domenica 12 agosto 2018

Natura-nature

si è dunque svolta, nella bella cornice naturale che ci accompagna con fortuna meteorologica da anni, la nostra manifestazione, un momento di festa e bellezza dell'estate..Il piacere di un'edizione artigianale raffinata, inserita in Letteraltura .

Questo il racconto da me presentato:


LE DISAVVENTURE DELLA VANITA’

Un essere così aggraziato, dallo spirito certo agile eppure vano. Elegante, nelle parole, volubile, forma scolorata come le ombre dei suoi dialoghi essi stessi già ombre.
Si metteva al riparo dall’infelicità, dal rischio, affrontando solo situazioni in cui poteva godere di un vantaggio. E pretendeva questo vantaggio, creandosi condizioni a misura  per poter dirigere, comandare, ostentando gentilezza, ma mirando sempre a persuadere gli altri che la  ragione fosse dalla sua parte.
Voleva dimostrarsi creativo, s’infingeva passioni, s’immaginava di provare sentimenti, ma le sue erano scolorite impressioni di un estetismo debole, artato, finto.
In questo  mondo di finzione, di rappresentazione, c’erano persone che credevano a quelle passioni ostentate, a quel gusto che voleva sembrare finezza; che diventava moda…sapeva crearsi un entourage .
Mondano, socievole, sempre in quella  socievolezza superficiale fatta di convenienza  che nega l’autentica socialità,  profondità e costanza di sentimenti,  amicizie.
Trovava però un limite alla sua ambizione. L’apparenza esteriore, anche fisica, non era sostenuta da una forza interna adeguata, per cui doveva costantemente economizzarsi per non  incorrere in qualche debolezza che l’avrebbe un po’ screditato, di fronte agli occhi delle sue numerose ammiratrici, e di qualche ammiratore.
Contrasse comunque un ottimo matrimonio, con una donna che aveva molti beni di fortuna, e questo gli permise di abbandonare il lavoro e di dedicarsi alle arti che prediligeva e che gli consentivano meglio,  nel suo stile,   di apparire geniale, inventivo.
Con i beni della moglie gli fu facile  aprire una galleria d’arte, unendosi qualche valido pittore  o scultore, a dire il vero ben più dotato di lui,  che garantiva una certa qualità della bottega, ma era pur sempre sottoposto alle sue decisioni ,in quanto proprietario e direttore .
Cercava nuove vie d’impegno, scelte d’arte che risultassero veramente novitarie,  mai intraprese,  tali da sbalordire  gli appassionati, gli amatori.
Fu così che non esitò quando ebbe ad incontrare la proposta per la biennale d’Istanbul: il tema di un’abitazione sulla  quale la natura, gli elementi atmosferici o tellurici finissero per predominare .
Questa volta a Richard , perché era questo, lo diciamo adesso, il nome del nostro ambizioso gallerista, parve di appassionarsi più che in ogni altra occasione.
Sospese ogni iniziativa della Galleria, assunse qualche architetto di fama, esponendosi anche un po’ più del dovuto finanziariamente, ma senza allarmare la moglie e il suocero, che pure fin dall’inizio aveva guardato con una certa diffidenza ai margini di parassitismo presenti nelle attività del marito di sua figlia. Con orgoglio, fu l’unico artista italiano ad Istanbul ad avere un ruolo di spicco, dopo Monica Bonvicini, l’artista già vincitrice del leone d’Oro alla Biennale di Venezia del’99
Dopo mesi di studio, si restrinsero a due i progetti più interessanti presi in considerazione per la realizzazione.
L’uno, ispirato ad una certa ironia, trovava ascendenze in Le Corbusier:  si trattava di una casa il cui tetto a terrazza veniva realizzato in un adeguato materiale poroso, per cui in caso di pioggia si condensava un’umidità che creava un ambiente nebbioso all’interno …”La casa della nebbia”, sarebbe stata questa la denominazione.
