Jan Hus nel 1415 e seicento anni dopo
A cura del museo hussita di Tàbor
Con esposizione di libri antichi delle biblioteche
della Società di Studi Valdesi e del Centro Culturale Valdese
A seicento anni dalla sua condanna a morte, le discussioni animate avute per secoli
sulla figura del riformatore boemo Jan Hus, nella Repubblica Ceca
e in Europa in generale hanno avuto un arresto;
ma lo studio della storia di questo personaggio, della sua opera e della sua morte,
rimangono imprescindibili per l'unità multiculturale europea odierna.
Orari
:
Il 22 giugno dalle 11:30 alle 19:30
Successivamente, in giugno:
giovedì-sabato-domenica 15-18 o a richiesta durante gli orari di ufficio;
luglio e agosto 16-19 tutti i giorni
Info: 0121.932179
www.fondazionevaldese.org
Torre Pellice (To)
tel. 0121/932179 fax 932566
Via Beckwith 3
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Nell’anno 1415 durante il Concilio della Chiesa d’Occidente tenutosi a Costanza (1414-1418) Jan Hus, nativo della Boemia in Europa centrale, fu condannato a morte. Il tentativo di questo Concilio di rinnovare l’unità della teologia medievale estirpando le varianti radicali del pensiero cristiano di quel periodo incarnate nella persona di Jan Hus finì per traumatizzare la Chiesa in Europa centrale ponendo fine alla sua influenza in Boemia, la quale da allora si erse a difesa del nome di Jan Hus lottando per la vita o per la morte. Jan Hus, all’inizio del suo operato un ligio prelato cattolico e pedagogo universitario, incontrò sulla sua strada di lotta vana per una Chiesa riformata il pensiero del teologo inglese John Wyclif (1330?-1384). In contrasto col principio in base al quale la Chiesa doveva essere garante universale della salvezza, Hus promosse la fede intima del cristiano, disponibile a sottomettersi all’autorità temporale della Chiesa solo qualora lo ritenesse giusto. Fu arso sul rogo a Costanza il 6 luglio 1415.
Nell’Europa all’inizio del XV secolo la decisione dell’organo superiore della Chiesa di quel tempo fu accettata senza proteste, se non addirittura in alcuni casi con una certa soddisfazione. Tuttavia una parte significativa degli abitanti della Boemia, compresi gli strati più alti della popolazione, considerava Jan Hus già quando era in vita come un maestro e una guida spirituale. Il verdetto di Costanza li indusse a opporsi non solo al re Sigismondo di Lussemburgo e a numerosi altri compatrioti, ma anche a tutta l’Europa che negli anni 1420-1434 tentò di costringerli alla obbedienza attraverso cinque spedizioni crociate. I Boemi fedeli al ricordo di Jan Hus cominciarono a essere chiamati “hussiti” e sotto la guida di Praga capitale e di Tàbor, fondata nel 1420 in Boemia meridionale come roccaforte della nuova fede e rifugio di salvezza, non si piegarono in queste guerre sanguinose.
Alla fine la Chiesa europea dimostrò una volontà di compromesso nel Concilio di Basilea (1431-1449) riconoscendo agli hussiti boemi il diritto a una chiesa autonoma. In Boemia quindi per la prima volta nell’Europa medievale si poté formare un modello di tolleranza religiosa verso tutte le confessioni cristiane, che venne distrutto dalla Guerra dei Trent’anni (1618-1648), durante la quale la monarchia asburgica impose alla Boemia il cattolicesimo come unica fede permessa. In questo modo per due secoli Jan Hus divenne nella sua patria lo spauracchio della storia religiosa, culturale e politica del Regno di Boemia. In quel periodo fu il movimento di riforma europeo a conservarne l’eredità. Il liberalismo e la rinnovata tolleranza religiosa del XIX secolo nelle Terre ceche permisero la riabilitazione di Jan Hus , il quale fino al 1900 assunse di nuovo il ruolo di personalità più significativa nella società ceca che andava man mano prendendo coscienza di sé. La Repubblica cecoslovacca, sorta nel 1918 in seguito alla caduta dell’ Austria-Ungheria, indicava come proprio ideale etico. Questo atteggiamento verso Hus e gli hussiti è rimasto vivo fino ad oggi negli ambienti cechi senza riguardo alle alternanze di regimi politici e ai cambiamenti culturali avvenuti durante il XX secolo.
Nel XXI secolo la secolare e appassionata polemica senza fine sulla sua eredità in Boemia e in Europa sta progressivamente affievolendosi. La personalità di Hus, la sua opera e la sua morte stanno diventando un appello alla pace e alla ricerca dell’unità della cultura europea nella sua varietà. Anche questa mostra itinerante vuole fornire il suo contributo. E’ stata preparata per il pubblico ceco e Europeo dal Museo hussita di Tàbor in quanto principale centro impegnato nella conservazione della tradizione hussita e riformista in Repubblica ceca. Ha collaborato con la Società del Museo Hus di Praga, che gestisce la Casa di Hus di Costanza. Inoltre raccoglie gli storici cechi che si occupano della vita, dell’opera e del significato storico di Jan Hus.