giovedì 27 novembre 2014

Amleto e Don Chisciotte in cerca della saggezza

Cervantes e Shakespeare

Harold Bloom spiega perché il bardo inglese e lo scrittore spagnolo sono dopo Dante i principali autori occidentali

Amleto e Don Chisciotte in cerca della saggezza

(1547-1616) (1546-1616) Il principe di Shakespeare e il cavaliere di Cervantes, simboli della condizione umana MAESTRI Soltanto Dickens ha saputo raggiungere lo stesso fascino universale

Dal nuovo saggio di Harold Bloom, «La saggezza dei libri» (Rizzoli, pagine 382, euro 17) anticipiamo un brano tratto dal capitolo dedicato al confronto tra Cervantes e Shakespeare Cervantes e Shakespeare condividono il primo posto fra tutti gli scrittori occidentali vissuti dal Rinascimento a oggi. Gli individui più creativi degli ultimi quattro secoli sono shakespeariani o cervantiani o - più spesso - riprendono elementi di entrambi gli autori. In questo libro, mi propongo di considerarli come i maestri di saggezza della nostra letteratura moderna, alla pari dell' Ecclesiaste e del Libro di Giobbe, di Platone e di Omero. La fondamentale differenza tra Cervantes e Shakespeare può essere esemplificata mettendo a confronto Don Chisciotte e Amleto: sia il cavaliere sia il principe sono alla ricerca di qualcosa di indefinito, per quanto possano asserire il contrario. Qual è il vero obiettivo della ricerca di Don Chisciotte? Penso che non ci sia una risposta. Quali sono gli autentici motivi che spingono Amleto? Non ci è dato di saperlo. Poiché la ricerca del magnifico Cavaliere di Cervantes ha uno scopo e una risonanza cosmologica, nessun obiettivo sembrerebbe al di là della sua portata. La frustrazione di Amleto è data dal fatto che gli sono concessi soltanto Elsinore e la tragedia della vendetta. Shakespeare compose un poema illimitato, in cui solo il protagonista trascende ogni limite. Cervantes e Shakespeare - che morirono quasi nello stesso istante - sono i principali autori occidentali, almeno da dopo Dante, e nessuno scrittore moderno o contemporaneo è mai riuscito a eguagliarli, né Tolstoj né Goethe, Dickens, Proust, Joyce. Non basta certo il contesto in cui vissero a spiegare la loro grandezza: l' Età dell' oro spagnola e l' Età elisabettiano-giacobina inglese hanno un' importanza secondaria quando ci sforziamo di apprezzare appieno ciò che questi due autori ci danno. W. H. Auden vedeva in Don Chisciotte un ritratto del Santo cristiano, l' esatto opposto di Amleto, che «non ha fede né in Dio né in se stesso». Per quanto le sue parole suonino perversamente ironiche, Auden era serio e penso che abbia preso una cantonata. Contro la sua tesi posso riprendere Miguel de Unamuno, il mio critico preferito del Don Chisciotte. Per Unamuno, il Santo cristiano è Alonso Chisciano, mentre Don Chisciotte è l' iniziatore dell' autentica religione spagnola, il chisciottismo. Herman Melville fonde le figure di Amleto e Don Chisciotte in quella del capitano Achab (con l' aggiunta di un pizzico del Satana di Milton, per rendere il tutto più saporito). Achab vuole vendicarsi della Balena bianca, mentre Satana, dal canto suo, distruggerebbe Dio, se soltanto potesse farlo. Stando a quanto dice G. Wilson Knight, Amleto è per noi un ambasciatore di morte. Don Chisciotte afferma che il fine della sua ricerca è quello di eliminare l' ingiustizia. E l' ingiustizia più radicale, il vincolo che tiene prigioniero l' uomo, è proprio la morte. Liberare i prigionieri è quindi il modo in cui, di fatto, Don Chisciotte combatte contro la morte. Non è possibile individuare con precisione la presenza di Shakespeare all' interno della sua opera, nemmeno nei Sonetti. È proprio questa quasi invisibilità a stimolare le ricerche di quegli zeloti che credono che le opere di Shakespeare siano state scritte da chiunque altro, tranne che dallo stesso Shakespeare. Per quel che mi risulta, nel mondo ispanico non ci sono congreghe che si sforzano di dimostrare che il Don Chisciotte sia