lunedì 22 giugno 2015

I monti di Rodè

Possiamo pensare anche allo scrivere, alla letteratura, non come uno studio obbligato, ma come un piacere?
Invito tutti a pubblicare un loro racconto estivo.
Comincio io, con questo racconto che ho scritto per un gruppo letterario locale ....ditemi cosa ve ne pare...chi ha letto il mio "Oltre nord-ovest"(solo Elisa?)potrà riconoscere qualche personaggio...




I MONTI DI  RODE’
E allora provammo a vedere com’era Rodè. Saliva Simon canticchiando ,senza ricordare  bene le parole,la canzone dei sette nani, poi si  fermava di botto sul ciglio del sentiero  e prorompeva in un fragoroso”Oh!Lavooraarrrrr!” .
Philip era preso da quei suoi momenti di entusiasmo, così contagiosi di una vita nuova, fuori dal mondo:
Fin, questo è il posto che ci vuole!” Sopra le baite di Luera , dopo la sommità dei prati, cominciava uno di quei solenni faggeti dove un’ombra chiara ti fa sentire in una cattedrale naturale.
Dopo l’erta da Crealla, ora il passo procedeva più facile, sull’uniforme tappeto pulito sotto i faggi.
Informavo Philip che quello era un gran bosco per funghi, durante gli agosti e i settembri, se la pioggia sottile seguiva alle vampe della canicola.
Eravamo ai mille metri di Rodè, l’aria tersa in quel giugno, lasciava intravedere spicchi di lago verso Cannobio.
Apparve la bella spianata, le baite,fra cui doveva trovarsi quella di Vittore...un cane pastore prese ad abbaiare con impeto, e dopo pochi secondi già si ruzzolava con Simon sulla soffice erba..
Era  comparso,l’anziano Vittore, camicia a quadri e pantaloni di fustagno, lineamenti tagliati con il falcetto:”Dunque siete voi che volete rimpiantare in Rodè?Eh, proprio a un crucco lasciare la mia baita, non l’avrei mai pensato..ma certo,chi trova nostri giovani oggi..tutti  moto, macchine, e i genitori che glielo permettono!”
“Veramente  Vittore, non sono della Germania, sono belga, e ho fatte esperienza in varie parti,Spagna, Francia, prima di venire in Italia..ora a Crealla non ho abbastanza terra per darci da mangiare, devo allargarmi, produrre più patate, più erba per il bestiame..”
“Eh, qui terra e acqua fanno le patate più buone , non sarebbe un cattivo affare, ma certo c’è da lavorare,e trasporti ,qui ,tutto in teleferica! Ma dove tieni i l bestiame, il quel buco là a basso? Vedi qui che spazio, che aria?”
Ci volle offrire un caffè, prima di cominciare a parlare di soldi, di conti, di contratti, affitto o di compere!
“Ma su, come va a Crealla?  Domenica voglio discendere  magari,un bicchierino dalla Franca,una partita a carte con il Pietro e l’Egidio..e il Lùrenz come sta ? Ce la fa ancora a caricare la teleferica per Falmenta? Oramai…siamo tutti vecchi!”
Poi il discorso passò sui fatti della politica :”Allora ‘sto Berlusconi com’è? Dopo due mesi aveva bell’e preso tutto..insomma, han fatto fuori il Craxi, ma han trovato un altro padrone…”
Mentre Vittore cercava d’informarsi, Philip contemplava quello che stava vedendo come il prossimo regno pastorale  personale..risposi  che nel giro di un anno c’era stato un cambiamento  della classe politica anche in Italia, come accaduto oltre cortina..ma  Vittore si era fatto assente, o  assorto..poi cominciò a raccontare.
“Cinquant’anni sono passati, giusto cinquant’’anni fa ..Allora anche qui venne l’inferno! Avevo quindici anni e, dio bono, era appena cominciata la stagione,lo vedi quel fusto?porta ancora le tacche, da giugno a settembre segnavo i giorni che passavano,prima di poter scendere! Ma mio nonno quell’anno mi  aveva detto che ero fortunato a stare  quassù, che giù in valle non era aria, non parliamo poi di Cannobio.
Stavo dunque qui, giornate dopo giornate,con il cane , le pecore,ogni tanto m’arrampicavo fino ad Archia..fu in quei giorni di giugno  che i tedeschi portarono il terrore …”Arca”, “Marco”, “Selva”, quelli della “Battisti” erano proprio sul piano e il massiccio attacco li fece a pezzi..Io stavo qua sotto, ma per paura di notte non dormivo neanche più in baita, avevo i l timore che m arrivassero qui nel sonno…mi ero portato fuori, nel bosco,ero andato un bel po’ in là  in dentro e avevo costruito una specie di capanna , coperta di frasche, lì chiudevo gli occhi…
Un bel momento sento tutto un frusciare di fogliame, ma spesso, e salta fuori uno, gli occhi fuori dalla testa ..spaurito non mi sono neanche mosso, ho visto  subito che non era un crucco…Era capitombolato giù da Archia, non sapeva se l’avessero visto “dammi qualcosa da mangiare, non ce la faccio più, li hanno ammazzati  tutti!” Nel buio che si rischiarava per l’ alba lo portai alle baite, avevo il pane della settimana,un po’ di formaggio…ma non aveva ancora finito di masticare un boccone, che cominciammo  a sentire urla e comandi, quei terribili ordini..mi affaccio per vedere se Ultimo-quello era il suo nome, me l’aveva detto poco prima-faceva a tempo per correre al bosco, ma vedo che già dei tedeschi hanno circondato l’alpe..allora lo infilo nello stabbio, con il gregge.
