martedì 4 novembre 2014

Amleto




I Temi

      Si può fare di Amleto una lettura  superficiale  e giudicarla come  una semplice   tragedia della vendetta. Il padre di Amleto, re di Danimarca, è stato ucciso da  suo fratello, Claudio. Quest'ultimo, conculca  i  diritti di  successione di Amleto figlio, appropriandosi  a sua volta della corona e della moglie  di Amleto padre. Lo spettro di Amleto padre rivela tutta la macchinazione al figlio; tutti gli elementi della tragedia della vendetta sono dunque presenti.  Amleto ha un obbligo: vendicare l'omicidio, l’usurpazione  e l'adulterio. Ciò che fa uccidendo Claudio alla fine della tragedia.
Ma è chiaro che il tema della vendetta è soltanto un pretesto che Shakespeare utilizza per mescolare tutta una serie di temi universali, dei quali si può dare questo quadro sintetico:
- le relazioni padre-figlio, madre-figlio;
- le relazioni amorose nei suoi aspetti poetici ed angelicati (Amleto-Ofelia) e in quelli adulti e carnali (Claudio-Gertrude);
- le relazioni di forza al  vertice  di uno stato;
- la pazzia reale, la pazzia finta, la dissimulazione;
- la giovinezza e la vecchiaia;
- l'azione e l'inerzia;
- il potere è  corrotto o il potere corrompe?
- le grandi questioni esistenziali "To be or not to be"; l'esistenza di un dio;  
- il senso e il significato del teatro e la sua relazione paradigmatica con la vita: c'è tanta vita nel teatro quanto teatro nella vita.

Amleto eroe umano e teatrale
Tutti questi temi, ed   altri ancora, si trovano in Amleto. Ma è importante ricordarsi che Amleto è al centro di ogni tema  e che anzi è egli stesso che li  affronta e li  mette a fuoco. Non c’è nella storia della letteratura mondiale un personaggio così centrale, così ricco di sfumature, così complesso e sfuggente.
Le letture dell’ Amleto sono innumerevoli e dipendono dalla personalità del lettore della tragedia, e - trattandosi appunto di un’opera destinata alla rappresentazione-, dalla personalità del regista e soprattutto dell'attore chiamato a dargli vita.
Amleto è allo stesso tempo un personaggio che si impone a noi con la sua complessità ed il suo carattere misterioso, al limite dell’indecifrabile, e sul quale la nostra personalità può venire a modellarsi. È uno dei personaggi rari del teatro, forse il solo, che permetta uno scambio costante. Ciascuno di noi, indipendentemente dalla sua età, può riconoscersi in Amleto e può lavorare al mito di Amleto,  alla sua immagine.
Laurence Olivier ha detto che potrebbe recitare Amleto per cento anni e trovargli un nuovo senso ad ogni rappresentazione; il personaggio è ambiguo, quasi inafferrabile, in effetti, come lo è la lingua della pièce. Ma quest'ambiguità rafforza la ricchezza tematica e polisensa dell’opera più di quanto la  impoverisca; ed è precisamente questo mistero e questa ricchezza tematica che permette ad ogni lettore, ed ad ogni attore, di consegnarsi ad una lettura personale ed intima del personaggio, di fare propria la sua complessità, come avviene per ogni grande opera. 

Quali sono dunque le grandi caratteristiche di questo personaggio così affascinante e indimenticabile? Le interpretazioni sono millanta. Citeremo qui soltanto le principali.






