Mi chiedi com’era l’infanzia a
Tadmor? La rivedo in un vetro di
finestrino che rimandava il riflesso di mia madre…cammina in giardino e quando
si china, la sua mano lavora una gobba di una piccola aiuola ,e io apro il
vetro e sento l’odore umido della terra smossa…
Nel 1992 ebbi un posto fra i guardiani del sito,
che i greci chiamavano Palmira …. Nell’aria un po’ di pace e prosperità,allora, per il nostro
Paese!
Ben accolti, venivano frotte di turisti,
ad ammirare con entusiasmo le
meravigliose rovine dell’antica città sorta presso l’oasi del deserto, dove le carovaniere
per l’Oriente sostavano e dove
tanti popoli si erano succeduti, sempre
meravigliandosi per la Sposa del deserto. Un luogo unico,dove una
donna ,la regina Zenobia era divenuta Augusta, sfidando il grande Impero di
Roma.
Tutti i visitatori ignoravano, come noi
stessi facevamo finta di ignorare, che nella città nuova dov’ero nato , vi era la più terribile prigione, le cui
porte verso l’interno rimpicciolivano via via , per spalancarsi poi su un
inferno di cui i condannati dal regime diventavano combustibile. Polvere e
fuoco per molta parte dell’anno, in qualche mese un gelo che bruciava
altrettanto la pelle…
Anche Khaled, il direttore, dava di
spalle all’orrore…lo ricordo in piedi, sui gradini del tempio di Baal
,innamorato della meraviglia che aveva davanti, orgoglioso di mostrarla al
mondo; a noi dava con autorità ordini precisi, bastava eseguirli e le giornate
scorrevano senza problemi. Lo stipendio era buono. Seguivamo i precetti della
Fede, ma ci dicevano di essere sempre ospitali, amichevoli, con questa gente d’occidente,
che portava un flusso di entrate ininterrotto, con i vari tour. Dovevamo essere
amichevoli, anche se i loro modi erano molto diversi; si vedevano donne giovani
, e anche meno giovani, molto scoperte e a vederle sentivamo una rabbia e
insieme un languore dentro , come il
respiro mozzato;qualcuna di loro si offriva ,come una sharmuta e c’era chi , come
Nizar aveva ceduto alla tentazione e ci raccontava storie che ci mandavano
fuori di senno. Le rose e lo scudiscio , ci diceva e fantasie torride
scorrevano lungo i nostri sensi.
Khaled era sempre presente
,s’intratteneva con archeologi europei, lui aveva la forza del Partito e del Presidente dalla sua parte,e questa
passione totale per cui viveva.
Sono stati quasi vent’anni così…. Al
padre era succeduto il figlio, Bashar, sembrava che nel Paese le cose potessero
ancora migliorare; Asma , la moglie, insegnava un nuovo riguardo per le nostre donne.... poi nella primavera del 2011 è
successo quel che è successo, è stato l’inizio dell’inferno anche per il nostro popolo ,le notizie che
arrivavano diventavano sempre più preoccupanti , disordini, morti,
battaglie…Qui non c’era gran movimento, ci sentivamo protetti dai vecchi templi
dai riflessi rosati, dall’isolamento dell’oasi nel deserto , dal fatto che qui
non si compivano che imprese pacifiche.
Vidi a volte Khaled questionare, anche
aspramente, con qualche collega europeo. Il direttore imprecava, che la
rivolta era stata organizzata ,che l’Arabia Saudita, la Turchia, avevano ordito
questo complotto, che gli americani la
sostenevano…l’archeologo si opponeva: Bashar
avrebbe dovuto cessare le violenze, consentire elezioni libere, anche se,
certo,le cose non erano facili, ma, insomma , la minoranza non poteva
continuare ad esercitare un dittatura sulla popolazione sunnita, sui curdi.
Bastava pensare soltanto alla vicina prigione di Tadmor, il cui semplice nome
faceva tremare le vene,per le brutalità, le torture inflitte a chi appena esprimeva qualche idea diversa..… Ma
a Khaled interessava solo il sito, era
ormai vicino agli ottant’anni , e apprezzava solo ciò che il regime aveva fatto per Palmira. Di altro non voleva sapere.
Sono stati mesi e mesi d’inquietudine, di smarrimento…sembrava di
tornare indietro di millenni, il vuoto intorno a Palmira; l’isolamento
dell’oasi ,che lo sviluppo dei mezzi di comunicazione aveva reso quasi
simbolico, diventava invece di nuovo
reale..le notizie dalla tv, da internet, si percepivano qui con un senso di
mistero. Tornavamo a guardare la polvere che il vento levava sul deserto con
ansia, con preoccupazione per quello che
si nascondeva dietro. Da sempre cammellieri , contrabbandieri, banditi, avevano
percorso le sabbie a sudovest dell’Eufrate, ma mai avevano portato minaccia a
Tadmor .. come potevano portare minaccia dove c’era l’inferno della più terribile prigione di Asad?
Il regime di Bashar era in difficoltà ,
attaccato e biasimato da varie parti .
Come si sospettava, con la rivolta era iniziata anche l’attività di gruppi organizzati, estremisti e
terroristi, molti provenienti da oltre confine, forze nemiche del regime. Si
cominciò a sentire dei modi atroci in cui applicavano la shari’ah .
