giovedì 13 settembre 2012

I GIOVANI, PROTAGONISTI DEL MONDO CHE CAMBIA



I giovani, protagonisti del mondo che cambia
di Bruno Forte     Cronologia articolo 9 settembre 2012       Commenta

È drammatico il dato sulla disoccupazione giovanile nel nostro Paese. Un giovane su tre, fra chi ne avrebbe le potenzialità, è senza lavoro, con prospettive incerte anche sull'immediato avvenire. Impegnarsi per creare opportunità ai giovani è compito prioritario nell'agenda delle cose da fare, come ha riconosciuto con chiarezza il presidente Monti. Il governo dovrà certo fare la sua parte, ma sarebbe illusorio pensare che il problema si risolva unicamente dall'alto.
Mai come in questo campo si richiede una sinergia ampia e convinta, dalle famiglie alla scuola, dalla società civile alla comunità ecclesiale, dalle imprese ai sindacati, dalle amministrazioni locali alle agenzie che operano sul territorio al servizio del bene comune. È importante, però, che i primi protagonisti di questo sforzo corale siano proprio i giovani.
Come? Vorrei rispondere a questa domanda partendo da un'immagine biblica, tratta dal libro dei Numeri (cap. 13), dove si narra degli esploratori mandati da Mosè a visitare la terra promessa. Ritornando, essi portano il grappolo d'uva, il melograno e il fico e, nel raccontare quello che hanno visto, trasmettono una tale, convinta emozione, che tutto il popolo decide di affrontare il rischio di entrare in una terra dove abitano i giganti. È l'immagine di quello che dovrebbero fare i giovani di fronte alle sfide della crisi in atto. Come gli esploratori, i giovani non sono i capi del popolo, non sono Mosè, né Aronne; essi non sono neanche i sacerdoti o i leviti, e neppure la grande massa costituita dalle famiglie, dagli anziani, dai bambini. I giovani sono per loro natura gli esploratori, mandati a scoprire il futuro di tutti. Chi entrerà nella terra promessa, chi la vedrà e la farà sua? Chi ne intuisce già i tratti, ne avverte il sapore e il profumo? Sono i giovani. In questo senso, aveva ragione Giovanni Paolo II nel dire che sono loro le sentinelle del mattino, che annunciano con i loro sogni e le loro attese il giorno che verrà. Sono loro i primi destinatari di quel sì di Dio al mondo, di cui parla spesso Benedetto XVI. I giovani anticipano il futuro, ce lo fanno assaggiare. Ecco perché un adulto che abbia perso il contatto coi giovani diventa presto vecchio; e chi è rimasto a contatto con loro conserva una carica stupefacente di giovinezza e di speranza.
Mi chiedo, allora, quali caratteristiche dovranno avere questi esploratori della terra promessa. Come agli inviati del libro dei Numeri, è chiesto ai giovani di raccontare un mondo ai più sconosciuto: essi devono essere dei narratori. Narrare non significa aver capito tutto, voler spiegare tutto, descrivere ogni dettaglio. Narrare vuol dire comunicare un'esperienza vissuta in maniera così intensa da risultare contagiosa di futuro. È questo che mi aspetto dai giovani: che aiutino tutti noi a conoscere, attraverso