stato scritto da Lope de Vega o da Calderón de la Barca. La presenza di Cervantes nel suo grande libro è talmente marcata che non possiamo fare a meno di riconoscere come, nell' opera, ci siano tre personalità irriducibili l' una all' altra: il Cavaliere, Sancho e lo stesso Cervantes. Con tutto ciò, quant' è astuta e sottile la presenza di Cervantes! Anche nelle sue pagine più spassose, il Don Chisciotte rimane estremamente sobrio. È ancora Shakespeare a fornirci un' illuminante analogia: anche quando è più melanconico, Amleto non abbandona mai i suoi giochi di parole o il suo umorismo inglese e lo sconfinato umorismo di Falstaff è tormentato dagli indizi che lasciano presagire il rifiuto che lo attende. Proprio come Shakespeare non si lascia vincolare dai precisi limiti dei generi drammaturgici, così il Don Chisciotte è tanto una tragedia quanto una commedia. Per quanto segni per sempre la nascita del romanzo moderno dal poema in prosa medievale e per quanto rimanga tuttora il migliore fra tutti i romanzi mai scritti, ogni volta che lo rileggo lo trovo più triste; ed è proprio questo suo carattere a trasformarlo nella «Bibbia spagnola», per riprendere l' espressione con cui Unamuno definì quest' opera, la più grande fra tutte le opere di narrativa. Tra gli scrittori di romanzi ci sono George Eliot ed Henry James, Balzac e Flaubert o il Tolstoj di Anna Karenina. Il Don Chisciotte potrà anche non essere un testo sacro, ma ci contiene a tal punto che - come con Shakespeare - non ci è possibile, per così dire, uscirne in modo da guardarlo dall' alto, in prospettiva. Noi siamo all' interno di questo grande libro, con il privilegio di poter ascoltare gli splendidi dialoghi tra Don Chisciotte e il suo scudiero, Sancho Panza. A volte facciamo tutt' uno con Cervantes ma, più spesso, siamo gli invisibili vagabondi che accompagnano la sublime coppia tra avventure e sconfitte. Se, nell' Occidente postrinascimentale, dobbiamo scegliere un terzo autore dal fascino universale, la nostra scelta non può ricadere che su Dickens. Tuttavia Dickens non vuole trasmettere ai suoi lettori una «conoscenza ultima dell' uomo», quel genere di saggezza che Melville trovava in Shakespeare e, forse, anche in Cervantes. La prima rappresentazione teatrale del Re Lear ebbe luogo in concomitanza con la pubblicazione della prima parte del Don Chisciotte. Per quanto ne dica Auden, anche Cervantes - come Shakespeare - ci presenta una forma laica di trascendenza. Don Chisciotte si considera come un cavaliere di Dio, ma ciò non gli impedisce di continuare a inseguire i capricci della sua volontà - una volontà, tra l' altro, gloriosamente eccentrica. Re Lear chiede aiuto ai numi celesti, ma solo perché li vede come vede se stesso, dei vecchi. Malconcio per gli scontri con realtà che sono ancora più violente di lui, Don Chisciotte si trattiene comunque dal sottomettersi all' autorità della chiesa e dello Stato. Quando infine cessa di rivendicare la propria autonomia, non gli rimane che tornare a essere Alonso Chisciano il Buono,e l' unica azione che gli resta da compiere è quella di morire. Il maestro americano Harold Bloom è nato a New York nel 1930. E' considerato il più autorevole critico letterario americano. Insegna all' Università di Yale ed è autore di oltre venticinque libri, tradotti in tutto il mondo. In Italia sono usciti, tra gli altri, «Il canone occidentale» (Bompiani), «Come si legge un libro (e perché)», «Shakespeare. L' invenzione dell' uomo». «Il genio» (tutti editi da Rizzoli). Il nuovo volume, «La saggezza dei libri», nasce da decenni di studi e riflessioni confluiti nella convinzione che la letteratura abbia uno scopo decisivo: aiutarci a raggiungere la saggezza. Dalla Bibbia a Omero, da Cervantes a Shakespeare, da Montaigne a Freud, Bloom guida il lettore attraverso una serie di esempi letterari in grado di dare un senso alla nostra vita.
Bloom Harold
Pagina 37
(6 ottobre 2004) - Corriere della Sera


