martedì 24 novembre 2015

Le preoccupazioni legittime e la storia che sta dietro





Ormai è guerra… ricordando Valeria
di Maurizio Tiriticco

Non c’è da farsi illusioni: una buona parte del mondo islamico ci ha dichiarato guerra. Si tratta di quel mondo che non è stato contaminato da quei movimenti che hanno interessato da secoli e per secoli noi dell’Occidente del mondo. E quanta fatica e quante sofferenze abbiamo dovuto affrontare per giungere al Rinascimento, all’età dei lumi e a quelle tre grandi rivoluzioni, quella industriale, quella francese e quella russa. Abbiamo combattuto e abbiamo battuto ogni forma di intolleranza religiosa e abbiamo pagato da sempre con scomuniche, torture efferate imposte da una inquisizione cosiddetta santa, roghi a non finire, decapitazioni! Se oggi abbiamo un Papa Francesco, non credo lo si debba tanto alla Chiesa in sé, quanto a quella cultura liberale che anche nella Chiesa con enorme fatica nel corso dei secoli ha fatto breccia. La Chiesa non si è rinnovata per risorse interne: va sempre ricordato che l’insegnamento evangelico nulla ha a che vedere che con la Chiesa secolare costantiniana (Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre, non la tua conversion, ma quella dote che da te prese il primo ricco patre! Dante, Inferno XIX).
Ricordiamo l’arretratezza di un Pio IX! I diritti dell’uomo del 1779? Una carta scritta dal demonio! Un papa che ha resistito in mille modi contro il diffondersi dello spirito liberale, saldamente represso con le efferate pubbliche decapitazioni di Mastro Titta, ben 516, fino al 1870, e con una pena di morte che è stata formalmente abolita nello Stato pontificio solo nel 2001. Se poi si è giunti alle Rerum Novarum e, più recentemente alla Laborem excercens, ciò lo si deve a quello spirito liberale – non chiamo in causa lo spirito laico che è altra cosa – che da cent’anni a questa parte ha contaminato la Chiesa.
Quei diritti dell’uomo, fatti propri dall’Onu nella Carta del 1948, che integrano e arricchiscono le quattro libertà fondamentali enunciate dal presidente Usa Roosevelt nel 1941, “di parola, di credo, dal bisogno e dalla paura”, e ben presenti anche nella nostra Carta costituzionale varata nel 1947, sono i fondamenti del nostro convivere insieme nel rispetto del pensiero libero di ciascuno e di tutti.
Non è un excursus inutile ciò che ho scritto finora. Intendo soltanto dire che ogni religione è, per sua originaria natura un’altra cosa rispetto allo spirito liberale! La religione “lega” prima di “liberare”! E quando poi una religione è monoteista, cominciano i guai. Ciascuna sostiene che solo il suo dio è vero! Altra cosa il politeismo! Il politeismo greco e latino è stato uno dei fondamenti di due grandi culture e civiltà. Nel mondo classico non ci sono state quelle guerre di religione che invece hanno sconvolto l’Europa per secoli.
E l’Islam – non vanno dimenticati gli altri credi diffusi sull’intero pianeta; parlo dell’Islam perché è quello che ha a che fare con la nostra civiltà europea e con il nostro continente – ebbene, l’Islam purtroppo non è stato ancora contaminato! So bene che esiste un Islam moderato, ma… si tratta di quell’Islam che obtorto colloconvive con religioni e culture “altre”: una moderazione indotta dalla necessità. In effetti quell’Islam che non deve convivere, ma che è dominante, è tutt’altra cosa! Io allibisco quando vedo che a Dubai hanno costruito il grattacielo più alto del mondo e quelle arditissime Palm Islands sul Golfo persico – segno di tecnologie avanzatissime – ma frustano, lapidano e decapitano le donne secondo un diritto degno del più immondo nostrano medioevo! Rileggetevi Tertulliano, un Padre della Chiesa: quante ne dice contro le donne! Il fatto che non debbono uscire a volto scoperto è solo una finezza! D’altra parte, quale valore possiamo attribuire a un essere che è solo una diaboli ianua, una porta del diavolo? E’ tutta colpa di Eva, se Cristo è dovuto salire in croce per liberarci!!! Lo scrive Tertulliano! Allora, come posso stupirmi, se i militanti dell’Isis schiavizzano, stuprano, ammazzano le donne, anche se vecchie e bambine!!! E sono militanti pronti anche a farsi esplodere! Tanto nel paradiso di Maometto troveranno altrettante donne, le Uri, tutte giovani e vergini, pronte a soddisfare tutti i loro bisogni sessuali! Un paradiso ridotto a casa di tolleranza! Non vorrei!
Con i fanatici che non solo aspirano a rafforzare l’Isis (Islamic State Iraq Syria), ma a costruire con la forza uno Stato islamico mondiale c’è poco da scherzare! Abbiamo già percorso una strada simile, quanto un certo Hitler pensava che solo la pura razza ariana germanica fosse degna di governare il mondo! E quanto abbiamo sofferto.
Sono fortemente preoccupato!