Il dilemma e l'indecisione
      Gli eroi delle grandi tragedie classiche sono tutti posti davanti  a scelte  e  obbligati a prendere una o l’altra direzione. Ma  una volta che la   decisione è presa, il resto necessariamente segue, accompagnato da atti di nobiltà grandiosi o, per altro verso, di abiezione estremi. Nell’ Amleto, nulla è semplice, tutto è problematico. Il dilemma nel quale si inciampa è non di sapere  quale scelta egli deve fare, ma all'opposto se la farà. Secondo alcune interpretazioni, Amleto non giunge ad alcuna decisione e diffonde così l'immagine dell'individuo indeciso, inattivo, passivo, l’inetto romantico incapace di agire: al limite, il chiacchierone senza costrutto che si compiace delle parole. Jean-Louis Barrault lo ha definito "l'eroe dell'esitazione superiore."   È senza dubbio per questo che T. S.  Eliot vedeva nell’ Amleto una tragedia mancata poiché, diceva, essa presenta un personaggio " dominato da un pathos      incomprensibile   in quanto eccede i fatti così come appaiono."  Perché tanta emozione e così poca azione?  È la sua natura, diranno alcuni: ossia l'opposto esatto  di un Macbeth . Altri lo vedranno bloccato da un complesso di Edipo che fa di lui un adolescente attardato, un po' pazzo, calcinato in sterili  ruminazioni esistenzialiste (nessuno osa immaginare Amleto re!) ; altri ancora lo vedono sofferente   per un'overdose di castità. Dunque sospettano un dramma sessuale più che un dramma della volontà. E avanzano ipotesi di puritanesimo spinto se non di omosessualità.  Ma forse l’interpretazione che rende più giustizia ad un tale personaggio è affermare che   questo dramma  shakespeariano  tende in effetti  allo stesso tempo all'individualità estrema ed all'universalità   e  spinge a interpretare l’opera  come una rappresentazione simbolica della lotta tra l'uomo ed il suo destino, le sue tentazioni e le sue contraddizioni.

All' interpretazione di Amleto eroe inattivo se ne  oppone un'altra. Occorre osservare inizialmente che Amleto, per quanto loquace è in effetti  molto attivo. Se è vero che il filo dell'azione, in generale, gli è imposto da altri personaggi o dagli eventi, egli nei fatti agisce. Ascolta lo spettro (ciò che i suoi amici rifiutano di fare), assume un atteggiamento al limite del disprezzo riguardo al re, rinvia violentemente Ofelia, sventa uno dopo l'altro gli intrighi che mirano a scoprire il suo gioco, e  architetta  uno spettacolo teatrale che è soltanto una trappola nella quale spera di fare cadere il re;  aggredisce la   madre in una scena dalla violenza inaudita;  arriva alle mani con Laerte. Infine, e forse soprattutto per ciò che riguarda la  violenza fisica, che non è poco per un uomo tacciato di inazione - uccide Polonio,  invia i suoi amici Rosencrantz e Guildenstern alla morte, uccide il re ed è indirettamente responsabile della morte di Laerte.

Non è impossibile che Shakespeare abbia così voluto rovesciare le convenzioni della tragedia classica, troppo carica  di stereotipi e di parti assegnate una volta per tutte. Anche il suo Macbeth, il suo Otello o il  suo Bruto, e il suo re Lear, fin dal primo atto, sono  così bene imprigionati in atteggiamenti convenuti e dinamiche preordinate che ne risultano  perfettamente prevedibili; l'intrigo progredisce dalla causa all'effetto, con una  conclusione che ha dell’ inesorabile.
Nulla di tutto ciò in Amleto; Shakespeare ci sorprende ad ogni snodo d’azione;   l'imprevedibile   domina ad ogni atto ed anche la scena della mattanza  finale ha soltanto una relazione molto labile  con gli elementi iniziali del teorema  fornitici nel primo atto. Certamente, Amleto uccide il re ma lo uccide perché quest'ultimo, per sbaglio, ha appena ucciso Gertrude; ed è senz’altro curioso che in questo frangente non proferisca motto sull'assassinio del padre, che dovrebbe essere il movente e la conclusione logica della sua azione; com’ è altrettanto  curioso che  nessuno alla corte di  Danimarca   sembra commuoversi per questa  enorme carneficina  dove, in alcuni secondi, scompaiono tutti i personaggi principali del regno. Nessuno fuorché  Shakespeare, il quale  pur fingendo di mettere in scena i grandi temi della tragedia classica (la vendetta, la pazzia, la lotta per il potere, ecc.), forse ha  voluto scuotere le certezze che procurano ogni volta questi temi e   abbia  scelto, in ultima analisi, di presentare il solo tema che per lui ha un senso: il dubbio, l'incertezza. In ciò, sarebbe stato un precursore del teatro del ventesimo secolo: il teatro dell'assurdo nel 1601!


