sabato 4 ottobre 2025

Dopo Gaza

 

Dopo Gaza….Voi che siete al fronte del porto,  i vostri figli giovani, noi tutti ….questo movimento deve coniugarsi, dialettizzarsi a tutti coloro , di destra qualunquisti o astensionisti che siano che comunque avvertano la  preoccupazione, il terrore, di una politica occidentale  dissennata che agita/esagera  lo spauracchio di Putin, nell’ambiguità del presente confronto…nei governanti che paventano/minacciano  (perché questa è la terribile ambiguità del presente) di andare oltre la nuova guerra fredda, che per non cedere il Donbass (innegabilmente  comunque in parte di sé  russofilo)  allarmano …dando per indiscutibile che van tolte risorse alla sanità, istruzione, al sociale per foraggiare le industrie belliche, i sempre più sofisticati e costosi apparati…

Perché sacrosanto  indignarsi per Gaza, come lo si fece in ritardo per Vukovar Srbenica, Tuzla ecc. ma l’avamposto potrebbe essere ormai più vicino con le provocazioni della guerra ibrida, perché qui saremmo un po’ come alla crisi di Cuba , soltanto che là, interessi americani in prima facciata , si venne alla distensione (gli americani cedettero su l ritiro dei missili dalla Turchia e dall’Italia, oltre ritirarsi da Cuba), mentre qui pare  che  i vari Macron  Meloni Merz Starmer ecc * sarebbero  anche pronti ad una sfida suicida per la follia di un territorio orientale …

 

*Lo stato  e la guerra

Ciò che noi chiamiamo Stato è, in ultima analisi, una macchina per fare guerre e prima o poi questa sua costitutiva vocazione finisce con l’emergere al di là di tutti gli scopi più o meno edificanti che esso può darsi per giustificare la sua esistenza. Questo è oggi particolarmente evidente. Netanyahu, Zelens'kyj, i governi europei perseguono a ogni costo una politica di guerra per la quale si possono certamente identificare scopi e giustificazioni, ma il cui movente ultimo è inconscio e riposa sulla natura stessa dello stato come macchina di guerra. Questo spiega perché la guerra, com’è evidente per Zelens'kyj e per l’Europa, ma com’ è vero anche nel caso di Israele, sia perseguita anche a costo di andare incontro alla propria possibile autodistruzione. Ed è vano sperare che una macchina da guerra possa arrestarsi di fronte a questo rischio. Essa andrà avanti fino alla fine, qualunque sia il prezzo che dovrà pagare.

G.Agamben





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