all'opportunità dell'isolamento, dell'eremitaggio, a forme radicali del distanziamento.
Ciò si scontra evidentemente con esigenze produttive, sociali. O, come nel caso della Scuola, dove oltre le aspettative di una didattica viva,presente, si accompagnano le necessità di collocazione dei minori da parte dei genitori impegnati sul lavoro.
E'certo difficile riformare con una certa radicalità il sistema capitalistico: improbabile attendersi questo dalle politiche liberali o dittatoriali asservite all'economia imprenditoriale , ma anche il marxismo applicato non ha scalfito l'assetto produttivo industriale.
Ma la domanda, molto banale, è se il rischio che la specie sta correndo ,vale la possibile pena!? Riflessione che dovrebbe mettere in comune qualsiasi tipo d'intelligenza.
Cito anche questo articolo di Gilberto Corbellini, da Il sole 24 ore di domenica scorsa, che offre un discreto contributo alla riflessione complessiva, mettendo al centro il giudizio su quanto sia stato positivo e quanto meno il dialogo fra scienza e politica.





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