martedì 5 aprile 2022

I fattori della distanza della società della Russia rispetto a quella europea


Introduzione

Il popolo o i popoli che diventano Nazione, organizzati in Stato, riconducono la loro denominazione a termini storici che identificano etnie fondanti, tratti da originarie etimologie di natura umana, animale, vegetale o minerale, geofisica.( a piè pagina, app 1)

Il termine Russia viene fatto risalire al toponimo fondante Rus’, termine di cui non vi è traduzione sicura, che avrebbe identificato una popolazione norreena, dal nordico norðrœnn /norron , "settentrionale", variega, che emigrò dalla Scandinavia nella zona del Dnepr, a Kiev. Rus′ e Varjagi sono denominazioni usate nella Russia dei secoli IX-XI per indicare i popoli nordici; secondo una simile versione, la parola "Rus′", nome di un popolo settentrionale, passò agli Slavi per tramite dei Finni (Rōtsi, Ruotsi) e stava a indicare un popolo venuto d'oltremare, dalla Svezia. 

Avendo già trattato nel precedente 5asaforever.blogspot.com Russia-Europa-i-rapporti-nella-storia, riprendo il discorso dal secolo XVIII in cui si origina l’espansione territoriale della Russia in Impero .

Nel corso dell’analisi ritrovo i seguenti punti come determinanti gli aspetti della separazione fra le popolazioni dell’ Europa occidentale e quelle dell’estrema Europa orientale che fanno parte dell’attuale Federazione russa, separazione  che, dopo quello jugoslavo degli anni’90,  ha portato in questo 2022 ad un nuovo conflitto europeo originato dal progetto russo del  controllo dei confini occidentali con l’Ucraina:

-la condizione geofisica e i caratteri  etnici e religiosi (prevalentemente ortodossi e  islamici)di un insieme di popolazioni  situate fra Europa e Asia, la condizione delle quali continua ad essere quella di governi dispotici ;

-gli insufficienti tentativi da parte dell’autocrazia degli zar e dell’aristocrazia russa di riformare la struttura sociale,politica ed economica dell’Impero;

-l’ulteriore solco scavato  dal primo dopoguerra del sec .XX con l’affermazione dei bolscevichi e di un sistema unico nel Mondo  ispirato alle teorie social-comuniste internazionaliste di Marx, ma poi con Stalin a quelle del   socialismo in un Paese solo, che in fondo si rifacevano anche  alla slavofilia e al principio di una missione redentrice per impedire alla Russia di cedere all’occidentalizzazione e al capitalismo. Il sistema sovietico  era  temuto e messo in isolamento da parte degli Stati dell’Europa occidentale per più di un ventennio, fino alla comune guerra e vittoria contro i nazifascisti;

-la guerra fredda e la  lotta per l’egemonia con gli USA , dopo il secondo dopoguerra, che nella ripartizione delle sfere di appartenenza aveva assegnato all’URSS il controllo dei Paesi dell’est Europa ;

-i tentativi non del tutto riusciti da parte dell’UE di impostare una politica più autonoma di progressiva distensione accennata dal dopoguerra e poi dagli anni’70 e soprattutto dopo il crollo dell’URSS e la fine di un sistema economico formalmente antitetico;

-l’ulteriore attrito assommatosi con la liberazione dei Paesi dell’est Europa rispetto al giogo sovietico, passati all’appoggio Nato e quindi all’estensione verso oriente ( dalla Polonia e Paesi baltici fino a Romania e Bulgaria) di basi e istallazioni militari. E’qui che viene a collocarsi la condizione interposta dell’Ucraina, che da possibile Paese almeno  equidistante, per storia legato alla Russia (basta guardare una carta geografica per comprendere che il Dnepr è un confine naturale, fra  i territori ad ovest, rispetto a  quelli siti a est senza soluzione di continuità con l'inizio della  Russia. Ci sono inoltre fattori storici, prendiamo ad esempio la città Poltava,oggi Ucraina centro-orientale. Nella  battaglia di Poltava,1709,lo zar Pietro I sconfisse l'esercito svedese .Si fa risalire a questo evento l'inizio dell'Impero russo)   Dopo il 2014, con il passaggio in Ucraina  dal Governo filorusso a quello filooccidentale, con aspirazioni a diventar parte dell’UE e della NATO, i territori ad est del Dnepr divengono obiettivo di ritrovato controllo per il governo di Putin, dapprima con la riannessione della Crimea e la dichiarazione d’indipendenza delle due repubbliche del Donbass, poi dallo scorso   febbraio con l’invasione russa; 

-il carattere di rinnovata aggressività estera improntata dalla presidenza  di Biden e dal Democratic Party ; 

-da ultimo l’accentuato nazionalismo a cui vuole ispirare Putin l’attuale missione , che vien fatto risalire alla slavofilia e alla missione della Russia di non cedere all’occidentalizzazione e al modello liberale europeo e americano che comprenderebbe il lassismo e il permissivismo morale, l’asservimento al capitalismo ecc..


Differenza  di  riforme  sociali, politiche  ed economiche nel corso dell’età moderna e contemporanea

Nel corso dei secoli XVIII e XIX , da parte della autocrazia zarista, da Pietro I e Caterina II fino a Nicola II Romanov ,ultimo zar, ( app.2-3).si avvicendarono tentativi di riformare lo Stato e favorire uno sviluppo più liberale di società, politica  ed economia, ad arretramenti reazionari che di fatto impedivano il progresso. Aristocrazia e proprietari terrieri erano per lo più poco favorevoli a cambiamenti,nulla la rappresentanza delle masse lavoratrici.

Il primo grande tentativo di smuovere i l sistema autocratico dell’Impero  avvenne nel 1825, nel periodo in cui in Europa, dopo il Congresso di Vienna e l’impronta reazionaria che voleva essere data alla Storia futura, si accesero  in tutte le Nazioni d’Europa  moti liberali costituzionali promossi da Società segrete ancora ispirate al senso della  rivoluzione francese .

In Russia, ad interpretarli furono i decabristi (da dekabr,dicembre,il mese della rivolta), ufficiali della Guardia Imperiale, riuniti nella Lega della salvezza e Unione della prosperità, che ispirati dal costituzionalismo americano miravano a sostituire l’autocrazia zarista con una monarchia costituzionale o addirittura una sorta di repubblica aristocratica. La rivolta scoppiata a San Pietroburgo venne annientata, i moti costituzionali soppressi  come in Spagna e Italia.

I fermenti rivoluzionari rimasero latenti per decenni,ripetendosi a distanza dal 1830 al  1848, e in Russia  ebbero manifestazione prima con le idee populiste di Herzen, poi   quelle progressiste democratiche, virate al nichilismo  di intellettuali come   Cernysevskij, Dobroljubov , Pisarev ,Zaicnevskij,Necaev,  e di scrittori famosi  fra  i quali DostoevskijGogol'Puškin e Turgenev , variamente perseguitati, condannati o esiliati  dal governo zarista.  .

