«Quest'opera produrrà
certamente, col tempo, una rivoluzione negli animi ed io spero che i tiranni,
gli oppressori, i fanatici e gli intolleranti non abbiano a trarne vantaggio.
Avremo reso un servigio all'umanità.»
Lettera di Diderot a Sophie Volland del 26 settembre 1762
Fra i primi teorici nella storia di un programma di radicale intervento sociale,
Denis Diderot, riferendosi all’ Encyclopédie, dimostrava di essere consapevole delle
speranze, ma anche dei rischi che un rivoluzionamento avrebbe potuto produrre.
Come
tutti sanno, la società umana è stata improntata per millenni dal dominio di
una classe aristocratica (dai signori della guerra, ai feudatari e ai nobili grandi proprietari fondiari) sul resto della popolazione,più o meno
stratificata e asservita.
E’
con l’età tardo medievale e moderna che progressivamente avvengono importanti movimenti socio-economici,
destinati a cambiare l’ordine esistente. Pensiamo all’esempio dei Comuni
italiani e delle Fiandre, dove corporazioni
di artigiani assumono una nuova dignità, dove l’importanza del denaro
promuove il ceto dei banchieri e finanzieri; o nel ‘500 all’impatto del
messaggio religioso luterano-calvinista sulle società nordiche, per cui la stessa aristocrazia s’avvia ad una
posizione meno parassitaria, come segnato dalla rivoluzione inglese della metà
del XVII secolo.
La
sfida delle rivoluzioni contro i prevalenti sistemi mondiali è un motore della
Storia, motore di distruzione , provocazione, avanzamento, a seconda delle fasi.
Per
le condizioni di reiterato sfruttamento e ingiustizia da parte della corte monarchica
e per l’insegnamento delle idee illuministe, in Francia ,alla fine’700, matura la
rivolta contro il predominio aristocratico,fondato sulla rendita, sullo
sfruttamento della proprietà fondiaria attraverso la servitù contadina e le tassazioni esorbitanti
nei riguardi di commercianti, artigiani, borghesia media e piccola.
La
Francia della Convenzione ecc. , dove per il contrasto fra rivoluzione e reazione si manifestano aspetti di estremismo e terrore, diventa
nemica dell’Europa.La società francese, rivoluzionata per una decina d’anni
dagli eventi violenti, da guerre interna contro la reazione ed esterna da parte delle monarchie europee, trova una nuova dimensione intermedia con la
dittatura di Bonaparte, che per una quindicina d’anni domina il Continente,
fino a che la coalizione monarchico-aristocratica delle altre Nazioni europee lo
sconfigge e restaura la Monarchia borbonica.
Questo
andamento degli eventi si è in certa
forma ripetuto nella prima metà del XX secolo per la Germania nazista ,nei rapporti con
l’Europa e il Mondo. Prime fasi interne violente nel procedere degli anni’30, con
egemonia del nuovo gruppo di potere, poi una fase di dominio sull’Europa, e
infine la sconfitta nella seconda grande guerra mondiale da parte della
coalizione liberal-democratica e social-comunista.
Differente
è stato l’andamento degli eventi in
relazione alla rivoluzione russa dei primi Novecento.
Se
la rivoluzione francese , le idee illuministe e Bonaparte avevano più che altro promosso l’avanzamento
della borghesia, verso la metà del XIX secolo, con le dottrine di Marx e dei
socialisti, era la classe dei lavoratori proletari ad essere indicata come necessariamente
attrice di una rivoluzione sociale radicale e definitiva.
In
Russia, nel corso della prima guerra mondiale, la rivoluzione
bolscevica,ispirata dalle idee di Marx, si manifesta contro l’aristocrazia interna, e, per via dei
principi propugnati, contro la borghesia
capitalista mondiale che paventa il diffondersi del socialismo o comunismo, come accennatosi nel dopoguerra anche in Germania, Austria e Ungheria,Italia.
Il
bolscevismo, dapprima sotto la guida di Lenin, avvia un rivolgimento politico
e sociale destinato a mutare il corso
della Storia, paragonabile per importanza a quello dei rivoluzionari
francesi, alle idee illuministe si sostituiscono quelle marxiste.
