domenica 19 aprile 2015

Romanticismo(dallEnciclopedia Treccani)



Romanticismo

 Movimento letterario, artistico e culturale, sorto in Germania e in Inghilterra negli ultimi anni del Settecento e quindi diffusosi in tutta l’Europa nel corso del 19° secolo. 


Il termine romantic, derivato da romance, appare dapprima in Inghilterra alla metà del 17° sec. con il significato di «cosa da poesia di romance», cioè ‘romanzesco’, non reale. Esso ha però anche un altro significato, quello di ‘pittoresco’: quest’ultimo man mano prevale, e finisce con il designare nel Settecento non solo la caratteristica oggettiva della scena naturale, ma lo stato d’animo che essa suscita. Nella seconda metà del Settecento il termine si diffonde in Germania nel contesto di un vivo interesse per le leggende e i canti popolari dei popoli nordici (si pensi alla moda ossianica*) e per l’epos cavalleresco dell’età medievale. Soprattutto con J.G. von Herder questo interesse per ‘il modo di pensare romantico’ corrisponde alla rivendicazione della peculiarità delle culture dei singoli popoli e a un programma di rigenerazione e di affermazione delle nazioni rimaste a lungo schiave delle altrui mitologie (soprattutto di quella greca, donde la polemica contro F. Schiller e contro il classicismo), e quindi impedite nel loro sviluppo autonomo. La complessità degli aspetti della vita che il R. investì, la diversità delle tradizioni nazionali in cui si venne a inserire, la molteplicità degli atteggiamenti in cui si andò evolvendo, ebbero come conseguenza una serie quasi innumerevole di contrastanti tentativi di fissarne la sostanza in una definizione. E il R. apparve, di volta in volta, per es., come soggettivismo o come coscienza di popolo e potenziamento dei sentimenti nazionali; come insoddisfazione della realtà o come trasfigurazione poetica della realtà stessa; come ritorno al Medioevo o come ricerca di modernità.
In realtà il R. non è il logico, coerente sviluppo deduttivo di un’idea, né un gruppo circoscritto di fenomeni riducibili a un’unica causa, né un sistema di pensiero chiuso, ma un ‘modo di sentire’, a cui s’intona tutto un vario modo di pensare, di poetare e di vivere, e perciò a rigore non può essere definito, ma soltanto indagato nelle sue origini, seguito nel suo svolgimento, rilevato nelle sue tendenze più rappresentative. Pertanto non è possibile fissare limiti cronologici del fenomeno diversi dalle date entro le quali fiorirono nei singoli paesi le varie ‘scuole’ che del R. fecero esplicitamente il proprio programma.
In Germania il primo costituirsi di una scuola romantica avvenne negli ultimi anni del Settecento prima a Jena e poi a Berlino, e si concretò nella pubblicazione della rivista Athenäum (1798-1800); in Inghilterra (1798) le prime manifestazioni del R. si ebbero con il programma aggiunto alle Lyrical ballads da W. Wordsworth e S.T. Coleridge; nei paesi scandinavi (1802) con l’incontro di H. Steffens e A.G. Oehlenschläger; in Francia (1813) con la traduzione del Cours de littérature dramatique di A.W. Schlegel e l’analisi del R. tedesco nell’Allemagne di Madame de Staël; in Italia (1816) con la Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliolo di G. Berchet, e con le discussioni provocate da una lettera di Madame de Staël sulle traduzioni, pubblicata dalla Biblioteca Italiana. In Inghilterra, in Francia, in Italia, singoli segni precorritori possono avere accompagnato per vie autonome, o anche preceduto, il movimento di formazione del R. in Germania; ma è in Germania che il periodo formativo del R. raggiunse i massimi sviluppi in profondità, ed è dalla Germania che il R. si propagò al resto d’Europa e nell’America anglosassone, assumendo in ciascun paese una particolare fisionomia.
