Dopo Gaza….Voi che siete al fronte del porto, i vostri figli giovani, noi tutti ….questo movimento deve
coniugarsi, dialettizzarsi a tutti coloro , di destra qualunquisti o
astensionisti che siano che comunque avvertano la preoccupazione, il terrore, di una politica
occidentale dissennata che agita/esagera
lo spauracchio di Putin, nell’ambiguità
del presente confronto…nei governanti che paventano/minacciano (perché questa è la terribile ambiguità del
presente) di andare oltre la nuova guerra fredda, che per non cedere il Donbass
(innegabilmente comunque in parte di sé russofilo) allarmano …dando per indiscutibile che van tolte risorse alla sanità, istruzione, al sociale per foraggiare le industrie
belliche, i sempre più sofisticati e costosi apparati…
Perché sacrosanto indignarsi per Gaza, come lo si fece in ritardo
per Vukovar Srbenica, Tuzla ecc. ma l’avamposto potrebbe essere ormai più
vicino con le provocazioni della guerra ibrida, perché qui saremmo un po’ come
alla crisi di Cuba , soltanto che là, interessi americani in prima facciata , si
venne alla distensione (gli americani cedettero su l ritiro dei missili dalla
Turchia e dall’Italia, oltre ritirarsi da Cuba), mentre qui pare che i vari
Macron Meloni Merz Starmer ecc * sarebbero
anche pronti ad una sfida suicida per la
follia di un territorio orientale …
*Lo stato e la guerra
Ciò che noi chiamiamo Stato è, in ultima analisi, una macchina per
fare guerre e prima o poi questa sua costitutiva vocazione finisce con
l’emergere al di là di tutti gli scopi più o meno edificanti che esso può darsi
per giustificare la sua esistenza. Questo è oggi particolarmente evidente.
Netanyahu, Zelens'kyj, i governi europei perseguono a ogni costo una politica
di guerra per la quale si possono certamente identificare scopi e
giustificazioni, ma il cui movente ultimo è inconscio e riposa sulla natura
stessa dello stato come macchina di guerra. Questo spiega perché la guerra,
com’è evidente per Zelens'kyj e per l’Europa, ma com’ è vero anche nel caso di
Israele, sia perseguita anche a costo di andare incontro alla propria possibile
autodistruzione. Ed è vano sperare che una macchina da guerra possa arrestarsi
di fronte a questo rischio. Essa andrà avanti fino alla fine, qualunque sia il
prezzo che dovrà pagare.
G.Agamben
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