sabato 4 ottobre 2025

Dopo Gaza

 

Dopo Gaza….Voi che siete al fronte del porto,  i vostri figli giovani, noi tutti ….questo movimento deve coniugarsi, dialettizzarsi a tutti coloro , di destra qualunquisti o astensionisti che siano che comunque avvertano la  preoccupazione, il terrore, di una politica occidentale  dissennata che agita/esagera  lo spauracchio di Putin, nell’ambiguità del presente confronto…nei governanti che paventano/minacciano  (perché questa è la terribile ambiguità del presente) di andare oltre la nuova guerra fredda, che per non cedere il Donbass (innegabilmente  comunque in parte di sé  russofilo)  allarmano …dando per indiscutibile che van tolte risorse alla sanità, istruzione, al sociale per foraggiare le industrie belliche, i sempre più sofisticati e costosi apparati…

Perché sacrosanto  indignarsi per Gaza, come lo si fece in ritardo per Vukovar Srbenica, Tuzla ecc. ma l’avamposto potrebbe essere ormai più vicino con le provocazioni della guerra ibrida, perché qui saremmo un po’ come alla crisi di Cuba , soltanto che là, interessi americani in prima facciata , si venne alla distensione (gli americani cedettero su l ritiro dei missili dalla Turchia e dall’Italia, oltre ritirarsi da Cuba), mentre qui pare  che  i vari Macron  Meloni Merz Starmer ecc * sarebbero  anche pronti ad una sfida suicida per la follia di un territorio orientale …

 

*Lo stato  e la guerra

Ciò che noi chiamiamo Stato è, in ultima analisi, una macchina per fare guerre e prima o poi questa sua costitutiva vocazione finisce con l’emergere al di là di tutti gli scopi più o meno edificanti che esso può darsi per giustificare la sua esistenza. Questo è oggi particolarmente evidente. Netanyahu, Zelens'kyj, i governi europei perseguono a ogni costo una politica di guerra per la quale si possono certamente identificare scopi e giustificazioni, ma il cui movente ultimo è inconscio e riposa sulla natura stessa dello stato come macchina di guerra. Questo spiega perché la guerra, com’è evidente per Zelens'kyj e per l’Europa, ma com’ è vero anche nel caso di Israele, sia perseguita anche a costo di andare incontro alla propria possibile autodistruzione. Ed è vano sperare che una macchina da guerra possa arrestarsi di fronte a questo rischio. Essa andrà avanti fino alla fine, qualunque sia il prezzo che dovrà pagare.

G.Agamben





venerdì 3 ottobre 2025

 Gaza, Palestina 

 

Introduzione

Nell’umanità vivente nell’Europa occidentale  c’è ancora qualcuno che può avere memoria degli anni della seconda guerra mondiale. Poi, in questa parte del Pianeta, sono stati ottant’anni di relativa pace , mentre erano in corso la guerra fredda, la guerra di Corea e del Vietnam, le invasioni russe nei Paesi dell’est che avviavano processi di liberalizzazioni, le guerre arabo-israeliane, le guerre/guerriglie  intestine sudamericane, asiatiche  o africane,  quella irakeno-iraniana, fino alle guerre del Golfo e a quella jugoslava, la più ravvicinata.

Nei Paesi dell’Europa occidentale si sono manifestati fenomeni di guerriglia e terrorismo, da parte di gruppi eversivi  di destra o sinistra, ispirati al fascismo, al comunismo o all’indipendentismo,  poi quelli islamici.  Fino all’attualità che dagli inizi del  2022 ha portato all’invasione russa dell’est Ucraina e un anno e mezzo dopo all’attentato di Hamas con conseguenza l’invasione israeliana nel territorio della striscia di Gaza .

Mentre i Governi europei si sono ingaggiati in qualche misura a difesa dell’Ucraina, non sono stati fatti che  passi minimi per condannare l’escalation prodotta dal Governo di Netanyahu, data anche la contraria posizione americana. Mentre è praticabile  recare supporto anche militare a Kiev, d’altro lato  non ci sarebbe alcuna logica nel proporre altrettanto per Gaza, dove l’identità palestinese bellica  è quella di Hamas , la cui autorità è prossima al  senso dei gruppi islamici estremisti ostili all’Occidente.

La questione di Palestina-Israele

L’area, fino alla prima guerra mondiale, faceva parte dell’impero ottomano, che governava le popolazioni arabe, cristiane  ed ebraiche e di altre minoranze.

La popolazione viveva divisa in comunità religiose, le millet, godendo di libertà di culto e ampie autonomie giuridiche, culturali e linguistiche. I non musulmani non potevano essere chiamati alle armi e pagavano tasse più onerose rispetto ai musulmani: la loro era la condizione dei “protetti” con un’inferiorità formalmente definita. Le millet cristiane e ebree al loro interno erano riccamente diversificate.

Gli ebrei, la più piccola comunità non musulmana, vivevano in Palestina,nelle grandi città costiere del Nord Africa, in quelle della Macedonia,della Tracia, dell’Egeo e a Istanbul. In particolare a Salonicco erano numerosi tanto da costituire la comunità più grande dopo i musulmani  .Erano grati nei confronti della dinastia ottomana che li aveva accolti nel 1492 e aveva continuato a dare rifugio ai profughi dei pogrom 

A problematizzare la frammentazione comunitaria della società imperiale fu la supremazia militare e mercantile europea del Settecento che, favorendo nell’ambito dei privilegi commerciali i membri delle millet cristiane, modificò l’equilibrio sociale, permettendo a questi ultimi di arricchirsi a scapito dei musulmani e degli ebrei.