L'analisi qui sopra , che abbiamo appena letto,  esprime delle indubbie verità. Tuttavia, come sappiamo, la città,il mondo occidentale, hanno i loro aspetti ciritici.
A tal proposito invito a leggere anche la pagina che segue (anche nelle città dei lumi, non tutto riluce!):





sabato 21 novembre 2015

L'Is, il Qatar e i suoi interessi in Italia

L'Is, il Qatar e i suoi interessi in Italia

Il Qatar è tra i maggiori indiziati per il sostegno allo Stato islamico. Eppure l'emirato ha costruito una fitta rete di relazioni in Europa e lungo lo stivale grazie a investimenti milionari nei settori chiave: dalla moda al turismo fino all'alimentare
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MILANO - Segui i soldi e troverai la risposta. Terrorismo e affari vanno di pari passo. Spesso sono a braccetto: il dubbio è che gli Stati arabi con una mano finanzino gli estremisti islamici, con l'altra investano senza badare a spese in Occidente. Con i loro dollari, si accreditano presso i governi e l'opinione pubblica. Abbastanza per aver un'immagine tale da oscurare i pensieri su quello che potrebbe succedere all'interno delle loro mura domestiche. Secondo una ricostruzione del giornale britannico The Guardian, il califfato del terrore sarebbe finanziato dal Qatar, almeno dal 2009, quando il presidente siriano Assad rifiutò la proposta dell'emirato di costruire un gasdotto che si sarebbe collegato all'Europa in concorrenza con il gasdotto della Russia di Vladimir Putin, alleato dei siriani.

Non solo: l'anno successivo Damasco strinse un accordo per un'altro gasdotto con l'Iran, sciita, che avrebbe permesso a quest'ultimo di rifornire l'Europa attraversando Siria e Iraq. Uno sgarro grave per chiunque, ma ancora di più per un Paese arabo sunnita e sufficiente a sostenere qualunque movimento disposto a rovesciare il governo di Assad. Da sempre all'interno dei Paesi musulmani la corrente sciita è in contrasto con quella sunnita e quando subentrano gli interessi commerciali basta poco per dar fuoco alle polveri. Il Qatar possiede un terzo delle riserve mondiali di gas, ma ha un bisogno disperato di un mercato come l'Europa per venderle. E la Siria avrebbe ostacolato un possibile sbocco.

Sul fronte opposto i governi occidentali alle prese con debiti fuori portata sono alla ricerca di investimenti esteri e di materie prime. L'Italia ne è un fulgido esempio. Il fondo sovrano del Qatar ha una capacità di spesa di 130 miliardi di dollari e una passione smisurata per il made in Italy. "Non è questione di soldi, è questione di disponibilità di asset" disse lo sceicco Nawaf Bin Jassim Bin Jabor Al-Thani, presidente del fondo Katara Hospitality, appena siglato l'acquisto dell'hotel The Westin Excelsior Rome di Via Veneto. 