2. Sviluppi
2.1 LoSturm und Drang. Preparato nella coscienza letteraria tedesca da un rapido e intenso sviluppo del senso di autonomia di fronte al classicismo francese, il vero periodo di gestazione del R. in Germania fu quello dello Sturm und Drang, per il quale la vita divenne un campo senza confini aperto allo slancio della conquista umana. L’ideale astratto di ‘umanità’ del 18° sec. cede alla considerazione della realtà umana, come si attua nel divenire organico della sua storia (Herder). E anche la concezione della poesia si rinnova nello stesso spirito. Non esistono ‘modelli’, esemplari perfetti di poesia, di valore normativo: la poesia esiste solo nella sua storia. Fra la vita dei popoli e la loro poesia esiste la medesima immediatezza di rapporti presente tra la vita dei popoli e il loro linguaggio; poesia e linguaggio nascono insieme. Ogni elemento intellettualistico esula così dalla poesia. All’ammirazione esclusiva per l’armonica e in sé conchiusa perfezione delle forme classiche si sostituisce un sentimento dinamico della poesia che, mentre comprende nel suo senso di trascendenza e nel suo slancio religioso l’arte medievale, ne afferma la vicinanza spirituale all’uomo moderno. E al tempo stesso si precisano le esigenze di stile. Il concetto di bellezza nel senso tradizionale è superato: «nella realtà non esiste soltanto la natura bella ma anche la natura come terribilità, violenza, forza di distruzione», e ciò vale anche per la bellezza nella poesia; «l’arte caratteristica» è pertanto «la sola vera» (J.W. Goethe). E la suprema espressione ne è W. Shakespeare.
2.2 Il passaggio dallo Sturm und Drang al Romanticismo
Tutto questo è già, per molti aspetti, talmente prossimo al pensiero romantico che fuori dalla Germania, e specialmente nei paesi latini, lo Sturm und Drang poté apparire senz’altro come R. vero e proprio; tuttavia tra i due momenti esiste una diversità notevole. Nel periodo, pur breve, che intercorre fra l’uno e l’altro momento si ebbero profonde esperienze. Una di queste fu fornita dagli sviluppi della Rivoluzione in Francia e dagli eccessi del Terrore, che per reazione spinsero a una ricerca di interiorità; anche il vincolo che lo Sturm und Drang aveva stabilito fra condizioni politiche e sociali e poesia e arte si allentò o, per lo meno, mutò carattere.
Anche un’altra esperienza agì nello stesso senso: la poesia di Goethe. Di fronte a J. Winckelmann, che additava l’arte degli antichi, gli Stürmer avevano potuto rispondere che quello era un mondo ormai lontano, ma non avevano potuto respingere la nobile semplicità della poesia di Goethe. Anche quella poesia, pur non nascendo dall’irrompere della passione, ma dalla quieta luce spirituale, era ‘voce di natura’.
Fattore non meno fondamentale furono le conquiste del pensiero speculativo dopo I. Kant. Non nel senso che r. e idealismo s’identifichino (questo avverrà soltanto, e parzialmente, per breve periodo con Schelling), ma la filosofia postkantiana, mentre approfondì nei romantici e consolidò il sentimento dell’illimitata potenza creatrice dello spirito, diede loro un senso profondo dell’unità della natura e della storia, della poesia e della filosofia, dell’azione e della contemplazione, indicando nella immaginazione trascendentale il principio unitario della vita conscia e inconscia (si pensi all’idealismo ‘magico’ di Novalis).
2.3 Il pensiero romantico