La posizione degli ebrei nel quadro dell’impero in trasformazione aveva molte similitudini con quella della popolazione musulmana. La loro partecipazione diretta nella nuova “modernità” fu lenta quasi quanto quella dei musulmani

Verso la fine dell’Ottocento, la profonda umiliazione, subita nei Balcani dall’Impero ottomano , aveva generato forti sentimenti di rivalsa e incendiato gli animi dei musulmani che, reagendo alle violenze subite, cominciavano definitivamente a considerare i non musulmani dell’impero come “nemici interni”, pronti a tradire.

Tuttavia  il nazionalismo turco individuava il proprio “altro” nelle potenze europee e negli ottomani di fede cristiana.

Gli ebrei invece, che erano stati a loro volta oggetto di violenza e di esclusione nei Balcani e si erano rifiutati di esultare alla vittoria cristiana, non furono trattati con la stessa alterità. Molti ebrei collaboravano attivamente con i Giovani Turchi e, sotto il governo del CUP,si trovarono ad occupare posizioni importanti. La campagna per la creazione dell’economia nazionale li favorì non solo per la loro provata fedeltà, ma anche per le competenze professionali e linguistiche. 

Tra circa il 1880 e  i primi del 1900, a seguito dei pogrom nell’Europa orientale, avvengono, migrazione in Palestina (Aliyah: è un importante concetto della cultura ebraica  e anche una componente fondamentale del sionismo.. È sancito dalla Legge del ritorno  israeliana, che riconosce a qualsiasi ebreo (considerato tale dalla hakhah  o dalla legge secolare israeliana) e ai non ebrei idonei (figlio e nipote di un ebreo, coniuge di un ebreo, coniuge di un figlio di un ebreo e coniuge di un nipote di un ebreo) il diritto legale all'immigrazione assistita e all'insediamento in Israele, nonché alla cittadinanza israeliana.

Nel corso della prima guerra mondiale, le popolazioni arabe del medio-oriente si accordano con gli alleati europei per combattere l’Impero ottomano e rendersi indipendenti.

Il 3 ottobre 1918 le forze della rivolta araba entrarono a Damasco accompagnate dalle truppe britanniche  ponendo fine a 400 anni di dominio ottomano sulla Siria

 La Palestina, che comprendeva aree come la Cisgiordania e Gaza, fu infine spartita tra le potenze alleate, in particolare Gran Bretagna e Francia, che stabilirono un mandato britannico sulla regione 

Il sionismo  

Il movimento sionista è un'ideologia e un movimento politico-nazionale ebraico nato alla fine del XIX secolo, che mira all'autodeterminazione del popolo ebraico attraverso la creazione di uno Stato ebraico in Palestina (detta anche Terra d'Israele). Sviluppatosi in risposta all'antisemitismo, il movimento si è concretizzato con il primo Congresso di Basilea nel 1897, organizzato da Theodor Herzl, e ha portato alla fondazione dello Stato d'Israele nel 1948. 

 Iniziato nel 1920 e conclusosi nel 1948, questo periodo fu segnato dalla Dichiarazione Balfour,

Alle origini Il 2 novembre 1917il ministro degli esteri britannico Arthur Balfour rilasciò la dichiarazione che porta il suo nome: «Il governo di Sua Maestà vede con favore la costituzione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico, e si adopererà per facilitare il raggiungimento di questo scopo, essendo chiaro che nulla deve essere fatto che pregiudichi i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche della Palestina, né i diritti e lo status politico degli ebrei nelle altre nazioni.»

Seguiva però Il messaggio di  David Hogarth, comandante arab Bureau, gennaio 1918 in cui venne assicurato che: "la costituzione di una comunità ebraica in Palestina sarebbe stata consentita sempre che fosse compatibile con la libertà politica ed economica della popolazione araba.

 

A questo punto il progetto di creazione di una patria ebraica, entrava i conflitto con la  crescita del nazionalismo arabo palestinese, portando a tensioni e scontri tra le due comunità Scontri del’29 e sfociando poi nel Piano  di Partizione dell'Onu. . Il Piano di partizione della Palestina del 1947, raccomandato dalla Risoluzione 181 dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, proponeva la divisione del territorio del Mandato Britannico della Palestina in due stati, uno ebraico e uno arabo, con Gerusalemme sotto controllo internazionale. Il piano fu approvato dall'ONU nel novembre 1947, ma fu respinto dai paesi arabi, il che portò all'escalation del conflitto e alla Guerra arabo-israeliana del 1948 dopo la Dichiarazione d'indipendenza d'Israele.

Dal 1948 ad oggi

Dal 1948 non c’è mai stata pace in terra di Palestina, la conflittualità ha avuto i suoi acmi  nella guerra del'48, quella di Suez del 1956, la guerra dei sei giorni  del 1967 e quella del Kippur del 1973.

Accordi di pace sono stati firmati tra Egitto e Israele e tra Israele e Giordania negli anni'90 , cosicché il conflitto si è tramutato nel corso degli anni da conflitto arabo-israeliano su larga scala a un più localizzato conflitto israelo-palestinese (anche detto questione palestinese).

il conflitto israelo-palestinese è stato caratterizzato da una serie di guerre tra Israele e organizzazioni palestinesi come OLP e Hamas : la guerra del Libano del 1982,  le intifade  e ripetute conflittualità nella striscia di Gaza.Nonostante gli accordi di Oslo del 1993, che hanno portato al mutuo riconoscimento tra Israele e OLP e alla creazione dell'ANP(Autorità Nazionale Palestinese) ed il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dell'ONU  nel 2012un accordo di pace definitivo tra Israele e Palestina non è stato mai raggiunto,

In   Cisgiordania la criticità fra Israele e il governo dell’ANP è stata sia pur parzialmente contenuta; ad ovest, nella striscia di Gaza , dal 2006, con la vittoria di Hamas, i rapporti si son fatti alternamente più tesi, il territorio è sotto il blocco israeliano ed egiziano dal 2007. 

