lunedì 27 dicembre 2021

Diario della pandemia. Natale'21 .Segue Giorgio Agamben, Intervento al convegno degli studenti veneziani l’11 novembre 2021 a Ca’ Sagredo - .

 

"Essi (gli esseri umani) muoiono in serie sulle strade, ad ogni epidemia d'influenza, ad ogni ondata di caldo, ad ogni errore di coloro che falsificano i loro alimenti, ad ogni innovazione tecnica che profitta ai vari imprenditori di un paesaggio urbano di cui sono i primi a fare le spese. Le loro provate condizioni di esistenza determinano la loro degenerazione fisica, intellettuale, mentale. Si parla loro sempre come a dei bambini obbedienti, a cui basta dire: “bisogna", perché siano disposti a crederlo. Ma soprattutto li si tratta come dei bambini stupidi, di fronte ai quali balbettano e delirano decine di specializzazioni paternaliste, improvvisate il giorno prima, che possono far lor ammettere qualsiasi cosa in qualunque modo gliela dicano; e così pure il contrario l'indomani. "

  Guy Debord, Panégyrique, tome premier, Gallimard, 1993 (prima ed.1989), p.25.

A quasi due anni di distanza dalla dichiarazione dello stato di emergenza causata della pandemia, e ormai in prossimità del terzo, le domande poste agli inizi dalla parte d’umanità in cui insorsero dubbi su origini, trattamento e uso ecc. del fenomeno ,si continuano a riproporre .
In quel tragico frangente, nel panico iniziale per i molti decessi, e nell’insufficienza degli apparati sanitari, vennero poste varie misure che in si dovevano ritenere necessarie, ma anche altre che apparvero immediatamente come segnale di un soprassalto degli organi di potere governativo in sospensione di libertà umane naturali, primarie. E' necessità data dai fatti, che sempre, di fronte a calamità, gli organi del potere debbano imporre norme più stringenti, malinconico segno dell'impossibilità di certo progresso, e chiara dimostrazione di sfiducia nelle capacità di autogestione da parte popolare?
Come esempio, la proibizione con sanzioni di movimenti anche strettamente individuali, in spazi solitari o in proprietà private, apparve quell’eccesso dell’ordine e della cautela che indiscutibilmente si rilevava come inquietante, rispetto alla democrazia e alla legge, come ipotizzarono fin dai primi momenti alcuni soggetti,
Dopo la primavera del ’20,con l’inizio dell’estate, ci si augurava che, come nei cicli normali stagionali, il contagio si andasse spegnendo. Bastò un mese o poco più, trascorso luglio , per revocare la speranza, già a metà agosto l’allarme tornava, rimanendo larvato durante la fine estate-inizio autunno, per poi riesplodere completamente da metà ottobre fino al maggio successivo. L’umanità veniva ricondotta a norme di clausura e controllo solo molto parzialmente ridotte rispetto alla prima fase della pandemia.
Con la fine inverno- primavera del’21 , nuovo ottimismo veniva infuso dalla disponibilità e somministrazione dei vaccini.
Si manifestava come conseguenza anche la dissidenza no vax, espressa da coloro che avevano fin dall’inizio negato la necessità dell’allarme rosso o percepito il progetto di un complotto di poteri dominanti, economici e sottintesi politici, ai fini di un controllo ancor più incrementato degli esseri umani e delle società, per disporne più arbitrariamente. .
L’estate è trascorsa con un senso di maggiore serenità, nella speranza che l’incremento delle vaccinazioni contrastasse in forma robusta la circolazione del contagio.
Il documento vaccinale, pur contestato da certa opinione, poteva essere anche visto come un passo importante verso una nuova normalizzazione, più sotto controllo da vari punti di vista, di segno positivo o negativo. 
Questa condizione di relativo ritorno alla normalità, rispetto al’20, si è protratta nel tempo dell’autunno di appena un mese o poco più rispetto al precedente (metà ottobre’20,metà novembre ’21), ed è poi tornato l’allarme ,dalle vaccinate Austria e Germania e non vaccinati Paesi dell’est, al Regno Unito.
Sembrava resistesse, nei maggiormente vaccinati Paesi sud-occidentali d’Europa, il baluardo del green pass, nel frattempo sostenuto dalla 3°dose per gli anziani
E’ stata dal Portogallo, questa volta, ad essere partita la pressione restrittiva, a fine novembre con l’obbligo del test in entrata anche per provenienti da Paesi dell’Ue, sia pur muniti di supergreenpass.
L’eccezione lusitana pareva isolata rispetto alle regole UE, finché anche il governo italiano, a metà dicembre introduceva le medesime misure, seguito da quello greco.
Rispetto alla fine anno’20 i governi hanno limato le restrizioni interne , varie delle quali sono superabili se muniti del green pass. Almeno fino ad oggi (27 dicembre)
Ma se fino a una decina di giorni fa, prendendo l’esempio italiano, il green pass funzionava da garanzia di riassicurate libertà più importanti, esso oggi ha perso di consistenza, quando la norma stabilisce che italiani in viaggio all’estero non possano rientrare in Patria, alla propria abitazione!! sia pur dotati di green pass,se non assicurati da un test negativo prodotto nello stato di partenza, anche se non presentassero sintomi, né disturbi, semplicemente perché positivi al tampone.
Questo cambiare repentinamente le regole in corso, senza mediazioni, rileva l’arbitrarietà di cui possono oggi disporre i governi nello stato di eccezione, che rischia di diventare la nuova regola permanente. Fino a privare cittadini del diritto al rientro in Patria, nelle proprie abitazioni, anche se palesemente in buona salute.
Pongo l’accento su questo fatto perché, così come la proibizione di accedere a proprietà private durante la fase del’20, oggi rimossa, ora questa imposizione appare gravemente lesiva delle libertà personali e universali di movimento. Un conto è chi si trovi in condizioni visibili di malattia e abbia diritto a cure sul posto; altro chi in stato di sanità, semplicemente reso incerto documentalmente da un test, si trovi il dovere di venir recluso per almeno una settimana, in terra straniera e con spese a carico.
Mi sembra questo un paradossale rovesciamento: che di fronte alla malattia, al diritto alla salute venga sovrapposto il dovere  .
E consideriamo anche questo aspetto. Che ciò avviene con più pesante misura oltreché in Austria e Svizzera e altri Paesi più rinserrati ,in Portogallo, Italia, Grecia, Paesi che dimostrano di aver dimenticato governi dittatoriali più o meno recenti. Perché Spagna, Francia e la stessa Germania, dov'è evidentemente più sentita democrazia, maggior importanza della popolazione, al momento ancora sostengono nel senso indicato la validità del green pass. (es. “Chiunque entri in Germania indipendentemente dal Paese di provenienza e dal mezzo di trasporto utilizzato, deve disporre, prima dell'ingresso o dell'imbarco, di una documentazione che dimostri di essere vaccinato, guarito o di esser risultato negativo ad un tampone antigenico o molecolare ”). La Germania ha introdotto dal 2 dicembre, quando i nuovi casi giornalieri erano oltre 74 mila, un lockdown per i non vaccinati, procedendo in modo diretto verso questa soluzione e traendone al momento beneficio in termini di recessione dei numeri dei contagiati. E ancora, 30 dicembre: Per chi entra in Germania da una zona ad alto rischio, se non completamente vaccinato o guarito è necessario osservare un periodo di quarantena a proprie spese per almeno dieci giorni dopo l'ingresso."
