sabato 17 gennaio 2015

L'odio per il bene

L’ODIO PER IL BENE (ROBERTO SAVIANO).

Liberate 
 
SUCCEDE che due ragazze, due ventenni, decidano di andare in Siria a portare aiuti umanitari. Succede che queste due giovani donne vengano rapite e tenute prigioniere per più di cinque mesi.
SUCCEDE che al loro ritorno in patria si trovino sommerse da una valanga di insulti. Succede in Italia: anche questo è il nostro Paese. È incredibile leggere sui social e su certi giornali i commenti che riguardano Greta Ramelli e Vanessa Marzullo: una quantità infinita di insulti che vengono, ovviamente, dalla parte più rancorosa dell’Italia. «Ragazzine viziate», «se la sono cercata», «perché sono andate in Siria? », «spendiamo 12 milioni di tasca nostra!».

Eppure Greta e Vanessa non erano alla loro prima missione umanitaria, non erano ragazzine sprovvedute, ma giovani donne con degli interessi e degli ideali. Qualche decennio fa alla loro età si era già madri: cerchiamo di uscire quindi dal luogo comune della gioventù irresponsabile che va criticata se perde tempo a laccarsi le unghie, a farsi canne o a bere birre ai bar, ma che diventa bersaglio anche quando occupa la propria vita in maniera diversa. Greta e Vanessa, due giovani donne, non due ragazzine viziate, non due amanti dell’uomo con il kalashnikov, fondano, insieme a Roberto Andervill, Horryaty, un progetto di assistenza con l’obiettivo di portare medicine e generi di prima necessità alla popolazione siriana. Ecco perché partono, per portare aiuti alla popolazione che sta subendo gli attacchi di Assad. Ma al commentatore medio che ci siano centinaia di migliaia di persone a cui manca tutto non interessa: gli elementi su cui si basano le critiche a Greta e Vanessa sono la loro giovane età, l’essere donne e le foto che vengono diffuse dai media, che le ritraggono insieme, abbracciate e sorridenti. Foto ingenue di ragazze abbracciate, foto allegre, che sono in ogni album di famiglia. Come se chi critica non avesse foto come quelle, come se non le avessero i loro figli.
Come è possibile — c’è addirittura chi si domanda in un ignobile e falso paragone — prodigarsi, lavorare, pagare per loro e non per i marò?
Che sia stato pagato o no un riscatto, la canea è scattata sulla cifra dei 12 milioni che sarebbero stati pagati. La notizia è stata diffusa tramite un account Twitter (@ekhateb88) ritenuto vicino alle milizie jihadiste. Qualsiasi altra affermazione avesse diffuso non sarebbe stato creduto: ma in questo caso la frase è diventata oro colato.
Tutto serve a sporcare la vicenda di Vanessa e Greta. Come le balle diffuse da alcuni media, che le accusano di essere sostenitrici dei terroristi, per una foto scattata in Italia durante una manifestazione che si è tenuta a Roma il 15 marzo scorso. In quell’immagine Greta e Vanessa, coperte da bandiere della Siria libera, mostrano un cartello in arabo con su scritto “Agli eroi di Liwa Shuhada grazie per l’ospitalità e se Dio vuole vediamo la città di Idlib libera quando ritorneremo”. Uno slogan di chiaro sostegno alla dissidenza laica in Siria, proprio quella abbandonata, proprio quella schiacciata da Assad e da chi lo sostiene.