E se all'Italia gli asset di pregio non mancano proprio, l'operazione da 222 milioni di euro nel cuore della Dolce vita romana ha confermato la passione del Qatar per l'Italia. Quello di settembre è solo l'ultimo degli investimenti lungo la Penisola: a Milano, lo scorso febbraio, il fondo sovrano dell'emirato ha comprato per una cifra mai rivelata l'intera area di Porta Nuova, nota al grande pubblico perché sulla sua superficie sorgono il grattacielo, sede di Unicredit, e il Bosco verticale.

L'Italia è un "mercato molto promettente" sul quale il Qatar intende continuare a investire, come dimostrano le iniziative portate avanti negli ultimi tempi: in Lombardia gli emiri hanno già rilevato lo storico Excelsior Hotel Gallia di Milano. In Sardegna si sono detti pronti a correre in aiuto dell'Aga Khan investendo nella compagnia aerea Meridiana e rilevando la Costa Smeralda. Negli interessi del Qatar figurano anche i terreni dell'ex San Raffaele dove sorgerà il nuovo ospedale di Olbia: un'operazione da 1,2 miliardi di euro. Nel complesso ad oggi Doha ha investito in hotel italiani 800 milioni di euro mettendo il cappello anche sul Four Season di Firenze e il Saint Regis di Roma.

Gli interessi qatarioti in Italia però non si limitano all'immobiliare e al turismo. Dopo l'uscita dal capitale di Dubai, Doha è diventato il primo azionista della Borsa di Londra, che dal 2007 ha rilevato Piazza Affari. La prima acquisizione di grido, però, porta il nome della maison del lusso Valentino rilevata nel 2012 dal fondo Permira per 700 milioni di euro. Pochi mesi dopo, a ottobre, l'allora premier Mario Monti tornò dal Qatar con in tasca l'accordo per la nascita di una joint venture paritetica tra il Fondo strategico italiano (Fsi), la holding controllata dalla Cassa depositi e prestiti, e la Qatar holding (Qh): "Iq made in Italy venture",una società con un capitale di 300 milioni di euro che salirà a due miliardi e lo scopo di investire in settori chiave del Paese. Per ora le operazioni non sono state tante, ad eccezione dei 115 milioni di euro investiti nella società che esporta la carne del gruppo emiliano Cremonini.

martedì 17 novembre 2015

Agnes Heller, nuovo totalitarismo e terrore

Agnes Heller: "È un nuovo totalitarismo, la sua ideologia è il terrore"

Secondo la filosofa ungherese l'unico modo per sconfiggere la jihad è scalfirne sul terreno l'alone magnetico, da grande potenza: "Per riuscirci è necessario coinvolgere la Russia"
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La filosofa ungherese Agnes Heller, allieva di Lucàks, tra le pensatrici più feconde del dopoguerra in campo di filosofia politica e morale, a 87 anni trabocca ancora passione politica e intellettuale. Dopo l'11 settembre, vissuto da vicino come titolare della cattedra Hannah Arendt alla New School for Social Research di New York, in 911: Modernity and Terror (2002) introdusse un'analogia, discussa ma stimolante, tra terrorismo islamista e sistemi totalitari (ebrea scampata all'Olocausto e poi dissidente perseguitata dal regime socialista ungherese, li ha conosciuti da vicino).

Ne è ancora convinta?
"L'islamismo è il nazismo contemporaneo e va combattuto allo stesso modo. Tutti i governi dovrebbero unirsi in una causa comune. Senza ignorare la realtà: naturalmente Assad è un orribile dittatore, ma contro questi terroristi accetterei anche lui. Obama, da buon politico, ha parlato di attacco "al mondo civilizzato": così include la Russia, che non è una democrazia liberale. Ma dev'essere coinvolta nella lotta al terrorismo. Penso abbia ragione, anche se disprezzo il governo di Putin, come il mio (quello ungherese di Viktor Orbàn, ndr). Ma contro Hitler, Churchill e Roosevelt si allearono con Stalin, mentre i gulag erano pieni".