E'questo"o"trasformato in "e" dai governi portoghese,italiano,greco ecc. il "se non" annullato, a darci la misura della maggiore costrizione, in contraddizione con le stesse campagne promozionali delle vaccinazioni. L' ottativo, l"o"pzione viene soppressa e sostituita con una aggiunta di obblighi.
Pare machiavellico che questi governi mediterranei motivino la loro decisione sulla scorta di questa logica per altro indiscutibile : il vaccinato , più dosi ha preso, meno rischia; ma : può essere portatore asintomatico e contagiare ,magari in modo grave i non vaccinati benché muniti di test negativo (perché costoro ne hanno comunque l'obbligo, non disponendo di green pass).
Così questi governi decidono di non limitare del tutto la libertà di movimento di chi non voglia vaccinarsi, piuttosto che assicurarla meglio a chi ha preso il vaccino!
Così, dopo tanto aver denigrato i no vax, per la salvaguardia della loro salute l’Istituzione sottopone a maggior sacrificio i vaccinati. I saggi e obbedienti debbono sacrificarsi a pro dei renitenti.!! Nella logica tipica del "divide et impera", questi governi dimostrano di temere la la dissidenza no vax.
Un modo assai ambiguo di promuovere la vaccinazione, com’è stato fatto notare da molti e dalla stessa UE.
Per decine e decine d'anni persone influenzate o con raffreddore hanno socializzato, viaggiato e certo contagiato. E l'attuale fase parrebbe non essere più quella terrifica della fine inverno'20,o degli inizi '21.
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità nove pazienti su dieci hanno disturbi comuni alle normali influenze stagionali , sintomi per lo più lievi, riconducibili al decorso delle normali influenze. Una conferma arriva dal progetto inglese «Zoe Covid», che rileva queste condizioni non più gravi. Ma intanto, il fenomeno del momento è il caos dei tamponi, imposti in quantità tale da non essere più gestibili dagli enti preposti, obbligando gli sfortunati incorsi in semplice sospetto di relazione con il contagio a code di lunga durata anche all'aperto , e immaginiamo, con temperature basse, quanto questo giovi alla salute!
Significa allora che in futuro, ad ogni inverno, all’arrivo dell’influenza stagionale, di qualsiasi ceppo sia, saremo costretti a questa campagna allarmistica, terroristica e a tutte le limitazioni ora imposte? O non sarebbe più sensato adottare misure di riguardo e protezione stabili, quali sono da secoli invalse, o magari recentemente introdotte, come la maschera, i l distanziamento, secondo il comune buon senso?
Vogliamo stare più assicurati di salute (….?) , ma costretti a forme di clausura e impedimento ,o vogliamo provare che vaccinati si possono evitare forme gravi e trascorrere caso mai lo stato di una semplice influenza di pochi giorni di disturbo, come sta avvenendo ora alla maggior parte dei contagiati ? Credo che si dovrebbe essere un po' più liberi di scegliere. E 'invece questa indotta carenza di libertà che suscita l'idea di una dittatura sanitaria del CTS all'interno dei governi. Che invece dovrebbero essere sospinti a rinforzare possentemente le strutture sanitarie! Prendendo le risorse monetarie laddove eccedono, visibilmente nei redditi dichiarati o non.
Nazionalismo, protezionismo, sfiorando la xenofobia, la comunità di regole UE disdetta: questa la politica di Stati che si dimostrano deboli facendo i forti con i propri cittadini: Portogallo, Italia, Grecia, ecc.. Ci si domanda, che senso aveva (ed avrebbe ora) quando i governi italiani si univano (e si uniscono) alla critica comune rispetto alle scelte nazionaliste di Polonia e Ungheria anti migranti? Forse che , ragionando secondo i termini di chi vieta dicendo di farlo per necessità di causa, questi Paesi a loro volta deboli, con strutture inadeguate all’accoglienza, non presentano problemi simili a quelli che Portogallo, Italia e Grecia denotano oggi nel campo della Sanità, delle strutture ospedaliere interne? E che quindi operano per difendere i propri spazi e cittadini, come sostiene ora il governo italiano, insieme a quello portoghese, greco , svizzero ?
In relazione all'entrata dall'estero, anche Ue, in un Paese, la validità del greenpass, sostenuta ancora da Spagna, Francia, Germania ecc. è stata di fatto minimizzata da queste misure introdotte in vari Stati europei. L'Ue ha stigmatizzato queste disposizioni, perché sminuiscono il potere del documento e limitano per i l secondo anno consecutivo molte libertà. La perplessità rimane questa: se per non far circolare il virus non si debba permettere più agli uomini di circolare con una cosciente libertà.
Non si vogliono minimizzare i problemi. Non discutere la criticità. Ma se lo si fa, lo sia da un lato, come dall’altro. Ciò che si critica è l’eccesso, fra l’altro la dispoticità nel cambio di regole che soprattutto il ministero della salute e il governo italiano han dimostrato in questa fase. Propinare un’affermazione e di colpo negarla, mantenendo la medesima “allure” di autorità, di chi sa cosa si debba fare oggi (perché ieri affermava che si doveva fare diversamente, e non sa cosa affermerà domani).Senza cercare soluzioni più moderate, sfumate, intermedie, mediazioni; possibilità che permettano scelte meno limitate da parte dei cittadini, quelle che siano certamente coscienti e di cui questo governi dimostrano di non avere fiducia, palesando il senso di distacco delle caste politiche rispetto alla popolazione. Ci sarà certo chi in perfetto stile italiano alla Totò, può fingere di vaccinarsi con il braccio al silicone o l'ovatta interposta all'iniezione, chi falsificherà qualche documento. Ma continuando a fare di quest'erba un intero fascio, si offende la coscienza civica della maggioranza, in grado di adottare misure personali adeguate.
.Parte delle analisi scientifico-mediche e di quelle politico-economiche mantengono previsioni cupe, cupa è la sostanza di cui son fatte. La loro lingua l'imprigiona e imprigiona l'umanità, perché chi è prigioniero vuole prigionieri gli altri. Sta a noi, come natura nella natura, e come ciò che è bontà nell'essere umano, riaffermare la vita nel tempo che viene...un'altra lingua umana.
E’ di questi temi che il pensiero di Agamben ha trattato fin dal marzo del’20 e l’intervento recente presso gli studenti veneziani prosegue su questa strada. In quanto al greenpass, personalmente ne auspico la validità totale liberatoria, che era la premessa iniziale dell'operazione, su cui ora i governi citati hanno fatto un passo indietro, ma in funzione illibertaria.

