giovedì 23 novembre 2017

Guerra e pace?

Da CNN

Il presidente russo Vladimir Putin ha affermato  che Russia, Iran e Turchia hanno concordato di tenere un "congresso" in Russia che riunirebbe le fazioni in guerra in Siria per i colloqui di pace.

I commenti di Putin sono arrivati dopo l’ incontro con  il presidente iraniano Hassan Rouhani e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan nella località turistica russa di Sochi, nel Mar Nero.
I tre leader hanno rilasciato una dichiarazione congiunta volta a continuare i colloqui di pace siriani e trovare una soluzione sostenibile per il periodo postbellico convocando un "Congresso nazionale di dialogo siriano", ha detto Putin.
Putin e Rouhani hanno detto che il congresso - i cui membri includeranno figure del regime siriano e dell'opposizione - getterebbe le basi per una nuova costituzione e elezioni.
Putin ha detto che "i servizi speciali, le autorità militari stanno lavorando per organizzare quel congresso qui a Sochi".
"Dobbiamo portare rappresentanti di tutti i diversi gruppi etnici e di denominazione in Siria", ha detto Putin.
Putin ha detto che il nuovo congresso "esaminerà i problemi chiave nell'agenda nazionale della Siria", tra cui "elaborare un'organizzazione politica e l'approvazione di una nuova costituzione" e "l'organizzazione delle nuove elezioni sotto gli auspici dell'ONU".
Il presidente russo ha anche detto che i colloqui di pace sostenuti dall'ONU a Ginevra, in Svizzera, dovrebbero "intensificarsi", aggiungendo: "Voglio sottolineare qui che il destino della Siria deve essere deciso dai siriani stessi - sia il governo che l'opposizione".
Il presidente siriano Bashar al-Assad ha detto durante una visita a Sochi all'inizio di questa settimana che è "totalmente impegnato" in una soluzione pacifica e per lo  svolgimento di nuove elezioni.
Putin e il suo governo sono stati uno dei principali sostenitori del regime di Assad, sia militarmente sia nell'aiutare a negoziare cessate il fuoco nella lunga guerra civile del paese.
Putin ha anche detto che i colloqui di pace svoltisi ad Astana, in Kazakistan, hanno fatto la differenza. "Abbiamo notevolmente ridotto le violenze in Siria", ha detto, e ora dobbiamo garantire che esistano le condizioni per il ritorno dei rifugiati.

"Come paesi garanti - Russia, Iran e Turchia continueranno a lavorare per assicurarsi che le azioni di combattimento siano finite, che le zone di deflagrazione siano protette e che ciò sia rispettato da tutte le parti", ha aggiunto.

Il quadro si chiarisce ulteriormente sul fronte del medio-Oriente: da un a parte quest'allenza del nord-est, con il passaggio al momento consolidatosi della Turchia di Erdogan; dall'altra una sorta di alleanza del sud-ovest con Arabia e Israele e il patrocinio U.S.  La strategia di Putin ecc. si è dimostrata efficace in Siria, non a caso dall'Arabia si punta ora alla destabilizzazione del Libano, mentre i due fronti si combattono nello Yemen. Gli interessi europei non paiono poter prescindere da una considerazione piuttosto positiva  della politica di Russia, Turchia, Iran volta alla stabilità della Regione.Queste potenze molto pragmaticamente perseguono una continuità dei poteri nazionali degli stati medio-orientali, poteri forti in buona parte dittatoriali: ma in cosa consiste l'alternativa "democratica" patrocinata dagli U.S.? essa è parsa sempre più una chimera, in questa Regione e nell'Islam....piccoli gruppi di intellettuali, studenti ,persone evolute, ma ahimè fianco prestato ad u n integralismo fanatico e aberrante...inoltre funzionale ai piani dell'Arabia Saudita, monarchia che non si distingue certo  per indole democratica... per non parlare degli stessi interessi U.S. alla destabilizzazione perpetua dell'area...questa l'amara lezione di questi anni... D.V.