A Rakka, più a nord, uno di questi
gruppi, Daesh, aveva preso il controllo di un territorio non dappoco ,e avevano
proclamato il Califfato, la legge islamica più integrale. I tour, che già si erano diradati, cessarono
del tutto…non si videro più le frotte di occidentali vocianti, i pullman, i baksheesh..Perchè ? chiedevo..Non è più sicuro, per americani, francesi ,occidentali ,mi
rispondevano i tecnici con cui si era costruita negli anni familiarità..Ce ne andiamo anche noi,Ahmad, il rischio è
grave…no, non credo voi corriate pericolo, questo patrimonio interesserà
mantenerlo anche ai fanatici, caso mai arrivassero fin qui..Ma un altro
invece era molto meno ottimista : Ricordati
cos’è successo ai Buddha di Bamyan, in Afganistan, questi fanno la tabula rasa!
Lo stato d’animo, fra noi, divenne da
guardingo,sempre più angosciato, sgomento. Un ingegnere italiano ci parlò di
una storia , “Il deserto dei Tartari”,
dove , diceva,” in un forte isolato dei soldati attendono una misteriosa invasione” . Rimasi molto colpito, da quella storia,
mi sentivo in un identico stato
d’animo. Molto spesso avevo l'idea che
quel tempo sospeso dovesse andare avanti
senza termine e che mi avrebbe consumato così il resto della vita. Sarebbero arrivati per noi rinforzi, come alla fortezza Bastiani?
Purtroppo non i rinforzi giunsero, ma
arrivarono le camionette con le lugubri insegne nere di Daesh, i miliziani si materializzarono come
avvoltoi famelici, diavoli.
Non sono stato eroico, neanche un po’.
Cosa potevo fare? Ero poco più di nessuno..ho indossato la tuta più logora,
stando attento che non avesse qualche marca del mercato occidentale…pensate che
un giovane, poco più di un ragazzo, era stato ucciso, solo perché portava dei
calzoni corti, quelli che chiamano bermuda, e capelli sfumati,con un taglio
all’occidentale! continuavo a
tenere pulito, passando la ramazza,
facendo finta di non capire, di passare inosservato, di non interessare a
nessuno..
Se qualche sgherro mi chiedeva qualcosa,
lo assecondavo subito… dicevo tutto quello che sapevo, ma cosa volete che sapessi?
Ho aperto qualche magazzino, tanto per
risparmiargli la fatica di far saltare le serrature, ma c’erano arnesi, sacchi
di cemento, piastrelle…mi chiedevano
perché lavoravo in quel luogo dove non c’era niente del vero Islam, dove
erano aperte le porte per gli infedeli occidentali…ho risposto che sono
cresciuto nella città, senza nessuno, e che mi hanno portato lì a pulire, fin da ragazzo, e solo così non sono
morto di fame …Mi hanno messo a pulire la mensa, dove si cuocevano cibi in abbondanza, c’erano molti avanzi, di
montone, di grano, verdure, mi potevo nutrire a
sazietà..c’erano ambiti di divertimento, voci levate, risate, vedevo
delle giovani che prese, spogliate, erano costrette a danze oscene, ad atti osceni… le
rose e lo scudiscio …ma le
rose erano sparite ..e poichè la sura
IV, An-Nisa, consente di prender per mogli le schiave, ma non il libertinaggio,
allora s’improvvisavano false nozze....
Per Khaled, il Direttore, è stato terribile
… violenze, torture, ma lui non rivelò mai ciò che i carnefici
volevano sapere, e infine il corpo fu trovato, massacrato e decapitato.
Un uomo oltre gli ottant’anni, distrutto
insieme alle meraviglie che aveva contribuito a tenere nel loro splendore, per
tanti anni, e che ora erano diventate polvere di storia,null’altro. Lo hanno
lasciato agli avvoltoi, ai corvi…
Dunque non erano arrivati i rinforzi..erano arrivati i Tartari …l’ingegnere
italiano che mi aveva raccontato questa storia era ormai lontano, per sua fortuna, io volevo chiedere a lui o a chi l’ha scritta come sarebbe andata se il
finale della storia fosse stato questo … forse mi direbbe che, come il tenente
Drogo, anch’io avrò raggiunto uno scopo
se saprò sconfiggere la paura di morire.
Stavo lì, e tremavo . Non avevo il coraggio di tentare la fuga, per dove? c’è
deserto da ogni parte, c’è guerra da ogni parte.. aspettavo che il Sole
inghiottisse la Luna, che la sua luce si spegnesse, le piante morissero fino
alle loro radici e la terra si squarciasse
… stavo lì , nella mia vigliaccheria e vergogna … come un’eco muta, sentivo
dentro di me orecchie assordate da urla di ogni parte.. pensavo di rifugiarmi sotto la polvere per sfuggire ai diavoli del
deserto, di farmi una corazza con una
corteccia di sicomoro, come quella dove dicono si fosse rifugiato Musa,
prigioniero della gabbia numero 6…
E poi sono arrivati i russi e gli iraniani
, con loro l’esercito di Bashar, risorto negli ultimi mesi…le rovine, dolenti,
sfregiate, respirano,guardano un po’ stranite questi nuovi liberatori…mi ha
telefonato l’archeologo italiano:” Ahmad,
forse torniamo!”..lo spero, perché io sto tremando di nuovo, per il timore
che qualcuno non mi denunci di aver collaborato con Daesh, di aver mangiato i
loro avanzi!
Dario Varini
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