Arrivano quattro, cinque, dietro ce n’è una bella fila..alzo le mani…uno parla abbastanza l’italiano ,mi mette la mano al collo, ricordo quel viso grosso, quegli occhi rossi, alterati “Si è nascosto qui, l’hai visto passare?” Non riesco a parlare, faccio segno di no, e punto il  dito verso il basso ,poi a destra..dentro di me ,non voglio che poi vadano a far del male a Crealla, verso Socraggio,voglio indicare…
Mi piazza un man rovescio;appena dopo  uno mi stringe ,ha gli occhi da pazzo, mi si fa addosso..ma  il capo lo ferma, mi tira da parte contro il muro …  “Ora vedremo…frugare dappertutto ,e attenti che ha ancora l’arma..”
Dopo aver rovistato in baita-ma non è che ci fosse tanto spazio-vanno allo stabbio ,tirandomi dietro come uno straccio “Fai uscire le pecore e non fare scherzi o kaput!”
E’finita. Cosa posso fare? Sfilo il paletto, e  i cani dietro di me, ordinati, come bravi ufficiali, svolgono bene il loro dovere, il gregge esce compatto e smamma verso un angolo della radura…i soldati entrano, ma non sento niente..escono fuori”Qui non c’è nessuno, questo ragazzo sincero, l’altro è andato in giù di corsa, andiamogli dietro, non ci può sfuggire”.
Mi danno uno spintone, uno un calcio nel didietro , e via ,in un batter d’occhio non c’è più nessuno…Guardo nello stabbio, che è liscio e puzzolente di sterco di pecora, ma non tanta di esserci nascosto sotto.. Ultimo non c’è..ma che, il Dio dei partigiani l’ha reso invisibile…esco, sbalordito, spaventato, l’inferno è passato o tornerà? Mi viene una caga  che prendo un fiasco d’acqua,un pezzo di pane, e guardando bene che non ci sia più nessuno intorno, facendo dei giri, m’inoltro nel bosco, laddove si fa via via più denso, verso la sponda più nascosta dove ho la capanna.. mi pigliasse un colpo, viene fuori una sagoma  che si sbraccia perché non urli, vedo subito che è Ultimo…”ma dio bono,  come hai fatto a venir fuori, da dove sei passato..oramai ti credevo preso !”
Ci volle un po’..fiatone tutti e due ,ci sdraiammo nella capanna, a riprenderci..parlava piano , a voce bassissima-non c’era da fidarsi- ma a poco a poco sembra sereno, come quello che ce l’ha fatta, che l’ha fatta in barba ..e mi racconta una storia  che non starebbe né in cielo né in terra, se non è che fosse successa davvero.
Mi va a prendere Omero, sono un povero ignorante, ma Don Bruno ogni tanto ci raccontava qualche storia.. “Quando Odisseo e i suoi vennero presi prigionieri dal ciclope Polifemo,  l’eroe greco riuscì ad accecarlo, ma sarebbe stata la fine lo stesso, perché un masso enorme serrava  l’entrata della grotta ..per fortuna erano chiusi insieme al gregge, e le pecore, gli arieti, arrivò il momento che cominciavano a belare per la fame e la sete..allora Polifemo ,il mostro che li aveva a cuore, da cieco dovette spostare il masso per farli uscire, stando attento a che non uscissero i greci.. ma non riuscì ad acchiapparne nemmeno uno ,perché si erano attaccati sotto le pance , e le bestie erano serrate in modo tale che passarono senza essere sentiti…così  ho fatto io, con tutte le mie forze mi sono teso di sotto, con le mani attaccato al pelo e con le gambe  rigide e sollevate, finché le bestie sono arrivare verso i l bosco, dove sono strisciato fino  a qui.. grazie ai cani che le hanno tenute in gruppo, serrate…”
Fu così che si salvò Ultimo, superstite della Battisti…la capanna per quasi  un anno fu il suo rifugio ,non volle tentare altra sorte “Questa maledetta guerra finirà!”, si convinceva.
Finché un giorno dell’aprile seguente,una mattina Don Bruno diede strappi alle campane…e da Falmenta, Socraggio, Gurro, Cavaglio, Spoccia, fu tutto un concerto…e Ultimo scese a Crealla ,e si fece festa; ma non volle andare subito a Cannobio, né a Milano..per un po’ continuò a raggiungere furtivo la capanna “là si sta bene” diceva .Poi tornò a Intra, dove vive ancora..negli anni, fece il maestro di scuola, e mi diceva che spesso raccontava la storia di Odisseo e Polifemo ai bambini..la storia che gli aveva slavato la pelle !”
Il pomeriggio di giugno se ne andava..presero accordi, Philip e Vittore, mentre Simon cercava nel bosco la capanna di Ultimo..scendemmo poi a Crealla.
L’anno dopo Philip si trasferì in Svizzera,a Camedo; quello di Rodè rimase un progetto,uno dei tanti, di un angolo di pace che un giorno lontano di giugno l’inferno non riuscì a violare..