Amleto eroe tragico moderno

Amleto é stato recentemente analizzato come figura chiave nella drammatica svolta epocale dal mondo classico ( a dalle supposte certezze di quello medioevale ) verso i dubbi e le angosce della modernità, o più precisamente di quella civiltà che i neostoricisti americani definiscono early modern.
Al centro del dramma si posizione un eroe tragico, un eroe problematico, diviso e lacerato da contrasti interiori, posto in situazioni di irrisolta tensione e conflittualità.
Quando Amleto scopre che la realtà non coincide affatto coi suoi ideali, rimane disgustato. E’ un giovane colto, puro, animato da grandi ambizioni spirituali.
Incapace di sopportare il peso del male, offeso dal suo trionfo, egli nella malinconia trova rifugio, ma non riposo. La sua coscienza é fonte di innumerevoli pensieri, speculazioni sulla vita e sulla morte, dubbi, rimproveri, propositi. Egli dovrebbe obbedire al padre e alle leggi dell’onore, ma lo slancio é impedito dal pensiero malinconico della vanità del tutto, e la volontà é frenata da mille considerazioni. Il carattere nobile entra in conflitto con l’umore cupo: ciò che il primo accende, il secondo spegne. Il moralismo e il senso del dovere non riescono a prevalere perché, a parte l’effetto avvilente della malinconia, esigono il compimento di un’azione pur sempre orribile, un omicidio, per di più di difficile attuazione. Nessuno conosce infatti la colpa di cui si é macchiato re Claudio nei confronti del padre di Amleto, e quindi non si spiegherebbe un atto così turpe da parte del giovane.
L’omicidio apparirebbe sospetto, interessato, dal momento che non troverebbe sostegno in una motivazione plausibile: l’onore del principe verrebbe infangato, e la vendetta, lungi dall’essere considerata come un doveroso atto di giustizia, assumerebbe l’aspetto di un volgare assassinio.
Amleto viene a conoscere dal fantasma del padre le circostanze della sua morte, mentre versa in uno stato di afflizione e di amarezza. Claudio, in un colpo solo, ha spodestato il vecchio sovrano e il legittimo erede al trono, ha distrutto una famiglia, attirando a sé una donna che il figlio non immaginava capace di tanta insensibilità.
Tutto ripugna ormai l’animo di Amleto, che, deluso e impotente, generalizza, rivestendo di pessimismo e di sospetto ogni persona ( escluso il suo amico Orazio ), lui che pure per natura sarebbe un fiducioso. La repulsione per il vizio e l’ipocrisia imperanti nel mondo si fa repulsione per la vita stessa. Ma il suicidio é punito dalla religione e il senso del dovere assume le sembianze dello spettro paterno, che prima gli fa intendere e poi gli ricorda la necessità di consumare la vendetta.
Amleto é un uomo che ama e che pensa, e che intanto però non agisce, e se agisce lo fa con ingegno ( la finzione della follia e la recita dei commedianti) o per impulso ( l’uccisione di Polonio e la lite con Laerte nella fossa).
Non c’è pertanto una vera e propria connessione tra pensiero e azione: é evidente il suo stato di crisi. Si sente chiamato ad un compito per cui non è tagliato, e tuttavia è dotato di un animo nobile che gli impedisce di negarsi all’impresa. Non è che Amleto non sia capace di azione in assoluto, come la critica romantica per lungo tempo ha sostenuto con ostinazione: non é capace di compiere “quella” azione in quella particolare “ circostanza”. Egli ha in sé un desiderio di purezza così alto che la prospettiva di un eventuale scontro con il vizio, sia pure al fine di eliminarlo, gli appare difficile da accettare. Eppure sa bene che così non dovrà essere; perciò non si sottrae, pur avendone la tentazione: ma intanto rimanda il momento risolutivo.
Se Amleto dopo quattro secoli continua ad attrarre e a commuovere é perché non é altro che la summa della vita. Forza e debolezza, impulsività e calcolo, sensibilità e riflessione: tutto é estremo in lui, che con la sua bontà d’animo e il suo idealismo si pone sulla scena a testimoniare, assieme a un dramma personale, i conflitti e le aspirazioni di ogni uomo che abbia una concezione alta dell’esistenza e intanto debba sperimentarne la corruttibilità.
Amleto é uomo moderno perchè dubita, facendo suo quel principio che valse a Cartesio la prerogativa di fondatore del Razionalismo.
Il genio di Shakespeare, lavorando sul racconto di Belleforest e sulla tragedia di Kyd, ne ha fatto una figura più tormentata, una figura della vita interiore ricca e sfumata: moderna quindi. L’autore é consapevole del profondo mistero della vita e della morte, e lo mette in scena. La sua arte sa essere impetuosa e delicata, e loquente e scarna, arguta e commuovente.
Non c’é corda che non tocchi, non c’é registro che non usi. Perchè la vita é complessa, appunto, e non riducibile ad una forma fissa.
Amleto, personaggio storico rivestito di tante leggende, é giunto fino a noi per chiederci di interpretarlo, per sfidarci ad un confronto. Con la sua debolezza, con i suoi dubbi, ci rispecchia. Morendo, come ogni eroe, ci induce a domandarci una volta in più che cosa sia mai la vita.


