giovedì 22 febbraio 2024

Storia e jungla

 

Sui motivi per cui nel nuovo secolo si è progressivamente pervenuti al conflitto Russia-Ucraina, si è disquisito credo in modo oggettivamente completo.

Territori mezzo secolo prima affidati alla repubblica ucraina dall’URSS, la distanza via via presa da Kiev rispetto a Mosca dopo la disintegrazione dell’Unione, con la formazione di governi filooccidentali , l’espansione-adesione alla Nato dei paesi ex satelliti sovietici , la riannessione della Crimea e l’irrisolta posizione nel Donbass :tutti fattori a sostegno di una tesi o dell’altra, per i quali se non si può certo giustificare l’aggressione russa non si può d’altra parte misconoscere la pericolosa connivenza  della politica di contrasto di USA, Ue, Nato.

Ma al di là di cosa sia giusto accada in futuro ai territori del Donbass e al governo di Kiev, il dato estremamente negativo è che il governo russo di Putin rappresenti e impugni i valori  di destra , quelli improntati ai sempiterni pronunciamenti di difesa dei valori della tradizione e della civiltà ortodossa ecc. non importa attraverso  quali metodi vessatori impiegati.

Si è ben coscienti della necessità che certa licenza imperante in occidente venga arginata, ma che ciò possa avvenire per intelligenza democratica all’educazione e non attraverso  i metodi della repressione brutale quali sono esibiti senza ritegno in Russia o Iran, per fare solo due esempi chiari in materia.

Il regime autocratico di Mosca ha ripreso i principi del sistema politico zarista in un  evidente spirito reazionario che ammicca a simili movimenti delle destre europee e americana.

Negli  anni’70 il pericolo URSS in Europa  era visto come quello del comunismo , facciata di liberazione dei lavoratori dal potere del capitalismo che ancora nascondeva, sia pur sempre più parzialmente, l’imperialismo di Breznev ecc. Questo ”comunismo” non era  osteggiato soltanto dalla parte  del capitale, ma anche dall’intelligenza che nello stalinismo e nella guerra di Spagna aveva visto i metodi di una dittatura di altro colore rispetto a quello nero dei fascismi e del nazismo. Ma poi c’era stata la guerra mondiale, l’essenziale contributo sovietico alla sconfitta del nazifascismo, la resistenza eurocomunista.

Oggi la maschera ideologica della sinistra marxista è totalmente rigettata in Russia  per un’ esplicito richiamo al fondamentalismo cristiano ortodosso.

Per dieci anni, dal 1917, sia pur nel caos creatosi dall'implosione del sistema zarista,fermenti rivoluzionari trovarono  terreno fertile in Russia, marxismo leninista e futurismo del fronte di Sinistra delle arti, il LEF,    negli anni immediatamente successivi hanno espresso  la volontà di sostenere l'innovazione e la creatività  nel campo dellìorganizzazione sociale ,ma anche della  letteratura, delle arti figurative, del cinema e del teatro, infine della critica e della libertà d'espressione  nel contesto del nascente Stato socialista, per educare un popolo incolto a valori di progresso..

Con l’affermarsi del regime di Stalin, la reazione contro le libertà di espressione e di pensiero è stata implacabile;  alla morte del dittatore momenti di apertura, dagli anni’50 ai ’90 ,da Kruscev a Gorbaciov sono presto rientrati, sia per motivi di resistenza interni agli apparati politici, militari e religiosi russi, sia per la diffidenza o malafede degli apparati delle potenze americana, della Nato.

E l’attuale è il risultato di un secolo in cui la volontà di pace e  progresso, per decenni conclamata in occidente, sta ora dimostrandosi troppo debole ed effimera , con voci politiche troppo omologate e nessuno che si erga ad indicare in forma perentoria la via della trattativa, dei comuni interessi umani  ad una nuova epoca di distensione.

E la tesi esplicita di Putin sull’Ucraina è quella a malapena sottesa di Netanyahu per Gaza e la Palestina. Ciascuno ferma i libri di storia dove vuole per affermare la propria supremazia.

"Non basta astenersi dagli encomi che tutti prodigano pavidamente ai tiranni, occorre anche ricordare che sta a noi, nella misura delle nostre forze, se non recidere, almeno scalfire ed erodere il crine che ancora trattiene la spada sospesa sul loro capo. Il filo che la sorregge – non dobbiamo stancarci di mostrarlo, se il primo a saperlo è il tiranno – è sottile e solo il consenso e la paura dei molti gli impedisce di spezzarsi. 21 febbraio 2024 Giorgio Agamben "