giovedì 18 giugno 2015

Il tema d'Italiano

Queste le tracce d'Italiano  proposte quest'anno per la maturità. provate a leggerle con attenzione,a  simulare quale avrebbe potuto essere la vostra scelta e, perchè no?,un possibile svolgimento...

(la trasposizione  qui sottostante non è delle migliori. Vari siti le propongono,per es.potete provare da:

Esami di Maturità 2015, ecco le tracce: 

www.ansa.it › Speciali
14 ore fa - Maturità 2015, la prima prova. Calvino, Malala, la Resistenza, l'immigrazione, lo smartphone i temi delle tracce. Per Calvino è stato scelto un ...



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Sessione ordinaria 2015
Prima prova scritta






Ministero dell’Istruzione, dell’ Università e della Ricerca
P000 - ESAMI DI STATO DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE

PROVA DI ITALIANO

Svolgi la prova, scegliendo una delle quattro tipologie qui proposte.


TIPOLOGIA A - ANALISI DEL TESTO

Italo Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno, in Romanzi e racconti, Vol. I, edizione diretta da C. Milanini, a cura di
M. Barenghi e B. Falcetto, Mondadori, Milano 1991.
A volte il fare uno scherzo cattivo lascia un gusto amaro, e Pin si trova solo a  girare nei vicoli, con tutti che gli gridano improperi e lo cacciano via. Si avrebbe voglia d’andare con una banda di compagni, allora, compagni cui spiegare il posto dove fanno il nido i ragni, o con cui fare battaglie con le canne, nel fossato. Ma i ragazzi non vogliono bene a Pin:   l’amico dei grandi, Pin, sa dire ai grandi cose che li fanno ridere e arrabbiare, non come loro che non capiscono nulla quando i grandi parlano. Pin alle volte vorrebbe mettersi coi ragazzi della sua età, chiedere che lo lascino giocare a testa e pila, e che gli spieghino la via per un sotterraneo che arriva fino in piazza Mercato.
Ma i ragazzi lo lasciano a parte, e a un certo punto si mettono a picchiarlo; perché Pin ha due braccine smilze smilze ed è il più debole di tutti. Da Pin vanno alle volte a chiedere spiegazioni su cose che succedono tra le donne e gli uomini;  ma Pin  comincia  a canzonarli  gridando per  il  carrugio e le madri  richiamano i  ragazzi:  -  Costanzo!Giacomino! Quante volte te l’ho detto che non devi andare con quel ragazzo così maleducato! 
Le madri hanno ragione: Pin non sa che raccontare storie d’uomini e donne nei letti e di uomini ammazzati o messi
in prigione, storie insegnategli dai grandi, specie di fiabe che i grandi si raccontano tra loro e che pure sarebbe bello stare a sentire se Pin non le intercalasse di canzonature e di cose che non si capiscono da indovinare. 
E a Pin non resta che rifugiarsi nel mondo dei grandi, dei grandi che pure gli voltano la schiena, dei grandi che pure sono incomprensibili e distanti per lui come per gli altri ragazzi, ma che sono più facili da prendere in giro, con quellavoglia delle donne e quella paura dei carabinieri, finché non si stancano e cominciano a scapaccionarlo.
Ora Pin entrerà nell’osteria fumosa  e viola, e dirà cose  oscene, improperi  mai  uditi  a quegli  uomini  fino  a farli imbestialire e a farsi  battere, e canterà canzoni  commoventi, struggendosi  fino  a piangere e a farli  piangere, e inventerà scherzi e smorfie così nuove da ubriacarsi di risate, tutto per smaltire la nebbia di solitudine che gli si condensa nel petto le sere come quella.
Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino (1923 -1985), pubblicato nel 1947, è ambientato in Liguria, dopo l’8
settembre 1943, all’epoca della Resistenza. Pin, orfano di madre e affidato alla sorella che per vivere si prostituisce,cresce per strada abbandonato a se stesso, troppo maturo per giocare con i bambini e estraneo, per la sua età, al mondo degli adulti. Il suo unico rifugio è un luogo segreto in campagna, in cui i ragni fanno il nido. In carcere, dove finisce per un furto, entra in contatto con i partigiani ai quali si aggrega non appena riesce a fuggire di prigione; con loro condivide le esperienze drammatiche della fine della guerra.

