Caro Montanelli, Nato agli inizi di questo secolo e interessandomi agli eventi storici del nostro Paese ho cercato di approfondire le mie conoscenze sulla famiglia Cadorna miei concittadini di Pallanza, soprattutto sul conte Luigi Cadorna maresciallo d'Italia che riposa nel grande mausoleo sul lungolago. Su questo personaggio ho raccolto giudizi contrastanti alle volte aspri specie in merito al disastro di Caporetto che lo vide sconfitto. Mussolini lo riabilito' e gli fece erigere il mausoleo, gli ex combattenti con Delcroix, gli donarono una villa a Pallanza ove di tanto in tanto risiedono i discendenti. Qual e' il pensiero dello storico Montanelli? Romano Bava, Verbania Pallanza
Caro Bova, Naturalmente non posso, in cosi' breve spazio, pretendere di ricostruire una figura complessa e controversa come quella di Luigi Cardorna. Posso soltanto riassumere l'idea che me ne sono fatto studiando documenti e memoriali. Come carattere, un cristallo, di cui possedeva anche la durezza. Militare, anche per tradizione di famiglia, dalla testa ai piedi, aveva della disciplina un culto che lo portava a sottovalutare, anzi a ignorare i risvolti umani, e quindi anche le debolezze, dei suoi sottoposti. Considerava ufficiali e soldati come dei robot da valutare e misurare solo sul metro della piu' rigorosa disciplina. Quando fu investito, nel '15, del supremo comando, pose una condizione: che nessuno v'interferisse, nemmeno il Re, cui pure era riconosciuta dalla Costituzione la qualifica di capo di tutte le Forze Armate. Quanto alla politica, non solo la ignorava, ma la disprezzava profondamente, e fin dal primo giorno - 24 maggio del '15 - si considero' in guerra non soltanto con l'Austria, ma anche col governo di Roma, di cui non voleva ricevere nemmeno gli emissari. Di capire la psicologia e gli stati d'animo dei soldati non si curo' mai, ne' mai si rese conto che quelli italiani, del tutto privi - eccettuati i suoi piemontesi - di tradizioni militari, non potevano essere trattati come quelli austriaci e tedeschi. Quando, nel '16, fu colto di sorpresa dalla famosa strafexpedition di Conrad (da non confondere con Caporetto che sopravvenne l'anno dopo) che travolse il nostro schieramento e porto' gli austriaci a trenta chilometri da Vicenza, Cadorna, dopo aver tamponato la falla (e li' si dimostro' uomo di polso), compi' anche lui una strafe, un castigo, contro i propri uomini, facendo fucilare tutti coloro che avevano gettato le armi, e silurando un generale di Corpo d'Armata che si era rifiutato di applicare un simile ordine. Il governo, presieduto allora da Salandra, chiese la convocazione di un consiglio di guerra, e Cadorna ignoro' la richiesta. Sulle responsabilita' di Caporetto, come lei sa, la discussione non si e' mai chiusa, e non mi sogno di riaprirla. Se lei vuole qualche particolare, mi permetto di suggerirle la mia "Italia di Giolitti", dove ne ho riferiti parecchi, e vengo alla conclusione che ne ho tratta sull'uomo Cadorna. Fu un generale di grande e inflessibile carattere, ma non un grande stratega. La sua fu dal primo all'ultimo giorno una guerra "di posizione", e quindi di logoramento, muro contro muro. Una "manovra" non la tento' mai, anzi non la concepi' nemmeno. Stava, come del resto tutti i generali italiani, eccettuato Badoglio, e forse anche Capello, che pero' era anche un carrierista avventuroso e spregiudicato, al "Regolamento", secondo il quale "le battaglie si vincono sulle cime". Sicche' quando arrivo' un battaglione tedesco al comando di un giovane capitano di nome Rommel che, infischiandosi delle cime verso cui tutta la nostra artiglieria era puntata, s'insinuo' nottetempo nelle valli, tutto il nostro schieramento ne venne preso alle spalle, e si liquefece, consentendo a Rommel di arrivare fino al Piave, dove si fermo': non per la resistenza dei nostri, come si e' sempre detto, ma per la mancanza di rifornimenti e di munizioni, che non avevano fatto in tempo a seguirlo. Ma Cadorna si rifiuto' di riconoscere tutto questo. Secondo lui, quello che aveva ceduto non era il suo fronte, quello militare, ma quello interno, grazie al disfattismo dei politici.
Idro Montanelli
Idro Montanelli
Luigi Cadorna fu generale e a lui è dedicato il monumento di Pallanza. Come appreso nella presentazione è realizzato con un materiale della zona, il serizzo. Fu realizzato dopo la morte, avvenuta nel 28 su progetto di Piacentini dall'impresa Lanfranchi da architetti come Selva, Delacroix. Le varie statue in alto rilievo rappresentano i vari corpi armati dell'esercito. Durante l'intervista abbiamo visto come non tutti conoscano i suoi sbagli e ciò che accadde a Caporetto.
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