Greta e Vanessa non erano e non sono dalla parte dei terroristi, ma dalla parte del pane. Erano in Siria per portare impegno. E qui arrivano gli insulti che più di tutti mi colpiscono perché, se non puoi dir loro che sono contigue ad Al Qaeda e all’Is, se non puoi dir loro che sono bambine viziate, se non puoi dir loro che sono due incoscienti, allora hai sempre a disposizione l’accusa più inutile, quella però che fa subito presa perché è banale e in fondo non sembra offensiva: «Ma se volevano fare del bene, non potevano farlo in Italia?». Come è accaduto a Fabrizio Pulvirenti, il medico di Emergency colpito da Ebola in Sierra Leone: quando rientrò in Italia ci fu una parte del Paese che senza vergogna disse che se l’era cercata. Il pensiero principale sembra essere che siano responsabili delle loro sciagure e che per questo motivo non solo non devono essere aiutate, ma magari anche punite.
E qui dobbiamo fare uno sforzo, dobbiamo andare oltre le parole e capire il fallimento del Paese insito in questi giudizi. Parole che sono una scarica incontenibile di frustrazione, la frustrazione di chi non è in grado di muovere un passo, di chi è fermo al palo, di chi non riesce a immaginare una vita diversa e se la prende con chi decide di mettere la propria a disposizione di un ideale.
L’Italia è un Paese che esporta soprattutto solidarietà ed è molto triste pensare che gli stessi che insultano Greta e Vanessa ritengano invece che sia fondamentale imbracciare fucili e organizzare missioni militari. «Dobbiamo difendere, dobbiamo attaccare, dobbiamo prevenire con la forza, ma gli aiuti umanitari, quelli sono materia per ragazzine viziate ». Tutti Charlie Hebdo, ma a casa propria ché se poi vi capita qualcosa ve la siete cercata.
Un Paese che non riesce a mostrare solidarietà verso due ragazze sequestrate rischia di essere un Paese fallito, che fa vincere il livore, la rabbia, l’idiozia. Stati Uniti e Gran Bretagna hanno deciso di non pagare riscatti e questo è il motivo per cui i loro giornalisti vengono uccisi così barbaramente: lì il dibattito è esattamente l’opposto di quello che sta animando la nostra peggiore stampa. Ma in quei Paesi non passa per la mente a nessuno di dire che in luoghi come la Siria le missioni umanitarie non vadano fatte, che meglio sarebbe fare beneficenza a casa propria per non correre rischi. Non passa per la mente a nessuno di dire che chi viene rapito e poi magari ucciso da giornalista in trincea, poteva restare in patria e accontentarsi di rimasticare agenzie.
Se incoscienza c’è stata, c’è stata dalla parte del pane, delle bende, del mercurocromo, delle tende da montare, dell’acqua e il nostro Paese sta dando uno spettacolo indegno, sta mostrando la sua incapacità di sognare, di lottare, di impegnarsi, di prendere parte alla trasformazione della realtà. La cooperazione internazionale è la migliore esportazione possibile. Il nostro Paese sta dando prova di non capire che esistono diversità, che c’è chi resta in Italia e lavora per rendere il Paese migliore dall’interno e chi va fuori e si occupa di cose apparentemente lontane, ma che hanno un’ovvia connessione con ciò che ci circonda. L’Italia sta dando prova di non capire che il mondo non è diviso per compartimenti stagni, che ciò che accade in Siria interessa anche noi, che a essere contagiosa non è la presenza di democrazia, ma la sua assenza. Il mondo non è sotto casa, quel che accade in Siria ci riguarda da molto vicino. È al cospetto di queste situazioni che si tempra l’unità del Paese e la sua capacità di vedere oltre il proprio recinto. Mi vergogno delle reazioni di molti miei connazionali, delle loro parole, del loro livore, del loro odio. Se un Paese non è capace di stare accanto a due giovani donne volontarie, che hanno passato in condizioni di sequestro quasi sei mesi della loro vita, allora merita il buio in cui sta vivendo.
Da La Repubblica del 17/01/2015.

sabato 10 gennaio 2015

Vendetta?...