 Dopo la metà del secolo la diffusione delle idee socialiste di Marx , anarchiche di Bakunin  e dei cosiddetti nichilisti,  portò ad azioni radicali che culminarono nell’81 nell’uccisione dello zar Alessandro II.

Con l’inizio del XX secolo si fa attivo dalla clandestinità di varie società,unioni e partiti minori, il Partito socialista rivoluzionario, di cui Viktor Černov fu il maggior teorico,erede della tradizione populista, di cui vari membri compiono attentati terroristici  e uccisione di  ministri e aristocratici. Il PSR è presente nel  1905 che vede i  primi eventi popolari rivoluzionari di massa e di  lunga durata, fino al 1917  e al definitivo rovesciamento dell’autocrazia zarista da parte dei rivoluzionari, fra i quali aveva preso i sopravvento il gruppo bolscevico d’ispirazione marxista, condotto in primo luogo  da Lenin e  Trotskij .In questi anni si sfaldò  l’Impero e di  formò il primo esempio di governo rivoluzionario marxista che ispirò varie correnti attive nel primo dopoguerra soprattutto in Austria, Ungheria, ,Germania, Italia ,dove però fallirono a causa della reazione dell’aristocrazia e borghesia, supportate dai movimenti nazionalisti fascisti.  (appendice 4)

In Russia, denominata dal 1922 URSS con la riannessione di parte dei territori compromessi dopo i l crollo dell’Impero, si consolidò,con il governo di Stalin un regime a carattere socialista-comunista  ,unico nel Mondo d’allora, per cui ebbe a crescere la distanza politica, economica e di conseguenza sociale rispetto all’Europa liberal-capitalista,in cui i Governi rappresentanti della residua aristocrazia e borghesia  erano ostili alle idee rivoluzionarie di Marx e al sistema introdotto in Russia che aveva portato alla soppressione della proprietà privata e al formale abbattimento della distinzione gerarchica  fra le classi.

Il concetto del necessario passaggio attraverso la dittatura del proletariato verso una società di eguali e liberi venne interpretato dal PCUS, dalla sua casta burocratica (la nomenklatura) come una dittatura del Partito e del suo leader Stalin ,per i trent’anni che conducono al 1953. Anche  nei circa settant’anni a seguire, fino all’attuale congiuntura del 2022,i leader succeduti da Stalin a Gorbaciov  hanno mantenuto questo appannaggio, l’appropriazione della dittatura del proletariato, senza che si realizzasse il passaggio alla società di uguali e liberi. Fino alla svolta impressa da Gorbaciov esisteva una sorta di uguaglianza senza libertà,ad eccezione della gerarchia della nomenklatura, un’ elite  che godeva di privilegi in forza della possibilità di controllare il resto della popolazione, opprimere o sopprimere idee dissidenti o semplicemente  differenti.


La fine del sistema comunista

La svolta impressa da Gorbaciov dopo il 1985 portò nel giro di pochi anni alla dissoluzione dell’URSS e delle idee e pratiche portanti del sistema sovietico e con El’cin nel 1991 il PCUS venne messo addirittura fuori legge , i suoi beni confiscati .

Questa svolta poteva essere definita reazionaria dai comunisti, rivoluzionaria o riformista dai liberal-democratici. Di fatto avrebbe potuto avvicinare la società e lo Stato della Russia  al sistema capitalistico-liberale, abbattere  definitivamente la cortina di ferro e segnare la fine della guerra fredda.

Tuttavia nei Paesi occidentali la formazione delle classi storiche era proceduta fin dall’età classica  da esempi di democrazia come quella ateniese e in parte romana  ,si sviluppava  attraverso il medioevo e le corporazioni artigiane, la fine della servitù della gleba e la formazione di ceti agricoli di vario livello, e poi dall’età moderna alla contemporanea con la formazione della borghesia imprenditoriale e del proletariato operaio.

Nell’URSS la rivoluzione del 1917 aveva posto fine definitivamente a ciò che restava della servitù della gleba, aveva dotato di rappresentanza politica ed economica gli operai e i contadini nelle forme dei soviet e dei sovckoz .Industria, finanza  e commercio restavano appannaggio dello Stato sotto ferreo controllo del PCUS, che gradualmente divenne sempre più una direzione dall’alto ordinata da Stalin  anziché riportare e coordinare le espressioni democratiche dei consigli di base.

La società russa per il più di mezzo secolo interno al XX produce  un miglioramento per quanto riguarda le classi lavoratrici dal punto di vista economico, con garanzia di sussistenza di base egualitaria, ma politicamente passa dalla subordinazione alla casta aristocratica zarista a quella burocratica del PCUS; l’aristocrazia viene soppressa e non si forma una vera e propria borghesia imprenditoriale, commerciale e artigiana, che viene a collocarsi più o meno al pari delle classi lavoratrici. A godere di privilegi è la nuova casta burocratica del PCUS,la nomenklatura, insieme delle cariche politiche, amministrative e militari, e dei più importanti incarichi nei settori dell’economia, della scienza e della cultura, che venivano assegnati su approvazione degli organi superiori del Partito; l’insieme degli stessi funzionarî che ricoprivano tali cariche e formavano il vertice dell’apparato burocratico nell’Unione Sovietica

Questa formazione fu la medesima  anche in altri paesi a regime comunista, come forzatamente negli Stati satelliti dell’est Europa.

Quando nell’ultimo decennio del secolo XX l’operato di Gorbaciov e di El’cin produsse la crisi radicale del sistema, la mancanza di una corretta organizzazione della transizione politica  sociale economica permise  a vari personaggi interni alla nomenklatura o avventurieri ,poi chiamato oligarchi,d’impossessarsi a prezzi di saldo, quando non appropriarsene indebitamente, delle risorse materiali e  finanziarie e  dello Stato, e di dar vita ad imperi industriali, commerciali e finanziari. Questi imprenditori  costituirono nella’origine  una nuova forma  rispetto ai  ceti medio-alto borghesi delle liberal-democrazie occidentali. Fu questo il liberalismo selvaggio dell’era El’cin, a cui seguì nei vent’anni fino ad oggi   il progressivo se pur parziale  recupero statalista e partitico  da parte del leader Putin e di Russia Unita(Edinaja Rossija),partito nazionalista conservatore che riprodusse in sostanza l’apparato del PCUS e che oggi si richiama alla slavofilia e alla missione della Russia di non cedere all’occidentalizzazione e al modello liberale europeo e americano che comprende il lassismo e il permissivismo morale

Nella nuova Federazione russa,progressiva ricostituzione dell’URSS, si originò una nuova stratificazione sociale, con la classe che ha accumulato e amministra e  produce   enormi ricchezze,la casta degli oligarchi, una media e piccola borghesia del settore  terziario, commerciale  e artigianale e i lavoratori, molti dei quali impoveriti con il venir meno delle garanzie sopravvivenziali sovietiche e il passaggio all’economia liberista di mercato.