 

Finchè si giunge ai fatti dell’ottobre 23  massiccio attacco missilistico con oltre 5000 razzi dalla strisci di Gaza verso Israele e attacchi di gruppi armati, , con conseguente uccisione di 1200 civili e militari israeliani, e nel rapimento di circa 250 di questi, avvenuto il 7 ottobre 2023 nel territorio ,kibbutz e basi militari nei dintorni della striscia di Gaza   pianificato e operato da Hamas , con il sostegno di  altre milizie palestinesi.L'attacco di Hamas, ufficialmente intrapreso con l'intento di rispondere alle azioni provocatorie delle forze israeliane svolte nella Moschea  di Gerusalemme e alle violenze perpetrate nei campi dei rifugiati in Cisgiordania.

 Si tratta del primo conflitto all'interno del territorio  di Israele dalla guerra arabo-israeliana del '48.. Israele, a seguito dell'attacco di Hamas, ha formalmente dichiarato guerra per la prima volta in 50 anni, dalla guerra del Yom Kippur..

La guerra ha avuto ripercussioni in tutto il Medio Oriente  ,tra il’23 e  il ’24  scontri tra Israele e Hezbollah han portato all'invasione israeliana del Libano, all' allargamento della crisi nel Mar Rosso, alimentata dagli attacchi tra Israele e Houthi, che ha ulteriormente destabilizzato la regione. L’indebolimento degli alleati della Siria a causa del conflitto con Israele, ha inoltre contribuito alla fine del regime di Al-Assad a fine  2024. ,  poi la  c'è stato i l conflitto di qualche settimana (giugno ’25)fra Israele e Iran.

Israele ha la motivazione di liberare gli ostaggi detenuti da Hamas all’interno di Gaza, e a questo scopo  ormai da quasi due anni  agisce con bombardamenti , con un'offensiva anche di terra che ha portato a grandi evacuazioni nella Striscia, a circa 60.000 civili palestinesi uccisi, più del doppio feriti,ad una situazioni di stenti, malattie, oppressione di vario genere..

A più riprese,in sede Onu, si è parlato di atti genocidiari da parte delle truppe israeliane  ,a violenze finalizzate a «dominare, opprimere e distruggere la popolazione palestinese».

Tuttavia l’animo delle popolazioni occidentali ha reagito di fronte al massacro di civili palestinesi da parte dello TSAHAL(o IDF ,come usa definire l’informazione contemporanea) con il ritorno massiccio alle manifestazioni di piazza, come lo erano mezzo secolo fa per la guerra del Vietnam.

Il sentimento dell’indignazione, risentimento per fatti  che offendono il senso di umanità, di giustizia e la coscienza morale.

L’animo umano è fatto d’emotività e convinzioni, il singolo  o gruppi famigliari o d’amici, colleghi, militanti o simpatizzanti di partito, esprimono quello che sentono e possono praticare , con la presenza nelle sfilate, gli slogan, cercando d’influenzare l’informazione, gli apparati governativi nazionali e internazionali.. Trattandosi dei confini del medio – oriente,  della Terra un tempo detta Santa, echeggiano le crociate disarmate del sec XI , i tentativi per terra, dal confine egizio, o quelli per mare della Global Sumud Flotilla.

Il movimento attuale pro palestinese deve però guardarsi dall'estremismo, eterna tentazione forsennante dei movimenti di massa. In presenza di certe emozioni forti, c’è osmosi della violenza così che quella che si vorrebbe combattere si riversa per contrasto/identificazione  nell’animo e nella manifestazione di chi la condanna.  Come , per fare un esempio, negli anni'60, quando giustamente si manifestava contro gli USA per la loro  guerra coloniale in Indocina , ma si osannava Mao, altro massacratore! sfilare con bandiere palestinesi esclusivamente con il logo "No Hamas", unitamente ai vessilli del movimento Hadash (Fronte Democratico per la Pace e l'Uguaglianza), dell’ l'organizzazione extra-parlamentare Gush Shalom (Blocco della Pace), fondata da Uri Avnery, che condanna l'occupazione e sostiene i diritti dei palestinesi, del  movimento Women Wage Peace (Le donne portano la pace), questo  sarebbe prova di sentimento, d'intelligenza umanitari.. Così come l’attenzione a non cadere dall'antirazzismo a favore di una minoranza  ad un altro razzismo contro un’altra  minoranza della popolazione mondiale. Ebrei e palestinesi hanno diritto di vivere in pace in quella che storicamente è la loro terra, e per quanto utopico , questo è l’unico, semplice slogan da intonare, l’unico principio diametralmente opposto alla conflittualità nichilista.





sabato 1 marzo 2025

Ultime sul conflitto russo-ucraino

 

Biologia, antropologia e storia insegnano la potenza positiva e negativa della forza, del potere.

Portiamo ad osservazione soltanto gli eventi più catastrofici dell’ultimo secolo.

1914: dall’Impero austro-ungarico, la volontà di potenza di Vienna sui  Balcani, li porta ad iniziare una guerra che si conclude con la dissoluzione stessa dell’Impero oltreché uno sconquasso delle condizioni politiche ed economiche dell'Europa .

