"Oggi, un vento di follia soffia sul globo. Dalla Libia allo Yemen passando per la Siria e oltre, l'escalation è tornata. Le armi circolano e le offensive si moltiplicano (...) Nel frattempo, le risoluzioni del Consiglio di sicurezza vengono infrante ancor prima che l'inchiostro sia essiccato", Antonio Guterres , febbraio ‘20.
“Nelle guerre è così da secoli. Il concetto moderno di”crimini di guerra“è ridicolo, è stupido,perché la guerra consiste soprattutto di crimini,su tutti i fronti e dal primo all’ultimo giorno. Quindi le cose sono due:o non si combatte, oppure bisogna essere disposti a commettere i crimini necessari, quelli che servono per raggiungere la vittoria.” Javier Marias, Tomàs Nevinson, ‘22
“Come spesso avviene, ciò che si è rimosso dalla coscienza riemerge in forme patologiche ..(è) quello che sta oggi accadendo intorno a noi ….. col progredire di una sorta di guerra civile mondiale.” Agamben, Stato di eccezione e guerra civile, aprile’22
Di fronte all’attualità, le nostre coscienze umanitarie hanno deplorato l’esplodere di un nuovo stato di guerra in Europa orientale, ancor più preoccupante, dopo quello jugoslavo, per l’ingaggio di una potenza come la Russia e per le implicazioni delle reazioni di US e NATO, seguite dall’UE.
Durante il XX secolo, dopo le due grandi guerre mondiali, la coscienza antimilitarista ha trovato diffusione di massa fra le popolazioni, in primis fra giovani e intellettuali, come mai accaduto nel corso della Storia.
Il fenomeno di massa, che ha portato alla legalizzazione dell’obiezione di coscienza, ribaltava 25 secoli di storia, dalla legge di Solone che puniva con la perdita dei diritti civili(atimia)chi,in caso di guerra,non avesse preso le armi,per l’una o l’altra fazione.
L’idea della pace mondiale è parsa a tratti poter avanzare dalla sua posizione utopica per realizzarsi in un futuro di progresso, almeno nei Paesi più sviluppati..
Tuttavia una visione realista ci porta a considerare come la conflittualità faccia parte della natura umana, dai singoli alla famiglia, fino a complicarsi nella politica cittadina, nazionale e internazionale, e la guerra sia piuttosto uno stato di normalità e non d’eccezione, come la Storia c’insegna e come una linea di pensiero che va da Schmitt e da Foucault fino ad Agamben ci ha documentato.
Infatti i conflitti di grande portata non hanno mai cessato di susseguirsi anche dopo il’45 e il delicato equilibrio abbozzato a Yalta. Di fatto la congiunta vittoria di democrazie e social-comunismo sul nazifascismo, e la globalizzazione, non hanno reso più certi i rapporti pacifici nel Mondo e la pretesa di potenza della Germania nazista è stata ripresa ed estesa da US e URSS.
Con episodi di conflagrazione della guerra fredda fra le due superpotenze e i due blocchi, come la guerra di Corea, le guerre d’origine coloniale in Indocina, Algeria, Congo, Sudafrica , i conflitti arabo-israeliani, vari conflitti etnici africani dal golfo di Guinea al corno d’Africa, gli interventi militari dell’URSS nei paesi dell’est Europa( ‘53 Germania est, ’56 Ungheria, ‘68 Cecoslovacchia, ‘81 Polonia, ) e in Afghanistan, poi come Federazione russa nel Caucaso, la guerra fra Iran e Iraq negli anni’80 fino agli anni’90,le guerre del Golfo con l’intervento americano in Iraq dopo l’invasione del Kuwait, estesesi poi all’Afghanistan, poi la guerra jugoslavo-balcanica, per entrare nel nuovo secolo.