In tutto il vario sviluppo che il pensiero romantico, a opera soprattutto di Novalis, di F. e C. Schlegel, F. Schleiermacher, Schelling, andò via via assumendo, il presupposto costante è il sentimento cosciente della libertà dello spirito come spontaneità. Anche per i romantici, come per gli Stürmer, l’uomo è ‘natura’, e ogni forma di razionalismo e d’intellettualismo è oggetto di scherno. L’«intuizione intellettuale» di J.G. Fichte diventa, in un processo di trasfigurazione, un incessante superamento del limite costituito dalla natura e dalla materia per realizzare una sintesi tra ideale e reale, tra infinito e finito che però i romantici sanno impossibile o che almeno può essere operata soltanto ‘progressivamente’ e mai in modo definitivo.
La religione poi, con Schleiermacher, si pone decisamente al di là sia della metafisica sia della morale (in polemica quindi non solo contro la teologia razionale, ma anche contro la fondazione/">fondazione morale della religione operata da Kant), poiché metafisica e morale vedono la realtà sempre parzialmente, in modo frazionato, e non colgono l’unità profonda del tutto. Soltanto l’intuizione e il sentimento di dipendenza dall’infinito hanno autentico valore religioso e perciò viene a cadere anche ogni distinzione sostanziale tra religione naturale e religione positiva in quanto la rivelazione non è un fatto storico avvenuto una volta per tutte, ma è continua, ossia si attua in modo sempre nuovo in ogni nuova intuizione ed espressione originaria dell’universo.
2.4 La poetica
Il R. non si contrappone alle poetiche precedenti semplicemente per una scelta stilistica o poetica, ma per la consapevolezza dell’impossibilità di un’arte analoga a quella classica, perché alla civiltà moderna manca un centro unitario quale era stata la mitologia per la civiltà greca. Di qui anche il carattere trascendentale della poesia romantica, il cui oggetto è propriamente la poesia stessa (‘poesia della poesia’), giacché non può realizzarsi in questo o quel tema particolare, ma suo tema fondamentale possono essere soltanto la libertà e la creatività dello spirito che il poeta sa di non poter realizzare adeguatamente in nessuna costruzione o realtà finita.
Indubbiamente c’è, in tutti questi pensieri e nel ricco e suggestivo svolgimento che i romantici ne hanno tratto, più una ricerca di nuovi mondi poetici che una vera e propria posizione speculativa; tuttavia molti dei principi del R. sono rimasti fondamentali anche nell’estetica successiva, per es., il carattere intrinsecamente storico, etico, religioso e filosofico della poesia e dell’arte e il senso del suo profondo legame con l’unità originaria delle diverse culture.
2.5 Il carattere nazionalePer i primi romantici tedeschi, volti all’esplorazione della vita interiore, i concetti di nazione e popolo non sono esplicitati, ma il sentimento della germanicità era implicito nel loro pensiero, e diverrà poi essenziale. Con questo carattere nazionale il R. si presenta subito altrove, per es. in Italia, dovunque si hanno raccolte di canti popolari, di fiabe; ballate, drammi e romanzi storici evocano visioni di vita medievale; si cercano, si pubblicano, si commentano i testi della poesia antica; la filologia si determina e precisa nelle sue funzioni di ricerca storica: nasce il mito dello ‘spirito popolare’, origine di ogni forma di civiltà; e nascono sotto il dominio di quel mito la linguistica e la filologia moderne. La poetica trasfigurazione della vita, che i primi romantici avevano compiuto, doveva fatalmente fare luogo al bisogno di concretezza, di realtà. La coscienza storica e il sentimento nazionale furono le prime fra queste realtà. Se a molti la realtà apparve come una negazione delle romantiche aspirazioni dell’anima, per altri, al contrario, valse l’esigenza di un’arte che rispecchiasse la realtà. Questo doppio aspetto fu proprio del R. di tutti i paesi, e si conservò per tutto il corso del suo sviluppo, lungo il 19° sec., sino al naturalismo da una parte e al decadentismo dall’altra.