 

 

Intervento al convegno degli studenti veneziani  l’11 novembre 2021 a Ca’ Sagredo 

Vorrei riprendere, per cominciare, alcuni punti che avevo provato a fissare qualche giorno fa per cercare di definire la trasformazione surrettizia, ma non per questo meno radicale, che sta avvenendo sotto i nostri occhi. Credo che dobbiamo innanzitutto renderci conto che l’ordine giuridico e politico in cui credevamo di vivere è completamente mutato. L’operatore di questa trasformazione è stato, com’è evidente, quella zona di indifferenza fra il diritto e la politica che è lo stato di emergenza. 
Quasi vent’anni fa, in un libro che cercava di fornire una teoria dello stato di eccezione, avevo costatato che lo stato di eccezione stava diventando il sistema normale di governo. Come sapete, lo stato di eccezione è uno spazio di sospensione della legge, quindi uno spazio anomico, che si pretende però incluso nell’ordinamento giuridico. 
Ma guardiamo meglio che cosa avviene nello stato di eccezione. Dal punto di vista tecnico, si ha una separazione della forza-di-legge dalla legge in senso formale. Lo stato di eccezione definisce, cioè, uno “stato della legge” in cui da una parte la legge teoricamente vige, ma non ha forza, non si applica, è sospesa e dall’altra provvedimenti e misure che non hanno valore di legge ne acquistano la forza. Si potrebbe dire che, al limite, la posta in gioco nello stato di eccezione è una forza-di-legge fluttuante senza la legge. Comunque si definisca questa situazione – sia che si considera lo stato di eccezione come interno o che lo si qualifichi invece come esterno all’ordine giuridico – in ogni caso essa si traduce in una sorta di eclissi della legge, in cui, come in un’eclissi astronomica, essa permane, ma non emana più la sua luce. 
La prima conseguenza è il venir meno di quel principio fondamentale che è la certezza del diritto. Se lo Stato, invece di dare disciplina normativa ad un fenomeno, interviene grazie all’emergenza, sul quel fenomeno ogni 15 giorni o ogni mese, quel fenomeno non risponde più ad un principio di legalità, poiché il principio di legalità consiste nel fatto che lo Stato dà la legge e i cittadini confidano su quella legge e sulla sua stabilità. 
Questa cancellazione della certezza del diritto è il primo fatto che vorrei sottoporre alla vostra attenzione, perché esso implica una mutazione radicale non solo del nostro rapporto con l’ordine giuridico, ma nel nostro stesso modo di vivere, perché si tratta di vivere in uno stato di illegalità normalizzata. 
Al paradigma della legge si sostituisce quello di clausole e formule vaghe, come “stato di necessità”, “sicurezza”, “ordine pubblico”, che essendo in sé indeterminate hanno bisogno che qualcuno intervenga a determinarle. Noi non abbiamo più a che fare con una legge o con una costituzione, ma con una forza-di-legge fluttuante che può essere assunta, come vediamo oggi, da commissioni e individui, medici o esperti del tutto estranei all’ordinamento.

Credo che ci si trovi davanti a una forma di cosiddetto stato duale – attraverso il quale Ernst Fraenkel, in un libro del 1941 che bisognerebbe rileggere, ha cercato di spiegare lo stato nazista – che è tecnicamente uno stato in cui lo stato di eccezione non è stato mai revocato. Lo stato duale è uno stato in cui allo stato normativo (Normenstaat) si affianca uno stato discrezionale (Massnahmestaat, uno stato delle misure) e il governo degli uomini e delle cose è opera della loro ambigua collaborazione. Una frase di Fraenkel è significativa in questa prospettiva: «Per la sua salvezza il capitalismo tedesco necessitava non di uno stato unitario ma di un doppio Stato, arbitrario nella dimensione politica e razionale in quella economica». 
È nella discendenza di questo stato duale che si deve situare un fenomeno la cui importanza non potrebbe essere sottovalutata e che riguarda il mutamento della figura stessa dello Stato che sta avvenendo sotto i nostri occhi. Intendo riferirmi a quello che i politologi americani chiamano The administrative State, lo Stato amministrativo e che ha trovato nel libro recente di Sunstein e Vermeule la sua teorizzazione (C. Sunstein e A. Vermeule, Law and Leviathan, Redeeming the Administrative State). Si tratta di un modello di Stato in cui la governance, l’esercizio del governo, eccede la tradizionale ripartizione dei poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario) e agenzie non previste nella costituzione esercitano in nome dell’amministrazione e in modo discrezionale funzioni e poteri che spettavano ai tre soggetti costituzionalmente competenti. Si tratta di un sorta di Leviatano puramente amministrativo, che è supposto agire nell’interesse della collettività, anche trasgredendo il dettato della legge e della costituzione, allo scopo di assicurare e guidare non la libera scelta dei cittadini, ma quella che Sunstein chiama la navigabilità – cioè in realtà la governabilità – delle loro scelte. È quanto oggi sta avvenendo in maniera fin troppo evidente, quando vediamo che il potere decisionale viene esercitato da commissioni e soggetti (i medici, gli economisti e gli esperti) del tutto esterni ai poteri costituzionali. 
Attraverso queste procedure fattuali la costituzione viene alterata in modo ben più sostanziale di quanto avvenga attraverso il potere di revisione previsto dai costituenti, fino a diventare, come diceva un discepolo di Marx, un Papier Stück, soltanto un pezzo di carta. Ed è certo significativo che queste trasformazioni si modellino sulla struttura duale della governance nazista e che sia forse il concetto stesso di “governo”, di una politica come “cibernetica” o arte del governo che occorra mettere in questione.

È stato detto che lo stato moderno vive di presupposti che non può garantire. È possibile che la situazione che ho cercato di descrivervi sia la forma in cui questa assenza di garanzie ha raggiunto la sua massa critica e che lo stato moderno, rinunciando com’è oggi evidente a garantire i suoi presupposti, sia giunto alla fine della sua storia ed è questa fine che stiamo forse vivendo. 
Credo che ogni discussione su che cosa possiamo o dobbiamo fare debba oggi partire dalla costatazione che la civiltà in cui viviamo è ormai crollata – o, meglio, visto che si tratta di una società basata sulla finanza – ha fatto bancarotta. Che la nostra cultura fosse sulla soglia di una generale bancarotta era ormai evidente da decenni e le menti più lucide del Novecento lo avevano diagnosticato senza riserve. Non posso non ricordare con quanta forza e con quanto sgomento Pasolini e Elsa Morante, in quegli anni Sessanta che ora ci sembrano tanto migliori del presente, denunciavano l’inumanità e la barbarie che vedevano crescere intorno a loro. A noi tocca oggi l’esperienza – non certo piacevole, ma forse più vera delle precedenti – di esser non più sulla soglia, ma dentro questa bancarotta intellettuale, etica, religiosa, giuridica, politica e economica, nella forma estrema che essa è andata assumendo: lo stato di eccezione invece della legge, l’informazione invece della verità, la salute invece della salvezza e la medicina invece della religione, la tecnica invece della politica.