i loro racconti - che sono i loro "sogni diurni", le loro attese e speranze - un mondo che per tanti aspetti non conosciamo, quello che condividono ogni giorno nelle scuole, negli ambienti di vita, con i loro amici, con quanti sanno dialogare con loro. Da questo mondo ci separa spesso una distanza, che ci rende difficile capirlo. È evidente, peraltro, che non si può imparare la lingua degli altri senza conoscerli. Chi conosce la lingua dei giovani, chi sta esplorando il mondo che deve venire, sono anzitutto loro, i giovani stessi. Perciò, noi adulti abbiamo bisogno di loro, perché senza di loro non potremo parlare al futuro; è grazie a loro, se accettano di coinvolgersi nell'avventura di sognare insieme e di organizzare la speranza, che anche noi potremo parlare al domani e costruirlo con loro. Il mio appello è allora a coinvolgere i giovani nello sforzo creativo del progetto, necessario ad aprire le vie del domani di tutti. Gli organismi di partecipazione (ad esempio scolastica) sono importanti, ma non bastano. Occorre un livello ulteriore di ascolto e di condivisione.
Oltre a essere i narratori della speranza, i giovani, come gli esploratori della terra di Canaan, sono chiamati a considerare lucidamente il desiderio e le sfide della conquista. Quando presentano il melograno, il fico e l'asta con i grappoli d'uva, gli esploratori lo fanno per dire: «Guardate che bello, questi sono i frutti della terra promessa», una terra di cui si sono innamorati. Essi descrivono qualcosa per cui vale la pena di rischiare. Vorrei chiedere allora ai giovani: non narrateci l'ovvio, lo scontato; narrateci, invece, quello che nella vita vi fa sognare. Narrateci le vostre speranze, i vostri desideri; siate i trasmettitori di un'esperienza che solo l'amore dischiude, perché solo se si guarda con amore la terra della promessa di Dio, si può anche vedere il grappolo d'uva e il melograno e il fico. Aiutateci a sognare con voi un sogno anche arduo, ma possibile! Proprio per questo, come fecero gli esploratori della terra promessa, non tacete a voi stessi e agli altri le difficoltà dell'impresa. Il vostro sogno sia a occhi aperti, tanto da risultare interprete lucido e razionale della realtà! Bisogna scommettere sulle capacità dei giovani: ad essi non dobbiamo solo chiedere di trasmetterci un'emozione, ma anche di aiutarci a pensare, di proporci delle sfide, di farci valutare senza ambiguità le difficoltà dell'impresa. Nella terra promessa ci sono i giganti, le grandi agenzie che puntano solo al profitto e non esitano a scarificare ad esso i più deboli, a cominciare dai giovani! Non si può, né si deve tacere sulle difficoltà, le sfide, le prove che vanno affrontate. Amare i giovani significa chiedere loro sacrifici sensati, impegnarli a prepararsi, a studiare, a esercitarsi nel dono di sé. Guai a stimolarli solo a fare bella figura, ad apparire! I giovani vanno educati e devono educarsi a capire i problemi, a esaminarli e ad affrontarli insieme con gli altri, a lavorare sodo per superarli.

