Molto opportuno i l film di Segre su Berlinguer, per una riflessione sul mezzo secolo di storia italiana, e non solo.
Berlinguer e la politica nel suo tempo, i piani allora più chiari di ideologie e classi sociali. Le richieste di più equa distribuzione, i Partiti politici che la interpretavano, il PSI(in questo film il grande assente) e il PCI, più moderatamente la sinistra DC.
Il movimento dei lavoratori che si manifestava nella legalità democratica, e agli estremi i massimalismi, quello del capitalismo più retrivo, duro, quello dei rivoluzionari extraparlamentari.
I due imperialismi , a cui lo Stato Italia e il PCI erano assoggettati o affiliati. E i moniti spietati dittatoriali, da una parte il Cile e il Sudamerica, dall’altra Ungheria, Germania est, Cecoslovacchia, poi Polonia.
La linea di Berlinguer, per smarcare Partito e Paese da questi vincoli, facendone un possibile nuovo esempio di progresso per l’Europa, per un futuro di maggior giustizia e pace. Grande ambizione, come recita il film, sogno, utopia?
Ma Berlinguer si muove pragmaticamente, smarcandosi gradualmente dal rigorismo del Cominform, trovando in Moro un alleato fra i moderati.
E questo possibile rinnovamento che urta in primo luogo i capitalisti italiani, e politicamente le correnti di destra, dai fascisti ai clericali, ai liberali (Segre getta lì un’intervista a Gianni Agnelli che manifesta la propria ostilità, diremmo pronta a reagire minacciosamente); urta gli US, urta l’URSS per cui un eurocomunismo affermato costituirebbe esempio alternativo-indipendente per i paesi satelliti dell’est Europa, urta l'estremismo extraparlamentare.
E lì, nel’78, con il rapimento e l’assassinio di Moro, avviene in Italia una sorta di primo colpo di Stato oggettivo.
Non è mai stato chiaro i l ruolo dei Servizi segreti, nazionali e internazionali, eventuali infiltrazioni; l’azione estremista delle BR oggettivamente finisce per fare il gioco non dell’avanzata operaia e popolare, ma per i detrattori sopra citati.
Sbagliano anche i politici della DC , Berlinguer e il PCI a non contemplare la possibilità di trattativa per i l rilascio di Moro. Il rigore porta sì a non dar credito ai terroristi, ma comporta anche di conseguenza l’allontanamento dell’intesa politica possibile fra i due Partiti, dopo l’uccisione dell’anima progressista della DC. Il piano è fallito, e gli effetti sono evidenti sulla linea politica di Berlinguer, che diventa più incerta, e nelle elezioni politiche dell'anno successivo, che arrestano l'avanzata del PCI. E’ la fine di un decennio che prometteva un futuro di più equa distribuzione, che in un certo senso continuerà ancora fino al termine degli anni’80 con il sia pur effimero periodo di Craxi e del PSI che conduceva.
Alla fine di quegli anni, Gorbaciov riprende a livello internazionale le prospettive nobili di Berlinguer, purtroppo anche in questo caso la possibilità di un’era più saggia e pacifica viene ostacolata dagli apparati retrivi di US, Russia e da chi li supportava .
Agli inizi degli anni’90, con Tangentopoli-Mani pulite in Italia avvenne l’altro colpo di Stato mascherato da giustizia, di per sé più che legittima. La decapitazione di DC e PSI, ebbe come conseguenza lo screditamento anche delle più nobili ideologie che rappresentavano questi Partiti, agì come straniamento, disillusione per le organiche aspettative popolari. . Il popolo umorale poco colto non inquadrò il fenomeno, Mani pulite di fatto contribuì ‘ a gettar via con l’acqua sporca il bambino sempre rimasto in fasce, mai cresciuto veramente. L'acqua sporca che del resto lo stava già soffocando.
Lega , inizialmente interprete di ambigue rivendicazioni interclassiste regionali , poi Berlusconi e l’inganno di un neoliberalismo di effetto spettacolare ad affascinare una popolazione in cui la forza della classe operaia nazionale era andata sfilacciandosi nei nuovi termini contrattuali della globalizzazione, della dislocazione ecc.
Il Pci sottrattosi alle colpe democristiane e socialiste, nel turbine confusionario dello smottamento delle ideologie, cambiò denominazione ponendosi in alternativa a Berlusconi agli inizi del nuovo secolo, la destra liberale prese via via connotati populisti fino alle attuali condizioni.
Altri commenti .
1.
Ciao ,
innanzitutto, prima di entrare nel merito di quanto scrivi, due parole sul film
che ho visto oggi. Ho molto gradito i filmati d’epoca, belli e inseriti bene
dal punto di vista della riuscita filmica. Gli attori principali mi paiono
bravi, Germano fa un buon lavoro anche se, devo dire, lo standard di
recitazione alla Volontè è una cosa che, alla fine, mi lascia perplesso. Perché
non si innova e, quando va bene come in questo caso, si copia e ovviamente si
fa peggio dell’originale. Ma questo è il livello del cinema italiano massimo a
cui si aspira oggi e non è certo per colpa di Elio Germano.