I trattati di Parigi furono draconiani nei confronti della Germania, e furono causa del processo che dopo Weimar, con la grande crisi del’29, portò al potere il nazismo, alla seconda guerra mondiale ecc. con conseguenze per l'Europa l'asservimento all'URSS delle nazioni dell'est e il neocolonialismo americano nell'ovest. 

Venendo verso il termine del secolo, quando Gorbaciov, sia pure a causa di una debolezza interna che portò alla dissoluzione dell’URSS, propose una distensione dei rapporti, da US e in subordine UE fu più un approfittarsi che un cogliere possibilità di pacificazione.

In un discorso del 1995  Eltsin affermava:”Coloro che insistono sull’espansione della NATO stanno commettendo un grave errore politico. Le fiamme della guerra potrebbero esplodere in tutta Europa!.”

 

Il presidente degli Stati Uniti Bill Clinton sembrava fargli eco:”Stiamo cercando di promuovere la sicurezza e la stabilità in Europa. Non vogliamo fare nulla che alimenti le tensioni”

 

Ma a seguito l’allargamento della Nato, dell’Ue , ai Paesi del patto di Varsavia, fino a qualche tempo prima  sotto l’egida sovietica, ha negato la possibilità dell’esistenza di una fascia territoriale equidistante fra ovest ed est, intermediaria di possibili rapporti pacifici.

Di questo passo, si arriva al il conflitto fra Russia e Ucraina nel nuovo secolo, che- rientrata dal’14 la Crimea alla Russia-conflagra nel territorio  ad est del Dnjepr, percorso  dal  fiume Donec e Don, dove geograficamente e poi  politicamente si son formate le repubbliche di Doneck e Luhansck , territorio che  termina ad oriente con l’oblast già russo di Rostov (questo insieme formava il Vecchio o Grande Donbass)

Nell’area contrastata , la lezione della Storia avrebbe dovuto portare i contendenti, il nuovo governo di Kiev dal ’14 e quello di Mosca a trattative per accordi che nell’autonomia della regione ponessero  garanzie per il rispetto delle diversità linguistiche, culturali ecc. delle diverse etnie; e trattative commerciali per regolare  lo sfruttamento delle aree minerarie.

A questo proposito l’UE ha proposto  la propria esperienza civile  patrocinando gli accordi di Minsk , un’esperienza portata con la forza limitata di cui l’UE dispone, intrisa di problematiche mai risolte né pervenute a maggiore efficienza.

Ma ovviamente la responsabilità dell’inefficienza di questi accordi va divisa soprattutto  fra Kiev ( con le spinte della CIA e/o dell’Open society di Soros ecc.) e Mosca;  le cui forze di polizia e militari non sono  state impegnate per la pacificazione, per il controllo su organizzazioni ostili da una parte e dall’altra dedite  a fomentare disordini e sospingere popolazioni alla lotta armata; ma invece esse stesse impegnate in quest’opera negativa conflittuale.

Se sul finire del secolo l’esperienza minore del Kosovo e del conflitto con la Serbia, ha potuto essere arginata dall’intervento delle forze Onu, queste  nell’area del Donbass, in presenza di potenze di maggior  calibro non hanno avuto la minima parte né possibilità.

Nel febbraio del ’22 l’escalation comandata da Putin  prevedeva una rapida risoluzione con l’avanzata fino a Kiev, il rovesciamento del governo ostile di Zelenski, il ritorno ad un governo amico e il riconoscimento delle repubbliche separatiste che di fatto sarebbero passate sotto controllo russo.

L’intelligence di Mosca ebbe a sottovalutare l’opera preventiva di  attenzione e difesa di Kiev supportate dalle intelligence occidentali  e il conflitto si è fatto di lunga durata, coinvolgendo l’UE con le distinzioni e contraddizioni che questo ha comportato: gli stati baltici, Polonia e Romania si son sentiti indirettamente minacciati  da Mosca  e più coinvolti nella resistenza ucraina, insieme ai confinanti Finlandia e Svezia, entrati allora nelle NATO; gli Stati fondatori occidentali si son divaricati fra posizioni di amara rinuncia a recenti politiche economiche sempre più collaborative con la Russia, come la Germania, deboli tentativi di trattative e poi allineamento con le posizioni più  ostili dell’amministrazione Biden, più marcatamente in GB  ; mentre Ungheria e Slovacchia han propeso per una decisa contrarietà all’ostilità verso Mosca. Va osservato che gli equilibri dell'UE in questi anni si possono definire spostati a maggior riguardo dell'est. Perché di fatto, su quali basi si sarebbe eretta la preoccupazione per un attacco di Putin e della Russia oltre l'Oder!?Quando mai nella Storia la Russia ha avanzato pretese od ostilità in questa direzione. I sovietici sono arrivati a Berlino, sì, ma come liberatori.

Questo stato di cose con la lenta avanzata russa, la dissipazione della forza ucraina e delle risorse di appoggio di UE e US, si è protratto fino all’inizio di questo terzo anno di guerra e all’irruzione dell’amministrazione Trump.

Segnatamente al conflitto russo-ucraino, la rozzezza e confusionalità di certe affermazioni,  non offusca del tutto certo pragmatismo presente nei pronunciamenti della nuova amministrazione repubblicana:

-l’Ucraina non è in grado di reggere il conflitto  con le proprie forze , l’US non ha più intenzione di impegnare risorse o deliberare per ostilità verso la Russia;

-se delibera, s’impegni  maggiormente l’UE in questa operazione,; ma che senso avrebbe , mentre da Washington si opera per la fine del conflitto?;

-gli US chiedono, a risarcimento del debito denunciato nei confronti dell’Ucraina,  lo sfruttamento di risorse, le “terre rare”: che implicitamente potrebbe voler dire l’istallarsi di una forza US nell’area occidentale  del Donbass (da qui anche la vaga ipotesi di collaborazione allo sfruttamento con la Russia), che di fatto assicurerebbe una sorta di fascia di protezione per  Kiev e l’Ucraina centroccidentale.