1.    Comprensione del testo
Riassumi sinteticamente il contenuto del brano.

2.    Analisi del testo
2.1. Il  sentimento  di  inadeguatezza di  Pin e la sua  difficoltà  di  ragazzino a collocarsi  nel  mondo sono temi esistenziali, comuni a tutte le generazioni. Rifletti su come questi motivi si sviluppano nel brano.
2.2. L’autore utilizza strategie retoriche come ripetizioni, enumerazioni, metafore e altre; introduce inoltre usi morfologici, sintattici e scelte lessicali particolari per rendere più incisivo il suo racconto; ne sai individuare  qualcuno nel testo?
2.3. Cosa vuole significare l’espressione “nebbia di solitudine che gli si condensa nel petto”? Ti sembra che sia efficace nell’orientare la valutazione su tutto ciò che precede?






3.    Interpretazione complessiva ed approfondimenti
Il sentiero dei  nidi di  ragno  parla  della tragedia della seconda  guerra  mondiale e  della  lotta partigiana, ma
racconta anche la vicenda universale di un ragazzino che passa drammaticamente dal mondo dell’infanzia a
quello della maturità. Il brano si sofferma proprio su questo. Svolgi qualche riflessione relativa a questo aspetto
anche utilizzando altri testi (poesie e romanzi, italiani e stranieri) che raccontano esperienze simili di formazione
o ingresso nella vita adulta.

TIPOLOGIA B - REDAZIONE DI UN “SAGGIO BREVE” O DI UN “ARTICOLO DI GIORNALE”
(puoi scegliere uno degli argomenti relativi ai quattro ambiti proposti)
CONSEGNE
Sviluppa l’argomento scelto o in forma di «saggio breve» o di «articolo di giornale», utilizzando, in tutto o in
parte, e nei modi che ritieni opportuni, i documenti e i dati forniti. 
Se scegli la forma del «saggio breve» argomenta la tua trattazione, anche con opportuni riferimenti alle tue
conoscenze ed esperienze di studio.
Premetti al saggio un titolo coerente e, se vuoi, suddividilo in paragrafi.
Se scegli la forma dell’«articolo di giornale», indica il titolo dell’articolo e il tipo di giornale sul quale pensi
che l’articolo debba essere pubblicato.
Per entrambe le forme di scrittura non superare cinque colonne di metà di foglio protocollo.

1. AMBITO ARTISTICO - LETTERARIO
ARGOMENTO: La letteratura come esperienza di vita.

DOCUMENTI














V. Van Gogh, La lettrice di romanzi, 
olio su tela, 1888














H. Matisse, La lettrice in abito viola,
olio su tela, 1898














E. Hopper, Chair car,
olio su tela, 1965




Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
129      soli eravamo e sanza alcun sospetto.

Per piú fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
132      ma solo un punto fu quel che ci vinse.

Quando leggemmo il disïato riso
esser baciato da cotanto amante,
135      questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi baciò tutto tremante.
DANTE, Inferno V, vv. 127-136 (Garzanti Prima Edizione 1997, pag. 85)





«Pubblico: La poesia è “una dolce vendetta contro la vita?”
Borges: Non sono molto d’accordo con questa definizione. Ritengo che la poesia sia una parte essenziale della vita.
Come potrebbe essere contro la vita? La poesia è forse la parte fondamentale della vita. Non considero la vita, o la
realtà, una cosa  esterna  a  me. Io sono  la vita,  io  sono    dentro  la vita. E  uno  dei  numerosi  aspetti  della  vita è  il
linguaggio, e le parole, e la poesia. Perch  dovrei contrapporli l’uno all’altro?
Pubblico: Ma la parola vita non è vita.
Borges: Credo però che la vita sia la somma totale, se una simile somma è possibile, di tutte le cose, e quindi perché
non anche del linguaggio? […] Se penso alle mie passate esperienze, credo che Swinburne faccia parte della mia
esperienza tanto quanto la  vita che  ho condotto a Ginevra nel  ’17. […]  Non credo che la vita sia qualcosa  da
contrapporre alla letteratura. Credo che l’arte faccia parte della vita.»
Jorge L. BORGES, Conversazioni americane, Editori Riuniti, Roma 1984