7 commenti:

  1. Pe r il quadro di Ofelia, mi correggo non D.G.Rossetti ,ma John Everett Millais (entrambi prerafaelliti)
    anticipazione probabile verifica su Shakespaerae -Amleto giov.20 nov.

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  2. Amleto è una delle tragedie shakespeariane più conosciute e citate. Fu scritta probabilmente tra il 1600 e l'estate del 1602. In classe abbiamo visto un film e fatto anche diverse letture su quest'opera; rilevante è l' impraticabilità del suicidio in condizioni estreme, come quelle del principe, per timore che esista qualcosa dopo la morte. Il protagonista è disgustato dal mondo quando viene a conoscenza dell'orrore che si nasconde dietro l'apparente normalità della vita quotidiana della sua famiglia; Amleto odia l'intera umanità poichè è crudele ed invita Ofelia numerose volte ad andare in convento così che non generi altro male facendo figli.
    L'azione vendicatrice non è considerata vincente perchè l'offesa non potrà mai essere annullata; il danno subito dal principe non potrà essere compensato in alcun modo ed egli sa che la sua vendetta non riuscirà a salvarlo da quel mondo maledetto.
    Da notare è la contrapposizione tra vera pazzia/finta pazzia: Amleto, dopo aver visto lo spirito di suo padre, finge di essere folle per creare scompiglio all'interno della famiglia; con questo suo comportamento, spesso aggressivo (uccide Polonio padre di Ofelia e Laerte), ferisce profondamente Ofelia che probabilmente, diventata pazza, cade in un fiume dove mette fine alla sua sofferenza. Laerte per vendicare sia la morte della sorella che quella del padre, si accorda con Claudio e sfida Amleto in un combattimento; il principe avrebbe dovuto bere da una coppa contenente del veleno ma si rifiuta. Gertrude, la regina non sapendo nulla, beve dal calice e muore. Il protagonista uccide il re facendogli bere lo stesso liquido che ha ucciso la madre. Laerte viene ferito involontariamente con una spada avvelenata come accade anche ad Amleto e muoiono entrambi. Da ammirare sono i frequenti monologhi di Amleto che sono avvolti da un velo di mistero e da una grande tristezza; celebre è il monologo "essere o non essere, questo è il problema".
    Ritengo che Amleto sia un personaggio dinamico poichè compie numerose azioni anche se tutte hanno un solo scopo avvero mostrare la colpevolezza di Claudio che si è fatto corrompere dal potere.
    I personaggi più importanti del teatro vanno incontro alla morte tranne Orazio, amico di Amleto che afferma di voler morire piuttosto che vivere in un mondo così crudele e insensato.
    L'eroismo tragico dell'età barocca è racchiuso nella ricerca inesausta di un senso possibile che spieghi un mondo fattosi sempre più oscuro e incomprensibile.
    Nel quadro di Millais è rappresentata Ofelia appena caduta nel ruscello mentre coglie fiori, continua a cantare nonostante stia cominciando ad annegare. Il dipinto ha una base lunga orizzontale e i due angoli superiori smussati. La parte centrale è occupata dalla splendida figura di Ofelia distesa a pelo d'acqua con le mani aperte e i fiori del mazzo che vanno disperdendosi nella corrente. Colpisce la grande resa naturalistica del ruscello e della vegetazione che contorna la giovane donna.
    Sono raffigurate piante come l'olmaria, le margherite, il salice, il papavero e l'ortica, piante simboliche di morte, dolore ed innocenza.

