L’esperienza di Cuba ha avuto la qualità di seguire quella delle due più importanti trasformazioni del’900, in Russia e Cina. Poco più di 11 M di abitanti ,oggi, in un contesto sociale ben differente dalle altre isole caraibiche, più sviluppato,
come Josè Martì fu i l simbolo dell’indipendenza dalla Spagna, Castro lo fu rispetto agli U.S.A..
Il governo castrista avrebbe potuto situare il suo programma in una “terza via”, se dovette dipendere dall’URSS fu in forza della necessità di contare su un potente alleato, questo fu uno dei fattori,coniugato alla capacità del governo castrista , che permise all’isola di resistere ai piani della Cia che finirono per sopraffare altre esperienze sociali latino americane.
Questo pragmatismo è stato i l successo di Fidel; di quanto necessariamente un potere umano comporta di oppressivo, di paranoico, non lo assolviamo né lo incolpiamo. Non credo esistano mai veramente né santi né eroi, Fidel passa alla storia sulla scia di Garibaldi, Lenin, non è stato un martire come El Che , quindi piacque meno ai “devoti”, la sua sagacia ispira tutte le esperienze latinoamericane via via più indipendenti dall’Usa fra la fine del secolo scorso e l’inizio dell’attuale. Purtroppo, sale al potere un Trump, e finisce Fidel-Hasta siempre, Comandante!
sabato 26 novembre 2016
domenica 13 novembre 2016
Quale America, quale Mondo?
Per certi versi,sembra così realizzata, 12 anni dopo, la previsione del professore Samuel Huntington: «Le forze che stanno scuotendo il centro della cultura americana e del suo credo potrebbero generare un movimento bianco per rilanciare l’identità etnica e razziale, temi che sembravano obsoleti. Si creerebbe così un’America, che potrebbe escludere, espellere o reprimere altri gruppi razziali, etnici e culturali. L’esperienza storica contemporanea – concludeva il conservatore Huntington - suggerisce che è molto probabile che quando un gruppo etnico-razziale, già dominante si sente minacciato dall’ascesa di altri gruppi reagisca, generando un paese intollerante, con alti livelli di scontro fra le comunità». (da La Stampa, 10/11/16)
Tuttavia, il risultato delle votazioni è stato molto risicato. In effetti in voti assoluti ha vinto Hillary è solo nel conteggio dei grandi elettori che formano il “collegio elettorale” che Trump l’ha battuta. Come ricordato oggi da un editorialista del Wall Street Journal quello di Trump è tutt’altro che un trionfo: ha avuto meno voti di Mitt Romney nel 2012. Il sistema elettorale americano si presta a queste distorsioni, anche nel 2000 in voti assoluti arrivò primo Al Gore. Data la natura del sistema elettorale americano, piccoli spostamenti di elettori in Stati-chiave o variazioni nell'affluenza si traducono in alternanze brutali.
Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale è un libro del 1996 (esponente la teoria omonima) dello scienziato politico statunitense Samuel P. Huntington. In sintesi nel suo saggio Huntington sostiene che la principale fonte di conflitti nel mondo post-Guerra fredda diverranno le identità culturali e religiose
Tuttavia, il risultato delle votazioni è stato molto risicato. In effetti in voti assoluti ha vinto Hillary è solo nel conteggio dei grandi elettori che formano il “collegio elettorale” che Trump l’ha battuta. Come ricordato oggi da un editorialista del Wall Street Journal quello di Trump è tutt’altro che un trionfo: ha avuto meno voti di Mitt Romney nel 2012. Il sistema elettorale americano si presta a queste distorsioni, anche nel 2000 in voti assoluti arrivò primo Al Gore. Data la natura del sistema elettorale americano, piccoli spostamenti di elettori in Stati-chiave o variazioni nell'affluenza si traducono in alternanze brutali.