L’altro progetto, decisamente ispirato ad una visione più catastrofica, avrebbe realizzato su tempi più brevi, pressoché immediati, le previsioni che esperti,  geologi, architetti e ambientalisti facevano a proposito delle edificazioni massicce di Shangai, e cioè quei  grattacieli  di 600 metri di altezza che sarebbero  destinati  con i l tempo a sprofondare nel terreno da pianura alluvionale, nel fango e sedimenti   che, fra fiumi e mare (non a  caso Shangai significa proprio”sopra il mare”, anche se ora dista una quarantina di km.), risulta troppo soffice, inconsistente .
I costi dei due progetti erano molto differenti, ma Oliviero non ebbe alcun dubbio ad orientarsi  per la realizzazione di  quello più ardito, stupefacente negli effetti che avrebbe provocato.
Il costo sarebbe stato ingente … ma il gallerista  negli ultimi  due anni aveva cominciato a trovare un po’ limitante quel “successo di routine” provinciale che l’entourage  che si era costruito con gli anni gli attribuiva, e ora vedeva l’occasione di ingigantire la sua prospettiva nell’ardita operazione.
Fatti i conti, Richard  pensava di poter rientrare rispetto a quello che si prospettava però come un esborso decisamente allarmante,  anche per le finanze acquisite dal matrimonio.
Minimizzò tuttavia, con i l suocero, con la moglie, tanta era la sua frenesia di non trovare intralci all’impresa e si trasferì  con la squadra in un’ Istanbul  che appariva ferita dai recenti provvedimenti governativi, per cui erano finiti in carcere migliaia di progressisti, uomini e donne  della politica, della  cultura ecc.
Si trattava di preparare anche con mezzi artificiali un terreno idoneo,  e venne scelta un’area  un tempo paludosa sul Bosforo, sponda asiatica ; la costruzione non sarebbe certo stata  alta 600 metri, come a Shangai, occorreva ridurre tutto in una scala accettabile … il problema principale sarebbe stato quello di bilanciare con esattezza i tempi, perché a seguito  dell’inaugurazione della Biennale, nel momento in cui l’evento era previsto, si potesse assistere  allo smottamento del terreno, causa il negativo rapporto fra fragilità dello stesso e peso dell’edificio.
La squadra si mise all’opera: l’architetto ideatore del progetto, il geologo, geometri, capimastri e muratori...nella periferia di Uskudar si lavorò il terreno, si prepararono le fondamenta su cui avrebbero dovuto innestarsi appositi e celati meccanismi decisivi per provocare a suo tempo il crollo, poi via con l’erezione dell’edificio che s’ispirava, in forma stilizzata, alla torre di Galata, giocando però con una certa affinità  anche con quella di Pisa, per quanto riguardava la pendenza...
Il lavoro si svolse regolarmente fra inverno primavera ed estate, con ingenti esborsi,  per preparare l’evento previsto proprio per l’inaugurazione, verso metà settembre.
L’attesa crebbe , divenendo spasmodica in Richard che si stava accorgendo di essersi spinto troppo oltre,  al punto che se qualcosa fosse andato storto,  si sarebbe trattato di una rovina finanziaria per la famiglia acquisita e ovviamente per se stesso.
L’architetto lo assicurava: ”Tranquillo, Richard, è tutto sotto controllo, ovvio le strutture portanti sono state create deboli ad arte, ma se non intervenissero i meccanismi preparati per procurare lo smottamento o la frana  artificiali,  non ci sarebbe alcuna previsione allarmistica, almeno su tempi brevi e medi!”
Il geologo era invece apparso un po’ più dubbioso, a lavori in corso; riteneva che nell’area scelta il ristagno d’acque fosse ancora troppo importante e che l’architetto avesse giocato eccessivamente  su un’instabilità iniziale, considerando che in tempi brevi comunque tutto sarebbe stato fatto crollare.