15 commenti:

  1. cari ragazzi/e della 2 A SA ,inizia "LEZIONE IN TRE TEMPI" questa nostra attività per il presente anno scolastico.
    Dopo aver letto l'articolo, vi invito a formulare un commento e domande.A questo primo appuntamento vi dovete prEsentare entro domenica 23 settembre. A presto! D.V.

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    1. inizio a dire che tutto quello che scriverò è solo un mio pensiero, la mia opinione e accetto chi non è d'accordo con me ma credo che possa comprendere che ognuno ha la libertà di esprimere i propri concetti.
      in questo articolo sono presenti in certi punti e in certe frasi concetti che possono anche avere un giusto senso ma è vero che c'è ne sono molti non coerenti e altrettanti incoerenti.
      incominciando con il tasso alto di disoccupazione di oggi si può dire che gli standard per avere un lavoro sono spesso molto alti e bisogna avere molti requisiti, cosa vera appunto, ma non è più come lo era un tempo, non è più come una volta quindi le generazioni nate prima di noi giovani abbiano rispetto di noi e non ci critichino! anzi ci aiutino, perchè tutto questo è soprattutto opera loro! noi che andiamo a scuola, noi che studiamo noi che ci prepariamo a mandare avanti l'Italia, siamo noi il futuro qui e voi ce lo avete rovinato in modo che chi arriva alla fine della propria preparazione si ritrova le crisi, i problemi economici, politici, e tutto questo per colpa loro! noi non dobbiamo affrontarlo assieme! siete voi che ci avete affondato e siete voi a doverci "mostrare" la NOSTRA strada per la felicità perchè siete voi che ce l'ha avete sbarrata.
      pazzesche sono poi queste assurde metafore che servono solo a sviare e a trovare modi falsi e ingiuriosi per dirci solamente di non aiutarci nel nostro futuro che dobbiamo essere noi ad aiutarli, loro pensano ai loro problemi non ai nostri. dunque siamo noi che dobbiamo narrare a loro?? siamo noi che dobbiamo portare a loro i frutti della terra promessa e la stessa strada che conduca ad essa?? no, sono loro che ci devono condurre. come spesso gli esploratori cadono si devono rialzare e continuare quindi che si alzino e ci aiutino e noi li comprenderemo e insieme raggiungeremo il traguardo e tutto sarà come deve essere. dobbiamo fargli capire che senza di noi loro non vanno da nessuna parte perchè siamo noi la chiave per il loro futuro. non serve un ascolto o una condivisione ma una coesione che avverrà solo quando loro avranno rimediato agli errori commessi e ai problemi che ci hanno portato. noi narrare a voi?? mi fa ridere tutto questo! mostrarvi ciò che solo l'amore puo dischiudere?? haha cos'è questa una bella favola?? no questa è la vita, e la vita è seria fatta di lavoro lavoro e ancora lavoro e bisogna impegnarsi in ogni propria azione o tutto cio che farete sarà solo una perdita di tempo. o tutto o niente, niente o tutto.
      aiutarvi a sognare?? voi avete sognato abbastanza e ora che siete pieni di problemi vi consolate in noi sperando che vi aiutassimo dopo tutto questo? direi di no. bisogna ritrovare l'equilibrio. non siamo noi che ci dobbiamo sacrificare per voi, il lavoro e il futuro sono cose serie non favolette o storielle da prendere alla leggera con metafore e teorie del genere. se si parla di cose serie bisogna essere seri e prendere le cose di petto non aggirarle. quindi se noi siamo il motore e siamo noi che dobbiamo andare avanti e portarvi al futuro perche non mettete dentro un pò di benzina e ci guidate fino alla vostra "terra promessa" visto che siete tanto bravi, adulti e saggi? noi siamo qui siete voi che dovete condurci e a quel punto noi faremo la nostra parte. a voi la prima mossa.

      ripeto queste sono solo mie supposizioni e opinioni.

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  2. Questo testo mi ha aiutato a riflettere.Sono rimasto particolarmente colpito quando i tre ragazzi inviati da Mosè nella terra santa ritornano con: il melograno, il fico e l'asta con i grappoli d'uva.
    MA c'è una cosa che non ho capito: se un giovane su tre non ha lavoro e lo dice anche Monti, perchè non hanno mantenuto l'età pensionabile così com'era, al posto di alzarla? Potevano lasciarla invariata ed utilizzare i neo-pensionati in attività socialmente indispensabili quali: consulenze in tutti i campi, dall'industria alla famiglia alle istituzioni.

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  3. Le parole di questo testo mi hanno colpito molto, soprattutto quando i giovani vengono paragonati ai tre ragazzi che vengono mandati da Mosè ad esplorare la terra promessa, oppure anche quando Giovanni Paolo II dice che sono i giovani le sentinelle del mattino.

    Al giorno d’oggi il fatto che per i giovani (e non solo) sia molto difficile trovare lavoro mi fa pensare che, per un ragazzo non sia così scontato realizzare i propri sogni-desideri.

    Credo che i politici dovrebbero riflettere sull’innalzare l’età pensionabile e conseguentemente concordo con Davide quando afferma che le persone più anziane dovrebbero lasciare il posto al futuro cioè hai giovani.