Come
in Francia, in condizioni di dissesto economico e finanziario e carenza della
dirigenza monarchica, un gruppo egemone di politici rivoluzionari attua un colpo di
stato che non solo solleva la società
nazionale, ma con il nuovo ordine si erge a minaccia di quello preesistente in
altre Nazioni.
Gli eventi iniziali si svolgono nel clima
dell’economia di guerra; dai confronti bellici con i vicini Imperi la Russia è tratta con fatica, ma una volta
terminato il primo grande conflitto mondiale l’Armata rossa si trova ben presto a sostenere la reazione delle Armate bianche
sostenute dai Paesi occidentali.
Il
Governo sovietico origina riforme sociali d’importanza eccezionale, in
relazione soprattutto alla proprietà privata. Lo Stato detiene immediatamente quella relativa all’industrializzazione,
mentre per più di dieci anni si mantiene una relativa incertezza di organizzazione rispetto a quella agricola.
Negli
anni’20, già declinante il potere e la vita di Lenin, fra i leader
rivoluzionari, Bucharin, inizialmente appoggiato
da Stalin contro Trotskij, ritiene utile mantenere la possibilità di una certa
iniziativa e proprietà personale contadina
«Vi è una
situazione per cui il contadino ha paura di farsi un tetto di lamiera perché
teme di essere dichiarato kulak, se acquista una macchina cerca di fare in
modo che i comunisti non se ne accorgano. Le tecnica avanzata è divenuta
clandestina [...] oggi questi metodi ostacolano lo sviluppo economico. Oggi
dobbiamo eliminare una serie di restrizioni per il contadino agiato da un
lato e per i braccianti che vendono la propria forza lavoro dall'altro. La
lotta contro i kulaki deve essere condotta con altri metodi, per altra via
[...] A tutti i contadini complessivamente, a tutti gli strati di contadini
bisogna dire: arricchitevi, accumulate, sviluppate le vostre aziende.
Soltanto degli idioti possono dire che da noi deve sempre esserci povertà
[...] Cosa otteniamo per effetto dell'accumulazione nell'economia contadina?
Accumulazione nell'agricoltura significa domanda crescente di prodotti della
nostra industria»
Con il "decreto sulla terra" del novembre 1917 le
terre erano state tolte ai grandi proprietari , mentre era stata mantenuta
una piccola proprietà,quella dei kulaki. Tuttavia il comunismo di guerra deciso dai bolscevichi comportava, tra le altre misure, il divieto
di commercio privato e la requisizione forzata di tutto il grano eccedente le
necessità di sopravvivenza e di semina dei contadini. Nel marzo del 1921 il
comunismo di guerra fu accantonato per essere sostituito dalla Nuova politica economica,(NEP), che reintroduceva possibilità di profitto individuale e di
libertà economica. Le requisizioni forzate di grano cessarono, per essere
sostituite da un'imposta in natura; inoltre il contadino aveva la possibilità
di vendere le proprie eccedenze. Questi provvedimenti favorirono la ripresa
del ceto dei kulaki. Era un tempo in cui i fermenti rivoluzionari bolscevichi
mantenevano una dinamicità sperimentale non del tutto ostile a certa
liberalità .
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Di altro avviso era Trotskij, sostenitore di scelte più radicali, per cui il mantenimento di
una sia pur piccola proprietà, andava contro i principi comunisti della
parità di ricchezza e rappresentava
una minaccia allo sviluppo della rivoluzione. Per cui era necessaria la soppressione socio-economico delle classi aristocratica
e contadino-proprietaria,i kulaki, anche per devolvere i proventi sottratti a favore del potenziamento dell’industria di Stato,
settore in cui la Russia portava molto ritardo rispetto all’Occidente .
Stalin inizialmente parteggiò per
Bucharin,in funzione antitrotskijsta.
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Però, nel 1927 , avendo già i controllo del governo sovietico, in
occasione di una crisi agricola, il leader georgiano ripristinò le misure sulla requisizione di
cereali tipiche del comunismo di guerra.
Abbandonate totalmente le tesi di Bucharin, e anzi entrato in
contrasto con lui, Stalin introdusse una pianificazione integrale dell'economia.