Dall’autocrazia degli zar, attraverso i più sessant’anni di  dittatura del PCUS (dopo i circa cinque anni di rivoluzione e di emergenza politica delle classi oppresse nelle organizzazioni iniziali dei soviet), fino all’attuale autocrazia di Putin e Russia Unita, non vi è stata possibilità autentica di pluralismo, di manifestazione dialettica di idee e progetti se non decisi prima dallo zar e dai suoi sudditi consiglieri, poi dal Politburo e dal leader Stalin, dal nuovo secolo dal Presidente Putin e dall’Assemblea federale che lo segue .


La Russia fra Europa e Asia

A mantenere il solco e la distanza con l’Occidente ,oltre questi fattori politici ed economici interni, contribuiscono quelli etnici e la collocazione geofisica.

 La natura e la vocazione asiatica della  Russia hanno influito sulle scelte del Potere (zarista, stalinista ora nazionalista). Per non andare troppo indietro nel tempo, dopo i l decennio della guerra in Afghanistan (1979-1989),  basti ricordare dagli inizi dell’attuale  secolo le guerre condotte da Putin nel Caucaso, in Georgia, Cecenia e Siria, l’appoggio dato a repubbliche separatiste come Abkhazia, Inguscezia, Ossezia, interventi in Libia, Mali, centr'Africa ecc. . La vicinanza con autocrazie assolutiste come quella delle repubbliche centroasiatiche del Kazakistan,Uzbekistan,Tagikistan,Turkmenistan .Così la presenza di truppe islamiche cecene, siriane, africane anche nell’attuale invasione del territorio sotto controllo ucraino. Anche nel  secolo scorso la politica estera e militare dei bolscevichi e poi di Stalin intessé,a seconda della convenienza, rapporti con le varie etnie musulmane del centro Asia.


Il conflitto per l’egemonia mondiale fra  USA e URSS

La distanza e ostilità politica estera  manifestata dopo il 1945 fra USA e URSS ,le due grandi potenze vincitrici del conflitto , espressasi nel quarantennio e oltre della cosiddetta guerra fredda, costituisce a tutt’oggi un fattore negativo, che il passaggio favorito da Gorbaciov con la fine del regime socialista non è riuscito a superare né a distendere .

La differenza politico-economica fra il sistema occidentale liberal-capitalista e quello sovietico statalista è sostanzialmente molto diminuita , fra USA –Ue e  Federazione russa, così come nei confronti della Cina, pur con perduranti sfumature di gestione..  

Tuttavia l’ostilità ideologica di un secolo fa, con i bolscevichi che rivendicavano il sacrosanto impegno della rivoluzione proletaria secondo i principi di Marx,e i governi e borghesie occidentali che paventavano la diffusione dell’esperimento, e la perdita del proprio potere, ha lasciato il posto, già dallo stalinismo e dalla teoria del socialismo in un Paese solo, e dal secondo dopoguerra,  ad un’ostilità  dovuta più che alla sostanza dei sistemi, alla contesa per l’egemonia mondiale fra le due grandi potenze, accordate solo parzialmente dai patti di Yalta, con l’est Europa sotto controllo sovietico, l’occidente sotto quello americano. In questi quasi ottant’anni , variamente URSS e USA hanno avanzato politiche di belligeranza . Corea, l’’Indocina, Cuba e il Sudamerica hanno visto sotterranei, quando non quasi diretti  scontri fra le due potenze Verso la fine degli anni’70, da una parte con la nuova svolta espansionista di Breznev, dall’altra con l’amministrazione democratica di Carter, ad est e a ovest della linea di demarcazione europea viene implementata la presenza di missili e armamenti a largo raggio.     

In forma più larvata, è quanto si è ripetuto dal 2011 con il conflitto in Siria e con i l vincente sostegno dato dalla Russia(alleata con Turchia e Iran) al regime autocratico  di Bashar che gli USA miravano a far crollare.

In Europa occidentale , nel ventennio fra i’60 e gli ’80, l’URSS sosteneva i Partiti di orientamento comunista,chiamati, se vi fosse stata occorrenza, a farsi egemoni dei movimenti della contestazione operaia e studentesca. Nei Paesi dell’Europa orientale i controllo esercitato dall’URSS si manifestò nelle repressioni di moti per l’autonomia e la democrazia in Germania est, Ungheria, Cecoslovacchia e Polonia, dagli anni’50 fin oltre gli  ’80.

Infine, dopo i l crollo dell’URSS e  del sistema , con le difficoltà della transizione, v’è stato l’allargamento della Nato ai Paesi ex satelliti sovietici, resisi indipendenti e memori delle repressioni interne, fino all’attuale conflitto originato dalla Russia in Ucraina per  impedire l’ulteriore avvicinamento degli armamenti della Nato.


Rapporti fra i governi occidentali e URSS dal secondo dopoguerra

Da parte dei governi dei Paesi fondatori dell’UE v’è stata:

- da un lato la continuazione della politica iniziata con il primo dopoguerra di repressione dei movimenti sociali d’ispirazione marxista, soprattutto in Germania e Italia, estremizzati nel terrorismo della RAF- Baader-Meinhof e Brigate Rosse, ancor oggi non è noto  fino a che punto supportate dal KGB  sovietico;

- dall’altro, fin dagli anni del secondo dopoguerra, da parte dei governi europei occidentali vi sono stati segni di pacificazione , a cominciare dalla Francia di De Gaulle, che evocava idee di un disarmo “dall’Atlantico agli Urali” ( slogan poi ripreso da Gorbaciov) ,poi negli anni’70 l’Ostpolitk promossa dal SPD tedesca occidentale con il cancelliere Brandt  volta  a rapporti distensivi con la DDR e l’URSS. Brandt recuperava la lezione di Bismarck: mai tagliare i legami con San Pietroburgo,e decideva di rendere legittime le conquiste sovietiche della Seconda guerra mondiale

 Erano gli anni in cui anche negli USA il governo repubblicano di  Richard Nixon e di Henry Kissinger si proponeva di perseguire una Realpolitik  rispetto all’URSS e Cina. Il governo  britannico conservatore di Edward Heath  a sua volta si diede alla ricerca di nuove vie della pace, attraverso l’integrazione continentale e la distensione con l’Unione Sovietica. 

Si creava il progetto di un piccolo triangolo Bonn-Mosca-Berlino all’interno di un triangolo più grande, Stati Uniti-Unione Sovietica-Repubblica federale, sullo sfondo della fine del sistema finanziario di Bretton Woods.