 *Ossian (irland. Oisin) Leggendario guerriero e bardo gaelico, figlio di Finn (o Fingal, secondo la forma adottata nel 18° sec. da J. Macpherson), che si suppone vissuto nel 3° sec. d.C.
Con il nome di ciclo di O. si designano quei canti di carattere epico che i bardi gaelici (Irlanda, Highlands scozzesi) cantavano accompagnandosi sulla loro piccola arpa. Un gruppo di manoscritti dal 12° al 16° sec. ha conservato parte di questo ciclo.  Alternando il tono epico con il lirico e l’elegiaco, narrano un’enorme quantità di storie assai intricate, i cui motivi dominanti sono la guerra, la virtù cavalleresca dei guerrieri, il melanconico destino di varie coppie di amanti o di sposi, con descrizioni assai fresche di paesaggio romanticamente animato. I canti sono stesi in una prosa ritmica, semplice di lessico e di sintassi, appassionata e pittoresca, ricca di nuove metafore.

7 commenti:

  1. Herder, Johann Gottfried von. - Scrittore e pensatore tedesco (Mohrungen, Prussia Orientale, 1744 - Weimar 1803). Di modeste origini, si diede una prima formazione in casa del diacono Trescho, il quale, accogliendolo come aiutante nella trascrizione di manoscritti, gli rese accessibile la sua ricca biblioteca. Nell'estate del 1762 si trasferì a Königsberg per studiarvi medicina; ma subito si rivolse alla teologia. Animato da una insaziabile volontà di sapere, si interessava in pari tempo di problemi letterarî e filosofici. Fu allora che ascoltò Kant e conobbe Hamann, ricevendo soprattutto da quest'ultimo stimoli vigorosi in senso radicalmente antilluministico. In quegli stessi anni rimaneva particolarmente impressionato dalla lettura di Rousseau. Nell'autunno del 1764 era a Riga, quale coadiutore alla scuola del duomo e quindi anche quale predicatore, e vi rimase fino alla primavera del 1769; qui H. iniziò la sua attività pubblicistica coi Fragmente über die neuere deutsche Literatur (1766-67), cui seguirono il saggio Über Thomas Abbts Schriften (1768) e, interessanti specie per la premonitrice vivacità del tono, i Kritische Wälder oder/">oder Betrachtungen, die Wissenschaft und Kunst des Schönen betreffend (1769), di chiaro orientamento antilessinghiano. Nel giugno del 1769 intraprese per mare il viaggio fino a Nantes, in Francia, che per la prima volta lo pose a contatto con la natura nel dispiegamento delle sue forze più selvagge. Passato da Nantes a Parigi, ne frequentò musei, teatri e circoli culturali ove conobbe di persona, fra gli altri, Diderot e D'Alembert. Di questo viaggio H. redasse un diario, frammentario e pubblicato postumo, Journal meiner Reise im Jahre 1769, nel quale tracciava una specie di piano di tutto il futuro lavoro, delineando quella che sarebbe stata la sua concezione storica, teologica ed estetica. Ai primi del 1770 era a Eutin, nello Holstein, per assumervi l'incarico di predicatore-accompagnatore del figlio del locale principe-vescovo e duca. Partito col giovane principe nel luglio di quell'anno, a Darmstadt conobbe Maria Karoline Flachsland, che divenne poi sua moglie. Giunto a Strasburgo nell'ottobre, fu nominato primo predicatore della piccola residenza principesca di Bückeburg. A Strasburgo, avvenne quell'incontro fra il già noto predicatore H. e l'ancora ignoto studente Goethe, che quest'ultimo non esitò a definire decisivo per il proprio stesso sviluppo. Goethe ne ricevette, come per rivelazione, la consapevolezza che la poesia non è tanto retaggio di pochi individui raffinati quanto dono offerto a tutti i popoli, onde la cura di rintracciare le testimonianze della poesia popolare. A prova della felicità di quell'incontro un opuscolo del 1773 dal titolo Von deutscher Art und Kunst contiene scritti di H. e di Goethe che assumono un valore programmatico per tutto il movimento dello Sturm und Drang che ebbe appunto in H. il suo maggior promotore.

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  2. Di H. apparvero lì il saggio su Shakespeare e l'Auszug aus einem Briefwechsel über Ossian und die Lieder alter Völker che danno nuovo risalto alla poesia dei popoli primitivi, o ritenuti tali, e all'elemento irrazionale, passionale della poesia. Intanto, trasferitosi a Bückeburg nell'aprile del 1771, H. vi rimase fino all'ottobre del 1776, svolgendovi un'intensa attività letteraria. Risale ancora ai mesi di Strasburgo il saggio Abhandlung über den Ursprung der Sprache, con cui vinse il concorso indetto dall'Accademia delle scienze di Berlino (che ne curò la pubblicazione nel 1772) sul tema dell'origine naturale o meno del linguaggio. H. vi propone una innovatrice filosofia del linguaggio, per la quale nella parola è l'anima stessa che si esprime e, viceversa, l'anima esiste solo in quanto si esprime nella parola: l'uomo sviluppa sé stesso nell'atto in cui sviluppa, di continuo ricreandolo, il proprio linguaggio. È degli anni di Bückeburg la Älteste Urkunde des Menschengeschlechts (2 parti, 1774-76), in cui, opponendosi alla riduzione illuministica del cristianesimo a pura morale, evoca il primo capitolo della Genesi in tutti i suoi significati fantastico-poetici oltreché religiosi. Alla filosofia della storia è dedicato il saggio Auch eine Philosophie der Geschichte zur Bildung der Menschheit (1774), tentativo di conciliazione fra la teologia e la storia in uno spirito antilluministico. Nella storia è vista continuamente operante la Provvidenza, che assegna a ogni popolo un proprio compito e a ogni epoca una propria funzione, in una universalità di disegno che però non mortifica l'individualità delle singole manifestazioni. Il saggio Ursachen des gesunkenen Geschmacks bei den verschiedenen Völkern, da er geblühet (1775) è una specie di premessa teorica della raccolta di canti popolari cui H. si dedicava. Infine, il saggio Vom Erkennen und Empfinden der menschlichen Seele (pubblicato nel 1778 ma composto già nel 1774-75) combatte il dualismo intellettualistico fra pensiero e sensazione, in rispetto della inscindibile unitarietà dell'essere umano nel quale si riflette una superiore unitarietà. Così, in cinque anni di intenso lavoro, H. operava su tutta la scacchiera dei suoi interessi, fornendo una summa a suo modo organica che, pur prendendo più del voluto dall'avversata concezione illuministica, proponeva una concezione dell'uomo e della storia di spirito chiaramente stürmeriano.