    Quante volte abbiamo sentito dai telegiornali, letto sui quotidiani che bisogna impegnarsi per creare opportunità ai giovani; non basta dirlo, bisogna anche farlo. Vedo tanta ipocrisia …. questo è il problema … quante volte ancora dovremmo sentire queste cose …

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  4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  5. Le parole di questo testo che mi hanno colpito di più sono:"Guardate che bello, questi sono i frutti della terra promessa"; ma anche quando dice che siamo qualcosa per cui vale la pena di rischiare e quando ci paragona a giovani esploratori. Inoltre i giovani dovrebbero avere ognuno un posto di lavoro fisso, soprattutto quelli che si sono anche laureati; bisognerebbe quindi cercare di trovare i soldi per le pensioni e permettere ai giovani di svolgere il lavoro che vorrebbero fare.

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  6. Questo testo mi fa ridere, lo ritengo penoso quanto l'autore che lo ha scritto... esso è disperato dall'idea di dover affrontare le sofferenze da lui, assieme agli altri mebri della sua generazione, creato, percio si affida a noi giovani, noi che oltre a dover affrontare tutti i nostri problemi tra cui quelli creati da loro, ora dobbiamo "esplorargli" la strda per la felicità... ridicolo no?!? Noi giovani dovremmo rovinare la nostra "terra promessa", il nostro futuro per riparare il loro... ma anche loro sono stati giovani no??? allora perche parlano di noi Giovani e loro Adulti come specie differenti??? sempre piu ridicolo no?!? La verità è che loro hanno sprecato le loro occasioni ma noi.. non dobbiamo aiutarli, noi dobbiamo riparare e costruire il nostro futuro, che "loro" piangano gli errori commessi.

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  7. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  8. L'autore ritiene che il problema della disoccupazione giovanile non debba essere affrontato unicamente dallo stato, ma dalla collaborazione di tutte le istituzioni e le organizzazioni che operano sul nostro territorio, coinvolgendo in particolare i giovani stessi.
    Lo stato infatti crea le condizione perché ci sia lavoro, ma non si preoccupa di trovare effettivamente un lavoro ad ogni cittadino perché il nostro stato, come la maggior parte degli stati nel mondo, ha optato per il libero mercato.
    A volte anche le decisioni prese dal governo non vanno nella direzione di creare lavoro per i giovani; per esempio l'allungamento dell'età pensionabile "costringe" le persone a continuare a lavorare, impedendo così la liberazione di posti di lavoro a vantaggio dei giovani.
    Per facilitare l'occupazione giovanile sono state create diverse tipologie di contratti di lavoro che vanno incontro alle esigenze dei datori di lavoro, ma sono caratterizzate da una maggiore precarietà. Infatti è quasi impossibile ottenere, almeno in tempi brevi, un contratto di lavoro a tempo indeterminato.
    Sono d'accordo che il problema debba essere discusso a tutti i livelli; mi chiedo però a quale ulteriore livello di ascolto e di condivisione si riferisce l'autore.

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  9. Questo articolo mi ha particolarmente interessato nella prima e nell'ultima parte.
    La sequenza che racconta della storia di Mosè non mi è piaciuta molto perché non sono riuscita ad associare quella parte al resto del testo.
    Il giornalista é riuscito a narrare ciò che è di dovere ai giovani e ciò che devono fare gli altri.
    Il Governo potrebbe ridurre gli stipendi ai parlamentari, come potrebbe ridimensionare l'età pensionabile. Queste come molte altre cose da fare.
    Valeria Piolini

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  10. Sono pienamente d'accordo con Edoardo Tomasina, i problemi creati da loro in passato perchè non hanno saputo risolverseli da soli e devono scaricare su di noi questa ENORME responsabilità e criticarci anche in un nostro possibile fallimento? Poi dico, il Papa può parlare quanto vuole, i libri della Bibbia possono dire quello che vogliono, ma senza dei fatti concreti le cose non si risolvono a parole, o mi sbaglio? Ok, noi giovani dovremo crearci un futuro e tutto quello che volete, ma se non ci sono le basi per questo, di che cosa stiamo parlando?