Nel 1612, l'autore di Giulietta e Romeo scrisse Storia di Cardenio
Il testo andò perduto durante l'incendio che distrusse il Globe Theatre

"Ecco il Chisciotte firmato Shakespeare"
Giallo sul ritrovamento di un dramma

DAL nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI


<B>"Ecco il Chisciotte firmato Shakespeare"<br>Giallo sul ritrovamento di un dramma</B> Don Chisciotte e il fido scudiero visti da Picasso
È PROBILMENTE l'accoppiata più forte della letteratura mondiale: il padre di tutti i commediografi e quello di ogni narratore, William Shakespeare e Miguel Cervantes. Immaginiamo che l'autore di Giulietta e Romeo abbia scritto un dramma ispirato dal Don Chisciotte di Cervantes.

Immaginiamo che questo dramma sia andato in scena soltanto due volte, al tempo di Shakespeare, e poi il testo sia scomparso in un incendio del Globe Theatre di Londra; che quattro secoli più tardi un direttore della Royal Shakespeare Company riesca miracolosamente a ritrovare il dramma andato perduto e decida di metterlo in scena con una produzione ispano - britannica, in omaggio ai due formidabili scrittori uniti dalla singolare vicenda.

È una storia che fa sognare e che diventerà realtà, stando a quanto annunciato l'altro giorno dal direttore della Royal Shakespeare Company, Gregory Doran, a Madrid. Ma è una storia che contiene anche un mistero: cosa ha esattamente ritrovato, il signor Doran?

"Certamente non un manoscritto polveroso su uno scaffale", dice un portavoce della Royal Shakespeare Company interpellato da Repubblica qui a Londra. Per capirne di più, come in un giallo che si rispetti, conviene fare un passo indietro. Qualche notizia certa su un'opera di tal genere esiste. Il Don Chisciotte arriva in Inghilterra nel 1612, sette anni dopo la pubblicazione in Spagna, tradotto in inglese da John Shelton. Basandosi su un episodio del romanzo di Cervantes, quello stesso anno Shakespeare scrive un dramma intitolato Storia di Cardenio, aiutato da un altro commediografo, John Fletcher.

Il "Cardenio" viene messo in scena due volte l'anno seguente al Globe Theatre, che viene però distrutto pochi mesi più tardi da un incendio (quello che i turisti visitano sulle rive del Tamigi è una copia) in cui vanno bruciati molti originali delle commedie del grande bardo, tra cui anche quella ispirata dal Don Chisciotte. Da allora si perdono le tracce del manoscritto, al punto da insinuare perfino il dubbio che sia mai esistito.

Quarant'anni dopo la prima rappresentazione, nel 1653, uno storico dell'arte racconta di avere visto una copia del "Cardenio" firmata sul frontespizio da Shakespeare e Fletcher. Poi il giallo fa un altro balzo in avanti: nel 1727 il drammaturgo Lewis Theobald sostiene di avere scritto il suo dramma Double falshood (Doppia menzogna) traendo ispirazione dal "Cardenio".

E veniamo al presente. Già nell'ottobre scorso Doran accennò vagamente al "ritrovamento" dell'opera perduta di Shakespeare. L'altro ieri, secondo quanto riporta il quotidiano spagnolo El Mundo, è stato più esplicito: "Siamo riusciti ad autenticare uno dei manoscritti sulla cui veridicità si facevano infinite supposizioni. Siamo riusciti a trovare degli originali affidabili. C'è un indizio molto chiaro. Confrontandolo con la prima edizione in inglese del Don Chisciotte, ci sono alcuni monologhi quasi identici. Shakespeare trascriveva spesso alla lettera dialoghi da testi originali, per esempio con Plutarco". Ma il giallo non verrà chiarito, né il mistero svelato, sino a quando il "Cardenio" ritrovato non andrà in scena, nel 2009.

