domenica 29 novembre 2020

Diego Armando Maradona

 

Quando infatti era già famoso e stanco delle dispute cittadine, Eraclito di Efeso decide di ritirarsi dalla civiltà e vivere presso il tempio di Artemide, trascorrendo tutto il tempo nel gioco dei dadi con i bambini. Più saggio quel gioco – pensava – che occuparsi della politica di Efeso. Nel gioco si cela talvolta, per gli antichi, più saggezza che nella presunzione seriosa degli adulti, e la saggezza, a sua volta, ama spesso tradursi nel linguaggio aurorale dell’infanzia o in quello oscuro dell’enigma, entrambi liberi dai meccanismi inferenziali del pensiero adulto.

 

Il bambino, normalmente, ama più di ogni cosa il gioco, perché libertà fantasia e movimento hanno spazio come non mai.

Istintivamente l’attesa s’accende di gioia, quando può e  si appresta ad andare a giocare.

Il gioco è una metafora della vita, nel bene e nel male, con le sue regole e le sue trasgressioni .

 Il filosofo Aristotele mette in relazione il gioco con la felicità. Ci sono attività, scrive nell’Etica Nicomachea, che meritano di essere scelte per se stesse, non per altro, come la felicità. Tra queste pratiche, che non sono dettate da interesse né hanno uno scopo al di fuori di sé, ci sono le azioni virtuose e, appunto, il gioco.

Lo sport è l’ambito dove i l gioco dovrebbe venire  educato, assumendo regole più nette, vincoli. Lo sport, per tutto questo,può essere ancora gioco o può non esserlo che parzialmente, perdendo lo spirito d'inventiva, imprevedibilità. . .

Il calcio è fra i giochi, che diventano sport, ad essere praticato facilmente , basta una palla, uno spiazzo erboso, sterrato o selciato, asfaltato o cementato che sia. Si può giocare da solo, in due … da quattro in su , fino alla squadra vera e propria, da 7 o 11 in campo, diventa più appassionante.

Praticarlo e assistervi sono due facce della stessa medaglia. Ciò a cui si assiste entra a volte nella pratica del gioco, come fantasia. I colori della maglia, i nomi,le fisionomie e gli stili dei calciatori. Assistere dal vivo, o televisivamente ,ascoltare  la cronaca sportiva (quando c’era solo la radio era  l’immaginazione a dare visibilità alle parole del radiocronista), crea i presupposti perché poi,in campo,il ragazzo s’ispiri alle gesta del suo giocatore preferito,lo imiti nello stile,  lo faccia rivivere nelle azioni, ricordandolo ai compagni con un goal, con un dribbling, una parata.

Fra i calciatori di sempre, come in tutti gli ambiti della vita, c’è chi eccelle. E nel calcio e nello sport in generale  è meno pesante l’importanza di raccomandazioni, natali, spinte, rispetto ad altri ambiti.

Ogni decennio ha avuto le sue eccellenze, da Meazza a Messi, da Pelè ai due  Ronaldi.

Non sempre i tifosi hanno scelto e scelgono in base ai risultati.Per fare un esempio nostrano, Paolo Rossi è stato il n.1 in un titolo mondiale vinto dall'Italia, ma Roberto  Baggio, che un 'altra finale mondiale ha perso, è più ricordato e amato.Il primo più efficiente, il secondo più divertente, fantasioso. 

Diego Armando Maradona ,per vent’anni, fra il 1970 e il 90, è stato considerato il giocatore più forte della sua era.

La sua figura si è però arricchita di altre valenze, per un carattere vivace, imprevedibile, dovuto alle origini molto popolari e povere , come molti argentini era di padre indios, guarani e di madre d’origini italiane,forse istriane, quinto di otto figli.

In campo Maradona era genialità.  In senso pieno, totale. Tecnico, fantasioso,  ma anche molto logico ,intelligente, uomo squadra. In campo, e fuori, con i compagni e gli ambienti, prima di tutto quello patrio e quello napoletano.

Ingenuità e avidità lo hanno consegnato a un tempo del divertimento ,esterno al calcio, che si può certamente definire riprovevole .

Invece ha impiegato con coerenza la sua figura a  favore delle cause popolari storiche, con la sensibilità delle proprie origini ;che poi i personaggi o simboli scelti fossero a loro volta passibili di critiche, è un altro discorso. Qui  vale l’intenzione e fra lo stare dalla parte del Che Guevara  o quella di Trump, qualcosa cambia …

Per questo Maradona ha diviso, e se era più che previsto che le manifestazioni d’affetto, di devozione  popolare fossero notevoli, accorate, stupisce di contro l’astio di alcuni , che in altri tempi avremmo definito di stampo ”borghese”, bacchettone, ipocrita.

Un conto è sentirsi indifferenti o nutrire un sentimento di pacato cordoglio, come quello che si prova per la maggior parte delle persone Ammetto di sentirmi più vicino a questo sentimento.

Altro invece è manifestare risentimento per una manifestazione popolare che ha fondamenta ataviche, ancestrali,  in tutto ciò che è religione  che vuol riscontrare nell’uomo i l segno di Dio ,magari  sotto forma del daimon.

Come dice Hillman, “il daimon inventa e insiste con ostinata fedeltà. Si oppone alla ragionevolezza facile, ai compromessi e spesso obbliga il suo padrone alla devianza e alla bizzarria, specialmente quando si sente trascurato o contrastato. Offre conforto e può attirarci nel suo guscio, ma non sopporta l’innocenza. Può far ammalare il corpo. E’ incapace di adattarsi al tempo, nel flusso della vita trova errori, salti e nodi – ed è lì che preferisce stare.”

Questo è stato percepito dalla gente,e lo è stato anche personalmente ,un personaggio come Maradona.

E chi irride  o si risente  per le attuali manifestazioni, si mostra povero di spirito, proprio per l’ignoranza che esprime, sotto la patina di un pretesa superiorità d’intellettuale, rispetto a queste caratteristiche umane. Il suo,è un daimon dappoco.


Non “avere”un daimon attivo, può probabilmente significare sentirsi come sepolcri imbiancati.
Essere posseduti in eccesso, porta alla distruzione, malattia, follia, morte prematura. Abbiamo esempi anche nella nostra epoca, soprattutto nel campo dell’arte, che particolarmente risulta invasata così che la qualità d'espressione si accompagna spesso ad una disfatta organica.
Va inteso che ciò che si auspica è la capacità personale di restare in un certo equilibrio.

Ciò dicendo non si propone qualcosa di facile .Il daimon personale è certamente imprevedibile nei suoi effetti; può esistere tuttavia una predisposizione data dall’organicità, dall’educazione avuta, dai contesti socio-economici e culturali che può cercare un punto conveniente d’azione in cui l’eccessività non travolga in senso distruttivo.