«Nel momento in cui legge, […] il lettore introduce con la sua sensibilità e il suo gusto anche il proprio mondo
pratico, diciamo pure il suo quotidiano, se l’etica, in ultima analisi, non  che la riflessione quotidiana sui costumi
dell’uomo e sulle ragioni che li motivano e li ispirano. L’immaginazione della letteratura propone la molteplicità
sconfinata dei casi umani, ma poi chi legge, con la propria immaginazione, deve interrogarli anche alla luce della
propria esistenza, introducendoli dunque nel proprio ambito di moralità. Anche le emozioni, così come si determinano
attraverso la lettura, rinviano sempre a una sfera di ordine morale.»
Ezio RAIMONDI, Un’etica del lettore, Il Mulino, Bologna 2007

«L’arte interpreta il mondo e dà forma a ciò che forma non ha, in modo tale che, una volta educati dall’arte, possiamo
scoprire aspetti sconosciuti degli oggetti e degli esseri che ci circondano. Turner non ha inventato la nebbia di Londra,
ma è stato il primo ad averla percepita dentro di sé e ad averla raffigurata nei suoi quadri: in qualche modo ci ha
aperto gli occhi. […]
Non posso fare a meno delle parole dei poeti, dei racconti dei romanzieri. Mi consentono di esprimere i sentimenti
che provo, di mettere ordine nel fiume degli avvenimenti insignificanti che costituiscono la mia vita. 
[…] In un recente studio il filosofo americano Richard Rorty ha proposto di definire diversamente il contributo che
la letteratura fornisce alla nostra comprensione del mondo. Per descriverlo, rifiuta l’uso di termini come “verità” o
“conoscenza” e afferma che la letteratura rimedia alla nostra ignoranza non meno di quanto ci guarisca dal nostro
“egotismo”, inteso come illusione di autosufficienza. Conoscere nuovi personaggi   come incontrare volti nuovi.
Meno questi personaggi sono simili a noi e più ci allargano l’orizzonte, arricchendo così il nostro universo. Questo
allargamento interiore non  si  formula in  affermazioni  astratte, rappresenta piuttosto  l’inclusione  nella nostra
coscienza di nuovi modi di essere accanto a quelli consueti. Un tale apprendimento non muta il contenuto del nostro
essere, quanto il contenente stesso: l’apparato percettivo, piuttosto che le cose percepite. I romanzi non ci forniscono
una nuova forma di sapere, ma una nuova capacità di comunicare con esseri diversi da noi; da questo punto di vista
riguardano la morale, più che la scienza.»
Tzvetan TODOROV, La letteratura in pericolo, Garzanti, Milano 2008

2. AMBITO SOCIO - ECONOMICO
ARGOMENTO: Le sfide del XXI secolo e le competenze del cittadino nella vita economica e sociale.
DOCUMENTI
«L’esercizio del pensiero critico, l’attitudine alla risoluzione dei problemi, la creatività e la disponibilità positiva nei
confronti dell’innovazione, la capacità di comunicare in modo efficace, l’apertura alla collaborazione e al lavoro di
gruppo costituiscono un nuovo “pacchetto” di competenze, che possiamo definire le “competenze del XXI secolo”.
Non sono  certo competenze nuove;  è  una  novità, però, il  ruolo  decisivo che vanno assumendo nella  moderna
organizzazione del lavoro e, più in generale, quali determinanti della crescita economica. Non dovrebbero essere
estranee a un paese come l’Italia, che ha fatto di creatività, estro e abilità nel realizzare e inventare cose nuove la
propria bandiera. Un sistema di istruzione che sia in grado di fornire tali competenze al maggior numero di studenti
costituisce quindi un’importante sfida per il nostro paese.» 
Ignazio VISCO, Investire in conoscenza. Crescita economica e competenze per il XXI secolo, 
Il Mulino, Bologna 2014 (ed. originale 2009)








«La spinta al profitto induce molti leader a pensare che la scienza e la tecnologia siano di cruciale importanza per il
futuro dei loro paesi. Non c’  nulla da obiettare su una buona istruzione tecnico–scientifica, e non sarò certo io a
suggerire alle nazioni di fermare la ricerca a questo riguardo. La mia preoccupazione è che altre capacità, altrettanto
importanti, stiano  correndo  il  rischio di sparire nel  vortice  della  concorrenza:  capacità  essenziali  per  la salute di
qualsiasi democrazia al suo interno e per la creazione di una cultura mondiale in grado di affrontare con competenza
i più urgenti problemi del pianeta.
Tali  capacità sono associate agli  studi  umanistici  e artistici:  la capacità di  pensare criticamente;  la capacità di
trascendere i  localismi  e  di  affrontare  i  problemi  mondiali  come “cittadini  del  mondo”;  e, infine,  la  capacità di
raffigurarsi simpateticamente la categoria dell’altro.»
Martha C. NUSSBAUM, Non per profitto. Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica,
Il Mulino, Bologna 2011 (ed. originale 2010)