(25 maggio 2007)

4 commenti:

  1. Shakespeare e Cervantes hanno in comune la data della loro morte; i due autori sono considerati tra i più grandi scrittori di tutti i tempi. Harold Bloom sostiene che sia Don Chisciotte sia Amleto siano alla ricerca di qualcosa di indefinito. Amleto risulta ad essere un ambasciatore di morte mentre Don Chisciotte afferma che il fine della sua ricerca è quello di eliminare l' ingiustizia che coincide con la morte; liberare i prigionieri è quindi il modo con cui combatte contro la morte.
    Don Chisciotte fa parte dei personaggi che eludono l'insopportabile realtà con la follia, che gli concede anche di smascherare l'ottusità, l'intolleranza umane e i pregiudizi. E' impavido e altruista ma la vera pazzia è aver fiducia nella verità e nella giustizia; si considera come un cavaliere di Dio, ma ciò non gli impedisce di continuare a inseguire i capricci della sua volontà. Non va dimenticato che lo squilibrio mentale di Don Chisciotte deriva da una maniacale passione per i libri di cavalleria.
    Amleto ha l'animo mutevole; irresoluto e sopraffatto dal male che lo circonda, centrato sull'io pensante non per risoluzioni ma alla ricerca di criteri di giudizio sfuggenti perchè sa che è il pensiero a rendere le cose buone o cattive.
    Il Don Chisciotte oltre ad essere una commedia e anche una tragedia, l' opera segna la nascita del romanzo moderno dal poema in prosa medievale. E' considerato da alcuni un testo sacro ( il cavaliere combatte contro gli infedeli) ma non ci è possibile giudicarlo da lontano perchè anche noi ne facciamo parte; possiamo infatti ascoltare i dialoghi tra il cavaliere e Sancio. Non rappresenta una critica all’ordine cavalleresco ma, all' importanza che il potere e i beni materiali avevano nel periodo d'oro della Spagna. L' intento dell' opera era quello di riscoprire i valori veri della vita comandata in quel periodo dal capitalismo.
    La follia di don Chisciotte è lo strumento per rifiutare la volgarità e la bassezza del reale, la follia di Amleto è il mezzo attraverso il quale il protagonista, principe di Danimarca, tenta di smascherare la corruzione e l'immoralità della sua corte. Entrambi rappresentano l’eroe moderno, il primo che combatte per la Chiesa il secondo afflitto dal dubbio.
    In realtà non esistono né Amleto né Don Chisciotte allo stato puro: queste figure sono soltanto espressioni estreme di due tendenze. Per la vita reale sono aspirazioni irraggiungibili. Non si deve dimenticare che, se in Amleto il principio dell' analisi è spinto fino alla tragicità, nello stesso modo in Don Chisciotte il principio dell' entusiasmo è condotto fino alla comicità: ma nella realtà sia il comico sia il tragico raramente si trovano allo stato puro.
    Nel secondo articolo capisco che Shakespeare si è ispirato alle opere di Cervantes per scrivere una suo dramma (Cardenio)presentato solamente due volte al Globe Theatre, distrutto da un incendio pochi giorni dopo. Doran avrebbe ritrovato il testo dell’ opera shakespeariana che è andata in scena nel 2009.

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  2. Rubo una frase dal commento della mia compagna "La follia di don Chisciotte è lo strumento per rifiutare la volgarità e la bassezza del reale, la follia di Amleto è il mezzo attraverso il quale il protagonista, principe di Danimarca, tenta di smascherare la corruzione e l'immoralità della sua corte." è questo che io ho amato di queste due opere; seppure ritengo che stabilire che siano i migliori autori occidentali dopo Dante non possa essere del tutto esatto in quanto il piacere della lettura è totalmente una cosa soggettiva, sono sicuramente due opere e due autori di grandissimo rilievo e, a mio parere, la cosa più sbalorditiva delle opere è l'uso di temi che potremmo definire "strani" , come la pazzia, per spiegare e articolare le vicende! La noia e la banalità non appartengono a questi autori, anzi! Vi è sempre un colpo di scena, una faccenda ridicola ma sostanzialmente significativa che non fanno annoiare l'autore e lo fanno rimanere concentrato e a bocca aperte fino all'ultimo!