Per altro il cambiamento radicale di strategia prodotto dalla rielezione di Trump, fa risaltare come l’UE sia stata e sia  soggetta :

-sospinta da Biden ad un’ostilità verso la continentale  Russia che gli Stati occidentali   fino in primis alla Germania (vittima principale del contrasto per via del sabotaggio del Nordstream  ) si sarebbero risparmiati ;

-ora sospinta da Trump a farsi carico di questa politica che il suo predecessore ha indotto, mentre l’attuale se ne laverebbe le mani. Un'operazione senza molto senso, in vista di una resa dell'Ucraina..

E’ in questo senso che negli stessi  Paesi occidentali le forze politiche soprattutto di destra e parzialmente  di certa sinistra presentano una più chiara cura degli interessi nazionali, non avendo mai propeso  per    un ingaggio armato nel conflitto che disperdesse risorse e rafforzasse ostilità con la Russia. Il limite evidente di queste posizioni è che implicitamente ammettono come male minore l’accettazione  delle conquiste russe e la violazione di confini .

In sostanza, il garbuglio che con l’amministrazione democratica si sarebbe protratto, è ora destinato a sciogliersi, in tempi medi ,o chissà mai a sorpresa, brevi, e per questo Trump può ben o male che sia erigersi a portatore di pace.

Ma manca ancora la logicità di molte premesse. Infatti:

-perché il primo passo dovrebbe essere l’accordo ucraino-americano per lo sfruttamento delle risorse minerarie, quasi preteso da Trump come risolvimento del debito ucraino e ricompensa per la sua opera di pacificatore ?

-quale sarebbe la bozza preliminare per la tregua, il cessate il fuoco? presumibilmente si attesterebbe sulle attuali posizioni delle due armate…linea su cui si porrebbero forze di pace neutrali? Questo potrebbe costituire un piano accolto da Mosca,  ma per Kiev significherebbe la perdita dell’Ucraina orientale  senza remissione. In sostanza gli ucraini avrebbero combattuto per circa tre anni, perso vite umane visto distrutte città e strutture, al fine di mantenere il controllo del Donbass e delle sue risorse, per poi vedere di fatto ulteriormente  alienate agli americani altri territori minerari.

Nel passato recente, guerre di dimensioni simili hanno portato a queste conclusioni:

- 1988, la resa dell’Iran al termine della guerra irakena, con la perdita di territori poi ripresi due anni dopo quando l’invasione del Kuwait da parte degli irakeni portò alla loro disfatta; un esempio, fra  i tanti,dell’inutilità delle guerre e dei tanti morti ,in quel caso circa 1 Milione, con la situazione che ritornò al piano iniziale(!)

- 1995, gli accordi di Dayton che sancirono la fine della guerra jugoslava  e la dissoluzione della Repubblica socialista federale  e affermarono, oltreché la già acquisita indipendenza di Slovenia e Croazia, quella dello Stato di Bosnia-Herzegovina(federazione croato-musulmana) e della Repubblica Srpska, spartendo di fatto il territorio della Bosnia ed Herzegovina in due parti di estensione quasi uguale; oltreché la Repubblica di Serbia.

- 1999, la retrocessione della Serbia, sottoposta a bombardamenti NATO,  dall’avanzata in Kosovo, posto in stato di semindipendenza sotto protettorato UNMIK e NATO. Il Kosovo ha poi proclamato la propria indipendenza nel 2008, riconosciuta da circa 2/3 degli Stati mondiali.
























sabato 16 novembre 2024

Il Berlinguer di Segre, necessaria riflessione politica sul passato prossimo e il presente.

 

Molto opportuno i l film di Segre su Berlinguer, per una riflessione sul mezzo secolo di storia italiana, e non solo.

Berlinguer e la politica nel suo tempo, i piani allora  più chiari di ideologie e classi sociali. Le richieste di più equa distribuzione, i Partiti politici che la interpretavano, il    PSI(in questo film il grande assente) e il PCI, più moderatamente la sinistra DC.

Il movimento dei lavoratori che si manifestava nella legalità democratica, e agli estremi i massimalismi, quello del capitalismo più retrivo, duro, quello dei rivoluzionari  extraparlamentari.

I due imperialismi , a cui lo Stato Italia e il PCI erano assoggettati o affiliati. E i moniti spietati dittatoriali, da una parte il Cile e il Sudamerica, dall’altra Ungheria, Germania est, Cecoslovacchia, poi Polonia.

La linea di Berlinguer, per smarcare Partito e Paese da questi vincoli, facendone un possibile nuovo esempio di progresso per l’Europa, per un futuro di maggior giustizia e pace. Grande ambizione, come recita il film,  sogno, utopia?

Ma Berlinguer si muove pragmaticamente, smarcandosi gradualmente dal rigorismo del Cominform, trovando in Moro un  alleato fra i moderati.

E questo possibile rinnovamento che urta in primo luogo i capitalisti italiani, e politicamente le correnti di destra, dai fascisti ai clericali, ai liberali (Segre getta lì un’intervista a Gianni Agnelli che manifesta la propria ostilità, diremmo pronta a reagire minacciosamente); urta gli US, urta l’URSS per cui un eurocomunismo affermato costituirebbe esempio alternativo-indipendente per i paesi satelliti dell’est Europa, urta l'estremismo extraparlamentare.   