Giornate di vendetta ( etimologicamente, la virga con cui si toccava lo schiavo proposto per la libertà!...) che si traducono invece in giornate di morte,spettacolo del terrorismo e terrorismo dello spettacolo con un dato indicativo in economia,l'allentamento annunciato da Draghi e l'impennata,sia pur momentanea ,delle borse,quasi a sottolineare,se ce ne fosse bisogno, come il Capitale si nutra di sangue umano.
Si è della generazione che negli anni'70 innovava i canoni della teoria critica anche  nelle forme di utilizzo popolare della fumettistica, e la commozione suscitata dalla strage degli ormai storici disegnatori è stata forte,ci si è sentiti colpiti più direttamente che altri,e in altre occasioni.
Tuttavia anche la caccia all'uomo che ha portato all'uccisione dei terroristi indiziati, non può essere stata una catarsi per chi crede fermamente che se guerra c'è,essa dovrebbe investire e ritorcersi contro chi,come sempre nella storia,ci guadagna sulla pelle di carne da macello, disperati indotti,indottrinati,arruolati, attraverso l'inganno di falsi miraggi.
Alto clero ,capitalisti del wahabismo,erano la mira dei disegnatori di Charlie,non certo l'umanità islamica che subisce la parte negativa dell'alienazione religiosa;presi da questo popolo reietto sono stati per altro fra i dormienti e potenzializzati nel sonnambulismo stragista i killer .
Pensiamo sempre all'analisi di Pasolini a proposito del sottoproletariato, non dimentichiamo i valori profondi di umanità che essa propose.
Ci si domanda anche se non fosse proprio possibile l'uso,contro costoro, innanzitutto di  gas o proiettili narcotizzanti, che avrebbero magari permesso di consegnarli a processi,rivelazioni ecc.;perché come in ogni età della barbarie essi non dovessero uscire che morti, proposti ad esempio della sempiterna legge del taglione.  .
Non si deve accettare l'idea che si sia di fronte ad una guerra,perché dal terrorismo e guerriglia non si passi ad un'escalation che spinga sempre più uomini di religione e razze diverse ad odiarsi  e  fruitori di varie sponde ad arricchirsi e prosperare,come sempre nella storia .
L'arretratezza di rapporti in cui le caste dittatoriali,politiche e clericali, nei paesi del medio-oriente,dell'Africa ecc.tengono le popolazioni sottomesse e sfruttate è la principale causa di questa condizione attuale,in cui disperati e enragès finiscono per preferire la dedizione alla causa del sovvertimento criminale terrorista; tuttavia anche dopo quasi tre secoli d'illuminismo, e dopo una certa avanzata di mezzo secolo fa, anche in occidente i rapporti fra potere e popoli non sono poi così progrediti, e la parvenza di democrazie sottintende,in modo sempre più evidente, il dominio di caste politiche senza più trasparente ideolologia,accomunate dalla corruzione del mandato elettorale nell'asservimento agli imperativi delle caste finanziarie,capitalistiche.
Cultura della verità, del disvelamento, sono ancora ben lontane dal procedere adeguatamente nell'istruzione delle «masse popolari» e se c'è una guerra che vale la pena di combattere, è sempre questa.

mercoledì 7 gennaio 2015

Charlie Hebdo

La società si definisce civile, ma uccide sulla spinta del fanatismo religioso sostenendo di voler fare cosa grata a Dio e di voler sradicare con la forza il male. «Se si considerano le guerre di religione, i quaranta scismi dei papi che sono stati quasi tutti sanguinosi, le menzogne, che sono state quasi tutte funeste, gli odi inconciliabili accesi dalle differenze di opinione; se si considerano tutti i mali prodotti dal falso zelo, gli uomini. da molto tempo hanno avuto il loro inferno su questa terra».
«Il diritto all'intolleranza é assurdo e barbaro: é il diritto delle tigri; é anzi ben più orrido, perché le tigri non si fanno a pezzi che per mangiare, e noi ci siamo sterminati per dei paragrafi».
Voltaire

«Non ho paura delle rappresaglie. Non ho figli, non ho una moglie, non ho un’auto, non ho debiti. Forse potrà suonare un po’ pomposo, ma preferisco morire in piedi che vivere in ginocchio»
Stéphane Charbonnier-Charlie Hebdo