A lato dei conflitti veri e propri, le operazioni del terrorismo di vario genere,da quello indipendentista dell’IRA nell’Ulster o dell’ETA nei Paesi baschi,a quello marxista-leninista di B.R., R.A.F. in Italia e Germania, quello reazionario delle destre e dei servizi segreti dalla fine degli anni’60 in Italia. Il terrorismo palestinese e israeliano, quello integralista-islamico a cominciare dalla fine anni’80 e Al Qaeda, fino a Daesh-Isis.
E ancora guerre interne, oppressioni di bande armate, repressioni, colpi di stato militari neofascisti o sedicenti rivoluzionari, a Cuba,in Cambogia,in Grecia, Portogallo; in vari Stati del Centro e Sudamerica, Africa, Asia, fino ai più recenti in Libia, Siria.
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Per l’analisi dell’attuale situazione bellica , la dissoluzione dell’URSS sul finire degli anni’80 è il punto da cui partire.
Dopo più di quarant’anni Stati dell’est Europa in cui vigeva il controllo sovietico si rendono indipendenti e dal ’99 Polonia Ungheria e Rep.Ceca entrano nella Nato( seguite negli anni a venire dalla Bulgaria e Romania, Slovacchia, Paesi baltici ).Fra il 2004 e il 2007questi Paesi entrano nell’UE.
Nel 2002 il Consiglio di sicurezza nazionale dell'Ucraina dà mandato al governo di avviare un processo negoziale con la NATO per rafforzare la cooperazione bilaterale e giungere in una prospettiva "di lungo termine" all'adesione di Kiev all'Alleanza.
La Federazione russa , in crisi dopo il dissolvimento dell’URSS, volta alle repubbliche caucasiche, non è intervenuta ad ovest, subendo l’allargamento della Nato,ad esclusione proprio dell’Ucraina ,divenuta indipendente nel ’91,ma con alternanza, fino al 2014,di governi filorussi come da ultimo quello di Yanukhovic.
Dopo il ’14, con la svolta delle manifestazioni di Euro Maidan e il passaggio del governo di Kiev ad una politica più marcatamente filoccidentale e antirussa, da Mosca si è cominciato ad intervenire attivamente con la riannessione della Crimea , che verso la metà degli anni ’50 Kruscev aveva affidato governativamente alla Repubblica socialista sovietica dell’Ucraina, parte integrante dell’URSS; e nel Donbass, area di confine.
A marzo l’annessione Crimea, a seguire sollevamento degli elementi filorussi nel Donbass.
In risposta all'ampliamento dei disordini, il presidente ucraino in carica, Oleksandr Turčynov, lanciò una grande operazione "anti-terrorismo" contro i movimenti secessionisti nell'Oblast' di Donec'k.
il 22 maggio, i rappresentanti delle repubbliche di Doneck e di Lugansk firmarono un accordo che istituì lo Stato federale della Nuova Russia.
Nell’ agosto del’14 furono segnalati dalla NATO l'ingresso, nei territori contesi del Donbass, di reparti d'artiglieria russi e carri armati, la consegna di armamenti a formazioni irregolari separatiste, con un ammassamento di forze militari russe in territorio ucraino, contemporaneo ad un ingresso, non autorizzato da Kiev, di una colonna di camion con materiale umanitario non coordinato con la Croce Rossa Internazionale , e colpi d'artiglieria contro le forze ucraine; l'Ucraina denunciò il fatto come un'invasione diretta
Nel settembre 2014 il Gruppo di contatto composto dai rappresentanti di Ucraina ,Russia e le repubbliche separatiste di Dontetsk e Lugansk si riunì a Minsk per cercare un accordo ,sotto l'egida della Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione e in Europa(OSCE).
Dopo una fase di stallo, le trattative furono riprese nel febbraio del’15,con la presenza a garanzia di Francia e Germania .
