domenica 15 dicembre 2013

Proposte di scrittura


2 commenti:

  1. da Ester Cerutti:

    La figura di Beatrice può essere considerata come qualcosa di più spirituale e rarefatto rispetto alle donne di Cavalcanti. Inizialmente Dante l'amava secondo i canoni dell'amor cortese, raccontando della dolcezza del suo sguardo, della bellezza del suo volto e della sua grazia; presto però quell'amore acquisì un significato diverso e libero da ogni cosa della vita terrena. L'incontro con Beatrice provoca un cambiamento nella sua poetica rendendola più matura; nella Vita Nuova infatti viene decritto il cammino interiore che porta Dante a comprendere come il fine del suo amore non sia legato a nulla di materiale, neppure al semplice saluto, elemento dell'amor cortese. Per questo motivo l'unico fine dell'amore è cantare le lodi della sua donna: Beatrice è per Dante stimolo per la ricerca spirituale ma, anche ispirazione letteraria. Un fatto molto particolare è quando il poeta, al termine della Vita Nuova, afferma di non voler più scrivere di lei finchè non sarà degno di farlo. Nel libello Beatrice conserva sempre la sua storia ma, è anche la figura di Cristo, e come Lui incarna la rivelazione divina. Alla morte di Beatrice il poeta cade in un crisi spirituale e poetica che lo fa smarrire in un intrico di falsi amori, la selva oscura con cui inizia la Divina Commedia. Beatrice, non più donna ma, creatura angelica, darà inizio a un processo di salvezza e recupero dell'identità di Dante, inviando in suo soccorso Virgilio che lo guiderà nell'inferno e nel purgatorio; nel paradiso questo ruolo sarà svolto dalla stessa Beatrice. Il fine di quest'opera era togliere dallo stato di miseria i viventi e condurli alla stato di felicità. Se nella Vita Nuova la sua donna era stata figura di Cristo solo per Dante, ora è simbolo di Cristo per l'intera umanità. Beatrice nella Commedia è maestra di verità e unico tramite che permette agli uomini di arrivare al Paradiso.

    RispondiElimina
  2. da Ilaria Gatto


    Dante incontra Beatrice all’età di nove anni per poi rincontrarla nove anni dopo, rimanendone innamorato per il resto della sua vita. La figura di questa donna è fondamentale e ha molto influenzato la lirica dantesca. Un primo paragone che ci viene chiesto è quello con il poeta Cavalcanti, amico appartenente alla corrente dello stil novo che concepisce l’amore come qualcosa di distruttivo, che provoca sofferenza. Una grande divergenza tra i due è che Cavalcanti non si riferisce mai a una donna precisa, di cui si sa qualcosa e viene solamente lodata come un angelo. Sappiamo poi attraverso Dante che la donna di Guido era Vanna, la quale però, aveva un debole per il fiorentino. Dante invece mette subito il risalto il nome di Bice. Nella Vita Nuova, opera giovanile di Dante, si possono riconoscere tre stadi dell’amore: il primo è quello classico dello stil novo, con la riconduzione ai segni materiali, ovvero il saluto, come ricompensa al suo amore (trobadorico); il secondo è quello dell’amore fine a se stesso, dove non ci si limita più al superficiale, ma a seguito della negazione del saluto, Dante si basa sulla contemplazione e la lode della donna amata; in fine l’ultimo è l’amore mistico, dovuto alla morte di Beatrice che provoca nel poeta un vuoto (colmato poi dalla filosofia) nel quale la figura femminile innalza l’anima fino a giungere alla contemplazione di Dio. Riconosciamo quindi dei brani all’interno della Vita nuova che mettono in risalto la bellezza e tutte le doti di Beatrice, come possiamo notare nel capitolo XXVI. Il saluto per Dante era qualcosa di superiore, che esaltava la sua anima e questo lo possiamo riconoscere nel X e XI capitolo, nei quali spiega ciò che per lui significava e ciò che comporta la mancanza di questo gesto. Il poeta pone addirittura degli schermi, ossia delle donne che finge di amare per proteggere il suo vero amore. Se nel “vecchio” modo di scrivere si cantava la donna come miracolo e dono di Dio, attraverso un processo discendente nel quale al di sopra della donna vi era nulla donna-poeta, nella Vita nova cambia. Si ha, in contrapposizione, un processo che culmina con Dio, proprio tramite Beatrice. L’amore per la donna innalza ed eleva l’animo sino alla contemplazione del cielo Dio-donna-poeta. riconosciamo anche dei versi in cui Dante preannunci la morte di Bice, e anche se questo a provocato un in lui una voragine, da una parte il poeta quasi aspettava questo avvenimento. La Divina Commedia, opera più celebre di Dante, rispecchia quanto detto di Beatrice. Come noto si divide in Inferno, dove finiscono nei vari gironi, tutti coloro che hanno la coscienza sporca, Purgatorio dove le anime scontano la loro pena per poi essere mandate altrove, e il Paradiso dove risiedono le anime senza peccato. Questa differenza la si riscontra anche nel modo stilistico; il poeta usa registri diversi che dai più mediocri (con la presenza anche di volgarismi e parolacce), passa poi a un registro medio e termina con il massimo del’eleganza. È proprio qui, nel paradiso, che colloca Bice, una delle poche ad essere degna di stanziarvi. Se nella Vita nuova Beatrice era la protagonista assoluta e indiscussa, nel viaggio della Divina Commedia la sua presenza la si riscontra solo alla fine.

    RispondiElimina