Che cosa fare in una simile situazione? Sul piano individuale, certo, continuare nella misura del possibile a far bene quel che si cercava di fare bene, anche se non sembra esserci più alcun motivo per farlo, anzi proprio per questo continuare. Non credo però che questo basti. Hannah Arendt, in una riflessione che non possiamo non sentire vicina, perché s’intitolava On humanity in dark times, si chiedeva «in che misura restiamo obbligati rispetto al mondo e alla sfera pubblica anche quando ne siamo stati espulsi (era quello che era accaduto agli ebrei nel suo tempo) o abbiamo dovuto ritirarci da essi (come chi aveva scelto quella che con un’espressione paradossale si chiamava nella Germania nazista “emigrazione interna”)». 
Credo che sia importante oggi non dimenticare che se ci veniamo a trovare in una condizione simile è perché siamo stati costretti, e che quindi si tratta di una scelta che resta in ogni caso politica, anche se sembra collocarsi fuori dal mondo. Arendt indicava l’amicizia come il possibile fondamento per una politica in tempi oscuri. Credo che l’indicazione sia giusta, a patto di ricordare che l’amicizia – cioè il fatto di sentire una alterità nella nostra stessa esperienza di esistere – sia una sorta di minimum politico, una soglia che insieme unisce e divide l’individuo dalla comunità. Cioè a patto di ricordare che si tratta di nulla di meno che di provare a costituire ovunque una società o una comunità nella società. Cioè, di fronte alla depoliticizzazione crescente degli individui, ritrovare nell’amicizia il principio radicale di una rinnovata politicizzazione. 
Mi sembra che voi studenti avete cominciato a farlo, creando la vostra associazione. Ma dovete estenderlo sempre più, perché da questo dipenderà la stessa possibilità di vivere in modo umano.

Vorrei, per concludere, rivolgermi agli studenti che sono qui presenti e che mi hanno invitato oggi a parlare. Vorrei ricordarvi qualcosa che dovrebbe essere alla base di ogni studio universitario e di cui invece nell’università non si fa parola. Prima di abitare in un paese e in uno stato, gli uomini hanno la loro dimora vitale in una lingua e credo che solo se saremo capaci di indagare e di comprendere come questa dimora vitale sia stata manipolata e trasformata potremo capire come siano potute avvenire le trasformazioni politiche e giuridiche che abbiamo davanti ai nostri occhi. 
L’ipotesi che intendo suggerirvi è, cioè, che la trasformazione del rapporto con la lingua è la condizione di tutte le altre trasformazioni della società. E se non ce ne rendiamo conto è perché la lingua per definizione resta nascosta in ciò che nomina e ci dà a comprendere. Come ha detto una volta uno psicoanalista che era anche un po’ filosofo: «che si dica resta dimenticato in ciò che s’intende di ciò che si dice». 
Noi siamo abituati a guardare alla modernità come a quel processo storico che comincia con la rivoluzione industriale in Inghilterra e con la rivoluzione politica in Francia, ma non ci chiediamo quale rivoluzione nel rapporto degli uomini con la lingua ha reso possibile questa che Polanyi chiamava la Grande Trasformazione. 
È certamente significativo che le rivoluzioni da cui è nata la modernità siano state accompagnate se non precedute da una problematizzazione della ragione, cioè di ciò che definisce l’uomo come animale parlante. Ratio viene da reor, che significa «contare, calcolare, ma anche parlare nel senso di rationem reddere, dar conto». Il sogno della ragione, divenuta una dea, coincide con una «razionalizzazione» della lingua e dell’esperienza del linguaggio che permetta di dar conto e di governare integralmente la natura e, insieme, la vita degli esseri umani. 
E che cos’è quella che oggi chiamiamo scienza, se non una pratica del linguaggio che tende a eliminare nel parlante ogni esperienza etica, poetica e filosofica della parola per trasformare la lingua in uno strumento neutrale per scambiare informazioni? Se la scienza non potrà mai rispondere al nostro bisogno di felicità, è perché essa presuppone in ultima analisi non un essere parlante, ma un corpo biologico come tale muto. E come dev’essersi trasformato il rapporto del parlante con la sua lingua, perché possa venir meno, come oggi sta avvenendo, la stessa possibilità di distinguere la verità dalla menzogna? Se oggi medici, giuristi, scienziati accettano un discorso che rinuncia a porsi domande sulla verità, ciò è forse perché – quando non sono stati pagati per farlo – nella loro lingua non potevano più pensare – cioè tenere in sospeso (pensare viene da pendere) – ma soltanto calcolare. 
In quel capolavoro dell’etica del Novecento che è il libro di Hannah Arendt su Eichmann, Arendt osserva che Eichmann era un uomo perfettamente raziocinante, ma che era incapace di pensare, cioè di interrompere il flusso del discorso che dominava la sua mente e che non poteva mettere in questione, ma solo eseguire come un ordine. 
Il primo compito che ci sta di fronte è allora quello di ritrovare un rapporto sorgivo e quasi dialettale, cioè poetico e pensante con la nostra lingua. Solo in questo modo potremo uscire dal vicolo cieco che l’umanità sembra aver imboccato e che la porterà verisimilmente all’estinzione – se non fisica, almeno etica e politica. Ritrovare il pensiero come un dialetto impossibile da formalizzare e da formattare.

 

 

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lunedì 22 novembre 2021

Informazione, Controinformazione e Disinformazione.Destabilizzazione dell'idea di verità.

 

INFORMAZIONE, CONTROINFORMAZIONE E DISINFORMAZIONE.

DESTABILIZZAZIONE DELL’IDEA DI VERITA’

Si definisce informazione una notizia, dato o elemento che consente di avere conoscenza provata  di fatti, situazioni ecc.

Per controinformazione, in genere si intende la ricerca di informazioni  che si ritengono taciute o riportate in modo parziale e non obiettivo dagli organi di informazione ufficiali, così da non potersi più ritenere vere.

Il termine controinformazione venne utilizzato soprattutto  a partire dagli anni sessanta  negli ambiti della contestazione  e della cultura alternativa  ed è stato in seguito surrogato  da altre espressioni, quali informazione alternativa, comunicazione indipendente ecc.

In genere, il presentare la propria opinione come controinformazione implica il giudizio che i media di un certo paese (o altro ambito sociale e culturale) siano, in parte o totalmente, al servizio di interessi politici o economici di parte e quindi non siano in grado di rappresentare oggettivamente la realtà dei fatti; in questo senso la controinformazione può accompagnarsi alla  denuncia di censure  e di limiti alla libertà d'informazione.

 Il termine disinformazione viene di conseguenza  usato per sottolineare  l'idea che i mass media convenzionali facciano propaganda   subordinata  ai grandi poteri economico -politici  e che quindi la sedicente  informazione da essi fornita sia distorta, falsificata e destinata disorientare la popolazione , a scopi condannabili,sia eticamente che politicamente.

Chi si propone di fare controinformazione si ritiene  detentore di una visione "corretta" della società, della politica o della storia, ignota ai più o osteggiata, per secondi fini,  dal potere dominante. A tale categoria fanno riferimento anche i fautori di numerose teorie del complotto. 

D’altra parte l’esperienza della storia dimostra  che anche i siti di controinformazione possono essere  condizionati e non presentino sempre fatti oggettivi, ma interpretazioni a loro volta  fallaci. E’diventata una costante che di fronte a certi fenomeni venga sempre cercata una versione o interpretazione  differente, quando non opposta.