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  3. Da Bückeburg H. si allontanò sul finire del 1776, per assumere la carica di sovrintendente generale ecclesiastico a Weimar, ottenuta per interessamento di Goethe. Così i due amici di un tempo furono ancora vicini, anche se i rapporti non furono sempre buoni e alla fine si guastarono irreparabilmente. H. finì col rimanere un isolato, scontroso e rattristato, ciò anche per il deteriorarsi delle sue condizioni di salute. La sua attività letteraria continuò tuttavia a essere a lungo fiorente, anche se non sempre le innovazioni furono di peso pari alle proposte precedenti. Man mano con l'andare degli anni la sua produzione letteraria acquistò un pesante tono sentenzioso e predicatorio. Il saggio di estetica Plastik. Einige Wahrnehmungen über Form und Gestald aus Pygmalions bildendem Traum (1778) vede nella plasticità, prerogativa essenziale dell'opera d'arte, una specie di corrispettivo della ricchezza del sentimento; lo scritto Über die Wirkung der Dichtkunst auf die Sitten der Völker in alten und neuen Zeiten (1778) convalida la concezione della spontanea poeticità del linguaggio in quanto espressione di sentimenti autentici; entrambi i saggi si riallacciano al periodo di Bückeburg, come pure la raccolta di Volkslieder (1778-79, poi riproposta con il titolo Stimmen der Völker in Liedern), destinata a divenire l'opera più celebrata di Herder. La raccolta doveva essere una vasta esemplificazione della teoria sulla poesia popolare; sua caratteristica è quella di recepire testimonianze anche presso popoli posti o ritenuti a margine dei grandi filoni culturali. Come un completamento dei Volkslieder sono da considerare i dialoghi Vom Geiste der ebräischen Poesie (2 parti, 1782-83), che nei riguardi della cultura ebraica assumono la stessa funzione rivelatrice che gli scritti di Winckelmann assunsero nei riguardi della cultura greca. L'opera più complessa del periodo weimariano di H. furono però le Ideen zur Philosophie der Geschichte der Menschheit (1784-85 e 1791), che mirano a riprendere spunti e pensieri già sparsamente espressi in precedenza, con l'intento di tracciare le linee dell'intera storia dell'umanità, quale si sviluppa secondo leggi immanenti che corrispondono a un disegno divino, che ha di mira il progressivo instaurarsi di un'umanità sempre più vera, sintesi di illuminata moralità cristiana e di humanitas di classicistico recupero. H. insiste su tutte le forze specifiche di ogni popolo ai fini della sua individuata evoluzione, ciò in quanto pur nel piano universale di sviluppo rimane preponderante in lui l'interesse per il singolo popolo quale irripetibile unità organica. Una specie di continuazione delle Ideen sono i Briefe zur Beförderung der Humanität (10 raccolte, 1793-97), che esaltano il collegamento esistente fra tutti i popoli al di là di ogni tempo in vista di quella humanitas che è scopo dell'umana natura storicamente instaurare. Più possibilistico, in particolare dopo aver subito l'influsso di Spinoza per mediazione indiretta di Lessing e per quella diretta di Goethe, H. divenne in questioni teologiche, come si rileva dai dialoghi dal titolo Gott (1787).

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  4. Tanto più vivo contrasto fanno gli ultimi scritti polemici, astiosamente indirizzati contro Kant: Eine Metakritik zur Kritik der reinen Vernunft (1799) aggredisce il criticismo kantiano, mentre Kalligone (1800) combatte l'estetica kantiana. Erano testimonianze quasi ultime di un'operosità ancora assai intensa, come provano anche le 6 raccolte di Zerstreute Blätter (1785-97), specie di zibaldone dai contenuti assai diseguali, e le poche annate della rivista Adrastea (a partire dal 1801), redatta da H. solo, senza collaboratori. H. scrisse anche in buon numero poesie, oratorî, cantate, drammi per musica, ma non fu mai felice in questi tentativi di una sua originale produzione. L'opera di H. contribuì notevolmente a una nuova valutazione dell'uomo con l'appello a tutte le sue energie, anche a quelle irrazionali; insieme egli promosse l'attitudine a intendere simpateticamente una civiltà anche a noi estranea, a vedere storicamente i fatti della cultura e in particolare quelli della poesia; ancora incise fortemente sulla formazione dell'idea di nazione posta in rapporto all'individualità di una cultura quale storicamente si era sviluppata in corrispondenza alla peculiare spiritualità di un popolo.