Venne settembre, si approssimarono i giorni dell’evento. Tutto predisposto, tutto sotto controllo, assicuravano i macchinisti e i tecnici elettronici che avvalendosi di strutture sotterranee e semi sotterranee predisposte al momento opportuno avrebbero dovuto procedere con le scosse alle fragili fondamenta, provocato lo smottamento del terreno troppo soffice  perché troppo  velocemente e parzialmente era stata bonificata l’area.
Infine, venne l’inaugurazione. Il titolo di quell’anno era “La natura, un vicino importante ” e nel discorso introduttivo il direttore  volle sottolineare come la  maggior parte degli artisti avesse  risposto in modo molto personale.” Hanno scelto molti approcci diversi per affrontare questioni come lo sviluppo urbano in rapporto alla natura, il rapido cambiamento demografico nelle nostre metropoli, il dislocamento forzato, l’inquinamento ecc.”.
L’evento che riguardava Richard  era previsto per il giorno  seguente, domenica alle 17. Il tempo s’era fatto tuttavia minaccioso, annunciatore dell’imminente autunno, aria fredda ad alta quota s’incanalò dal Mar Nero  attirando l’aria torrida  della lunga estate stanbulina  risalente da terra e originando un’energia di forte intensità che iniziò a dissiparsi per cielo  e per mare lungo il Bosforo, le cui acque presero a mugghiare in modo inquietante.
Nell’avanzare della serata  di sabato fu un primo nubifragio, che iniziò ad allarmare il gruppo che festeggiava la vigilia dell’evento e dalle vetrate della discoteca Anjelique, anziché la splendida vista panoramica, si prospettò l’apparenza di una tregenda in avanzamento.
L’alluvione imperversò per varie ore notturne e alle 5 del mattino  l’area attrezzata nei pressi di Uskudar  era completamente sommersa; le forti onde, il vento impetuoso , una bomba d’acqua, avevano terminato di lavorare  alla base l’ardita istallazione che crollò rovinosamente.
Non ci fu rimedio possibile. Un cumulo di macerie apparve alla vista dei primi operai della manutenzione nel mattino di nuovo radioso, soleggiato. Impietriti, attoniti, senza alcuna possibile reazione, Richard e la sua squadra osservavano come  un’allucinazione il cielo e il mare tersi e sereni  e lo sfacelo delle rive e della macerie …
L’evento venne ovviamente annullato, l’operazione biasimata dagli organizzatori per l’insipienza con cui era stata allestita. 
Richard  si trovò rovinato, il suocero poté rivalersi solo parzialmente rispetto ad  un’assicurazione con cui ebbe lungamente a disputare, poiché essa  attribuiva alla cattiva conduzione del progetto  l’esito catastrofico. La moglie, costretta a ridimensionare il tenore di vita,  non lo volle più vedere.
Il nostro visse per qualche anno  in povere stanze a Fatih, un affollato  quartiere d’immigrati, grazie a qualche prestito, e sopravviveva miseramente vendendo poveri gadget ai visitatori di  Sultanahmet . Li costruiva lui stesso, e rappresentavano”La torre di Galata”, “La torre di Pisa”, e, ahimè, la “Casa-torre” precariamente eretta a Uskudar e crollata la notte dell’inaugurazione. C’è chi dice di averlo visto a volte prendere un modellino, e torcerlo con rabbia, scaraventandolo poi nel Corno d’oro!
Poi lo scorso anno il capocameriere me l’è venuto a raccomandare, dicendo che comunque questo Richard  aveva un certo stile, e allora mi ha convinto ad assumerlo...e’così rientrato in patria!


Dario Varini, 2018






venerdì 10 agosto 2018

Finis terrae 11 agosto

Anche quest'anno sarà un piacere ritrovarci al belvedere di San Salvatore (Premeno) per le nostre letture.Sabato 11 agosto , h.17.15-

La scultura di Paolo De Piccoli,ispirata al mio racconto"Le disavventure della vanità" è visibile allo spazio Casa dell'Arco di Mergozzo per tutto il mese. Nel centro storico sono esposte sculture di altri artisti, ispirate a racconti della raccolta 2018, Natura/Nature