Detto questo, devo dire con nettezza che il film mi pare, per molti versi, mistificatorio e l’operazione di rilancio del compromesso storico come “grande ambizione” mi sembra sbagliata storicamente e, oggi, controproducente.
Certo, è lecito
e spiegabile in ogni modo che oggi, Berlinguer, nel confronto col dopo, appare
quasi come un gigante. Ma lo stesso, volendo, si potrebbe dire di Moro o di
Andreotti, fino a Craxi.
Credo che
abbiamo tutti una nostalgia, anche chi, come me, quel periodo lo ha vissuto da
piccolo, di una politica in cui era necessario avere una visione (per quanto
sbagliata potesse essere), era necessario che i leader politici fossero colti e
preparati etc…
La nostalgia, in
fondo, è per una politica e un periodo in cui la democrazia sostanziale non era
totalmente perduta, i corpi sociali entravano direttamente nei dibattiti e
nelle decisioni.
Credo però, che
quel periodo, fosse caratterizzato in quel modo non tanto per il valore della
classe politica (che comunque c’era) ma per la situazione che viveva l’Italia
in quel periodo.
In tal senso, la
presenza del blocco sovietico, in funzione di spauracchio, che nel film viene
dipinta in modo del tutto caricaturale, credo fosse l’elemento fondamentale.
Vengo brevemente
alle tematiche decisive che il film, non affronta. La prima è che eravamo nell’Europa
uscita dagli accordi di Yalta. Senza questa premessa credo che non si capisca
bene di cosa stiamo parlando. Il PCI e i suoi dirigenti almeno fino a Longo lo
sapevano bene, al governo non poteva andarci per quello. Non lo volevano gli
USA, non lo voleva neppure l’URSS. Al limite poteva crescere, creare
mobilitazione, mantenere strutture di intervento e di classe preparate per situazioni
future. In tal senso l’idea di compromesso storico, non aveva senso alcuno.
Poi ci sono
tutta un’altra serie di dimenticanze. Il PCI, aveva una retorica, fin dai tempi
di Togliatti che affrontava la discussione politica su più lati. Da un lato
l’idea della democrazia progressiva (che in Gramsci era l’idea che agendo sulla
sovrastruttura politica e culturale si sarebbe poi agito sulla struttura con
riforme che avrebbero portato a una specie di socialismo). Dall’altro l’idea di
dimostrarsi affidabile verso quei ceti che ne avevano timore (i ceti medi, la
piccola borghesia e anche una parte dei padroni). Il tutto annaffiato anche da
una buona dose di populismo.
Questa idea
comportava successivi aggiustamenti che in quel periodo però significano un
salto. Ben esemplificato dalla Cgil che con la svolta dell’Eur parla di
sacrifici. E che Berlinguer ritirerà fuori con l’idea ambigua dell’austerità
(concetto che per i padroni significa accettazione dei tagli, per i militanti
era un atteggiamento morale).
In tal senso,
più che una grande ambizione era una deriva. Di cui Berlinguer si rese, in
qualche modo, responsabile.
Il fatto che
Berlinguer avesse torto, secondo me è poi esplicitato dal fatto che, nonostante
tutto, il PCI al Governo non andrà mai. Che la stagione del compromesso storico
non è certo ricordata per qualche avanzamento, ne sociale ne democratico. Lo
stesso Berlinguer se ne renderà conto negli anni 80 dopo i licenziamenti alla
Fiat, ma in ritardo e senza nessuna autocritica reale.
Tornando al tuo
testo, quindi non vedo nessuna grande ambizione. Non la vedo in quel periodo,
non la vedo neppure dopo con Craxi e con i socialisti.
L’idea che la
morte di Moro, tra l’altro, debba essere considerato come un colpo di stato
oggettivo non la condivido. Non so nulla di chi agì dietro le quinte. So solo
che Moro fu ucciso da militanti comunisti, da operai, da rivoluzionari. Lo dico
per correttezza, non sto dicendo che fecero bene o fu giusto (anzi credo che
abbiano compiuto errori politici, teorici e anche umani che, ancora oggi,pesano
come macigni).
Anche su Craxi
ci sarebbe molto da dire. In effetti sono convinto anche io che non ci fu nulla
di innocente in tangentopoli. E credo che tutta l’operazione fu considerata
come necessaria per spazzare via una classe politica che dopo la caduta del
muro non aveva più senso nella fase che si apriva. Che le classi popolari o
subalterne ci abbiamo guadagnato qualcosa, in effetti, mi pare difficile da
sostenere.
