lunedì 29 ottobre 2018

Sulla “questione degli immigrati"

Ágalma
13 luglio
Guy Debord – Note sulla “questione degli immigrati” (inedito del 1985 pubblicato in Ágalma 34):
Tutto è falso nella “questione degli immigrati”, proprio come in tutte le questioni apertamente poste nella società attuale; e per gli stessi motivi: l’economia, – ovvero l’illusione pseudo economica – l’ha provocata, e lo spettacolo l’ha elaborata.
Si discute solo di stupidaggini. Bisogna tenere o eliminare gli immigrati? (Naturalmente, il vero immigrato non è l’abitante stabile di origine straniera, ma colui che è percepito e si percepisce come diverso e destinato a rimanerlo. [...]
Dunque bisogna assimilarli o “rispettare le diversità culturali”? Scelta insulsa e falsa. Non possiamo più assimilare nessuno: né la gioventù, né i lavoratori francesi, nemmeno i provinciali o le vecchie minoranze etniche (Corsi, Bretoni ecc.) perché Parigi, città distrutta, ha perso il suo ruolo storico di fare dei Francesi. Ci si compiace, detto in linguaggio semplicemente pubblicitario, della ricca espressione “diversità culturali”. Quali culture? Non ce ne sono più. Né cristiana, né musulmana; né socialista, né scientista. Non parlate degli assenti. Considerando per un solo istante verità ed evidenza, non c’è che la degradazione spettacolare-mondiale (americana) di ogni cultura. [...]
Nello spettacolo, una società di classi ha voluto, molto sistematicamente, eliminare la storia. E ora si pretende di rimpiangere questo solo risultato particolare della presenza di tanti immigrati, perché la Francia “sparisce” così? Comico. Essa sparisce per ben altre cause e, più o meno rapidamente, su quasi tutti i terreni.

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