Quando infatti era già famoso e stanco delle
dispute cittadine, Eraclito di Efeso decide di ritirarsi dalla civiltà e vivere
presso il tempio di Artemide, trascorrendo tutto il tempo nel gioco dei dadi
con i bambini. Più saggio quel gioco – pensava – che occuparsi della politica
di Efeso. Nel gioco si cela talvolta, per gli antichi, più saggezza che
nella presunzione seriosa degli adulti, e la saggezza, a sua volta, ama spesso
tradursi nel linguaggio aurorale dell’infanzia o in quello oscuro dell’enigma,
entrambi liberi dai meccanismi inferenziali del pensiero adulto.
Il bambino,
normalmente, ama più di ogni cosa il gioco, perché libertà fantasia e
movimento hanno spazio come non mai.
Istintivamente
l’attesa s’accende di gioia, quando può e si appresta ad andare a giocare.
Il gioco è una
metafora della vita, nel bene e nel male, con le sue regole e le sue
trasgressioni .
Il filosofo Aristotele mette in
relazione il gioco con la felicità. Ci sono attività, scrive nell’Etica
Nicomachea, che meritano di essere scelte per se stesse, non per altro,
come la felicità. Tra
queste pratiche, che non sono dettate da interesse né hanno uno scopo al di
fuori di sé, ci sono le azioni virtuose e, appunto, il gioco.
Lo sport è l’ambito
dove i l gioco dovrebbe venire educato, assumendo regole più nette, vincoli. Lo sport, per tutto questo,può essere ancora gioco o può non esserlo che parzialmente, perdendo lo spirito d'inventiva, imprevedibilità. . .
Il calcio è fra i
giochi, che diventano sport, ad essere praticato facilmente , basta una palla,
uno spiazzo erboso, sterrato o selciato, asfaltato o cementato che sia. Si può
giocare da solo, in due … da quattro in su , fino alla squadra vera e propria,
da 7 o 11 in campo, diventa più appassionante.
Praticarlo e
assistervi sono due facce della stessa medaglia. Ciò a cui si assiste entra a
volte nella pratica del gioco, come fantasia. I colori della maglia, i nomi,le fisionomie e gli stili dei calciatori. Assistere dal vivo, o
televisivamente ,ascoltare la cronaca
sportiva (quando c’era solo la radio era l’immaginazione a dare visibilità alle parole del radiocronista), crea i
presupposti perché poi,in campo,il ragazzo s’ispiri alle gesta del suo
giocatore preferito,lo imiti nello stile,
lo faccia rivivere nelle azioni, ricordandolo ai compagni con un goal,
con un dribbling, una parata.
Fra i calciatori di
sempre, come in tutti gli ambiti della vita, c’è chi eccelle. E nel calcio e
nello sport in generale è meno pesante
l’importanza di raccomandazioni, natali, spinte, rispetto ad altri ambiti.
Ogni decennio ha
avuto le sue eccellenze, da Meazza a Messi, da Pelè ai due Ronaldi.
Non sempre i tifosi hanno scelto e scelgono in base ai risultati.Per fare un esempio nostrano, Paolo Rossi è stato il n.1 in un titolo mondiale vinto dall'Italia, ma Roberto Baggio, che un 'altra finale mondiale ha perso, è più ricordato e amato.Il primo più efficiente, il secondo più divertente, fantasioso.
Diego Armando
Maradona ,per vent’anni, fra il 1970 e il 90, è stato considerato il giocatore
più forte della sua era.
La sua figura si è
però arricchita di altre valenze, per un carattere vivace, imprevedibile,
dovuto alle origini molto popolari e povere , come molti argentini era di padre
indios, guarani e di madre d’origini italiane,forse istriane, quinto di otto
figli.
In campo Maradona era
genialità. In senso pieno, totale. Tecnico,
fantasioso, ma anche molto logico ,intelligente,
uomo squadra. In campo, e fuori, con i compagni e gli ambienti, prima di tutto
quello patrio e quello napoletano.
Ingenuità e avidità lo hanno consegnato a un tempo del divertimento ,esterno al calcio, che si può certamente definire riprovevole .
Invece ha impiegato con coerenza la sua figura a favore delle cause popolari storiche, con la sensibilità delle proprie origini ;che poi i personaggi o simboli scelti fossero a loro volta passibili di critiche, è un altro discorso. Qui vale l’intenzione e fra lo stare dalla parte del Che Guevara o quella di Trump, qualcosa cambia …
Per questo Maradona
ha diviso, e se era più che previsto che le manifestazioni d’affetto, di
devozione popolare fossero notevoli,
accorate, stupisce di contro l’astio di alcuni , che in altri tempi avremmo definito di stampo ”borghese”, bacchettone, ipocrita.
Un conto è sentirsi
indifferenti o nutrire un sentimento di pacato cordoglio, come quello che si
prova per la maggior parte delle persone Ammetto di sentirmi più vicino a questo
sentimento.
Altro invece è
manifestare risentimento per una manifestazione popolare che ha fondamenta
ataviche, ancestrali, in tutto ciò che è
religione che vuol riscontrare nell’uomo
i l segno di Dio ,magari sotto forma del
daimon.
Come dice Hillman, “il
daimon inventa e insiste con ostinata fedeltà. Si oppone alla
ragionevolezza facile, ai compromessi e spesso obbliga il suo padrone alla
devianza e alla bizzarria, specialmente quando si sente trascurato o
contrastato. Offre conforto e può attirarci nel suo guscio, ma non sopporta
l’innocenza. Può far ammalare il corpo. E’ incapace di adattarsi al tempo, nel
flusso della vita trova errori, salti e nodi – ed è lì che preferisce stare.”
Questo è stato percepito
dalla gente,e lo è stato anche personalmente ,un personaggio come Maradona.
E chi irride o si risente per le attuali manifestazioni, si mostra povero
di spirito, proprio per l’ignoranza che esprime, sotto la patina di un pretesa
superiorità d’intellettuale, rispetto a queste caratteristiche umane. Il suo,è un daimon dappoco.