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  3. Senza ombra di dubbio Dante può essere ritenuto uno dei più grandi scrittori di sempre; a seguirlo Shakespeare e Cervantes. Questi due ultimi scrittori sono rispettivamente nati il primo nel 1569 e il secondo nel 1547, ma entrambi morti nel 1616. Per Harold Bloom, critico newyorkese insegnante a Yale nato nel 1930, inoltre, i due scrittori hanno avuto la fortuna di vivere in periodi gloriosi per la loro nazione, ovvero quello d’oro spagnolo e quello elisabettiano inglese.
    Sono varie le caratteristiche che accomunano queste due figure, tra cui quelle riguardanti le loro opere principali: Amleto e Don Chisciotte. I protagonisti condividono una certa pazzia e follia; Amleto alla ricerca della vendetta per la morte del padre a seguito della vista dello spettro, Don Chisciotte all’opera di un viaggio per il mondo come cavaliere avventuroso a seguito della lettura di romanzi cavallereschi incomprensibili. La pazzia dell’Amleto permette di vincere la volgarità e la bassezza del reale, mentre la follai del Don Chisciotte porta a riconoscere la corruzione.
    Amleto è definito ambasciatore di morte, e come analizzato nei commenti precedenti, l’intera opera omonima ha come filo conduttore la morte, dapprima con lo spettro paterno, poi, a poco a poco, con la morte di tutti i suoi componenti. Don Chisciotte afferma che il fine della sua ricerca è quello di eliminare l' ingiustizia nella sua forma più radicale, il vincolo che tiene prigioniero l' uomo, che è proprio la morte. È quindi con la sua vena cavalleresca e con il tentativo di salvare i personaggi secondari incontrati che combatte la morte.
    Analizzando la stesura dell’opera, sembra assente la persona di Shakespeare, tanto da ritenere la collaborazione con altri uomini, mentre se potessimo trovare un terzo personaggio incisivo nel Don Chisciotte, questo sarebbe proprio Cervantes. In entrambi i casi, però, i due personaggi non perdono mai la lucidità di parola, anche nelle situazioni più drammatiche. Amleto con i suoi monologhi, il cavaliere con il suo modo di essere sobrio. Il saggista esprime: “Proprio come Shakespeare non si lascia vincolare dai precisi limiti dei generi drammaturgici, così il Don Chisciotte è tanto una tragedia quanto una commedia.” L’opera di Cervantes non può da noi essere giudicata dall’alto, perché noi stessi ne facciamo parte. È ritenuta la bibbia spagnola.
    Entrambi riescono a farci conoscere la natura ultima dell’uomo tra le righe delle storie dei loro personaggi. Sia Amleto che Don Chisciotte sono esempi dell’eroe moderno.
    Shakespeare, ispirato dal romanzo dello spagnolo Cervantes, scrisse con la collaborazione di un commediografo, il Cardenio, messo in scena due volte prima di essere stato perduto nell’incendio del Global Theatre, dove l’inglese fu anche co-proprietario. Gregory Doran ritrova questo scritto che è stato rimesso in atto nel 2009.
    Personalmente non posso ancora pronunciarmi su quale sia, tra queste due grandi figure della letteratura mondiale, quella che preferisco, dal momento che ho solo una conoscenza parziale del Don Chisciotte. Per il momento, a mio avviso, entrambe sono ricche di eventi inaspettati e alcune volte strani. Se riconosco nell’opera dell’inglese un filo più drammatico, il filone di Cervantes rimane più allegro. L’Amleto è stato veramente una rivelazione per me, che mi ha completamente assorbito nella sua trama e affascinata perché può ancora oggi contemporaneo. Per quanto io ancora conosco del Don Chisciotte, invece, mi è più difficile immaginarlo attuale, ma i libri sono una sorpresa fino all’ultima parola. Dunque non vedo l’ora di concludere anche questo mio viaggio romanzesco intorno al mondo, di certo non noioso, ma avventuroso, in compagnia del Don Chisciotte.

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