Non in modo improprio si usa da tempo il paragone con i l gioco del Risiko. E'quanto sta accadendo soprattutto in questi decenni in Medio-Oriente, dove gli Stati spesso non corrispondono a Nazioni omogenee, e le popolazioni ricordano ancora per lo più tribu diverse per etnie e correnti religiose.
Il risultato di una "piazza pulita"(!!)in Iraq potrebbe senz'altro significare lo spostamento delle mitizie integraliste in territorio siriano, doppio obiettivo Usa, ripresa del controllo sull'Iraq con danno collaterale per lo Stato siriano dove è impegnata la Russia. In Usa non si cessa di sostenere l'utopia di uno stato irakeno a convivenza delle tre parti, sunnita, sciita e curda .Nel complicato gioco di rapporti nell'area, si aggiunga la posizione della Turchia, che continua a misconoscere la realtà militare e poltica dei curdi , equiparata a quella dei terroristi. L'entità dei terroristi islamici di Daesh(Isis,Califfato che dir si voglia) è la complicazione di una forza di fantasmagorica origine e organizzazione, che ha realizzato un surplus di efferatezza -come se non bastasse quella già presente nell'area-e che pare avere il potere di volatilizzarsi, spostarsi e materializzarsi qua e là a seconda della svolta da dare al Risiko.
D.V.
Il vero scopo dietro la "liberazione" di Mosul. Robert Fisk
Per settimane, i media occidentali e gli esperti americani che amano citare hanno predetto una battaglia in stile Stalingrado fino alla morte dell'ISIS all'interno Mosul - o una rapida vittoria sull'ISIS seguita da battaglie inter-confessionali per la città. L'ONU ha messo in guardia delle colonne di rifugiati in fuga da una città assediata. Ma i siriani sospettano che l'ISIS semplicemente abbandonerà Mosul e cercherà di raggiungere le zone della Siria che controlla ancora.
In altre parole, se Mosul cade, l'intero esercito del califfato potrebbe essere diretto contro il governo di Assad e i suoi alleati - uno scenario che potrebbe causare una certa soddisfazione a Washington. E' infatti proprio l'esercito di Assad, con i suoi 65.000 morti in una battaglia che ormai dura da cinque anni, e che è già stato bombardato dagli americani a Deir Ezzor ad un costo di almeno 60 morti - un espisodio che Washington ha descritto come un errore - che si sta preparando a sfidare l'enorme afflusso di combattenti dell'ISIS, che potrebbero attraversare il confine dopo il crollo di Mosul.
Data la possibilità che le truppe siriane e i loro alleati russi possano trovarsi a dover affrontare questi combattenti, non c'è da meravigliarsi che stiano cercando di concludere la loro cattura di Aleppo orientale - qualunque sia il costo in termini di vite umane- prima della caduta di Mosul, conclude Fisk
Non in modo improprio si usa da tempo il paragone con i l gioco del Risiko. E'quanto sta accadendo soprattutto in questi decenni in Medio-Oriente, dove gli Stati spesso non corrispondono a Nazioni omogenee, e le popolazioni ricordano ancora per lo più tribu diverse per etnie e correnti religiose.
RispondiEliminaIl risultato di una "piazza pulita"(!!)in Iraq potrebbe senz'altro significare lo spostamento delle mitizie integraliste in territorio siriano, doppio obiettivo Usa, ripresa del controllo sull'Iraq con danno collaterale per lo Stato siriano dove è impegnata la Russia. In Usa non si cessa di sostenere l'utopia di uno stato irakeno a convivenza delle tre parti, sunnita, sciita e curda .Nel complicato gioco di rapporti nell'area, si aggiunga la posizione della Turchia, che continua a misconoscere la realtà militare e poltica dei curdi , equiparata a quella dei terroristi. L'entità dei terroristi islamici di Daesh(Isis,Califfato che dir si voglia) è la complicazione di una forza di fantasmagorica origine e organizzazione, che ha realizzato un surplus di efferatezza -come se non bastasse quella già presente nell'area-e che pare avere il potere di volatilizzarsi, spostarsi e materializzarsi qua e là a seconda della svolta da dare al Risiko.
Un alto comandante iracheno, generale Talib Shaghati, ha stimato oggi a circa 6.000 il numero di jihadisti dell'Isis trincerati nella città di Mosul, lanciando loro un appello perché depongano le armi.
RispondiEliminaIntanto cresce la preoccupazione per i civili. Circa 200.000 persone potrebbero essere costrette a fuggire nelle prime settimane dopo l'inizio dell'offensiva militare anti-Isis in Iraq per riprendere il controllo di Mosul. Lo afferma una nota dell'Ufficio dell'Onu per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) secondo il quale comunque i rapporti relativi alle prime 36 ore delle operazioni militari, avvenute in zone poco popolate, non indicano una fuga di massa delle popolazioni civili. Lo scenario più pessimistico dell'Onu sulle conseguenze dell'offensiva per la riconquista di Mosul evoca un milione di sfollati, con circa 700.000 persone in cerca di un alloggio di emergenza. L'Onu si prepara ad affrontare l'esodo, mentre sussistono serie preoccupazioni per la protezione dei civili, afferma la nota dell'Ocha con le ostilità che si avvicinano a zone densamente popolate e urbane. Rifugi sono stati allestiti per circa 60.000 persone in campi e siti di emergenza ed è stato accelerato l'allestimento di ulteriori siti, con una capacità per circa 250.000 persone, precisa l'Ocha.
Mosca, evitare jihadisti Isis si riversino in Siria - Bisogna evitare che i jihadisti dell'Isis lascino Mosul e dintorni per riversarsi in Siria: lo ha detto Valeri Gherasimov, capo di Stato maggiore delle forze armate russe. "La nostra attenzione - ha dichiarato il generale - si concentra sui possibili tentativi dei miliziani di scappare da Mosul o, dietro accordo, di lasciare la città per andare verso la Siria senza essere ostacolati. Speriamo - ha proseguito Gherasimov - che i nostri partner della coalizione internazionale siano consapevoli di quali siano le conseguenze di avere grandi bande dell'Isis che vagano nella regione del Medio Oriente". Secondo il generale russo, e' "quindi necessario non portare i terroristi da un paese all'altro, ma eliminarli sul posto".
Commissario Ue: rischio fighter da Mosul, non esagerare - "Esiste una minaccia ma non dobbiamo esagerare". Così il commissario alla Sicurezza Ue Julian King all'ANSA sul rischio di combattenti stranieri di ritorno in Europa se Mosul cade. "L'Ue lavora a proposte serie per sostenere la lotta al terrorismo - dice -. Ci sono circa 2500 fighter europei nelle zone di guerra. E' molto improbabile che rientrino tutti. Alcuni saranno morti, altri andranno in altre zone di crisi, alcuni tenteranno il rientro. Anche se non fossero molti, è una minaccia che deve trovarci pronti"