Questo portò alla collettivizzazione forzata
delle terre, utilizzata come metodo per trasferire ricchezza dall'agricoltura
all'industria: le terre vennero unificate in cooperative agricole, i Kolkhoz o in
aziende di stato ,i Sovckoz, che avevano l'obbligo di consegnare i prodotti al
prezzo fissato dallo stato.
Molti kulaki si opposero fermamente alla collettivizzazione,
nascondendo le derrate alimentari, macellando il bestiame ed anche imbracciando
le armi. Stalin reagì ordinando l'arresto degli oppositori, che venivano
condannati, a seconda della gravità dei loro atti, dai 5 ai 10 anni di
internamento nei gulag .Secondo gli
archivi ufficiali i kulaki internati totali nei gulag furono
circa 2,5 milioni di persone, dei quali
perirono in 600.000, la maggior parte tra il 1930 e il 1933.
«Per
eliminare i kulaki come classe non è sufficiente la politica di limitazione e
di eliminazione di singoli gruppi di kulaki [...] è necessario spezzare con
una lotta aperta la resistenza di questa classe e privarla delle fonti
economiche della sua esistenza e del suo sviluppo.»
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(Iosif Stalin)
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Nonostante le varie sfumature e la lotta personale
per il potere, la nomenklatura bolscevica disegnava un sistema socio-economico che realizzava questa
forma di comunismo. Al di là di accenni
momentanei, come nella Commune di
Parigi, nella Storia era la prima situazione in cui si provava a praticare la
teoria marxista.
Come detto ,questo avvenne originando di fatto una sfida nei confronti dell’ordine mondiale
dominante, basato sul liberismo economico, la proprietà e l’imprenditoria
privata e le differenze di classi.
Il comunismo che derivò dalla rivoluzione bolscevica
portò ad un livellamento popolare, che esprimeva la dimensione della massa che divenne l’interesse precipuo del governo dei soviet, non gli individui.
Questo dato di fatto era la conseguenza di un’idea di comunismo materializzata
più dal punto di vista del dovere che da quello del diritto. Abbiamo il dovere
di comunistizzare, di non avere più di un altro, come tutti quanti; invece che
abbiamo il diritto di avere tutti un’alimentazione, un alloggio, mezzi di
mantenimento ecc adeguati ad un’accettabile esistenza.
Con
l’essere comune della massa, l’individualità finiva per essere vista come una
diversione ,una devianza dal principio comune, gli individui che insistevano
nei principi della singolarità e personalità, dovevano essere corretti, il loro
principio poteva essere sacrificato per
il bene della collettività .
In
nome di questo principio , era attuata l’emarginazione , abbandono o soppressione
degli individui, quando ritenuti nemici o superflui per il buon funzionamento
della macchina sociale-statale.
Per
il singolo integrato alla massa non sono
ammessi i contorni personali spirituali
e di pensiero:deve essere ideologicamente ortodosso, preparato sui testi
fondamentali, addetto in modo ligio alla mansione lavorativa che il soviet propone.
Di
fronte all’ostilità generale delle Potenze mondiali, nell’unica Nazione
comunista la preoccupazione prima del Governo dei soviet è che nella
popolazione vi sia un’unità totale di principi e intenti intorno a quanto
decisivo dal Politburo bolscevico.
Fa
parte della massa positiva chi accetta
con manifesto entusiasmo questa adesione volta alla realizzazione del
comunismo.
Il
fine economico, fondamentale per la sopravvivenza e lo sviluppo del nuovo
Stato, è l’aumento della produttività agricola, della crescita industriale. La produzione serve soprattutto
all’esportazione, di alimentari e manufatti,perché lo stato sovietico abbisogna
di capitali per implementare la macchina industriale.
Per
questo, pur lavorando, il cittadino sovietico vive in spazi ridotti, case
collettive , con alimentazione razionata,in un livellamento egualitario minimo.
Lo Stato non indirizza i proventi del lavoro ai fini del benessere immediato,
ma propone una fase di accumulazione in vista di un benessere futuro.