venerdì 10 novembre 2017

La guerra in Medio-oriente

Si complica ulteriormente la situazione in Medio-oriente, dove è in corso per interposte fasi  una guerra fra sunniti  e sciiti, arabi e iraniani, con israeliani e occidentali a complicare lo svolgimento.
Sabato 4 novembre, a Riyadh  ,capitale saudita Sa’ad Hariri   ha annunciato le sue dimissioni da primo ministro libanese.  Questo fatto rilancia le tensioni ponendo  come possibile futuro  epicentro il paese dei cedri, per altro con Iraq ,Siria  e Yemen già destabilizzati.
Il giovane Hariri – politicamente non vale il padre Rafik, probabilmente assassinato da Hezbollah e siriani – era premier perché nel manuale Cencelli settario del Libano, quel posto spetta a un sunnita. Nel governo e nel paese controllati da Hezbollah per conto dell’Iran, Hariri aveva un’autonomia pari allo zero. Ma in mancanza di alternative, teneva in piedi il governo di unità nazionale del quale il Libano e le sue 17 sette religiose hanno ancora bisogno per restare fuori dal caos e dalle minacce alle frontiere.
Ora Mohammed ,il principe ereditario saudita,  è convinto di avere l’alternativa. I sauditi avevano fatto un passo indietro dal Libano, causa sconfitte in Siria e crollo petrolifero, ora tornano con intenti bellicosi. L’altro giorno il quotidiano Ha’aretz si chiedeva se facendo dimettere Hariri, Mohammed non stesse spingendo Israele verso una guerra con Hezbollah e l’Iran. Il prezzo non è tanto Beirut quanto Teheran: è quello il confronto che ormai ha deciso di affrontare a viso aperto il giovane principe ereditario, di fatto già re dei sauditi: è primo-vice premier, ministro della Difesa responsabile di tutti i conflitti ai quali il paese partecipa, presidente del Comitato anti-corruzione e del Consiglio per l’economia che sta guidando la trasformazione post-petrolifera.
Non si può dire che sul piano regionale Mohammed possa reclamare uguale controllo della situazione: dopo 10mila civili morti, lo Yemen è una ferita aperta; nella liberazione dall’Isis e nella guerra civile in Siria, i sauditi sono controfigure; le sanzioni al Qatar vengono ignorate dal mondo intero: dopo il Libano, il Qatar potrebbe diventare l’obiettivo del prossimo azzardo di MBS.
La vicenda del “missile balistico” che gli Houthi avrebbero lanciato dallo Yemen e i sauditi intercettato a Nord Est di Riyadh, è preoccupante: che sia accaduto o sia inventato. Nel primo caso significherebbe che l’Iran vuole contenere il nuovo espansionismo saudita; nel secondo Mohammed cerca un casus belli. Nell’una o nell’altra eventualità, il Medio Oriente corre verso un confronto che trasformerà l’Isis e le guerre civili in episodi marginali.
Il movimento sciita libanese di Hezbollah ha chiesto all’Arabia Saudita di restare fuori dagli affari interni libanesi, affermando che le dimissioni del primo ministro Saad Hariri annunciate sabato da Riad «hanno sollevato diverse questioni». Hezbollah sostiene che l’Arabia Saudita sia in piena crisi dopo il fallimento del suo intervento militare iniziato due anni e mezzo fa in Yemen. Mentre l’Arabia Saudita ha chiesto che Hezbollah non abbia alcun ruolo nel governo libanese e ha chiesto ai suoi cittadini di lasciare il Libano. Lo ha riferito l’emittente al-Arabiya, senza aggiungere per il momento altri dettagli. La decisione segue proprio le dimissioni del premier libanese Hariri, annunciate a sorpresa sabato scorso. Nel corso del suo intervento Hariri ha accusato l’Iran di interferenze, e ha criticato il movimento sciita Hezbollah (sostenuto da Teheran e che fa parte del governo di Beirut) e ha sostenuto che il clima nel Paese dei Cedri ricorda quello dell’epoca dell’omicidio di suo padre, l’ex premier Rafiq Hariri, ucciso in un attentato sul lungomare di Beirut il 14 febbraio del 2005 insieme ad altre 22 persone.
estratto da Il sole 24 ore,;il Messaggero  9/10 novembre 2017