Il Protocollo di Minsk era un accordo per porre fine alla guerra nell'Ucraina orientale e proponeva questi punti principali:
1. Assicurare un cessate il fuoco bilaterale immediato dal 15 febbraio 2015.
2. Ritiro di tutti gli armamenti pesanti allo scopo di creare una zona di sicurezza tra entrambe le parti
3. Consentire all'OSCE l'effettiva osservazione e la verifica del regime del cessate il fuoco e del ritiro degli armamenti pesanti.
Tuttavia, nonostante abbia portato ad un'iniziale diminuzione delle ostilità, l'accordo non è stato rispettato
E’in questa situazione, protrattasi per più di sei anni, che a fine febbraio 2022 il governo di Mosca decide di dichiarare e avviare un’operazione di polizia all’interno del territorio ucraino, nella zona del Donbass,con il fine manifestato di porre termine alle vessazioni compiute dal governo di Kiev sui cittadini di etnia russa e contro le proclamate repubbliche secessioniste di Donetsk e Lugansk.
L’operazione assume immediatamente i connotati di quel conflitto annunciato da mesi. NATO e UE si schierano quasi interamente, fin dall’inizio , a condanna dell’invasione russa e a supporto anche militare dell’esercito ucraino, comminando sanzioni che colpiscono l’economia russa.
Anche questo fatto rientra nelle anomalie delle guerre scoppiate a cavallo del secolo.
1.La Russia non dichiara guerra all’Ucraina ,ma ha esteso la minaccia militare in tutto il territorio dalla parte sud-orientale , fino a Odessa, Kiev e Leopoli .Rimane negato l’intento di rovesciare i l governo filooccidentale di Servitore del popolo guidato da Zelenski o di occupare il territorio centro-occidentale.
2.U.S.,NATO, UE e Giappone , anche se a livelli diversi, motivano l’intervento militare non diretto, ma ,si direbbe,per procura, a sostegno dell’Ucraina, come condanna dell’invasione russa del Donbass e continuano a negare il riconoscimento dell’annessione della Crimea.Hanno via via inasprito le sanzioni economiche contro la Russia.
L’operazione della NATO può ricordare quella a sostegno del Kuwait invaso dalle forze irakene di Saddam Hussein, che portò alle guerre del Golfo. Allora, in presenza di un avversario dalle potenzialità belliche chiaramente inferiore, l’ingaggio di US e NATO fu diretto e risoluto.
All’interno dell’UE le posizioni dei diversi Governi presentano sfumature di questo rilievo: Stati dell’est come Polonia e i baltici,timorosi di un’eventuale avanzata russa a minaccia dei loro stessi territori,si trovano più allineati sulle posizioni della NATO,dove US e UK hanno la posizione più oltranzista; Repubblica ceca, Slovenia, Bulgaria, Romania e Moldavia, i Paesi mediterranei e gli Stati scandinavi si adeguano, Germania e Francia procedono con maggior prudenza, mentre l’Ungheria ha assunto una posizione neutrale.
Nell’area sudorientale Turchia e Israele hanno a loro volta una posizione sfumata, inizialmente neutrale, tendente da ultimo a sostegno dell’Ucraina, come del resto stan mostrando i Governi centroasiatici dell’ex repubbliche socialiste sovietiche (Kazakistan, Turkmenistan ecc.) .Imparziale si dichiara la posizione di altri grandi Stati come Cina e India
Dopo due mesi di combattimenti che hanno visto i russi estendere il controllo sulla fascia sudorientale dell’Ucraina(Donbass e costa del mar Nero e Azov, fino a minacciare Odessa), il governo ucraino, pur forte di una certa resistenza, di fronte a uccisioni, massacri e distruzione di persone e strutture interne , si direbbe disposto ad affermare un futuro proprio stato di neutralità,ad accettare di non entrare nella NATO, ma solo a patto che i russi rientrino rispetto ai confini d’inizio conflitto.