Nel 2003, con altri intellettuali (Hitchens, Berman, Ignatieff) appoggiò l'attacco all'Iraq per rovesciare Saddam. Guardando indietro, ha cambiato idea?
"Aristotele dice che siamo responsabili delle conseguenze prevedibili delle nostre scelte. Quanto è accaduto dopo era imprevedibile, per me. Mi dispiace. Ero in errore".

Scrive che la guerra al terrorismo non è una guerra culturale.
"Non è una "culture war". Ma il terrorismo è una cultura. Un'ideologia, un modo di vita, un insieme di convinzioni e doveri, non solo atti di violenza. Per i terroristi è "virtù", perché uccidono i "crociati", il nemico assoluto - questo è tipicamente totalitario. Ma ci sono elementi di novità assoluta. Per esempio, l'Is non rappresenta nessuna nazionalità e non è propriamente uno Stato, sebbene si proclami tale: un'orda di fondamentalisti volontari che odia il resto del mondo".

C'è il rischio di cadere in semplificazioni che demonizzano tutto l'Islam?
"Islamismo non è Islam, come il leninismo non era il pensiero di Marx, e il nazismo non era Wagner o Nietzsche. Nel XX secolo ci furono essenzialmente ideologie secolari alla base dei totalitarismi, è la prima volta che un fondamentalismo religioso ne diventa il vettore. È basato sull'Islam, lo usa come un'arma - le ideologie sono armi. Le democrazie liberali, i diritti umani e di cittadinanza sono il nemico più grande, più di ebrei e cristiani".

André Glucksmann nel libretto "Dostoevskij in Manhattan" ha scritto che il terrorismo moderno è la piena realizzazione del nichilismo. Con gli omicidi di massa afferma "uccido, dunque sono". È d'accordo?
"Credo sia un'idea condivisibile. Siamo nel campo del nichilismo radicale: uccidere è un fine in sé. Una fede assoluta nelle loro verità si sposa con il nichilismo. Talvolta si crede siano in totale contrasto, ma in qualche modo i due estremi finiscono per toccarsi".

In un video, un mujaheddin dichiara "la cura per la depressione è la jihad". La violenza colma un vuoto di senso. Cosa possiamo fare?
"Combattere l'Is. È una lezione che ci viene dalla storia. Alla gente piace stare dalla parte del più forte, ama i vincenti, quelli che "fanno le cose". L'immagine di forza è un fattore d'attrazione magnetico".

Ricorda quanto accadde in Italia con le Brigate Rosse: abbattere il mito della "geometrica potenza" fu essenziale.
"Se combatti gli islamisti, se perdono il loro potere, ne scalfisci l'immagine e la forza d'attrazione viene meno. Il male è una pestilenza. È potere, ed è contagioso".

Si porrà anche in Europa la tentazione del Patriot Act?
"In Europa sono spaventata piuttosto da Marine Le Pen. Anche Orbàn gioca sull'odio, non per gli islamisti, ma per "gli stranieri", chiunque sia diverso è "nemico". La sua tradizione, l'estremismo nazionalista, al momento è il pericolo più grande presente in Europa".

Ha insegnato a generazioni di studenti. Lo stato di salute della filosofia oggi?
"Questa è una generazione di filosofi deboli. Per la mia generazione ci sono state molte prove: l'Olocausto, poi le dittature. Per porre domande filosofiche originali, devi avere esperienze storiche e sociali intense. L'orrore terrorismo, i dilemmi che pone, possono innescare riflessioni filosofiche originali. Non si può più rispondere al problema del male solo con Hannah Arendt".