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  3. L’Amleto è un’opera fondamentale nella storia del teatro shakespeariane e nella storia stessa del teatro segnando la divisione tra quanto messo in scena prima di tale tragedia e quanto segue nel mondo teatrale, aprendo le porte al teatro moderno. Scritto tra il 1600 e il 1602, vede tutto il suo svolgersi collegato al personaggio principale, omonimo dell’opera, ossia il principe di Danimarca Amleto. È proprio questo lo scenario geografico in cui si ambienta la vicenda. La caratteristica di Amleto è che attraverso di lui si svolge la vicenda; nel momento stesso in cui lui scopre nuovi intrighi il pubblico scopre l’evolversi della storia. Il personaggio principale è qui più che mai fulcro di tutto, unificatore di tutto. A far muovere la vicenda è la vendetta nel momento in cui Amleto scopre che il padre è stato ucciso dal fratello Carlo, il quale poi succede al trono impossessandosi anche della regina, intraprendendo con lei una relazione. Scopre ciò per voce dello spettro del padre. Segue una finta pazzia da lui usata per far cadere nella trappola il re e la madre stessa ritenuta traditrice. Il tema della vendetta è ispirato a William Shakespeare da parte dello stoico Seneca ( 4 a.C., 65 d.C.) il quale però lo mette il secondo piano: il britannico padre del moderno teatro, invece, lo pone al centro delle sue vicende riconoscendo il pubblico britannico pronto per scene più violente e crude a seguito della peste che colpì Londra tra il 1594-95. La stessa vendetta che spinge Amleto viene poi ripresa da Laerte che vuole vendicare i suoi defunti, il padre e la sorella, uccisi per mano (diretta e indiretta) di Amleto stesso. Tra i temi presentati le relazioni sociali. Le prime sono quelle familiari visto l’amore e il rispetto che Amleto porta per il padre avendo come unico obiettivo quello di farsi guidare nelle sue azioni da quanto il defunto re desidera. Conseguenza di ciò è il terribile rapporto che lega Amleto allo zio, interessato solo al potere temporale e disposto addirittura a sporcarsi le mani della morte del fratello pur di sedersi sul trono e regnare la Danimarca. Durante le scene cambia il rapporto tra la regina e il figlio, il quale in un primo tempo la disprezza, si vergogna di esserne figlio, l’attacca sia verbalmente che fisicamente, istigandola, per poi in seguito proteggerla e rincuorarla dopo le parole dello spettro paterno. Il legame padre-figlia che riscontriamo tra Polonio e Ofelia è prima autoritario e poi molto affettivo tanto che la giovane ragazza dopo la morte del padre cade in condizioni di follia, alternando momenti di gioia a pianti, allucinazioni a scorci di realtà fino alla sua stessa morte. Questa scena è rappresentata da molti pittori che ritraggono la donna morente. Tra questi quello di Millais che dipinge il cadavere su un letto di un fiume, luogo dove probabilmente la ragazza o morì accidentalmente per la pazzia o si suicidò. Tramite Ofelia si toccano due tematiche importanti: l’amore e la follia.