E lì, nel’78, con il rapimento e l’assassinio di Moro, avviene in Italia una sorta di primo colpo di Stato oggettivo.

Non è mai stato chiaro i l ruolo dei Servizi segreti, nazionali e internazionali, eventuali infiltrazioni; l’azione estremista delle BR oggettivamente finisce per fare il gioco non dell’avanzata operaia e popolare, ma per i detrattori sopra citati.

Sbagliano anche  i politici della DC , Berlinguer e il PCI  a non contemplare la possibilità di trattativa per i l rilascio di Moro. Il rigore porta sì a non dar credito ai terroristi, ma comporta anche di conseguenza  l’allontanamento dell’intesa politica possibile fra  i due Partiti, dopo l’uccisione dell’anima progressista della DC. Il piano è fallito, e gli effetti sono evidenti sulla linea politica di Berlinguer, che diventa più incerta, e  nelle elezioni politiche dell'anno successivo, che arrestano l'avanzata del PCI.  E’ la fine di un decennio che prometteva un futuro di più equa distribuzione, che in un certo senso continuerà ancora fino al termine degli anni’80 con il sia pur effimero periodo di Craxi e del PSI che conduceva.

Alla fine di quegli anni, Gorbaciov riprende  a  livello internazionale le prospettive nobili di Berlinguer,   purtroppo anche in questo caso la possibilità di un’era più saggia e pacifica  viene ostacolata dagli apparati retrivi di US,  Russia e da chi li supportava .

Agli inizi degli anni’90, con Tangentopoli-Mani pulite in Italia avvenne  l’altro colpo di   Stato mascherato da giustizia, di per sé più che legittima. La decapitazione di DC e PSI, ebbe come conseguenza lo screditamento anche  delle più nobili  ideologie che rappresentavano  questi Partiti, agì come straniamento, disillusione per  le organiche aspettative popolari.  . Il popolo umorale poco colto non inquadrò il fenomeno,  Mani pulite di fatto contribuì ‘ a gettar  via con l’acqua sporca  il bambino sempre rimasto in fasce, mai cresciuto veramente. L'acqua sporca che del resto lo stava già soffocando.

Lega , inizialmente interprete di ambigue rivendicazioni interclassiste regionali , poi Berlusconi e l’inganno di un neoliberalismo di effetto spettacolare ad affascinare una popolazione in cui la forza della classe operaia nazionale era andata sfilacciandosi  nei nuovi termini contrattuali della globalizzazione, della dislocazione ecc.

Il Pci sottrattosi alle colpe democristiane e socialiste, nel turbine confusionario dello smottamento delle ideologie, cambiò denominazione ponendosi in alternativa a Berlusconi  agli inizi del nuovo secolo,  la destra liberale prese via via connotati populisti fino alle attuali condizioni.


Altri commenti .

1.

Ciao , innanzitutto, prima di entrare nel merito di quanto scrivi, due parole sul film che ho visto oggi. Ho molto gradito i filmati d’epoca, belli e inseriti bene dal punto di vista della riuscita filmica. Gli attori principali mi paiono bravi, Germano fa un buon lavoro anche se, devo dire, lo standard di recitazione alla Volontè è una cosa che, alla fine, mi lascia perplesso. Perché non si innova e, quando va bene come in questo caso, si copia e ovviamente si fa peggio dell’originale. Ma questo è il livello del cinema italiano massimo a cui si aspira oggi e non è certo per colpa di Elio Germano.

Detto questo, devo dire con nettezza che il film mi pare, per molti versi, mistificatorio e l’operazione di rilancio del compromesso storico come “grande ambizione” mi sembra sbagliata storicamente e, oggi, controproducente.

Certo, è lecito e spiegabile in ogni modo che oggi, Berlinguer, nel confronto col dopo, appare quasi come un gigante. Ma lo stesso, volendo, si potrebbe dire di Moro o di Andreotti, fino a Craxi.

Credo che abbiamo tutti una nostalgia, anche chi, come me, quel periodo lo ha vissuto da piccolo, di una politica in cui era necessario avere una visione (per quanto sbagliata potesse essere), era necessario che i leader politici fossero colti e preparati etc…

La nostalgia, in fondo, è per una politica e un periodo in cui la democrazia sostanziale non era totalmente perduta, i corpi sociali entravano direttamente nei dibattiti e nelle decisioni.

Credo però, che quel periodo, fosse caratterizzato in quel modo non tanto per il valore della classe politica (che comunque c’era) ma per la situazione che viveva l’Italia in quel periodo.

In tal senso, la presenza del blocco sovietico, in funzione di spauracchio, che nel film viene dipinta in modo del tutto caricaturale, credo fosse l’elemento fondamentale.

Vengo brevemente alle tematiche decisive che il film, non affronta. La prima è che eravamo nell’Europa uscita dagli accordi di Yalta. Senza questa premessa credo che non si capisca bene di cosa stiamo parlando. Il PCI e i suoi dirigenti almeno fino a Longo lo sapevano bene, al governo non poteva andarci per quello. Non lo volevano gli USA, non lo voleva neppure l’URSS. Al limite poteva crescere, creare mobilitazione, mantenere strutture di intervento e di classe preparate per situazioni future. In tal senso l’idea di compromesso storico, non aveva senso alcuno.