Si direbbero disposti ad accettare i riconoscimento dell’annessione della Crimea alla Federazione russa, fatto che il segretario della NATO rifiuta,e questo appare uno dei segni d’arbitrio che US e NATO esercitano nel Mondo da circa ottant’anni .(La Crimea venne affidata governativamente da Kruscev nel 1954 alla Repubblica socialista sovietica dell’Ucraina, allora una repubblica interna all'URSS, e ripresa nel 2014 di fronte all’evidente svolta filooccidentale del Governo di Kiev).
Resterebbe comunque irrisolta la questione del Donbass,dove offensiva russa e resistenza o controffensiva ucraina si susseguono.
L’auspicio è che si possa avvicinare nel futuro una mediazione, ad esempio come quella adottata in Kosovo. Qui il conflitto fra kosovari-albanesi e serbi manifesta ancora notevoli difficoltà e questioni tuttora irrisolte,riguardo al riconoscimento da parte del Governo di Belgrado dell’indipendenza del Kosovo e da parte del Governo di Pristina dell’autonomia delle zone a prevalenza serbe . Tuttavia anche se non si può certo parlare di risoluzione, la fase più aspra del conflitto è da tempo placata.
Certo la situazione dei rapporti russo-ucraini è più complessa, per vastità dei territori, importanza delle risorse, implicazioni sociali, politiche ed economiche.
Il ruolo di US e NATO a sua volta non appare positivo,è più che una semplice impressione che il logoramento della Russia sia l’intento perseguito, al di là della condanna dell’invasione di uno Stato sovrano e della difesa accreditatagli con risorse e armamenti.
Questo ruolo porta di fatto ad un indebolimento della possibilità che organizzazioni come ONU , OSCE , trovino punti di mediazione accettabili da ambo le parti degli attuali contendenti.
Quando il segretario Onu Guterres si è recato a Mosca e Kiev, ci si è domandati dove fosse stato durante tutto il ’21, mentre la marea montava!
Purtroppo,come accaduto negli anni’30 del secolo scorso per la Società delle Nazioni, l’opera dell’ONU ha sempre meno rilievo, in conseguenza dell’interventismo americano e di quello russo, così come per le repressioni avviate da parte di vari Governi contro istanze democratiche e umanitarie . E organizzazioni come il G8 o il G20 non sono state pensate per garantire la pace.
In conclusione, che l’intervento militare russo in Ucraina e la contrapposizione dell’amministrazione americana e della NATO sia avvenuto dopo due anni di pandemia, può essere del tutto casuale o rientrare come materia di studio per gli astrologi, che cercano d’interpretare leggi occulte e oscure che governano con crudeltà gli eventi naturali e umani.
In quanto ai riferimenti storici, la guerra in corso ci rimanda a più di centocinquant’anni fa, alla guerra di Crimea, allorché le potenze occidentali (allora esclusivamente europee)intervennero in aiuto dell’Impero ottomano attaccato da quello Russo. La guerra durò tre anni, dal 1853 al 56, e si risolse con la sconfitta dell’Impero russo. Allora l’ingaggio delle forze occidentali fu diretto. Erano tempi in cui il Regno Unito, il secondo Impero di Francia e l’Impero austro-ungarico non temevano certamente il confronto con la potenza militare russa.
L’altro riferimento storico riguarda il sostegno dato da parte delle potenze occidentali negli anni’20 alle Armate bianche in lotta con il Governo rivoluzionario bolscevico. In quel caso la vittoria fu dell’Armata rossa e furono a seguito anni d’isolamento dell’URSS stalinista , un solco divisorio che l’alleanza creatasi nella seconda guerra mondiale contro il nazifascismo e poi le riforme di Gorbaciov, la fine dell’URSS, non hanno evidentemente mai colmato.
Da un lato la presa di potere di Putin dall’inizio del nuovo secolo ha rilanciato il principio di potenza della Russia, dall’altro,da parte americana, non vi è mai stata veramente la volontà d’instaurare rapporti più pacifici.