Dalla sua diffusione, Internet  rappresenta uno dei media più facilmente accessibili a coloro che si propongono di "fare controinformazione", a sua volta spesso tendenziale.

Anche se negli ultimi anni le uccisioni di Anna Politovskaja, Jamal Khashoggi e la condanna alla segregazione di Julian Assange, per citare alcuni dei casi più eclatanti, stanno a dimostrare globalmente l’efferatezza della guerra interna all’informazione, presente in qualsiasi sistema politico e area del Mondo, da est ad ovest, un sistema più sofisticato arriva a fare della verità un dettaglio secondario: per il Potere ormai  non occorre che la propria verità sconfigga quella del nemico. Basta destabilizzare l’idea stessa della verità, neutralizzando il suo potere così da poter sempre mettere in discussione qualsiasi versione dei fatti fosse stata scelta( concetto adattato da Tom Burgis, “Cleptopia”). Più che mirare a far prevalere la propria versione con prove oggettive, l’obiettivo  è quello di negare la versione degli altri.

 Contro queste tendenze della contemporaneità, avvallate da certa cultura, si può portare ad esempio l’opposizione espressa dal  filosofo  Alain Badiou che ha rifiutato la tesi lyotardiana della fine delle grandi narrazioni (unitarie o metafisiche), criticando  in particolare lo svilimento e abrogazione del riferimento alla verità, e denunciando in tale operazione l‘oscura, inconfessata riorganizzazione metafisica del mondo attraverso il riferimento ideologico allo scientismo, alla pluralità dei significati e alla democrazia liberale che caratterizza l‘egemonia del capitale. Badiou sostiene anche che quattro condizioni generiche della verità oggi si trovino in crisi, tendenzialmente sostituite da gestione (anziché politica), tecnica (anziché scienza matematica), cultura (anziché arte), e sesso (anziché amore). (“Dall’evento al sintomo: Badiou e l’ontologia lacaniana” Fabio Vighi University of Cardiff, UK)

             *  *  *

In questi due anni il  fenomeno della pandemia ha reso ancor più assillante la riflessione a proposito del rapporto informazione-controinformazione-disinformazione rispetto al campo d’indagine in questione.

La  chiarezza  a proposito dell’origine del Covid è stata resa precaria  dalla ridda di informazioni e controinformazioni , così da rendere dubbia l’affidabilità delle une come delle altre.

E’il caso che verifica come l’abbondanza di mezzi e canali producano informazioni ufficiali e controinformazioni alternative che finiscono per opporsi senza che sia possibile una chiara risoluzione, un orientamento decisamente valido: è questo un caso che finisce per  originare    disinformazione. 

Per fare un semplice esempio, una delle strade per scoprire l’origine della pandemia Covid è stata quella che porterebbe  al “paziente zero”,in questo caso denominato S01. 

Varie le ipotesi fatte, fra le altre:

1.E’ un contabile che non fa la spesa al mercato del pesce di Wuhan ma nel grande supermercato lì vicino, RT-Mart, come raccontato agli esperti dell’Oms. L’8 dicembre 2019 ha cominciato a sentirsi male..

2.Il  Washington Post, ricorda che l’Oms associa la prima sequenza ad un altro paziente, un lavoratore del mercato di 61 anni che è morto dopo essersi ammalato il 20 dicembre, almeno stando al China National Center.

3.Ancora il  Washington Post però poi nota che  Milano, il 5 dicembre 2019, quindi tre giorni prima che il contabile cinese mostrasse i sintomi del virus, fu effettuato un tampone orale ad un bambino di 4 anni perché si sospettava che avesse contratto il morbillo. Mesi dopo risultò positivo al Covid.

4. Ma la Francia avrebbe trovato prima tracce di coronavirus, a novembre 2019. Esaminando oltre 9mila campioni raccolti tra novembre 2019 e marzo 2020 per un progetto sulla salute pubblica, l’Istituto nazionale per la salute e la ricerca ha scoperto anticorpi la prima settimana di novembre.

E queste sono solo alcune delle ipotesi. Insomma, sul paziente S01 ci sono molte  ombre.

Molto varie e difformi sono state anche le informazioni e controinformazioni  sopraggiunte da ambiti scientifici e medici, quali più quali meno fondate, a proposito della natura del  fenomeno ( origine naturale, cioè spillover zoonotico, del  SARS-CoV-2, quindi il salto dall’animale all’uomo; oppure chimica, che il virus  sarebbe  sfuggito accidentalmente dal laboratorio di Wuhan dove è stato studiato) e delle forme d’intervento e di cura, pare in qualche caso iniziale anche disastrose negli effetti. A cui si sono “unite”le teorie negazioniste e complottiste, fino a quelle contrarie all’uso dei vaccini.

Effetti collaterali della pandemia, come la produzione conseguente dei vaccini, portano a dati che possono indurre sospetto.

“La miniera d’oro dei vaccini BionNTech fa tornare in attivo la città di Magonza”(titolo interno a IL Sole 24  Ore.21 nov.2021), riporta come i ricavi totali di  BionNTech siano lievitati quest’anno  a quota  13,44 miliardi rispetto ai 136,9 milioni dello stesso periodo 2020,con profitti saliti a più di  7 miliardi d’euro rispetto ai 351 milioni dello stesso periodo 2020. L’informazione data da un giornale che non può certo annoverarsi fra gli alternativi o dissidenti rispetto alle versioni ufficiali sulla pandemia  , prosegue dando informazione di progetti di uso etico, ricerca scientifica ecc. a cui l’ industria farmaceutica di Mainz-Magonza destinerebbe quota cospicua del profitto.

Ma è un esempio di come fin dall’inizio si formassero teorie del complotto, riguardanti proprio il prosperare degli affari delle  Big Pharma. Altra teoria,  già enunciata nel 2010 dallo speaker radiofonico statunitense Alex Jones, che Bill Gates volesse «utilizzare i vaccini per sterilizzare e spopolare il pianeta, una tattica che fa parte di una grande cospirazione dell’élite globale per prendere il controllo su ogni cosa», trovava nel tempo della pandemia nuovo motivo per rinfocolarsi. Notizie  su Bill Gates e il coronavirus hanno cominciato a circolare anche in Italia fin dalla fine del  gennaio 2020, quando in Italia non c’erano ancora casi registrati. Secondo la prima di queste a diffondersi nel nostro Paese, la fondazione Bill & Melinda Gates aveva «predetto il coronavirus»: in uno status su Facebook, diventato anche un articolo pubblicato da alcuni “siti di controinformazione”, si sosteneva che la fondazione a fine 2019 avesse simulato la pandemia da coronavirus in una esercitazione virtuale dal nome “Evento 201” tenutasi a New York, in cui si parlava di un virus che avrebbe «causato 65 milioni di morti». C’è chi le giudica esempi di controinformazione fondate su aspetti di  verità, a cui s’aggiungono  fatti distorti e storie inventate. 