 Il ravvicinamento con l’Unione Sovietica, culminato nel viaggio a Bonn di Brežnev, nel maggio 1973, mostrò però  i suoi limiti. Anche massicce importazioni di tecnologia restarono senza effetto in un sistema rigido sino all’immobilismo. Brežnev, inoltre, insisteva sui legami bilaterali, mentre Brandt avrebbe voluto fosse coinvolta maggiormente l’ intera UE

La decisione della Repubblica federale, nel quadro dell’Alleanza atlantica, di accettare nel dicembre 1979 lo schieramento degli euromissili sul proprio territorio per riequilibrare la minaccia sovietica degli SS-20, accompagnata da un invito a negoziarne lo smantellamento reciproco, divise Brandt da Helmut Schmidt, che gli era succeduto come cancelliere del governo socialdemocratico

Il declino  della Ostpolitik e il riacutizzarsi dello scontro tra i blocchi non significavano però il definitivo abbandono di un progetto a lungo termine per riavvicinare l'Europa. In questo senso, la Ostpolitik aveva dato  la spinta a una collaborazione intereuropea che, pur con alti e bassi, continuerà per tutta la guerra fredda; esemplare fu  nel 1975 la ratifica degli accordi di Helsinki , a cui anche la Russia aderì,che stanno alla base della creazione dell'OSCE,  la più grande organizzazione intergovernativa di sicurezza regionale  per la promozione della pace, del dialogo politico, della giustizia e della cooperazione in Europa .

Sempre negli anni’70,un contributo alla distensione veniva portato  in Italia dall’eurocomunismo del PCI di Berlinguer  , che se da un lato proponeva un’indipendenza sempre maggiore dei PC europei da Mosca, dall’altro poteva servire a smussare l’acume del contrasto, in una gradualizzazione più propositiva  dei rapporti ideologici ed operativi.


Dalla fine dei blocchi contrapposti al  conflitto attuale

"La dissoluzione dell'Unione Sovietica fu l'ultimo atto drammatico della dissoluzione del socialismo reale in Europa. Questo sistema aveva dimostrato un certo successo nell'industrializzazione, ma era risultato fallimentare in quanto al passaggio dalla crescita estensiva a quella intensiva. Motivo per cui il divario negli standard di vita nel corso dei decenni divenne sempre più grande, e la mancanza delle libertà individuali e collettive veniva percepita con forza maggiore, viepiù alla luce della distensione degli anni sessanta e delle promesse legate all'Accordo di Helsinki del 1975"

(dallo storico tedesco Peter Brandt intervista a agilive dic.21)

Nell’ultimo decennio del XX secolo, dopo la svolta impressa da Gorbaciov e la dissoluzione dell’URSS, El’cin e il passaggio all’economia liberale con la messa al bando del comunismo, con la fine della contrapposizione far i due blocchi, si potevano ipotizzare  i presupposti per un avvicinamento fra Russia e Occidente,Ue e Usa.

Le difficoltà della transizione russa e la ritrovata indipendenza degli stati dell’est, la riunificazione della Germania,  furono però elementi di nuovo squilibrio internazionale nei rapporti. .  

"L'Occidente, ossia gli Stati Uniti, non ha perseguito coerentemente la strada del superamento delle strutture del blocco attraverso un sostanziale disarmo e la creazione di un sistema di sicurezza paneuropeo, come indicato nella Carta di Parigi del novembre 1990, ed invece ha dato priorità al rafforzamento della Nato. Il desiderio dei Paesi dell'Europa centro-orientale e sud-orientale di unirsi è comprensibile a causa delle loro esperienze storiche, ma l'allargamento a est sarebbe altamente problematico per qualsiasi governo russo concepibile".

(ancora Peter Brandt )

E’ in queste condizioni che il ventennio circa di governo di Putin vede un progressivo rilancio della volontà di potenza nazionalista della Federazione russa, una sorta di revanchismo e la decisione ad opporsi all’ ulteriore allargamento della Nato verso i confini dell’est in Ucraina, la cui nazionalità non viene ritenuta così distinta come quella di Polonia, Stati baltici ecc. .

Per tutto il secondo decennio del nuovo secolo, gli impegni in Medio. oriente e Libia  parevano avvicinare  Usa, Ue e Russia in una politica, anche militare, di maggior sicurezza nell’area e nel mondo, contro i terrorismo integralista islamico, anche se non mancavano le divisioni di campo e l’evidente vocazione egemonica di ciascuno in Siria, Libia.  Fu in Siria, dal 2011,  che si vide come i comuni interessi di Russia e Turchia e Iran avevano creato un fronte vincente rispetto agli USA e Nato:uniti contro i terroristi di Daesh, ma opposti nella politica con il governo di Bashar e la rivolta democratica. . Ma già in Libia, gli interessi russi e turchi si contrapponevano essi stessi,oltre che nei confronti di quelli europei.

Con la  sia pur controversa Presidenza Trump, dal 2017 al 21, i rapporti con la Federazione russa risultarono più ammorbiditi.

Negli stessi anni in Europa sono stati fatti passi avanti per una maggiore collaborazione , per quanto riguarda quella economica, per fare uno degli esempi più rilevanti, nel 2020 Merkel e Putin hanno rilanciato l’asse Mosca-Berlino con l’impegno del gasdotto  Nord Stream 2,  che  era stato sanzionato invece dagli USA. Ma nel luglio 21 si annunciava  l 'accordo, fra Washington e Berlino, con i l ritiro delle sanzioni  e la prospettiva che  gasdotto Nord Stream 2, avrebbe potuto raddoppiare il flusso di gas russo in Germania attraverso il Mar Baltico,. Ciò andava a detrimento dell'Ucraina, che sarebbe stata aggirata  dall'infrastruttura e, non potendo più far leva come in passato sul suo ruolo di Paese di transito, avrebbe potuto restare alla mercé del Cremlino. 

E’in questo contesto, con il passaggio alla presidenza democratica di Biden, più aggressiva in politica estera verso le potenze di Russia e Cina, e le avanzate richieste ucraine di ingresso nell’UE e di supporto Nato, che si  sono poste le motivazioni perché Putin e gli apparati politici e militari dessero i l via al conflitto presente.

Gli eventi presenti scavano ovviamente un nuovo solco fra Russia e Europa occidentale.

Il processo di parziale  integrazione ormai trentennale  fra europei occidentali e popolazioni dell’est, dai  polacchi e baltici fino agli albanesi e romeni , per lo più desiderosi di uniformarsi ai costumi occidentali , accedere pienamente al consumismo capitalista,non ha toccato che in minima parte  i cittadini russi, di cui è stata molto  minore la portata migratoria in Occidente. Grandi ricchi e abbienti hanno sì preso a godere della società dei consumi massimamente sviluppata nel mondo occidentale, ma con una distinzione che rimane fondata su  forme di orgoglio  nazionalista, sul retaggio della slavofilia, di carattere  etnico, culturale e religioso e sull’idea  di grande potenza mondiale.