Un autore di destra, su un giornale che ha sempre parteggiato per i repubblicani, oggi si rivolge a Trump in questi termini: "Tu e la tua squadra vi meritate un riconoscimento per aver strappato una vittoria nel collegio elettorale (così viene chiamato il sistema dei "grandi elettori" ndr). Ma hai perso nel voto popolare. Hai avuto meno voti di quanti ne ebbe Mitt Romney nel 2012. Hai superato a stento i voti che ebbe John McCain nel 2008 nella sua tremenda disfatta. Perché il tuo mandato non caschi a pezzi al primo scandalo o al riapparire dei fantasmi del tuo passato, devi guadagnartelo con un successo sul fronte economico..." E’ verosimile che l’Fbi sia stato il vero arbitro di questa elezione-shock. E’ possibile che in alcuni Stati chiave le mosse spregiudicate e controverse dell’Fbi abbiano spostato voti all’ultimo, in una situazione in cui la percentuale di indecisi era eccezionalmente elevata. Ma non lo sapremo mai, e i rimpianti di Hillary Clinton ormai interessano poco un partito democratico che deve preparare rivincite con nuovi volti e una nuova generazione di leader.Ma non bisogna trarne la conclusione che l'America sia "irriconoscibile" rispetto a quella che elesse Obama (F.Rampini da Repubblica 13 /11/16))
domenica 6 novembre 2016
Tesi sulle origini e i motivi del terrorismo: fattori religiosi e fattori psico-sociologici
Da REPUBBLICA 05/11/2016, a pag. 9, si analizzano le differenti tesi in dibattito soprattutto in Francia, il paese più colpito negli anni recenti dal terrorismo di estremisti maghrebini e mediorientali.
Si discute se le cause vadano ricercate più in un fanatismo che si sviluppa al'interno di elementi connaturati ai caposaldi della religione islamica ( che nei paesi dove storicamente viene praticata non ha conosciuto i correttivi dell'illuminismo, del liberalismo, che hanno mitigato l'oltranzismo cristiano) o in fattori psicosociologici, quali la marginalità, la povertà , la mancanza di scolarizzazione ecc.
Ci pare di osservare come queste tesi completino,più che dividere,un'analisi, che i fattori variamente elencati concorrano insieme al radicalizzarsi e diffondersi dei fenomeni conflittuali e distruttivi aumentati negli ultimi decenni.In somma, la violenza che viene dal Medio-oriente e che trova linfa nella mancata integrazione nelle società occcidentali.
D.V.
Si discute se le cause vadano ricercate più in un fanatismo che si sviluppa al'interno di elementi connaturati ai caposaldi della religione islamica ( che nei paesi dove storicamente viene praticata non ha conosciuto i correttivi dell'illuminismo, del liberalismo, che hanno mitigato l'oltranzismo cristiano) o in fattori psicosociologici, quali la marginalità, la povertà , la mancanza di scolarizzazione ecc.
Ci pare di osservare come queste tesi completino,più che dividere,un'analisi, che i fattori variamente elencati concorrano insieme al radicalizzarsi e diffondersi dei fenomeni conflittuali e distruttivi aumentati negli ultimi decenni.In somma, la violenza che viene dal Medio-oriente e che trova linfa nella mancata integrazione nelle società occcidentali.
D.V.
Una parte della sinistra francese tenta di occultare il legame tra jihadismo e Islam in nome di valori antichi come l’antirazzismo e il relativismo culturale. È la pesante accusa che fa Gilles Kepel nel suo nuovo saggio pubblicato da Gallimard, “La Fracture”. Il noto orientalista, direttore della cattedra di Medio Oriente e Mediterraneo all’École Normale Supérieure, paventa una “frattura” sempre più profonda nella società francese tra un «nuovo proletariato di figli di immigrati manipolati contro le classi medie».