Altre tesi complottiste,a sfondo politico-economico, riguardavano le attuali Potenze mondiali, la Cina che non avrebbe fornito informazioni immediate per non avvantaggiare Europa e Usa ,o gli Usa stessi  ,che avrebbero avuto a loro volta un ruolo   “Per ben sei anni, e persino dopo lo scoppio della peggior pandemia da un secolo, le massime agenzie sanitarie degli Stati Uniti, gli Nih (National Institutes of Health) di Francis Collins e il Niaid (National Institute of Allergy and Infectious Diseases) di Anthony Fauci, hanno di certo finanziato la Gain of Function, la manipolazione genetica dei virus, proprio al Wuhan Institute of Virology di Zheng-Li Shi “(Paolo Barnard, autore del libro-inchiesta ’L’origine del virus’, in collaborazione con gli scienziati Steven Quay (Usa, Stanford University e Harvard Massachusetts General Hospital) e Angus Dalgleish (Uk, St Georgès University of London)

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Disinformazione.In inglese, la parola non appare nei dizionari fino alla fine degli anni '80, dal momento che trova la sua origine nel termine russo "dezinformatzija" (дезинформация): esso si riferisce ad un'arma tattica russa fatta risalire al 1923, quando il vice presidente -precursore del KGB- della direzione politica di stato (GPU) chiese la fondazione di «uno speciale ufficio di disinformazione per condurre operazioni tattiche di intelligence».

William Safire, un conservatore liberal-repubblicano al servizio di Nixon, scrisse nel suo libro del 1993 Quoth de Maven che la disinformazione fu usata dal KGB per indicare «la manipolazione del sistema di intelligence di una nazione attraverso la somministrazione di dati credibili ma fuorvianti». Da questo punto in poi, la disinformazione divenne una tattica usata nella guerra sovietica. Le misure attivate dall'intelligence sovietica si basavano sulla falsificazione come operazione segreta e sulla sovversione e manipolazione dei medi.

Ben noto è d’altra parte l’uso della  disinformazione fatto dai regimi totalitari fascisti.

 Durante le prime settimane del 1933, il regime nazista  inondò la radio, la stampa e i cinegiornali di notizie che dovevano alimentare la paura di una "insurrezione comunista", che sarebbe cominciata con l’incendio del Reichstag, canalizzando così i timori popolari e aprendo la strada alle misure politiche che abolirono le libertà civili e democratiche. A gestire il giro di false notizie era il ministero della propaganda, presieduto da Joseph Goebbels.

Nel giro di pochi mesi, il  regime nazista distrusse la stampa libera tedesca. In meno di dieci anni la casa editrice del Partito, la Eher, diventò la più grande mai esistita in Germania e il suo quotidiano principale, il Völkischer Beobachter che Hitler aveva acquistato nel 1920 raggiunse il milione di copie in circolazione. In varie occasioni vennero regalati apparecchi radio alla popolazione, perché la propaganda potesse diffondersi sempre più ampiamente.

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Tuttavia i regimi totalitari  d’inizio ‘900 non furono certo gli inventori della disinformazione. Per tutta l’era del potere aristocratico-religioso, non mancarono certo le menzogne, oltretutto su larga scala, volte alla persecuzione del nemico  o dell’eretico.

Furono i romani ad inventare il concetto di  “bellum iustum”, per cui si trovavano motivazioni spesso costruite per attaccare un altro Stato e impossessi arsi dei suoi territori e ricchezze (l’esempio più noto, Cartagine e il suo Impero nel Mediterraneo occidentale) Procedendo nel tempo,pensiamo per esempio alla persecuzione ordita dalla corte di Filippo il Bello , e fondata su menzogne, agli inizi del XIV secolo, , contro il corpo dei Templari, al fine  d’impossessarsi dei loro beni, per riparare in parte ad un grave dissesto finanziario dello Stato francese (debito pubblico, inflazione, svalutazione della moneta d’argento) originato da spese belliche, crociate ecc.

I regimi totalitari del primo ‘900, sorti in tempo di crisi della democrazia-liberale, ne fecero semplicemente sistema concentrato per recuperare il gap di potere;  i nazisti per avvallare il  tragico abominio derivante dalle deliranti basi ideologiche, i bolscevichi per sostenere inizialmente un’idea di progresso umano minacciata dalla reazione aristocratica e dal  conservatorismo liberale, idea poi degenerata internamente in un aborto di comunismo Stesso esito per la rivoluzione culturale di Mao, così per il neofascismo sudamericano di Pinochet. Ma nello stesso tempo, le medesime tattiche venivano usate dai servizi segreti anglosassoni, francesi ecc.

Nel 1924, le  elezioni che riportarono i Tory al potere in Gran Bretagna, furono precedute dalla diffusione di una presunta lettera di Zinove’v con cui i bolscevichi avrebbero ordito un complotto, ordinando ai comunisti inglesi di prepararsi all’insurrezione e provocare la paralisi dell’Esercito e della Marina. La minaccia di una guerra civile fece effetto sulla popolazione, contribuendo a seguito delle elezioni a rovesciare il governo dei laburisti. Due anni dopo, Churchill e i falchi conservatori fecero uso della stessa tattica di fronte allo sciopero generale indetto dalla federazione sindacale a sostegno dei minatori. Palesando la minaccia di una sovietizzazione dell’Inghilterra, il governo dei Tory contribuì ad indebolire il sostegno popolare e dopo nove giorni gli scioperanti dovettero ritirarsi .

E così via, fino a giungere alla macchina dei servizi segreti statunitensi dopo la seconda guerra mondiale. D’altra parte, dopo la seconda guerra mondiale e fino al crollo del sistema sovietico, i paesi occidentali hanno ridato forma alla  democrazia liberale, e ciò ha consentito si generasse controinformazione attiva sempre più ampia, seppur non mancassero menzogne più o meno sottese anche a quell’interno. La controinformazione ebbe un ruolo importante nell’originarsi  del movimento della contestazione giovanile durante gli anni ‘60 e ’70, a partire dalle proteste nei campus studenteschi americani, avviate nel ’64 a Berkeley

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Finché, la distinzione dei due sistemi decadde, e avvenne ciò che con la lucidità che lo distingueva ebbe ad analizzare il filosofo francese Guy Debord, fondatore dell’Internationale Situationiste (1956-1972) 

“Nel 1967 distinguevo due forme, successive e antagonistiche, del potere spettacolare: quella concentrata e quella diffusa. Entrambe aleggiavano sulla società reale, come suo scopo e sua menzogna. La prima, mettendo in risalto l’ideologia riassunta intorno ad una personalità dittatoriale,aveva accompagnato la controrivoluzione totalitaria, sia nazista che stalinista. L’altra, incitando i salariati ad effettuare liberamente le loro scelte tra una grande varietà di merci nuove in competizione, aveva costituito quel!’americanizzazione del mondo che per certi aspetti spaventava, ma soprattutto affascinava i paesi in cui le condizioni delle democrazie borghesi di tipo tradizionale avevano potuto mantenersi più a lungo. Successivamente si è costituita una terza forma, attraverso la combinazione ragionata delle due precedenti, e sulla base generale di una vittoria di quella che si era mostrata più forte,la forma diffusa. Si tratta dello spettacolare integrato, che tende ormai a imporsi su scala mondiale.