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  4. . Partendo dal primo riconosciamo nella ragazza un vero interesse per Amleto, da lui ricontracambiato. La follia del giovane, però, lo porta ad odiare l’intera società, a negare l’amore per la giovane e ad invitarla alla vita in convento in modo da evitare di generale prole, la quale non può scampare dalla malvagità della società contemporanea. Il loro amore mai consumato è invece contrapposto a quello che lega la regina e il re di Danimarca, che godono di un amore carnale e traditore. E’ anche finto il legame amichevole tra Amleto e alcuni servitori Rosencrantz e Guildenstern, alleati invece di Carlo tanto che al posto di essere loro ad uccidere il principe, è lui a mandarli incontro alla morte. Vera è invece l’amicizia tra Amleto e Orazio il quale in punto di morte giura di portare avanti la storia del principe. È la follia che caratterizza il personaggio di Amleto: nata dopo la vista dello spettro del padre defunto, porta i vari personaggi ad allontanarsi da lui e ad indagare sul motivo che l’hanno scatenata. In realtà Amleto non è folle perché ogni sua frase ha senso se ricollegata al tradimento che circonda la sua famiglia, ma poiché nessuno sa che lui conosce la verità non possono che ritenerlo pazzo. Lui accentua questo suo essere ma è come una maschera che lo guida alla vendetta. Amleto è contemporaneamente attivo e passivo, dal momento che si lascia guidare dalla volontà del padre ma operando in prima persona. Il principe danese è un personaggio di origine antica, ma contemporaneo, nel quale l’uomo può personificarsi e trovare punti d’accordo. Interessante è constatare che non tutti possono vedere lo spettro: Amleto e i suoi amici si, ma la madre non può, forse come simbolo che anche lei, subito dopo il funerale, ha trovato un altro uomo, corrispondente allo stesso assassino del marito, tradendolo. Nel momento conclusivo, quello tanto atteso dall’inizio, la morte di Carlo, il principe invoca per lui la morte ma solo per la madre e non come vendetta del padre, la quale passa quasi in secondo piano. Il vero tema conduttore dell’opera è la morte: lo spettro del re, i servitori, Polonio, Ofelia, Laerte, la regina, il giullare (scheletro), Carlo, Amleto. La morte del protagonista avviene però con onore: essendo stato ferito da una spada sul quale vi era del veleno messovi da Laerte, il quale passa nel regno dei defunti per sua stessa cattiveria poiché colpito dal principe con la medesima arma, uccide poi lo zio trafiggendolo con la spada e facendogli bere il vino avvelenato preparato per Amleto, ma bevuto da Gertrude. La morte segna l’inizio e la fine dell’Amleto, colpendo tutti i personaggi fondamentali. Possiamo ritenere che l’unica veramente vittima passiva sia la povera Ofelia, mentre tutti gli altri o per il proprio atteggiamento traditevole o per i piani di morte programmati ( e poi alcuni sfumati e latri realizzati), sono attivi. Prima di questo percorso di studio su tale opera, non conoscevo molto sulla vera storia; oggi, a seguito di tutto quanto conosciuto, posso dire di avere un’ ottima valutazione sull’Amleto, che mi ha colpito molto e interessato. È assurdo pensare che sia un’opera tanto antica, quanto ancora intrigante e lodevole da conoscere.

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  5. Ottima preparazione per la verifica del 20, importante, con tre ore a disposizione..

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  6. Arrivo troppo tardi e le mie compagne hanno già detto tutto quel che d'importante c'è da sapere. la visione in classe del film mi ha permesso di comprendere molto bene i temi centrali di questa tragedia e, in generale, i modi di scrittura shakespeariani e gli argomenti e le tematiche sulle quali lo scrittore si sofferma. Nonostante la vicenda sia molto contorta, è molto ben articolata e di un ingenio strepitoso! questo testo da lei pubblicato, insieme allo studio sul libro, mi permetterà di affrontare al meglio la verifica di giovedì!

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    1. L'importante lettura ti faciliterà comunque l'approccio alla verifica in classe.

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