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  5. Il romanticismo è un movimento letterario, ma anche artistico e musicale che prende piede nel XVIII secolo in Germania per poi diffondersi da lì in tutta Europa, investendo per primo il mondo anglosassone. Facendo un piccolo parallelismo pittorico spiccano i nomi di Hayez, Turner e in campo musicale i grandi maestri come Verdi, Rossini…
    Nel tratto in cui l’articolo spiega i primi movimenti romantici, in Italia ciò viene pubblicato nella Biblioteca Italiana: questo è un quotidiano milanese nato nel 1806 che gli austriaci avevano proposto di gestire a Foscolo, il quale però rifiutò restando saldo ai suoi principi politici e in seguito andò in esilio a Londra.
    Tra i temi toccati dal romanticismo ci sono la negazione della ragione illuminista, l’esotismo ossia la fuga dalla realtà, il soggettivismo per cui ogni uomo riflette la propria turbolenza, la formazione della coscienza nazionale, supporto nella fede e nella religione.
    Caratteristica inequivocabile del Romanticismo è la teorizzazione dell'assoluto che suscita nell’uomo ricerca dell’infinito. Si faceva una netta distinzione tra la poesia naturale, "Naturpoesie", quella che esprime subito, con il sentimento, le caratteristiche di una nazione, e la poesia riflessa o d'arte che è quella che non nasce spontanea, ma nasce dalla imitazione dei modelli stranieri. Si sviluppano due correnti: una soggettiva, che concepisce la poesia come una delle più alte espressioni di spirito del’uomo che si basa sul contrasto fra realtà e ideale, tra infinito e finito, che studia lo stato d’animo dello scrittore; una oggettiva che concepisce la letteratura come rappresentazione di una realtà storico-sociale.
    Frase che riporto dal testo per la sua importanza e chiarezza di messaggio è: “Di qui anche il carattere trascendentale della poesia romantica, il cui oggetto è propriamente la poesia stessa (‘poesia della poesia’), giacché non può realizzarsi in questo o quel tema particolare, ma suo tema fondamentale possono essere soltanto la libertà e la creatività dello spirito che il poeta sa di non poter realizzare adeguatamente in nessuna costruzione o realtà finita.”
    In Germania si sviluppò tra il 1770 e il 1785 il movimento dello Sturm und Drang ovvero "tempesta ed impeto" tra cui emergono Goethe di cui nell’estratto troviamo la nuova concezione di natura, e Schiller; è nel 1798 che nasce ufficialmente il Romanticismo, con la pubblicazione del primo numero del giornale "Athenaeum". Da allora si distinsero due diverse scuole: quella di Jena e quella di Heidelberg. Della prima facevano parte i due fratelli Schlegel, fondatori della famosa rivista, e altri artisti come Novalis, Tieck e Schelling; della scuola di Heidelberg facevano parte autori come Von Chamisso e Brentano.
    La Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliolo, nella quale si esalta la nuova corrente letteraria e si deridono i canoni del Classicismo (per questo l'opera è definita "semiseria"), scritta da Giovanni Berchet diviene il manifesto del Romanticismo italiano. In seguito si forma il Conciliatore che vuole appunto mettere insieme ricerca scientifica con letteratura illuministica e romantica, ma viene chiusa dagli austriaci. Mentre va formandosi il risorgimento italiano la figura di Alessandro Manzoni diede un impulso fondamentale alla diffusione del genere letterario del romanzo storico, nell'ambito della corrente oggettivo-realistica. Difficile da collocare è invece Leopardi che nega di far parte della corrente romantica.