Lo spettacolare integrato si manifesta al tempo stesso come concentrato e come diffuso, e dall’inizio di questa fruttuosa unificazione ha saputo sfruttare maggiormente entrambe le qualità. Le loro precedenti modalità di applicazione sono molto cambiate. Per quanto riguarda l’aspetto concentrato, il suo centro direttivo è ormai diventato occulto: non è più occupato da un capo conosciuto né da un’ideologia precisa. Per quanto riguarda l’aspetto diffuso,l’influenza spettacolare non aveva mai contrassegnato fino a questo punto la quasi totalità dei comportamenti e degli oggetti prodotti socialmente. Perché in definitiva il senso dello spettacolare integrato è che si è integrato nella realtà stessa man mano che ne parlava; e che la ricostruiva come ne parlava. Così adesso questa realtà non gli sta più di fronte come qualcosa di estraneo. Quando lo spettacolare era concentratogli sfuggiva la maggior parte della società periferica; quando era diffuso, una piccola parte; oggi, niente.”  (Guy Debord, 1988 dai”Commentaires sur la societé du spectacle”)

A rimarcare la lucidità e l’importanza dell’intervento, si legge nella  postfazione di giorgio agamben all'edizione italiana  : 

 “Indubbiamente l'aspetto più inquietante dei libri di Debord è l'implacabilità con cui la storia sembra essersi applicata per confermare le sue analisi. Non solo, a vent'anni da La Société du spectacle, i Commentari al(1988) hanno potuto registrare l'accuratezza delle diagnosi e delle previsioni in tutti i campi, ma nel frattempo il corso degli eventi ha accelerato ovunque in modo così uniforme nella stessa direzione, che a soli due anni dall'uscita del libro, sembra che la politica mondiale di oggi non è altro che una parodia dello scenario che conteneva. L'unificazione sostanziale dello spettacolo concentrato (le democrazie popolari d'Oriente) e dello spettacolo diffuso (le democrazie occidentali) nello spettacolo integrato, che costituisce una delle tesi centrali dei Commentari., che molti riscontrarono nel periodo paradossale, si sta rivelando oggi banale. Le solide mura e le catene che dividono i due mondi furono infrante in pochi giorni. Affinché lo spettacolo integrato si realizzasse pienamente anche nel loro Paese, i governi dell'Est abbandonarono il Partito leninista, così come quelli dell'Ovest avevano da tempo rinunciato all'equilibrio di potere e alla reale libertà di pensiero e di comunicazione, nel nome della macchina elettorale maggioritaria e controllo mediatico dell'opinione (entrambi sviluppati nei moderni stati totalitari)”

Così il capitale globale e i suoi apparati emanano violente ingiunzioni ideologiche, spesso mascherate da un linguaggio moderato e propositivo come  modernizzazione, riforma,cambiamento.

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A fine febbraio 2020, in Italia di fronte al dilagare della pandemia nell’area lombarda e al panico suscitato dalla quantità di decessi, ricoveri necessari in rapporto alla  carenza di strutture e capacità d’interventi sanitari adeguati alla gravità dell’infezione polmonare, il governo Conte fu il secondo nel Mondo ad adottare i provvedimenti demandati dalla Cina, che decretavano forme  di controllo ,distanziamento, segregazione ,divieto di movimento quali mai erano state  imposte in una democrazia. L’adozione di forme proprie di un regime autoritario  come quello della  Cina si rendeva giustificato dalla gravità della situazione  presente, e ben presto veniva decretato da quasi tutti i  Governi europei e poi americani e israeliano. Venivano evocate analogie con il "Comitato di salute pubblica",l'esecutivo dell'istituzione che portò alla dittatura di Robespierre.

Questo avvenimento  veniva rimarcato criticamente, fra i primi, proprio dal filosofo italiano Giorgio Agamben, e poi riassunto a posteriori un anno  e mezzo dopo nel suo intervento al Senato italiano, 7 ottobre 2021  'Il modello che viene così eroso e cancellato è quello delle democrazie parlamentari con i loro diritti, le loro garanzie costituzionali, e al loro posto subentra un paradigma di governo in cui in nome della biosicurezza e del controllo le libertà individuali sono destinate a subire limitazioni crescenti'

'E’ stato detto da scienziati e da medici che il green pass non ha in sé alcun significato medico ma serve a obbligare la gente a vaccinarsi. Io credo invece che si possa e si debba dire il contrario, e cioè che il vaccino sia un mezzo per costringere la gente ad avere un green pass, cioè un dispositivo che permette di controllare e tracciare, misura che non ha precedente, i loro movimenti'.

E’certamente di interesse e riflessione, come un’ opinione possa venire  sostanzialmente condivisa da ambiti culturali estremamente diversi ;in questo caso , per esempio, nella manifestazione di Monsignor Carlo Maria Viganò 

Il greenpass secondo l’arcivescovo è “un’aberrazione giuridica che usa la psicopandemia per tracciare ogni nostro movimento, decidere se, dove e quando possiamo entrare e uscire”. L’emergenza sanitaria, secondo le sue tesi, ha legittimato chi ha il potere a creare un sistema di valutazione dei nostri comportamenti, come fa la Cina.

L'idea dell’arcivescovo è quella di un pianeta in cui negli ultimi due anni tutto sia stato gestito come una “follia pandemica”, una specie di stato di trans in cui, come dice la parola stessa, tutta la gente è impazzita. Viganò ha sostenuto nelle sue dichiarazioni che la mente di ogni singolo individuo sia stata offuscata da un ricatto. Ma non un ricatto qualsiasi, bensì quello di “un potere malvagio, mosso da un’ideologia infernale”.

E’ questo un esempio di come la filosofia critica radicale di Agamben e quella cristiano rigorista  di Viganò vadano su strade parallele. Entrambe le opinioni si oppongono alla gestione politica globale in atto della pandemia che il Potere sfrutterebbe per determinare un ulteriore escalation del dominio economico psicologico e sociale sui popoli.

Alla prima fase che coinvolgeva tutta la società sarebbe ora subentrata  una seconda ,discriminante fra vaccinati con green pass e non, che giungendo a colpire  il diritto  al lavoro getterebbe nella povertà gli obiettori. (Vedi in Austria l’ipotesi  lockdown per gli obiettori.:ci si domanda, esistono, sono allo studio, forme d’indennizzo,un salario di sopravvivenza?)

A questo proposito  dice ancora Agamben nel corso del suo intervento:

“Voi sapete che il Governo con un apposito Decreto legge, il numero 44 del 2021, detto scudo penale ora convertito in legge, si è esentato da ogni responsabilità per i danni prodotti dal vaccino. E quanto gravi possono essere questi danni risulta dal fatto che l’articolo 3 del Decreto in questione, menziona esplicitamente gli articoli 589 e 590 del Codice penale che si riferiscono all’omicidio colposo e alle lesioni colpose.
Come autorevoli giuristi hanno notato questo significa che lo Stato non si sente di assumere la responsabilità per un vaccino che non ha terminato la sua fase di sperimentazione”

Sono legittimi i dubbi  in relazione sia all’incidenza e alla bontà degli effetti, a breve  e lungo termine, dei vaccini,  sia alla prescrizione divenuta obbligatoria perché siano consentite  molte attività e movimenti umani naturali sociali ed economici. Va  chiarito a proposito   che  meno della metà dei nuovi farmaci dispone di dati sui loro vantaggi e rischi comparativi rispetto alle opzioni di trattamento esistenti al momento dell’approvazione normativa in Europa e negli Stati Uniti (Naci H, Salcher-Konrad M, Kesselheim AS, et al. Generating comparative evidence on new drugs and devices before approval. Lancet 2020)e i vaccini anticovid non fanno eccezione.