Ma non solo. Il rischio, secondo Kepel, è «procedere bendati», con una «cecità criminale» nella nuova battaglia contro il terrorismo perché certa sinistra tenterebbe di «minimizzare » la matrice islamica del jihadismo, non volendo riconoscere che esiste un problema dentro alla religione. In nome di valori di sinistra, come l’antirazzismo, Kepel sostiene che molti intellettuali e dirigenti politici tentano di occultare il fanatismo che si sta sviluppando nel mondo islamico, mettendo la testa sotto la terra con la «strategia dello struzzo».
Sono quelli che Kepel definisce «islamo-gauchistes», un’accusa che ricorda i “fiancheggiatori” negli anni del terrorismo rosso. Le contraddizioni rilevate da Kepel sono tante, da François Hollande che a lungo non ha voluto parlare di «terrorismo islamico » ai partiti di estrema sinistra che candidano donne con il velo. Un atteggiamento — continua Kepel — che scaturirebbe dalla storia coloniale della Francia e dal senso di colpa ereditato nei confronti delle popolazioni immigrate due o tre generazioni fa. Un meccanismo «perverso » — continua lo studioso — che impedisce di affrontare «la sfida mortale del jihadismo nel nostro paese».
La copertina
L’allarme di Kepel è stato ripreso in copertina dell’Obs, storico settimanale della sinistra, alimentando un dibattito che va avanti da mesi. Anche il giornalista di Le Monde, Jean Birenbaum, aveva denunciato nel gennaio scorso il «silenzio religioso» (titolo del suo saggio) di certa sinistra francese. Birenbaum mette in luce contraddizioni nella teoria marxista sulle religioni come “oppio del popolo”, mentre il comunismo “è a sua volta una Chiesa”. Il saggista ricorda anche i casi di intellettuali di sinistra che hanno appoggiato rivolte popolari strumentalizzate dalla religione, dalla rivoluzione in Iran alla guerra di liberazione in Algeria. Mentre la destra non ha tabù sul tema, la sinistra è ancora divisa sul riconoscere o meno una matrice religiosa del terrorismo che ha colpito il paese nell’ultimo anno e mezzo.
Differente il punto di vista espresso da Olivier Roy, specialista dell’Islam politico e professore all’Istituto universitario di Fiesole, che spiega il jihadismo con ragioni sociologiche — la povertà, la segregazione — e psichiatriche nei casi dei giovani più fragili e vulnerabili in un nuovo saggio, “La Djihad et la mort”, nel quale sostiene che i giovani jihadisti esprimono prima di tutto una forma di dissidenza sociale, un nichilismo folle e violento che ha poco a che vedere con moschee e religione. È quella che Roy chiama «l’islamizzazione della radicalità»: l’ideologia dell’Isis non farebbe altro che «nobilitare» comportamenti di «sbandati», marginali che possono riciclarsi in martiri. Una tesi agli antipodi di quella di Kepel, che mette invece al primo posto la “radicalizzazione dell’Islam”. I due studiosi francesi continueranno ad affrontarsi in interviste e in libreria, rappresentando opposte fazioni.
venerdì 4 novembre 2016
Salonicco
Il viaggio dopo tre anni ha mostrato una città più pulita, dopo che nel '14 è stata capitale europea della Gioventù- Le temperature erano molto simili a qui, con il beneficio di un'aria più secca per il mare. La domenica si è potuto accedere a quello che forse è la più insigne basilica ortodossa di Grecia, Agios Dimitrios, la funzione è stata solenne, lunga come lo sono alcune,moltissima la gente. La bellezza di Agios Dimitrios sta nelle balconate ,dall'alto si assiste alla celebrazione, molto ricchi i paramenti e le icone, affreschi antichi. Un altro monumento molto bello è la Rotonda, palazzo imperiale romano, poi tempio bizantino , con mosaici , ricorda Ravenna. Al ritorno,in questi ultimi giorni il clima di primo novembre è bello anche qui in Piemonte-Saluti da Thessaloniki!
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