Le difficoltà politiche interne all’Ue fra i Paesi fondatori occidentali e il nuovo sovranismo dei Paesi del gruppo di Visegrad hanno evidenziato negli ultimi anni  la complessità tuttora esistente riguardo ad integrazione e pacificazione.

Il conflitto russo-ucraino al momento ha portato l’Ue a compattarsi nella condanna alla scelta bellica e distruttiva  ,ma ovviamente segna una nuova forte distanza con la Russia.



APPENDICI

1.ETIMOLOGIA DELLE NAZIONI

Per limitarci all’Europa, le denominazioni  delle nazionalità  possono riprendere quelli di popoli originari come gli  elleni e greci, albanesi(arber o arben),itali,  iberi, i britannici e gli angli, esti (estoni), i belgi,gli elvezi, i germani, i bulgari e magiari (o  ungheresi  On-ogur, "popolo delle dieci frecce"), , cechi, slavi (Slovacchia, Slovenia, Jugoslavia), turchi ,ecc. In alcuni casi all’etnia fondante ne subentra una di età successiva, come la Gallia che diventa Francia.

Oppure  possono identificare una connotazione fisica,umana o animale; vegetale , Cipro , κυπάρισσος (kypárissos)>cipresso  kýpros>henna,    Macedonia(makros,grande o makednos, alto,lungo), Svezia inglese Sweoðeod; in lingua norrena Sviþjoð.(proprietà di uno);Spagna, che  Fenici la chiamarono אי שפנים ʾÎ-šəpānîm, ossia "isola delle procavie"(lepri ) ; Sqiperi(albanesi)aquila (shqipe, shqiponja  ;

o geofisica, l’esempio del Portogallo, Portus Cale,oggi città di Porto, - Irlanda "Eire", dal celtico Īweriū, "terra fertile" o "luogo di Éire (Eriu)", divinità celtica. Nederland, Paesi Bassi , Polonia,da pole, pianura, Islanda, terra di ghiaccio , Ucraina Ucraina  dall'antico slavo  u okraina, formato da u ("vicino, presso") e okraina ("periferia") , terra di confine; Suomi(Finlandia) da soomi- šämä, terra, Norvegia,   norrene norðr e vegr;via del nord ; Lettonia, Lituania  Latgale >terra di fiumi; Romania, dalla lingua “romana”, Moldavia o Moldova dal fiume omonimo,Mulda: "sporco", "fango"Montenegro Crna Gora dal monte dominante con le sue foreste scure,e così via.


2.IL SETTECENTO

Durante il secolo XVIII avviene il consolidamento e l’espansione della Russia in Impero sotto i regni di Pietro I Romanov  e in seguito di  Caterina II, discendente di Ivan il Grande del   casato  dei Riurikidi (che aveva governato la Russia per sette secoli, dal IX al XVI)  e divenuta dal 1762 imperatrice di Russia a seguito  del marito Pietro III e del figlio Paolo..

Alla fine di questo  secolo, l’impero russo si estendeva ad occidente fino al confine del sistema dei  fiumi Dnestr,Seret e Bug,a sud-ovest dei quali ,a cominciare  dalla Moldavia, vi era l’ Impero ottomano ,mentre ad occidente Galizia e Bucovina erano state incorporate nell’Impero asburgico, con cui (oltreché con la Prussia)era avvenuta la spartizione della Polonia.

In quel tempo  Caterina aveva annesso all’Impero anche l’etmanato cosacco (russo kozakkazak, che è dal turco-tataro qazāq «vagabondo»),che si può definire in certo senso l’ originario Stato ucraino) dopo la sconfitta dell’atamano Pugaciov

Caterina era cresciuta nel principato tedesco dell’Anhalt-Zerbst,in Sassonia, ed era attratta dalle idee illuministe;   seguendo con interesse  lo Spirito delle Leggi di Montesquieu e dei Delitte e delle pene del Beccaria, ebbe corrispondenza e  amicizia intellettuale con Voltaire, Grimm e Diderot, Ebbe interesse anche i principi dell’economia politica di Adam Smith . Pur attraverso il proprio dispotismo, ispirandosi a  queste idee cercò di introdurre trasformazioni in senso più liberale e umanitario nella società e nello Stato della Russia. Verso la metà degl’ anni’60 del secolo,  convocò i rappresentanti della libera popolazione della Russia per  partecipare al lavoro di una commissione con  il progetto di redigere un nuovo codice, destinato a sostituire l'invecchiato codice del 1649. La commissione, convocata nel 1767, doveva, secondo il pensiero di C., formare un codice corrispondente alle idee progressiste del secolo: idee che ella stessa espose in una speciale istruzione ,nakaz; ma i lavori si risolsero in un nulla di fatto. 

Nel 1775, avviò  la riforma del governo locale, ispirata al principio della decentralizzazione dei poteri da conferirsi a un certo numero di funzionarî scelti sulla base del principio di classe. I varî poteri: giudiziario, amministrativo, finanziario, ecc., dovevano essere divisi,secondo lo spirito di Montesquieu.

Cercò di riformare la struttura delle classi, senza compiere però passi decisivi nell’abolizione della servitù della gleba, mentre qualche progresso ottenne nel miglioramento dell’Istruzione pubblica.. Ma quando scoppiò la rivoluzione francese, Caterina divenne reazionaria

Il figlio Paolo I, salito al trono nel 1796, ripudiò la politica di Caterina II in tutti i campi: in politica interna, cercò di limitare il potere della nobiltà e di rafforzare l'autorità imperiale


3.L’OTTOCENTO E GLI INIZI DEL NOVECENTO

Alessandro I, diventato zar nel 1801 sembrò voler  continuare il progetto della nonna, Caterina:  introdusse notevoli riforme: abolizione della tortura, attenuazione della censura, concessione al senato del diritto di rimostranza e ai contadini e mercanti del diritto di acquistare la terra, creazione di un consiglio dei ministri di tipo occidentale, riorganizzazione dell'istruzione. 

Il regno di Alessandro I rinsaldò un’oggettiva alleanza con gli imperi centrali europei e l’ Inghilterra contro la Francia rivoluzionaria e l’Impero di Napoleone Bonaparte

Negli ultimi anni (morì nel 1825) lo zar , secondo lo spirito del congresso di Vienna, compì  un’ involuzione reazionaria, che  nella politica interna venne impersonata dal generale Arakčeev e generò quell'atmosfera di reazione e di sospetti, che un mese dopo la morte di A. portò alla rivolta decabrista

Alcuni ufficiali dell'esercito imperiale appartenenti a società segrete come la Massoneria , guidarono circa 3000 soldati in un tentativo di rivoluzione per attuare in Russia il passaggio ad  un'economia liberale, e disfarsi dell'assolutismo col quale l'Impero era stato governato fino a quel momento, lottando anche contro lo stato di polizia e la censura. Questa rivolta ebbe luogo nella piazza del Senato di San Pietroburgo:il movimento decabrista fu il primo movimento rivoluzionario pienamente cosciente della storia, il cui programma sociale arrivò fino a richiedere l'abolizione della servitù della gleba e politicamente la fondazione di uno stato repubblicano o almeno una costituzione.