In questo il governo sovietico non faceva che continuare la condizione di miseria, soprattutto abitativa,in cui versavano da secoli le popolazioni dell'est, appena tratte dalla servitù della gleba. Anche nel senso del comunismo agricolo,l'organizzazione sovietica dei kolchoz esprimeva continuità con la struttura dell'obščina zarista, la lavorazione in comune delle terre, fino alla sua dimensione politica assembleare del mir.Il servo della gleba liberato non aveva mai trovato vera e propria indipendenza. La vera novità del nuovo ordine era la soppressione delle grandi proprieà fondiarie (e poi, come detto,a nche delle minori)passate ora allo Stato,(Sovchoz)
Il
benessere futuro di una società senza classi, come preconizzato da Marx, sarebbe
anticipato nella modalità bolscevica da una società senza classi e senza
benessere materiale, una società del sacrificio di almeno una generazione in vista del benessere futuro, secondo uno spirito missionario che era da considerare il bene precipuo di quell'attualità..
Il
governo sovietico simbolizza in Palazzi di Governo,in sedi dei Soviet,la
grandezza possibile del proprio sistema:pochi edifici o costruzioni fastose,
ereditate dalle proprietà nobiliati soppresse o di nuova costruzione secondo i dettami dell'architettura rivoluzionaria ( come a Mosca quella di Aleksej Shchusev, ideatore del Mausoleo Lenin, o di Konstantin Melnikov per i centri comunitari, o Ivan Fomin nella ricostruzione di San Pietroburgo-Leningrado), che le masse ammirano e possono frequentare in occasione di riunioni,
assemblee o celebrazioni. Una casta
burocratica privilegiata,la nomenklatura del PCUS, gode direttamente di questi
privilegi, come esempi di quello che un giorno potrà spettare a tutti.
La
premessa e promessa bolscevica è che dopo qualche decennio le condizioni
miglioreranno per tutti, e il sistema socialista sovietico si affermerà, mentre
quello capitalista,travolto da contraddizioni interne e dalla differenza di
potere delle varie classi sociali, imploderà per una crisi irreversibile.
Le
condizioni e la crisi generale degli anni’30 ,se da un lato pareva dimostrare la
validità della tesi marxista, come accennava in USA la svolta del New Deal ,
dall’altro non portò giovamento al giovane sistema sovietico, costretto a sua
volta a fare duri conti con la penuria generale, interna ed esterna.
Notevole
nella nuova URSS era anche la massa
degli esclusi anche dalle condizioni minime d’integrazione. L’ideologia
dominante portava il cittadino militante
a non provare pietà,compassione, verso chi si trovava negli stenti,
nell’indigenza assoluta, verso chi veniva
arrestato o soppresso, si ritiene siano residui aristocratici o kulaki,
nemici del progresso sovietico, corrotti dall’ereditarietà o discendenza
comportamentale e ideologica.
In
trent’anni circa di stalinismo, con
l’aggravio di condizioni della seconda
grande guerra mondiale,il sistema e la società sovietica mantennero questa
fisionomia. In politica estera dagli anni’30 si manifestarono mire
espansioniste,non tanto nell’ottica trotzkista della rivoluzione permanente,
quanto nell’egemonia di Mosca e della teoria del socialismo in un paese solo su etnie vicine, come quella degli
ucraini,e dopo il patto con i nazisti, dei polacchi, dei baltici. Di fatto comportava uno sfruttamento di queste popolazioni,in ottica più imperialista che socialista. La vittoria nella
guerra consentì poi l’egemonia sull’intera Europa orientale e la formazione di
una vasta area di stati satelliti, dai
baltici agli slavi sudorientali e
romeni. La politica estera sovietica ebbe ingerenza in Africa, in Oriente ,culminata
nel ’79, nell’era di Breznev, con l’invasione dell’Afghanistan, che comportava il
perdurare, nonostante gli accordi di Yalta, di una sostanziale condizione di
guerra fredda con l’altra grande potenza USA. Anche nell’America latina e
nell’Europa occidentale, fra gli anni’60 e ’80, vi furono manifeste presenze
sovietiche. Era ormai evidente che lo Stato comunista esprimeva una politica
estera imperialista che riprendeva la tradizione zarista.
Con
la fine degli anni’80 e l’implosione del sistema sovietico, nel periodo di
Gorbaciov si sarebbe potuta produrre una distensione e avviare rapporti di
miglior scambio e collaborazione .