Poi ci sono tutta un’altra serie di dimenticanze. Il PCI, aveva una retorica, fin dai tempi di Togliatti che affrontava la discussione politica su più lati. Da un lato l’idea della democrazia progressiva (che in Gramsci era l’idea che agendo sulla sovrastruttura politica e culturale si sarebbe poi agito sulla struttura con riforme che avrebbero portato a una specie di socialismo). Dall’altro l’idea di dimostrarsi affidabile verso quei ceti che ne avevano timore (i ceti medi, la piccola borghesia e anche una parte dei padroni). Il tutto annaffiato anche da una buona dose di populismo.

Questa idea comportava successivi aggiustamenti che in quel periodo però significano un salto. Ben esemplificato dalla Cgil che con la svolta dell’Eur parla di sacrifici. E che Berlinguer ritirerà fuori con l’idea ambigua dell’austerità (concetto che per i padroni significa accettazione dei tagli, per i militanti era un atteggiamento morale).

In tal senso, più che una grande ambizione era una deriva. Di cui Berlinguer si rese, in qualche modo, responsabile.

Il fatto che Berlinguer avesse torto, secondo me è poi esplicitato dal fatto che, nonostante tutto, il PCI al Governo non andrà mai. Che la stagione del compromesso storico non è certo ricordata per qualche avanzamento, ne sociale ne democratico. Lo stesso Berlinguer se ne renderà conto negli anni 80 dopo i licenziamenti alla Fiat, ma in ritardo e senza nessuna autocritica reale.

Tornando al tuo testo, quindi non vedo nessuna grande ambizione. Non la vedo in quel periodo, non la vedo neppure dopo con Craxi e con i socialisti.

L’idea che la morte di Moro, tra l’altro, debba essere considerato come un colpo di stato oggettivo non la condivido. Non so nulla di chi agì dietro le quinte. So solo che Moro fu ucciso da militanti comunisti, da operai, da rivoluzionari. Lo dico per correttezza, non sto dicendo che fecero bene o fu giusto (anzi credo che abbiano compiuto errori politici, teorici e anche umani che, ancora oggi,pesano come macigni).

Anche su Craxi ci sarebbe molto da dire. In effetti sono convinto anche io che non ci fu nulla di innocente in tangentopoli. E credo che tutta l’operazione fu considerata come necessaria per spazzare via una classe politica che dopo la caduta del muro non aveva più senso nella fase che si apriva. Che le classi popolari o subalterne ci abbiamo guadagnato qualcosa, in effetti, mi pare difficile da sostenere.

P.S. i discorsi di Berlinguer, che in questo film vengono accennati, sono comunque un esempio di bravura. Come lo sono i discorsi di Togliatti da cui Berlinguer ha imparato l’essenziale..Di bravura in senso tecnico. E anche quando non mi piacciono, rimane netta la presenza di un substrato di pensiero dialettico che è andato perso da li a poco. Credo che le riflessioni di Togliatti, in tal senso siano oggi in vero efficaci. Partirei da li. Per capire se l'interpretazione data allora degli scritti di Gramsci, che in Berlinguer, come ti dicevo, non era totalmente spenta, possa essere di aiuto nel presente

In altri termini, anche Schlein o Bersani hanno imparato parte di quella lezione. Ma quel fondo reale, dialettico, socialista è sparito lasciando spazio al nulla cosmico di cui li ritengo portatori.

In tal senso può mancare Berlinguer oggi, ma è anche colpa di Berlinguer.

R.


2.

Due sono i piani , quello del film (che non si presenta  come docufilm) e quello della realtà a cui si ispira, per altro  con intenti di fedeltà.

Per il primo piano, opera artistica , a ciascuno valutare , de gustibus.

Fra i punti salienti, il film inizia con l’attentato a Berlinguer a Sofia e termina con l’assassinio di Moro: per chi la condanna della Storia? Il Comintern  per il primo; i suoi fedeli in Nazione, e/o i servizi segreti italo-liberalfascisti e clericali, e/o anglo-americani?

Un altro punto, a mio dire, l’intervista a Gianni Agnelli. Altro che capitalista illuminato!

Un Breznev colloquiale, pacato: ”Noi non critichiamo voi, voi non dovete criticarci!”

Un altro spunto: Berlinguer dimette Cossutta,e questi ”Attento a non perdere la protezione di Mosca”.

E ancora: il PSI è assente, mai nominato.

E così via, a ciascuno la sua intuizione.

Ma oltre il film noi siamo richiamati alla riflessione sulla realtà di quegli anni che abbiamo vissuto con un certo tipo di passione, che ci hanno determinati …

Allora, come ricordi giustamente, il principio è Yalta. E’ la guerra civile greca, lo sterminio, la deportazione dei comunisti da parte degli “alleati” con cui avevano combattuto i nazifascisti. E’ l’Italia del CLN che trova nella DC l’ago della bilancia perché la guerra civile non prosegua con l’occupazione americana, è il pragmatismo (a ragione preoccupato) di Togliatti, di Longo che non è  più quello della guerra di Spagna, fino a Berlinguer.

Poi il boom economico, il’68. A Berlinguer  e al Pci fan gioco il sinistrismo dei nuovi operai, il movimento studentesco, il nuovo massimalismo , l’extraparlamentarismo  marxista-leninista, fino ad un certo punto. fin che servono ad accrescere i voti elettorali.. Fino a che sono uno pressione sullo Stato democristiano, non quando diventano  violenza, lottarmata che coinvolge terroristicamente  il nobile principio del socialismo .

Le fantasie che determinavano l’espressione, fra noi giovani, erano allora che il PCI di Berlinguer era compromesso in parte con  il  Potere nazionale , in parte con lo stalinismo, pronto a colpire la dissidenza e il pluralismo interni quanto il fascismo..