«Il Consiglio europeo di Lisbona (23 e 24 marzo 2000) ha concluso che un quadro europeo dovrebbe definire le
nuove competenze di base da assicurare lungo l’apprendimento permanente, e dovrebbe essere un’iniziativa chiave
nell’ambito della risposta europea alla globalizzazione e al passaggio verso economie basate sulla conoscenza ed ha
ribadito anche che le persone costituiscono la risorsa più importante dell’Europa. Da allora tali conclusioni sono state
regolarmente reiterate anche ad opera dei Consigli europei di Bruxelles (20 e 21 marzo 2003 e 22 e 23 marzo 2005)
come pure nella rinnovata strategia di Lisbona approvata nel 2005.» 
RACCOMANDAZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 18 dicembre 2006 relativa a
competenze chiave per l’apprendimento permanente (2006/962/CE) 

3. AMBITO STORICO - POLITICO
ARGOMENTO: Il Mediterraneo: atlante geopolitico d’Europa e specchio di civiltà
DOCUMENTI
«I suoi confini non sono definiti né nello spazio né nel tempo. Non sappiamo come fare a determinarli e in che modo:
sono irriducibili alla sovranità o alla storia, non sono né statali, né nazionali: somigliano al cerchio di gesso che
continua a essere descritto e cancellato, che le onde e i venti, le imprese e le ispirazioni allargano o restringono.
Lungo le coste di questo mare passava la via della seta, s’incrociavano le vie del sale e delle spezie, degli olii e dei
profumi, dell’ambra e degli ornamenti, degli attrezzi e delle armi, della sapienza e della conoscenza, dell’arte e della
scienza.
Gli empori ellenici erano a un tempo mercati e ambasciate. Lungo le strade romane si diffondevano il potere e la
civiltà. Dal territorio asiatico sono giunti i profeti e le religioni. Sul Mediterraneo  stata concepita l’Europa.
È difficile scoprire ciò che ci spinge a provare a ricomporre continuamente il mosaico mediterraneo, a compilare
tante volte il  catalogo delle sue componenti,  verificare il  significato di  ciascuna di  esse  e il  valore dell’una nei
confronti dell’altra: l’Europa, il Maghreb e il Levante; il giudaismo, il cristianesimo e l’islam; il Talmud, la Bibbia e
il  Corano;  Gerusalemme, Atene  e Roma;  Alessandria, Costantinopoli, Venezia;  la dialettica greca, l’arte e la
democrazia; il diritto romano, il foro e la repubblica; la scienza araba; il Rinascimento in Italia, la Spagna delle varie
epoche, celebri e atroci. Qui popoli e razze per secoli hanno continuato a mescolarsi, fondersi e contrapporsi gli uni
agli  altri,  come forse  in  nessun’altra regione  di  questo pianeta. Si  esagera  evidenziando  le  loro  convergenze e
somiglianze, e trascurando invece i loro antagonismi e le differenze. Il Mediterraneo non è solo storia.»
Predrag MATVEJEVIĆ, Breviario mediterraneo, Garzanti, Milano 1991

«Nell’immaginario comune dei nostri tempi il Mediterraneo non evoca uno spazio offerto alla libera circolazione di
uomini e merci, ma prende, piuttosto, il sopravvento una certa resistenza ad aprirsi verso l’esterno. Sembrano lontani
i  tempi  in cui  il  cinema d’autore  riusciva a  metterci  in sintonia  con  le lotte  per  la  decolonizzazione del  mondo
islamico. Le defaillances della politica e le minacce più o meno reali al fondamentalismo religioso fanno crescere la
diffidenza verso la richiesta di integrazione avanzata da chi viene a lavorare dalla riva sud del Mediterraneo. Spianate
dal crescente flusso di merci che le attraversano ininterrottamente, le vie del mare possono celebrare i fasti del turismo
di massa, ma non riescono a rendere più agevole e diretta la comunicazione di esperienze, di culture, di idee tra noi
e gli  altri  abitanti  dello stesso mare. Il  Mediterraneo dei  nuovi  traffici  per  l’Oriente presenta una sua sfuggente
ambiguità: è lo stesso mare attraversato dai malmessi trabiccoli destinati ad affondare nel canale di Sicilia. Un mare
che, anziché unire, erige nuove barriere tra le nostra e le altre sponde.