Pare
che l’accordo fra i l governo di Mosca e Washington fosse che la rinuncia al controllo
dei paesi dell’est dovesse condurre questi ad uno stato di neutralità, che la Nato non
avviasse una politica di espansione e controllo fino ai confini russi.
Ma già dopo Gorbaciov e i rivolgimenti torbidi interni, il nuovo
successore Boris Eltsin
aveva espresso chiaramente la sua preoccupazione. In un discorso del 1995 Eltsin affermava:“Coloro che insistono su un’espansione della
NATO stanno commettendo un grave errore politico. Le fiamme della guerra
potrebbero esplodere in tutta l’Europa.”
Il presidente degli Stati Uniti Bill Clinton sembrava fargli
eco:“Stiamo cercando di promuovere la
sicurezza e la stabilità in Europa. Non vogliamo fare nulla che aumenti le
tensioni”
Questi
propositi di distensione non vennero mantenuti .Al termine del XX secolo, Polonia,
Ungheria, Slovacchia e Repubblica ceca entravano a far parte della Nato. Estonia, Lettonia e Lituania
sono diventate membri nel 2004,
insieme a Bulgaria, Romania, Slovacchia e Slovenia.
In
effetti, i funzionari statunitensi avevano cambiato idea sulla questione alla
fine degli anni ’90. Come ha osservato il vice segretario di stato degli Stati
Uniti Strobe Talbott
durante un discorso del 1997 a Stanford: “Senza
mezzi termini, i russi devono superare la nevralgia
su questo argomento”.
E’con
queste premesse che si sono
progressivamente deteriorate le possibilità di distensione e pace in Europa orientale.
Dal
2014, quando i l governo dell’Ucraina operò una svolta occidentale , nell’area
di confine del Donbass si inasprirono i rapporti fra russi e ucraini, fino alla
proclamazione di repubbliche separate da
Kiev. Nello stesso anno il Governo di Mosca sostenne l’annessione della Crimea
,da qui una progressiva escalation conflittuale fra ucraini e russi fino all’incremento delle ostilità dal recente
febbraio, con importante partecipazione di USA, Ue e Nato.
Definire
approfonditamente le caratteristiche delle parti in causa, è il modo per mirare
all’obiettività di giudizio,un’altra via che non quella di prendere,
appunto,partito, la parte di questa o quella fazione.
Questo spirito, la necessità di prendere parte, veniva istituzionalizzato nel VI sec.a.C. nell'Atene di Solone, con l'atimia, la prescrizione appunto di schierarsi nella guerra civile, con la condanna dell'astensione e la perdita dei diritti civili per chi la praticasse. Rimane evidentemente una sentita opzione umana, ma il trascorrere del tempo ha anche insegnato l'ipotesi di comprendere i conflitti nel senso della reciproca responsabilità dei contendenti.
E' il presente un caso in cui questo si rende oltremai necessario.
Come
può essere definito lo spostamento ad est del confine da parte
dell’organizzazione occidentale? Può essere vista come
-espansionismo
Nato sotto l’egida degli USA o diritto a libera scelta, da parte dei Paesi confinanti, di
un’alleanza che garantisca contro il potente vicino imperialista,Russia
Come
l’ostilità russa verso l’ avanzamento del sistema occidentale verso est?
-come
diritto della Russia di difesa dei propri confini e insieme minacce da parte di
Putin e del suo apparato di governo di rifondare la grande Russia o patria
slava riassorbendo gli Stati confinanti .
Perché
esiste questa difficoltà di rapporti fra
Russia e Paesi occidentali?
Ha
origine in una diversità del popolo
russo. Derivante dal panslavismo storico-tradizionale ; dai 70 anni di comunismo
e attuali .Questo osservando dal punto di vista occidentale atlantico
le ricorrenti fasi storiche di distanziamento e ostilità. Da parte russa viene espressa specularmente la medesima sensazione di diversità del mondo occidentale dominato dal modello americano, nel corso dei secoli vi sono stati fasi
di avvicinamento (dagli zar Pietro e Caterina fino a Brandt, Gorbaciov ) e altre di
distanziamento e avversione (da Nicola I a Putin da un lato, da Luigi Napoleone a Biden dall'altro ).