Si disprezzavano i coetanei “imborghesiti” nella FGCI, giovani che avevano indossato abiti curiali anche per far carriera sicura, mentre nelle nostre riunioni si fantasticava (strologava, cianciava!?) di rivoluzione: chi più pavido o prudente  rimanendo alle fantasie parolaie, chi buttandosi nella mischia, diventando martire  vittima o assassino. Ma già agli inizi dei'70 passammo alla critica radicale che riguardava anche il gauchismo.

50 anni dopo,  deposta la baldanza e l’ardore  (provenzale baut, germanico bald>ardente)  , storicizziamo il periodo . Contestualizziamo anche i fermenti estremi che comunque contribuirono  fino al’78 alla crescita anche legale del movimento. Per questo ritengo l’assassinio Moro un colpo di Stato  per le conseguenze che ebbe sul movimento e il proseguio della Storia nazionale. E sullo spirito dello stesso Berlinguer e del PCI, come osservi, nella deriva post 78…

Ambizione è il termine che usa Segre: (ambo=due, più di uno) andare in più direzioni ,nel senso anche di andare verso il nuovo. Che sarebbe stato nella logica della maggioranza numerica degli italiani , cristiano autentico, socialista .. che  le caste impedirono come sempre.  Che, certamente, come dici, non ci fu , per questi motivi.

Su tutto quanto poi, nel mio orizzonte, campisce la metafisica debordiana e la sua escatologia infine pessimista, ben motivata- ahimè!- dal presente politico, sociale, culturale ecc.. Ciò che si è sviluppato nel corso dei decenni è lo Spettacolo, quel suo automatico, continuo apparente rinnovarsi rimacinando passato e futuro  , sempre più rapido, confondente, in cui si consuma la Vita.

 

D.




mercoledì 12 giugno 2024

A chi giova?

 

A CHI GIOVA?

Cui prodest? la locuzione latina, usata anche da Cicerone,  da riprendere per la guerra russo-ucraina.

Variamente, nel corso di due anni, da parte dei media di sono esaltate  o depresse l’avanzata russa e/o la resistenza ucraina.

Attraverso la proclamazione delle repubbliche del Donec'k e di Luhansk, nel sud -est del territorio conteso,proteso verso la Crimea, la presenza russa ha acquisto più peso.

Ma se  si sale più a nord: Charkiv, a una cinquantina o poco più di km dal confine russo è ancora contesa, e mai terminata sotto controllo russo. Non c'è sfondamento, né avanzata russa a centro-nord. 

Questo dato fa capire , guardando la configurazione fisica, che un confine attualmente logico per una tregua  potrebbe essere posto lungo il corso dell’Oskol, al bacino di Krasnooskoskoje fino al corso del Silverski Donec,poi lì si entra nell’area delle repubbliche di Donec’k e Luhansk,il nodo critico.

Incursioni russe da Donec’k hanno portato fino al corso del Djepr,a Zaporizzja; mentre più a nord, da Charkiv, gli ucraini hanno colpito Belgorod, oltre confine.

Questo quadro delinea il vero obiettivo di Mosca:arrivare a controllare la sponda a sud.est del Djepr per il corridoio  verso la Crimea.

Esiste  un reale senso d’allarme per il territorio ucraino centro-settentrionale, per i baltici, Polonia, Moldavia ?

Per un’avanzata russa nei paesi slavi, quando in due anni le conquiste si misurano in 100-200 km. al massimo?

Occorre circostanziare le cose.

Perché un conto è condannare e contrastare l’escalation bellica di Mosca, difendere un Paese sotto mira.

Altro conto è  fare riflessione sugli indirizzi di governanti come Biden o Macron, di  funzionari come Stoltenberg , che proiettano uno sfondo paranoico fatto di guerra europea o mondiale.

Si vis pacem, para bellum ,diceva il funzionario e scrittore Vegezio nella Roma del IV sec. A.C.

Se vuoi la pace, prepara la pace , disse Enrico Berlinguer, con l’esperienza aggiunta di due millenni di storia e di due guerre mondiali.

Sul a chi giovi la paranoia espressa dai governanti US e UE, oltre che Russia, ci sarebbe ben altro da scrivere e riflettere.

Sconforta osservare che dalla possibilità di pace siamo ben lontani. Da Zielenski e  G7, la pretesa che  i russi si ritirino e paghino i danni di guerra! Da Putin, che gli ucraini lascino anche l'area di Cherson, che i russi avevano occupato nel'22, ma che poi hanno perso a seguito; e che l'Ucraina rinunci alla Nato.

Mi chiedo se, fra le altre possibili iniziative globali , e certo sarebbe importante una precipua giovanile, non sarebbe  possibile un manifesto d’intellettuali di grande portata internazionale, raccolti in un unico per la pace , potenziato finanziariamente per gli stessi canali comunicativi ( che altrimenti ci trasmettono quotidianamente allarmi e paranoie volti a convincere di un’inevitabilità di conflitto europeo o mondiale) qualora non esistessero canali alternativi sufficientemente potenti.

Sono forse personalismo, individualismo, narcisismo ecc ad impedire la nascita e l’espressione stabile, la comunicazione, di un insieme di persone intelligenti per la pace.

Ma non sono proprio superabili, data l’estrema esigenza presente? E un messaggio comune, medio , da affidare ad una delle più efficienti agenzie della comunicazione mediatica, esperta di strategie pubblicitarie, per sfidare la comunicazione del male anche sul suo terreno, ahimè fra i più ampi conosciuti dalle masse