fulgida rappresentazione dell’Italia al mare, disegnata dall’ostinata determinazione delle sue lites modernizzanti,
non sia riuscita a eliminare del tutto il retaggio delle separazioni e delle paure che ci avevano allontanato dalle coste
del nostro paese, ma anche che la difficoltà di “tenere” politicamente il largo non sia mai stata superata.»
Paolo FRASCANI, Il mare, Il Mulino, Bologna 2008

«I popoli del Maghreb sono stati i protagonisti degli avvenimenti storici del 2011. Più che in qualsiasi altra regione
del  mondo arabo, i  paesi del  Maghreb hanno intrapreso un lungo processo  di cambiamenti  e di riforme. L’esito
positivo di  questi  processi  di  democratizzazione e di  modernizzazione ha un’importanza capitale per  l’Unione
europea.
Il  Maghreb è  una  regione con grandissime potenzialità di  sviluppo. Situato  tra  l’Africa  subsahariana e l’Unione
europea, da un lato, e ai confini del Mediterraneo orientale, dall’altro, ha il vantaggio di avere accessi sia sulle coste
dell’Atlantico che su quelle del Mediterraneo e la possibilità di ospitare rotte di trasporti terrestri. Esso beneficia
inoltre di  notevoli  risorse  umane  e naturali, nonché  di  legami  culturali  e linguistici  comuni. Nonostante ciò, il
Maghreb rimane una delle regioni meno integrate al mondo, con la conseguenza che le sue potenzialità di sviluppo
sono rimaste spesso inespresse. [...] 
Dei vantaggi di una maggiore integrazione nel Maghreb non beneficerebbero soltanto i cittadini dei cinque paesi
interessati, ma anche gli abitanti dei paesi vicini, compresi quelli dell’Unione europea. Per l’UE, lo sviluppo di una
zona di stabilità e prosperità fondata sulla responsabilità democratica e lo Stato di diritto nel Maghreb è un obiettivo
essenziale delle nostre relazioni bilaterali e per realizzare tale sviluppo un approccio regionale è imprescindibile.
Entrambe le sponde del Mediterraneo hanno tutto da guadagnare da una situazione di maggiore stabilità, di maggiore
integrazione dei  mercati, di  più stretti  contatti  interpersonali  e di  scambi  intellettuali, economici  e culturali  più
approfonditi.»
Sostenere il rafforzamento della cooperazione e dell’integrazione regionale nel Maghreb: Algeria, Libia, Mauritania, Marocco e
Tunisia.  Comunicazione congiunta della Commissione Europea  e dell’Alto  Rappresentante dell’UE  per  gli affari esteri e la
politica di sicurezza - 17 dicembre 2012

4. AMBITO TECNICO - SCIENTIFICO
ARGOMENTO:  Lo sviluppo scientifico e tecnologico dell’elettronica e dell’informatica ha trasformato il
mondo della comunicazione, che oggi  è dominato  dalla connettività. Questi  rapidi e profondi  mutamenti
offrono vaste opportunità ma suscitano anche riflessioni critiche.
DOCUMENTI
«Con il telefonino   defunta una frase come “pronto, casa Heidegger, posso parlare con Martin?”. No, il messaggio
raggiunge – tranne spiacevoli incidenti – lui, proprio lui; e lui, d’altra parte, può essere da qualunque parte. Abituati
come siamo a trovare qualcuno, non riuscirci risulta particolarmente ansiogeno. La frase più minacciosa di tutte  “la
persona chiamata non   al momento disponibile”. Reciprocamente, l’isolamento ontologico inizia nel momento in
cui scopriamo che “non c’  campo” e incominciamo a cercarlo affannosamente. Ci sentiamo soli, ma fino a non molti
anni fa era sempre così, perché eravamo sempre senza campo, e non è solo questione di parlare.»
Maurizio FERRARIS, Dove sei? Ontologia del telefonino, Bompiani, Milano 2005

«La nostra   una società altamente “permeabile”, oltre che “liquida”, per usare la nota categoria introdotta da Bauman.
Permeabile perch  l’uso (e talvolta l’abuso) dei nuovi strumenti di comunicazione travalica i confini delle sfere di
vita, li penetra rendendoli più labili.
È sufficiente osservare alcuni modi di agire quotidiani per rendersi conto di quanto sia sempre più difficile separare
i momenti e gli ambiti della vita. L’uso del cellulare anche quando si   a tavola con ospiti o in famiglia. Conversare
ad alta voce al telefono quando si è in luoghi pubblici, sul treno o in metropolitana. Inviare messaggi o telefonare
(magari senza vivavoce), anche se si è alla guida. L’elenco potrebbe continuare e con episodi più o meno sgradevoli
che giungono alla maleducazione.
Così, la  sfera del  lavoro si  confonde  con quella  della  vita  familiare, perché  possiamo essere reperibili  da mail  e
messaggi anche nei weekend o durante le ferie. 
L’ambito lavorativo, a sua volta, si può confondere con quello delle relazioni personali grazie ai social network. Tutto
ciò indica come gli spazi della nostra vita siano permeati dalla dimensione della comunicazione e dall’utilizzo delle
nuove tecnologie.»
Daniele MARINI, Con smartphone e social è amore (ma dopo i 60 anni), “La Stampa” del 9/2/2015