P.S. i discorsi
di Berlinguer, che in questo film vengono accennati, sono comunque un esempio
di bravura. Come lo sono i discorsi di Togliatti da cui Berlinguer ha imparato
l’essenziale..Di bravura in
senso tecnico. E anche quando non mi piacciono, rimane netta la presenza di un
substrato di pensiero dialettico che è andato perso da li a poco. Credo che le riflessioni di
Togliatti, in tal senso siano oggi in vero efficaci. Partirei da li. Per capire
se l'interpretazione data allora degli scritti di Gramsci, che in Berlinguer,
come ti dicevo, non era totalmente spenta, possa essere di aiuto nel presente
In altri
termini, anche Schlein o Bersani hanno imparato parte di quella lezione. Ma
quel fondo reale, dialettico, socialista è sparito lasciando spazio al nulla
cosmico di cui li ritengo portatori.
In tal senso può
mancare Berlinguer oggi, ma è anche colpa di Berlinguer.
R.
2.
Due sono i piani , quello del film (che non si presenta come docufilm) e quello della realtà a cui si ispira, per altro con intenti di fedeltà.
Per il primo piano, opera artistica , a ciascuno valutare , de gustibus.
Fra i punti salienti, il film inizia con l’attentato a Berlinguer a Sofia e termina con l’assassinio di Moro: per chi la condanna della Storia? Il Comintern per il primo; i suoi fedeli in Nazione, e/o i servizi segreti italo-liberalfascisti e clericali, e/o anglo-americani?
Un altro punto, a mio dire, l’intervista a Gianni Agnelli. Altro che capitalista illuminato!
Un Breznev colloquiale, pacato: ”Noi non critichiamo voi, voi non dovete criticarci!”
Un altro spunto: Berlinguer dimette Cossutta,e questi ”Attento a non perdere la protezione di Mosca”.
E ancora: il PSI è assente, mai nominato.
E così via, a ciascuno la sua intuizione.
Ma oltre il film noi siamo richiamati alla riflessione sulla realtà di quegli anni che abbiamo vissuto con un certo tipo di passione, che ci hanno determinati …
Allora, come ricordi giustamente, il principio è Yalta. E’ la guerra civile greca, lo sterminio, la deportazione dei comunisti da parte degli “alleati” con cui avevano combattuto i nazifascisti. E’ l’Italia del CLN che trova nella DC l’ago della bilancia perché la guerra civile non prosegua con l’occupazione americana, è il pragmatismo (a ragione preoccupato) di Togliatti, di Longo che non è più quello della guerra di Spagna, fino a Berlinguer.
Poi il boom economico, il’68. A Berlinguer e al Pci fan gioco il sinistrismo dei nuovi operai, il movimento studentesco, il nuovo massimalismo , l’extraparlamentarismo marxista-leninista, fino ad un certo punto. fin che servono ad accrescere i voti elettorali.. Fino a che sono uno pressione sullo Stato democristiano, non quando diventano violenza, lottarmata che coinvolge terroristicamente il nobile principio del socialismo .
Le fantasie che determinavano l’espressione, fra noi giovani, erano allora che il PCI di Berlinguer era compromesso in parte con il Potere nazionale , in parte con lo stalinismo, pronto a colpire la dissidenza e il pluralismo interni quanto il fascismo..
Si disprezzavano i coetanei “imborghesiti” nella FGCI, giovani che avevano indossato abiti curiali anche per far carriera sicura, mentre nelle nostre riunioni si fantasticava (strologava, cianciava!?) di rivoluzione: chi più pavido o prudente rimanendo alle fantasie parolaie, chi buttandosi nella mischia, diventando martire vittima o assassino. Ma già agli inizi dei'70 passammo alla critica radicale che riguardava anche il gauchismo.
50 anni dopo, deposta la baldanza e l’ardore (provenzale baut, germanico bald>ardente) , storicizziamo il periodo . Contestualizziamo anche i fermenti estremi che comunque contribuirono fino al’78 alla crescita anche legale del movimento. Per questo ritengo l’assassinio Moro un colpo di Stato per le conseguenze che ebbe sul movimento e il proseguio della Storia nazionale. E sullo spirito dello stesso Berlinguer e del PCI, come osservi, nella deriva post 78…
Ambizione è il termine che usa Segre: (ambo=due, più di uno) andare in più direzioni ,nel senso anche di andare verso il nuovo. Che sarebbe stato nella logica della maggioranza numerica degli italiani , cristiano autentico, socialista .. che le caste impedirono come sempre. Che, certamente, come dici, non ci fu , per questi motivi.
Su tutto quanto poi, nel mio orizzonte, campisce la metafisica debordiana e la sua escatologia infine pessimista, ben motivata- ahimè!- dal presente politico, sociale, culturale ecc.. Ciò che si è sviluppato nel corso dei decenni è lo Spettacolo, quel suo automatico, continuo apparente rinnovarsi rimacinando passato e futuro , sempre più rapido, confondente, in cui si consuma la Vita.
D.
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