La rivolta venne repressa dallo zar Nicola I, che perseguì fino alla morte (1855)una politica reazionaria, fondata su una Polizia segreta ,la "Terza sezione", che aveva il compito di controllare la vita e l'operato dei sudditi ; una sorta di inquisizione che interveniva sulle manifestazioni di pensiero, soprattutto di tendenza occidentalizzante, perseguitava e ostacolava, tra gli altri, personaggi come DostoevskijGogol'Puškin e Turgenev. In una Russia che versava, all'epoca, in condizioni sostanzialmente buone, questo stato di cose produsse un fortissimo disagio, soprattutto presso le classi più elevate, che erano ovviamente le più controllate.Lo zar  abolì molte aree di autonomia locale.

Verso la fine di questo regno, dal 1853 al 56 , la Russia riportò la sconfitta nella guerra di Crimea contro l’alleanza formata da Turchia, Francia, Inghilterra e Regno di Sardegna- Piemonte,La sconfitta  aveva infranto il mito e la potenza della Russia che aveva battuto Napoleone Bonaparte .Nello stesso tempo la tradizionale alleanza tra Austria e Russia cominciò ad incrinarsi, mentre l'ordine uscito dal Congresso di Vienna quarant'anni prima iniziò ad essere messo in discussione. Il trattato di pace comportò l’ autonomia di Moldavia e Valacchia che, liberate dal protettorato russo, rimanevano formalmente nell'Impero ottomano, al quale venne anche assicurata l'integrità territoriale. Il trattato che ne scaturì dispose la smilitarizzazione del Mar Nero e la cessione da parte della Russia della zona della foce del Danubio (Bessarabia meridionale) a favore della Moldavia.

Alla morte di Nicola I successe Alessandro II  che nel 1861 ottenne e firmò una controversa legge sull'emancipazione della servitù della gleba che determinò l'indipendenza della stragrande maggioranza dei contadini russi, ma con terre in affitto oneroso da parte dello Stato e molte poco fertili . Nel 1862 riformò l'amministrazione fiscale aumentandone l'efficienza. Nel 1863, dopo una serie di decisioni prima liberali poi repressive, riformò l'università migliorandone le finanze e l'autonomia dei docenti;riformò l'amministrazione locale creando le assemblee elettive degli zemstvo, e promulgò la riforma dell'ordine giudiziario.

Nonostante le varie riforme attuate lo zar Alessandro II manifestò sempre la propria volontà di tutelare il principio autocratico dei Romanov.

Gli spazi di libertà si richiusero  e la stagione delle riforme si esaurì, mentre tra le giovani generazioni si diffusero atteggiamenti di rifiuto verso l’ordine costituito. Si sviluppò in quegli anni il movimento politico-culturale del populismo grazie all’iniziativa di Aleksandr Herzen e di Nikolaj Cernysevskij convinti del fatto che la Russia, per i suoi caratteri originari, fosse destinata ad incontrarsi in qualche modo con il socialismo.

Il moto populista si propagò come un incendio nel paese smuovendo anche le coscienze di molti giovani appartenenti all’aristocrazia che decisero  di abbandonare la propria famiglia e di trasferirsi in villaggi di contadini impegnandosi in opere di assistenza e di educazione.

Accanto a questi missionari di un nuovo ideale di convivenza civile, si affiancavano i terroristi e individualisti nichilisti, seguaci dell’anarchismo rivoluzionario, che utilizzarono come strumento per la loro lotta congiure, atti intimidatori e attentati.

Verso la fine degl i anni’70 si ritrovavano in associazioni come il Circolo Čajkovskij, Narodnaja Volja (Volontà del Popolo), Čërnyj peredel («Ripartizione nera»,) studenti che avevano intrapreso lo studio dell'economia politica; proponendo loro la lettura del primo libro del Capitale di Marx. si ponevano lo scopo di diffondere le idee socialiste tra la popolazione russa.

Un complotto elaborato dall’  esponente e dirigente  rivoluzionaria , Sof’ja Perovskaja portò nell’81 all’attentato e morte di Alessandro II 

Il figlio Alessandro III in politica interna prese decisioni autocratiche su amministrazione locale, ordine pubblico e istruzione, che in gran parte annullarono le riforme progressiste del padre Alessandro II. L'assassinio del padre lo indusse, infatti, a condurre una dura politica reazionaria. Nel 1881 furono emanati i "Regolamenti temporanei" intesi a garantire la sicurezza dello Stato. Essi prendevano di mira soprattutto l'organizzazione terroristica Narodnaja volja, che aveva ordito l'assassinio di Alessandro II, ma venne perseguito chiunque costituisse una potenziale minaccia per l'ordine pubblico.

Il regno di Alessandro III fu di breve durata,l o zar morì nel 1894 e gli successe il figlio maggiore  Nicola II  ,che si dimostrò però poco esperto, indeciso

Durante questo tempo, il Ministro Vitte si rendeva  conto che, per poter attuare  le riforme e lo sviluppo industriale ed economico in Russia e nei territori imperiali, sarebbero stati  necessari presupposti sociali, culturali e politici, che permettessero al paese di abbandonare gradualmente l'impianto ideologico di stampo autocratico e classista e avviare la liberalizzazione e la democratizzazione. I suoi tentativi furono però ostacolati dal fronte unito degli aristocratici latifondisti e dei grandi proprietari terrieri.

il grado di industrializzazione raggiunto negli anni Novanta rappresenterà l'ultimo tentativo di modernizzare il paese e di adeguarlo alla nuova realtà imperialistica: vi fu lo sviluppo del 50% delle ferrovie in tutto il paese e la realizzazione della ferrovia Transiberiana, terminata nel 1901;al completamento del progetto fece seguito un forte impulso alla produzione di ferro e acciaio in numerosi siti dell'Ucraina e all'estrazione del carbone (in particolare nel bacino del Donec) e del petrolio. La politica agraria, al contrario, si dimostrò fallimentare e inadeguata

Non c’erano stati progressi per quanto riguardava la questione sociale .Agli inizi 1902 Lev Tolstoj aveva scritto allo zar Nicola II: « [...] Un terzo della Russia si trova nello stato di emergenza, vale a dire fuori della legge. L'esercito della polizia, ufficiale e segreta, continua ad aumentare. Le prigioni, i luoghi di esilio e le colonie penali sono affollate non solo da centinaia di migliaia di delinquenti, ma anche da prigionieri politici, tra i quali sono annoverati anche gli operai. La censura emana divieti insensati [...] Mai le persecuzioni religiose furono così frequenti e feroci come oggi [...] In tutte le città e i centri industriali si ammassano soldati che, ben forniti di munizioni, vengono mandati contro il popolo. In molte località si è già versato il sangue di fratelli assassinati»

A portare un deciso detrimento alle condizioni della Russia, fu la Guerra con il Giappone. In seguito all'espansione dell’Impero dello zar in Manciuria, si scatenò il conflitto che terminò con la resa della Russia, che sancì dunque la sconfitta di una grande potenza europea da parte di un’asiatica.