venerdì 3 novembre 2017

Una questione privata

Gli studi,le riflessioni , che anche noi modestamente conduciamo da decenni,  intorno a Beppe Fenoglio e alla sua opera ,si arricchiscono con il  contributo del nuovo film dei fratelli Taviani, tratto da "Una questione privata", scritto dall'autore  nel 1963.
D’altra parte,con la sceneggiatura della storia del partigiano Milton, i due registi toscani creano  anche una nuova opera.
C'è una scelta di campo iniziale che è quella di girare non nel paesaggio delle Langhe, ma in quello della montagna cuneese della Val Maira,dove tragicità e durezza delle condizioni vengono naturalmente accentuate.
Fenoglio conosceva di persona ciò di cui parlava; per lui il paesaggio ondulato, oggi dolce soprattutto negli autunni a tartufo nocciole e vini pregiati, nella narrativa partigiana era divenuto ancor più arduo di quello della "porca Langa"contadina , pericoloso e avaro  oltre ogni immaginazione  per i gruppi resistenziali a causa delle perlustrazioni da parte dei reparti nazisti e delle bande fasciste.
Quegli eventi, quel paesaggio, sono certamente  stati ritratti con maggiore  fedeltà rispetto all’originale  da Guido Chiesa con la sua opera, da "Il caso Martello" del '91,al documentario "Una questione privata-la vita di Beppe Fenoglio" del'98 ,fino al "Il partigiano Johnny", due anni dopo. Ma è una scelta, per un'opera differente.
Con i Taviani si passa dalla "nebbia"delle colline alle "nuvole basse" delle alture , dai rittani ai dirupi.
I Taviani inseriscono per così dire la storia di Milton in un loro percorso di filmografia storica che procede da  opere  come "Allonsanfan" e "La notte di San Lorenzo",il precedente sulla Resistenza antifascista, del 1982, ma questa volta dal dolce paesaggio toscano la scena viene  proiettata sulle impervie e  tragiche linee pre/alpine piemontesi.
Anche la resa espressiva, scelte estetiche, sono ovviamente  proprie della cinematografia dei fratelli di san Miniato. Chi li ha apprezzati fin dagli anni'60-'70, rinviene con emozione positiva passaggi tipici della loro cinematografia, fra il magico e lo ieratico , l'ironico  e il tragico: esempi, quando i partigiani stanno per iniziare un'azione, e un prete declama che lui li assisterà con la preghiera, mettendosi in ginocchio sull'assito della baita;  o quello in cui sull'aia del villaggio vi sono i corpi dei poveri alpigiani uccisi per rappresaglia (forse un riferimento all’eccidio della vicina  Boves), ma una bimba si leva, va in cucina a bere dell'acqua, per poi ridistendersi accanto ai parenti uccisi...perchè loro sono i suoi congiunti... o quando la giovane donna incinta che ripara Milton in agguato invoca la punizione  e la  distruzione totale della Germania nazista  da parte degli aerei anglo-americani che sorvolano il Piemonte... nella nevrotica ,psicopatica performance del prigioniero-batterista  nazifascista, che i suoi stessi non vogliono sia liberato e restituito in scambio con un partigiano, nel rapido  abbracciarsi e lasciarsi di Milton e dei genitori casualmente, improvvisamente incontrati in una via della cittadina.
Una diversa,nuova compostezza ritroviamo invece nella scena della fucilazione della povera giovane staffetta partigiana Riccio, e ci viene in mente al contrario l'animalesca e indecorosa fine di collaborazionisti in "La notte di san Lorenzo"..
Dove personalmente trovo più piena  ispirazione e aderenza a quello che Fenoglio ci ha trasmesso, è invece nella scena di partenza , nella bella villa in collina, le note di  "Somewhere over the raimbow ", da "Il mago di Oz "del 1939!quell'evocare  una gioventù sentimentale  ancora abbastanza spensierata prima che la tragedia facesse sfumare quel mondo, quella giovane  gioia d'esistere, che noi però abbiamo poi ritrovato nel dopoguerra,fra la fine dei'40 e gli inizi dei '50, quando si è tornati a sperare.
Trovo che il film  nel complesso scorra con emozione ,fino alla scena e alla scelta terminale, che mi lascia invece perplesso. Il margine di enigma già fenogliano  di quale sia  veramente l'esito di  "Una questione privata", viene risolto a mio modo di vedere in qualità insoddisfacente, per lo meno dal punto di vista espressivo. Un finale certamente più positivo e speranzoso rispetto all’originale , ma non convincente.
Fra i personaggi , Marinelli-Milton  rappresenta convenientemente sia le scene sentimentali con Fulvia, sia quelle drammatiche  per i sentieri e i valloni,attraverso la propria  figura , la scelta di regia lo ha portato ad  aggiungere  tratti espressivi del deliquio, febbricitanza, di cui soffre il partigiano per l'inquietudine mortale rispetto alla prigionia dell’amico Giorgio; questi viene evocato da Lorenzo Richelmy in brevi tratti essenziali di un carattere più deciso, sia dal lato sentimentale con Fulvia che eroico nella vita e nelle azioni partigiane ...forse più arduo esprimere da parte di Valentina Bellè il personaggio di Fulvia, personaggio femminile dell'epoca , esprimere la differenza emotiva, gestuale, espressiva, rispetto alle giovani d'oggi.Del cast fa parte anche il giovane attore albese Paolo Tibaldi, sempre impegnato professionalmente   nella capitale fenogliana e nella provincia granda.
Come Fenoglio, anche i Taviani offrono una prospettiva realistica dei vari partigiani, non del tutto  idealizzati come  eroi , giovani che stanno dalla parte giusta, ma ritratti anche per  aspetti meno lodevoli di mal animo,risentimenti, come quelli espressi nei confronti di Giorgio, perché ritenuto un po’ "signorino", con riscontro di un suo senso di superiorità mal accettato.

Concludo con quanto espresso dagli stessi Taviani:"Se lo vedesse Fenoglio forse si arrabbierebbe,ma alla fine accetterebbe qualche libertà che ci siamo presi. Un film, del resto deve essere un tradimento del testo. Il cinema è altro, non è l'illustrazione di un libro".