venerdì 5 settembre 2014

Belluscone,una storia siciliana


Dall'isola di Prospero (Corfù) all'isola di Maresco.Visto a Milano "Belluscone-una storia siciliana"-Cosa ha colpito di più? forse la narrazione di un popolo, quello palermitano , in cui molte  famiglie hanno ospiti all'Ucciardone o al Pagliarelli, che vivono cioè ,rispetto allo Stato italiano, nello stesso stato di brigantaggio di circa 150 anni fa, quando ci fu l'Unità; un popolo per cui "quando c'era" la Mafia c'era lavoro; per cui Berlusconi è uno"che mangia e fa mangiare"..un uomo che ,giovane rampante, nel pieno delle crisi di governoDC-PSI ecc.asserisce:"Molti si preoccupano perchè c'è la crisi di Governo,il Governo non c'è..ma io dico che si sta meglio senza Governo!" ecc.-ecc. Veramente un film ben realizzato , quello di Maresco, con personaggi come Ciccio Mira, Erik, Vittorio Riccardi, che bene esprimono l'Isola e il Sud ,e l'Italia, degli ultimi 70 anni..dai bombardamenti americani del '44 a "quelli contemporanei"...

2 commenti:

  1. Non ho visto il film. Il film vuole presentare il rapporto tra il cavaliere e la Sicilia, raffigurata da un altro imprenditore dal nome Ciccio Mira, palermitano, organizzatore di feste in piazza. Questo personaggio è un nostalgico della vecchia mafia e sostenitore accanito del presidente. Due dei suoi esibizionisti Erik e Vittorio cantano una canzone dal titolo “Vorrei conoscere Berlusconi”. Sono contenta che ci siano ancora due classi…le future 4A e 4B.

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  2. Il film che avrebbe voluto raccontare il rapporto tra Berlusconi e la Sicilia, attraverso le disavventure dell'impresario palermitano di cantanti neomelodici, Ciccio Mira – imperterrito sostenitore di Berlusconi – e dei due artisti della sua “scuderia”, Erik e Vittorio Ricciardi...
    Con lo stile ironico, dissacrante e provocatorio dell’autore, il film intreccia il viale del tramonto di Berlusconi con le sorti dello sfortunato Ciccio Mira, radicato in una vecchia cultura dura a morire, e con il destino artistico dello stesso Maresco, che sceglie di eclissarsi, dopo aver capito l’inutilità dell’ennesima battaglia contro i mulini a vento della politica, in un’Italia che nella “cultura” berlusconiana si è a lungo riconosciuta e continua a riconoscersi.

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