Nel 1905 ,per i problemi interni causati dal conflitto,una manifestazione sostanzialmente  pacifica  degli operai di San Pietroburgo e di intellettuali e religiosi guidati  dal pope Gapon,  che si erano recati davanti al Palazzo d'Inverno per presentare una petizione allo zar Nicola II, venne repressa sanguinosamente. Nel corso di un intero anno la rivoluzione si estese al mondo rurale e a quello operaio, che prese a riunirsi in consigli rivoluzionari: i soviet, fino al famoso evento della primavera ad Odessa e la ribellione dei marinai della corazzata Potemkin

I rivolgimenti e scioperi, manifestazioni, portarono lo zar ad approvare  una nuova la legge elettorale e l'istituzione della Duma, una Camera bassa con funzione puramente consultiva che veniva ad affiancarsi al Consiglio di Stato e al Senato, di nomina imperiale come il governo. Si trattava di riforme molto ridotte,che non intaccavano in alcun modo l’autocrazia dello zar. Continuarono perciò in tutto l’Impero ribellioni e disordini

Ad ottobre l’ex ministro Witte fece presente allo zar che la sopravvivenza della dinastia consisteva nel concedere «le libertà di coscienza, di parola, di riunione, d'associazione e della persona», e nel riformare l'amministrazione, dominata dallo spirito del dispotismo. Cercando di tranquillizzare l'autocrate Nicola, Witte precisava che non era detto che la Russia dovesse seguire l'esempio delle società liberali europee: forse «il pensiero creativo russo inventerà una combinazione politica ancora sconosciuta nella storia, e la rappresentanza nazionale rivestirà in Russia forme originali, differenti dalle costituzioni esistenti negli altri paesi»

Infine Nicola II si decise ad approvare il manifesto di Witte 1. La concessione delle libertà fondamentali, ossia l'inviolabilità della persona e le libertà di coscienza, di parola, di riunione e di associazione; 2. La partecipazione alle elezioni della Duma delle «classi della popolazione attualmente private di ogni diritto elettorale», in attesa di una prossima legge che stabilisse il principio del suffragio universale; 3. «Stabilire come regola immutabile che nessuna legge potrà entrare in vigore senza l'approvazione della Duma di Stato».

Disordini, pogrom, scioperi  e incidenti non cessarono per tutto il 1906 , fomentati per ragioni opposte  dalla destra reazionaria  dai fautori dell’autocrazia e della tradizione, da sinistra dai rivoluzionari.

Nel 1907, con capo del governo Stolypin, avvenne una decisa repressione delle istanze parlamentari,lo scioglimento della Duma   e la fine della rivoluzione.  Ma le nozioni e i modelli che essa aveva introdotto nell'opinione pubblica russa – il suffragio universale, l'assemblea costituente, i soviet – non potevano più essere dimenticate e queste idee prepararono nei dieci anni successivi la rivoluzione  i definitivo crollo dell’Impero.

L’andamento della guerra contro gli Imperi centrali  aveva aggravato problemi che avevano avuto già un avviso importante nel 1905. Dalla guerra di Crimea del 1853,  passando per quella russo-giapponese,i l declino della potenza russa era evidente, e il 2 marzo (calendario giuliano) Duma e soviet di operai e soldati si accordarono per la deposizione dello zar, e l'istituzione di un governo provvisorio formato dal Partito democratico - costituzionale( cosiddetto dei  cadetti), Partito operaio socialdemocratico( dove i  menscevichi erano la frazione maggioritaria)  e  i socialisti rivoluzionari.

Si formò il governo provvisorio di Georgij Evgen'evič L'vov, liberale e cadetto poi di  Aleksandr Kerenskij , massone social rivoluzionario, governo che non ebbe la capacità di chiudere con il conflitto e affrontare i gravi problemi  presenti.

 Nell’ottobre il gruppo dei rivoluzionari bolscevichi che s’ispiravano alla dottrina marxista, con a capo Lenin, Trotskij ecc.  ebbe la meglio nel caos governativo creatosi

La vittoria dei bolscevichi portò al rovesciamento deGoverno provvisorio russo e alla nascita della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa, governata daConsiglio dei commissari del popolo. Dal 1917 al 1921 esplose la guerra civile  che avrebbe visto la vittoria dell'Armata Rossa (bolscevichi) sull'Armata Bianca (contro-rivoluzionari) e ciò portò nel 1922 all'istituzione dell'Unione Sovietica.


4.L’URSS

Dal 1917 al 1921 esplose la guerra civile  che avrebbe visto la vittoria dell'Armata Rossa (bolscevichi) sull'Armata Bianca (contro-rivoluzionari) sostenuta dai governi occidentali liberal-capitalisti  e ciò portò nel 1922 all'istituzione dell'Unione Sovietica.

Negli anni’20 l’esempio sovietico di applicazione della dottrina marxista, per una società in cui, inizialmente attraverso la dittatura del proletariato , fosse messo fine allo sfruttamento di una o più classi su quelle contadina e operaia, parve estendersi a Stati usciti in condizioni peggiori dalla guerra, Austria, Ungheria, Germania e anche Italia.

Era il momento dell’internazionalismo e dello spirito più vicino alla dottrina di Marx, suffragata dalla esperienza concreta fondata da Lenin e dai bolscevichi russi.

Il biennio rosso venne spento, nelle società occidentali ciò che restava dell’aristocrazia, e la borghesia, con gli apparati militari e polizieschi al servizio, e il supporto di squadre dei neonati movimenti nazionalisti fascisti , ebbe la meglio sui rivoluzionari internazionalisti  social-comunisti che vennero dispersi o annientati, pur sopravvivendo in organizzazioni clandestine, sempre in riferimento con il Comintern , rifondato nel ’19 con centro naturale Mosca.

Nel 1924, dopo la morte di Lenin,  al XIII Congresso del Partito Comunista dell'Unione Sovietica  fu presentata da Bucharin  la teoria del socialismo in un solo Paese, La  tesi ,in contrapposizione a quella della rivoluzione permanente di Lev Trockij,   partiva dal presupposto che le prospettive di una rivoluzione europea fossero fallite .Iniziò da quel momento  la stalinizzazione del Comintern.