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Sessione ordinaria 2015
Prima prova scritta







TIPOLOGIA C - TEMA DI ARGOMENTO STORICO
Il documento che segue costituisce un testamento spirituale scritto da un ufficiale dell’esercito regio che dopo l’otto
settembre del 1943 partecipò attivamente alla Resistenza e per questo venne condannato a morte. Nel documento si
insiste in  particolare sulla  continuità  tra gli  ideali  risorgimentali  e patriottici  e la scelta di  schierarsi  contro
l’occupazione nazi-fascista. Illustra le fasi salienti della Resistenza e, anche a partire dai contenuti del documento
proposto, il significato morale e civile di questo episodio.
“Le nuove generazioni dovranno provare per l’Italia il sentimento che i nostri grandi
del risorgimento avrebbero voluto rimanesse a noi ignoto nell’avvenire: «il
sentimento dell’amore doloroso, appassionato e geloso con cui si ama una patria
caduta e schiava, che oramai più non esiste fuorché nel culto segreto del cuore e in
un'invincibile speranza». A questo ci ha portato la situazione presente della guerra
disastrosa.
Si ridesta così il sogno avveratosi ed ora svanito: ci auguriamo di veder l’Italia
potente senza minaccia, ricca senza corruttela, primeggiante, come già prima, nelle
scienze e nelle arti, in ogni operosità civile, sicura e feconda di ogni bene nella sua
vita nazionale rinnovellata. Iddio voglia che questo sogno si avveri.”
(trascrizione diplomatica tratta da http://www.ultimelettere.it/?page_id=35&ricerca=528)
Dardano Fenulli. Nacque a Reggio Emilia il 3 agosto 1889. Durante la Grande Guerra, nel corso della quale meritò
due encomi solenni, combatté sulla Cima Bocche e sul Col Briccon. Allo scoppio della seconda guerra mondiale,
promosso colonnello, prese parte alle operazioni in Jugoslavia. Promosso generale di brigata nell’aprile 1943, fu
nominato vicecomandante della divisione corazzata “Ariete”. In questo ruolo prese parte ai combattimenti intorno a
Roma nei  giorni  immediatamente successivi  all’otto settembre 1943. Passato in  clandestinità, iniziò una intensa
attività per la creazione di una rete segreta di raccolta, informazioni e coordinamento dei militari sbandati ma ancora
fedeli alla monarchia. Nel febbraio del 1944 venne arrestato dalle SS e imprigionato nelle carceri di via Tasso a
Roma. Il 24 marzo 1944 fu fucilato alle Fosse Ardeatine. 
(adattato da http://www.ultimelettere.it/?page_id=35&ricerca=528)

TIPOLOGIA D - TEMA DI ORDINE GENERALE
“«Prendiamo in mano i  nostri  libri  e le nostre penne», dissi. «Sono le nostre armi  più potenti. Un  bambino, un
insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo.» […]
La pace in ogni casa, in ogni strada, in ogni villaggio, in ogni nazione – questo  il mio sogno. L’istruzione per ogni
bambino e bambina del mondo. Sedermi a scuola e leggere libri insieme a tutte le mie amiche   un mio diritto.”
Malala Yousafzai, Christina Lamb, Io sono Malala, Garzanti, Milano 2014
Malala Yousafzai, premio Nobel per la pace 2014, è la ragazza pakistana che ha rischiato di perdere la vita per aver
rivendicato il diritto all’educazione anche per le bambine. 
Il candidato rifletta criticamente sulla citazione estrapolata dal libro di Malala Yousafzai ed esprima le sue opinioni
in merito, partendo dal presupposto che il diritto all’educazione   sancito da molti documenti internazionali, come la
Convenzione sui diritti del fanciullo del 1989, ratificata anche dall’Italia con Legge n. 176 del 27 maggio 1991.





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Durata massima della prova: 6 ore.
È consentito l’uso del dizionario italiano.
È consentito l’uso del dizionario bilingue (italiano-lingua del paese di provenienza) per i candidati di madrelingua non italiana.
Non è consentito lasciare l’Istituto prima che siano trascorse 3 ore dalla dettatura del tema.