    Simona Mazzotti

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  11. Questo testo mi ha colpito, non sono pienamente d'accordo con tutto ciò che dice.
    Ma fra una delle cose che mi è piaciuta è la metafora dei tre ragazzi esploratori che hanno scoperto una nuova terra da dove ne hanno portato cose belle, quando dice: "Guardate questi sono i frutti della terra promessa", i ragazzi hanno rischiato si, ma per qualcosa che ne valeva la pena, trasmettendo all'altra gente qualcosa di bello.
    Sono anche d'accordo con Ester Cerutti, quando dice che non è giusto che che le persone adulte vadano in pensione così tardi, togliendo la possibilità a un Giovane, che magari si è anche impegnato a laurearsi, un lavoro.

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  12. Questo testo suscita in me riflessioni e quesiti. Partendo dal primo punto esaminato, cioè che 1 giovane su 3 non ha un posto di lavoro e questo colpisce anche i laureati, mi viene spontaneo dire che dopo le fatiche prima della famiglia di pagare le spese universitarie che non sono certo poche, e poi del ragazzo/a di laurearsi in tempo, di studiare e sacrificarsi in quanto vivo in prima persona queste fatiche e capisco cosa significano, penso sia assurdo che non riescano a trovare un lavoro e quindi nascono problemi per trovare un impiego. Solo i migliori riescono ad assicurarsi un posto di lavoro dopo l'università. E' noto che negli ultimi anni molte più persone vanno in cerca di una laurea. La mancanza di lavoro è sicuramente collegata alla crisi economica che si abbatte sul nostro Paese. A mio avviso la colpa è anche da attribuire alle nuove generazioni, poichè vanno in cerca di lavori "prestigiosi" e ci si dimentica di quelli più "umili" come il calzolaio, la sarta, il muratore i quali adesso non hanno un futuro o è garantito dagli stranieri immigrati. Vi sono anche casi di giovani che dopo i primi giorni di lavoro relativamente duri lo abbandonano e quindi vi è una mancanza di volontà e di senso del lavoro. Una frase che mi ha colpito è quella di raccontare i sogni che si hanno: la risposta è scontata, cioè di avere un lavoro sicuro, crearsi un futuro e diventare uomini e donne. Dato da non sottovalutare è il problema dell'età pensionabile in quanto se gli anziani non lasciano il posto come si può pretendere di creare uno spazio ai giovani? Dall'altro punto di vista è anche da dire che le pensioni gravano sull'economia dell'Italia in quanto paese di vecchi; inoltre queste diventano sempre più ridotte e la crisi colpisce così anche gli anziani, basta pensare ai propri nonni. Per quanto riguarda quando raccontato da Mosè sugli esploratori, la melagrana, il fico, il grappolo d'uva della contagiosità che questi trasmettono, e quanto detto da Benedetto XVI riguardo al fatto che noi siamo le sentinelle del futuro ho una domanda: "Siamo sicuri che noi, persone qualunque, possiamo farcela o nel nostro Paese le raccomandazioni valgono di più?" Parlando di ciò mi viene in mente la frase che tutti almeno una volta hanno sentito dire e cioè che le nostre proposte per il futuro italiano che valgono molto emigrano all'estero per diventare importanti. Il quesito da porsi è perchè? Forse si può leggere il tutto sotto un altro punto di vista; quel che ci si sta chiedendo è di cambiare l'Italia. Francamente non so se questo è possibile.

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  13. Questo testo mi è piaciuto molto soprattutto per il fatto che collega i ragazzi con l'argomento religione in particolare che mosè manda dei ragazzi a visitare la terra promessa; ma anche quando il Papa dice che noi saremo il futuro del mondo e che siamo persone su cui poter contare.

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