Gli eventi degli anni del dopoguerra avevano portato a queste risoluzioni: nell’ambito della dottrina di Marx i bolscevichi con il seguito di una parte importante del popolo russo  erano vincenti e avevano fondato il primo Stato social-comunista, l’URSS; altri rivoluzionari europei avevano fallito nel loro compito, non erano riusciti nell’intento di sollevare i popoli, e ciò che restava dei loro Partiti riconosceva nel PCUS e in Stalin il riferimento guida. Sopravvivenza e sviluppo dell’URSS sarebbero state la garanzia principale della speranza di una futura ripresa della rivoluzione marxista nel Mondo.

Questo avvenne in seguito, più di vent’anni dopo, in Albania Jugoslavia, Vietnam del nord  (1945) Cina (1949) a Cuba (1959),dove i leader Enver Hoxa , Tito,  Ho Chi Minh , Mao e Castro seguirono variamente  l’esempio di Lenin;negli Stati dell’Europa orientale, Polonia, Germania est, Cecoslovacchia, Ungheria, Romania e Bulgaria il regime social-comunista venne imposto dai governi satelliti di Mosca, dopo l’occupazione sovietica successiva alla seconda guerra mondiale.

Nel ventennio precedente lo scoppio della seconda guerra mondiale, la teoria del socialismo in un Paese solo venne applicata con un isolamento dell’URSS, durato fino al patto con la Germania (1939) che portò all’ennesima spartizione della Polonia. La pratica applicazione del social-comunismo evidenziò fattori  problematici nei rapporti fra il Partito al governo e i soviet con i ceti che possedevano in prima persona le terre e gestivano i lavori agricoli (Kulaki) con artisti e intellettuali che aspiravano ad un pensiero più libero e critico che sviluppasse umanamente la rivoluzione,  e con etnie differenti da quella russa, non omogenee all’ideologia marxista-leninista,  che vennero vessate e sfruttate  , come quella degli ucraini (decimati da ciò che definirono holodomor, carestia e morte per fame).La tragedia ebbe inizio quando Stalin, tra l'autunno del 1932 e la primavera del 1933, decise la collettivizzazione agraria, costringendo anche i kulaki, i contadini agiati (coltivatori diretti o piccoli proprietari terrieri), ad aderirvi contro la loro volontà.

La collettivizzazione forzata delle terre innescò una gigantesca carestia che colpì varie parti dell'Unione Sovietica, dal Caucaso alla Siberia, dal Kazakistan all'area del fiume Volga. Gli ucraini tuttavia furono quelli che ne soffrirono di più le conseguenze, poiché lo sterminio dei contadini s'intrecciò con la persecuzione dell'intellighenzia e con la lotta al patriottismo di un intero popolo. Per l'Urss, la fertile Ucraina, soprannominata non a caso "il granaio d'Europa", era un Paese da sfruttare e per questo Stalin decise di  annientare i kulaki, forti oppositori della collettivizzazione.

Nel ‘44 fu un altro  caso poi la deportazione di circa 200.000  tatari dalla Crimea all’Uzbekistan, in ragione della loro collaborazione con in nazisti. Questo popolo subì grandi perdite e solo nel 1989, con Gorbaciov al Governo, venne concessa la possibilità di tornare nella penisola del mar Nero.

Questi eventi, reprimere con spoliazione, segregazione, imprigionamento  o condanne a morte, piccoli proprietari,intellettuali e artisti dissidenti , minoranze etniche non omogenee, potevano essere riconosciuti propri di un governo marxista?

Non è una risposta facile. In un certo senso, sì , essendo i primi (kulaki) piccoli proprietari dunque non comunisti; i secondi esprimendo un pensiero non in linea con il marxismo-leninismo; così per popolazioni non russe che non si volevano adattare al nuovo sistema.

Avrebbe potuto la dottrina di Marx comprendere aspetti più libertari e critici senza snaturarsi, mantenendo un’identità differente dal pensiero libertario? Alcuni spunti del pensiero di Marx, la sua teoria sull’alienazione, ci dicono di sì. Il leninismo si fermò alla strategia della presa del potere, della dittatura proletaria sotto la guida del Partito; Stalin snaturò questa visione in una dittatura personale e di una ristretta casta (o gang, cricca che dir si voglia)dedite all’eliminazione di ogni dissenso,critica,, discussione, pluralismo.

La sottomissione dei Paesi dell’est Europa ,con l’instaurazione di Governi e di sistemi social-comunisti, non eretti dai popoli polacco,ceco,slovacco,ungherese  ecc. aveva a sua volta una giustificazione nel disegno di estensione della dottrina di Marx ad altri popoli?

Ciò che accadeva similmente nella Repubblica popolare cinese ,non faceva che confermare questi interrogativi. La dittatura del Partito comunista, russo o cinese ,creava una società collettivizzata per così dire costretta al suo principio, considerato il bene indiscutibile, il principio della dittatura del proletariato con guida il PCC..

Con il passare dei decenni,ed avvicinandosi il termine del XX secolo, questo bene , questi principi, cessavano di essere considerati i migliori dalla collettività generale,o furono governanti come Gorbaciov a deciderne il termine?  Era infine preferibile l’adeguazione al sistema liberal-capitallsta ? E’una domanda anch’essa di non sicura risposta. Molte persone, in Russia, Germania est, ecc., lamentarono in negativo il passaggio, che aveva tolto minime sicurezze e con l’economia di mercato originato sacche di povertà e ampio divario fra chi si era inserito agilmente nei nuovi meccanismi e chi ne era rimasto fuori. Durante gli anni del governo cosiddetto liberale di El’cin si originò una classe di neo ricchi,oligarchi, che con speculazioni e saccheggi si impossessarono delle risorse statali, sottraendo  i rendimenti che sarebbero potuti andare a beneficio delle nazioni russe, e costituendo invece ricchezze e imperi personali , in accordo con la casta burocratica dei nuovi governanti. Quando l’accordo non c’era, quando chi, come per esempio Khodorkovsky, nei rapporti con Putin  cercavano addirittura di impossessarsi anche del potere politico e governativo, venivano imprigionati o eliminati.

Fatto è che, come sottolineano in molti, gli anni’90 furono un’occasione persa per attenuare l’ostilità, la divisione, fra Occidente europeo, USA, e Russia, visto che il discrimine del differente sistema sociale,politico ed economico era venuto meno e con esso,  e con l’indipendenza dei Paesi dell’est Europa,era stata  abbattuta la cosiddetta cortina di ferro e la contrapposizione dei due blocchi..

( Dario Varini, aprile 2022, con contributi di Wikipedia, Agilive, Geopolitica.info"Prima e oltre Putin, i quattro « fattori persistenti» della cultura strategica russa" di Giulia Ginevra Nascetti,,riferimenti a Dmitrij Trenin,  "Russia", ecc.)

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