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  6. 10 novembre 1779: Friedrich Schiller nasce a Marbach sul Neckar. Il padre è medico militare, la madre figlia di un oste. La famiglia è povera e così Friedrich Schiller trascorre la sua infanzia in condizioni precarie.
    Il piccolo Friedrich frequenta la scuola elementare nel paese di Lorch. Studia latino e greco, da grande vuole fare il prete.
    Continua la scuola di latino a Ludwigsburg, scrive le prime poesie e i primi tentativi di drammi teatrali.
    Finite le scuole elementari sarà obbligato a studiare giurisprudenza in una caserma dove gli allievi sono sottoposti a una rigida disciplina militare contro la quale Schiller si ribella sempre di più. Di nascosto legge molto, soprattutto Lessing, Klopstock e le opere del giovane Goethe.
    Schiller cambierà facoltà abbandonando giurisprudenza per medicina, seguendo le orme del padre.

    Poesia Ingenua e Poesia Sentimentale
    Il saggio sulla poesia ingenua e sentimentale, pubblicato da Schiller nel 1800, ebbe un'influenza decisiva nell'elaborazione delle teorie romantiche in Germania. La distinzione tra “poesia ingenua” e “poesia sentimentale”, che coincide in gran parte con “poesia degli antichi” e “poesia dei moderni”, dava una base sistematica e filosofica a un confronto che sarà poi alla base delle idee divulgative in tutta Europa da August Wilhelm von Schlegel e da M.me de Staël. Alla base del discorso di Schiller c'è l'opposizione tra due stadi dell'evoluzione umana, la natura e la cultura. La prima si configura come spontaneità, pienezza di vita tutta risolta nella fisicità delle esperienze e delle sensazioni; la seconda è caratterizzata dalla perdita di questa unità originaria: l'umanità civilizzata si è separata dalla natura e la sente come aspirazione, come felicità perduta. L'infinità del sentimento è interpretata come la tensione verso un ideale infinitamente distante. A queste due condizioni storiche corrispondono due generi poetici: l'”ingenuo”, tipico degli antichi Greci, espressione diretta dell'unità tra l'uomo e la natura, e il “sentimentale”, proprio dei moderni, che esprime la perdita e il bisogno inappagato della natura. I due generi possono essere paragonati sul piano del valore poetico, ma il secondo è caratterizzato da una maggiore profondità e base teorica all'esigenza di riconoscere il valore di una poesia moderna che si era liberata dai canoni tradizionali di imitazioni dei classici.


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  7. Karl Wilhelm Friedrich von Schlegel( Hannover, 10 marzo 1772 – Dresda, 12 gennaio 1829) è stato un filosofo, critico e traduttore tedesco, come suo fratello Wilhmel August von Schlegel. È considerato uno dei fondatori del Romanticismo. Figlio del pastore luterano Johann Adolf Schlegel (1721-1793), trascorse gran parte della sua infanzia presso uno zio e presso il fratello maggiore Wilhmel. Amico di Novalis, Tieck e degli altri romantici, fiero avversario letterario di Johann Wolfgang von Ghoete e Friedrich von Schiller, nonostante dotato di tradizione classicista di stampo winckelmanniano, con il fratello August Wilhelm pubblicò dal 1798 al 1800 la rivista Athenäum Visse a Jena, Berlino, Parigi, poi stabilitosi a Vienna nel 1808 e convertitosi al cattolicesimo, divenne stretto collaboratore del cancelliere Metternich (partecipò ai lavori del Congresso di Vienna e venne con lui in Italia nel 1819) e uno dei massimi teorici della Restaurazione. Tra le sue opere letterarie ricordiamo il dramma classicistico Alarcos (1802) e Lucinde (1799), romanzo a sfondo autobiografico che suscitò scalpore per il suo intento di conciliare amore spirituale e amore sensuale. Ben più importanti i suoi scritti critici e filosofici, fra cui Sul valore dello studio dei greci e dei romani, Storia della poesia dei greci e dei romani, e soprattutto i Frammenti, tentativo di fondere la lingua concentrata, pregnante, ricca di paradossi, elementi poetici, filosofici e religiosi. Schlegel diede l'avvio alla poetica romantica, sostenendo la necessità di svincolare la letteratura dai modelli classici. Nelle sue ultime opere Storia della letteratura antica e moderna, 1815, lavorò a una storia letteraria di taglio sistematico. Dopo aver interrotto un apprendistato nel commercio a Lipsia studiò da solo per ottenere accesso all'università dove studiò diritto, matematica, filologia classica, medicina e filosofia dapprima a Gottinga e in seguito a Lipsia.

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