Tuttavia l’informazione ufficiale offre dati comparati per cui l’incidenza del vaccino sul contagio risulta efficace, nell’immunizzazione o nel depotenziamento degli effetti del virus.                                            

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Si calcola che i virus influenzali stagionali  mietano in media sulle 650.000 vittime annuali fra i più fragili  nel mondo (Focus.it>scienza>salute);

nel 2020 i decessi per covid sono stati compresi fra 1.800.000-1.900.000 (AGI, dati dalla John Hopkins University)  dunque  il covid ha colpito all’incirca tre volte di più delle”normali”influenze.

A ciascuno considerare se il raffronto implichi un giudizio di  condizione “grave” o “gravissima”.

Come già detto, il covid si è diffuso a partire da  aree  molto densamente abitate: dalla sua presunta origine in Cina, territorio di Wuhan, alla sua propagazione iniziale in Europa, nell’area di Milano-Brianza-Bergamo;

aree in cui gli scambi, gli spostamenti, l'affollamento dei mezzi pubblici e in generale i rapporti interpersonali (e dunque le occasioni di contagio) sono più intensi. Ciò vale in generale nel raffronto città-periferia, da cui  si è manifestato con  evidenza come i grandi centri siano più facilmente luogo di accumulo dei casi di infezione.

Alcune fonti sottolineano l’incidenza dell’inquinamento, sia da sostanze solide o gassose, sia  dall’invisibilità dell’elettrificazione,onde radio e 5G, nel determinare l’avvelenamento delle cellule    (fra gli altri ,il dottor Thomas Cowan, laureato in medicina al Michigan State University College of Human Medicine e vicepresidente della Fondazione Weston A.Price, che ricorda Rudolf Steiner, il fondatore dell’antroposofia , al tempo dell’influenza spagnola  ‘i virus sono semplicemente le escrezioni di una cellula avvelenata’.)

Nell’inverno avanzato del 2020 la comparsa di questa epidemia ha suscitato un terrore globale  senza uguali a partire dagli anni’40 in avanti del secolo precedente, cioè nel corso della guerra mondiale. Una sorta di Chernobyl diffusa, per richiamarsi ad un esempio, per quanto improprio,  più prossimo nel tempo.  .Gli apparati e gli operatori  sanitari si sono trovati impreparati ad affrontare la forte virulenza e le conseguenze  di decessi e contagi inizialmente incontrollabili, di difficile cura. L’età media alta della popolazione europea, soprattutto di quella italiana, è stata fra le cause dell’irrimediabilità degli effetti del virus sugli apparati respiratori, con il decesso attribuibile all’incirca di un centinaio di migliaio di cittadini italiani .

Come detto, l’Italia si è trovata in prima linea, dopo la Cina, ma ben presto il contagio si è diffuso in tutta Europa ,poi in America,e i governanti con scienziati e medici hanno introdotto misure di sicurezza di controllo mai viste sui movimenti delle persone ,con l’obbligo del distanziamento e della clausura, per poi pervenire  alla prescrizione dei vaccini verso la fine dell’anno.

Su queste linee sono state espresse approvazioni, ma anche  varie critiche : o generali riguardo all’insieme di queste misure, giudicate troppo estreme ; o parziali,ciò per aspetti interni che con il passare del tempo gli stessi governanti hanno dovuto rivedere.

A questo proposito si possono fare queste riflessioni.

-Il distanziamento era per ovvietà  la prima misura da introdurre nella condizione di emergenza, estensione di normale misura istintiva precauzionale in qualsiasi caso d’infezione ;

-il sacrificio della clausura nel corso dell’inverno-primavera’20, con prosecuzione dall’autunno fino alla primavera ’21 ha recato con sé elementi certamente eccessivi, in primo luogo riguardo ai movimenti individuali in spazi liberi, o in proprietà private, per cui elementari diritti naturali e civili sono stati provvisoriamente soppressi.

Con la pandemia posta un po’ più sotto controllo, l’aggiunta della  somministrazione dei vaccini ha via via favorito un parziale allentamento della stretta.

Si può ritenere  che le misure siano state  prese per il bene comune, considerandole un’ipotesi d’intervento tutto sommato sostenibile, dai gravosi impedimenti iniziali a termine ( alcuni dei quali,  veramente vessatori , che arrivavano ad imporre il divieto di movimento individuale in spazi liberi e l’uso di proprietà private )fino alla prescrizione quasi obbligatoria del vaccino  ? Rimane una domanda aperta, per cui non vi è sicura risposta.

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Volendo porre qualche  conclusione, per quanto sempre provvisoria. Sospendendo il giudizio sulle asserzioni più estremiste di negazionisti e complottisti, che andranno confermate, o smentite, su tempi medio-lunghi, va  considerata la gravità dell’emergenza iniziale e l’”umanità” (in quanto limite) di scienziati,medici, governanti, che hanno affrontato il problema .

Ammesso questo, vanno ammessi  egualmente dubbi, critiche, sia interni al contesto d’inquadramento scientifico e medico del fenomeno pandemico, sia per quello sociale, politico ed economico . Van considerati,e criticati,i difetti  del sistema liberista –capitalistico che conduce da una  parte all’abnorme accumulo di beni e ricchezze personali , dall’altra al limitato e  sempre più  inadeguato finanziamento delle strutture di uso comune sociale. Va affrontata con decisione la problematica emergente dalla dialettica negativa informazione-controinformazione, la cui sintesi corrente è oggi la disinformazione e la destabilizzazione della verità, manifesto di un mondo falsificato.

E’bene ci sia chi sproni i parlamentari e governanti  democratici a svolgere coerentemente il loro compito di parlamentari eletti in democrazie, perché i diritti umani  naturali e quelli civilmente acquisiti  vengano ripristinati, dopo l’enigmatica sospensione presente.

E’bene osservare ,oltre quanto detto, anche il fatto che attualmente sono reintrodotti sul Pianeta confini di movimento ,se non più interni all’Ue, però rispetto ad aree esterne, non più vigenti da secoli:

“Fino al 15 dicembre 2021, la normativa italiana non consente spostamenti per turismo verso i Paesi dell’elenco E” (Ministero degli Affari esteri ,Viaggiare sicuri) che include,  per intendersi , Paesi come Serbia, Marocco,per fare esempi.

E questo si protrae ormai dal marzo’20. E di mesi in mesi l’emergenza viene procrastinata.

Ma come detto, se questo stato di cose sia da ritenersi necessario, utile oppure superfluo o strumentale, non risulta certo, da una parte  o dall’altra, se non, appunto, a chi ha scelto di sposare una causa, e di prendere come certe informazioni o controinformazioni che nella loro parzialità,incompletezza e contraddizione, non possono attualmente assicurare una verità.