domenica 20 dicembre 2015

Ingiusti tributi











































Egregio Romano,
il paese del Monferrato ,Grazzano, porta ancora la denominazione"Grazzano Badoglio".
Non le sembra che ,date le imprese che il generale compì, fra le quali la responsabilità di aver gasato la popolazione etiope,  impresa per la quale venne chiesta a fine conflitto l'incriminazione , come criminale di gurra, dagli etiopi stessi, per non parlare del resto, il paese non dovrebbe civilmente, eticamente, riprendere la denominazione preesistente all'illustre cittadino, " Grazzano Monferrato"?le chiederei la cortesia di rispondermi su questa mail, perchè non sempre posso vedere la sua rubrica e il Corriere-Grazie saluti, Ioannis

Egregio signor Ioannis,

Ho letto con interesse la Sua lettera pubblicata dal "Corriere" del 18 dicembre u.s. e condivido la Sua istanza.
A Badoglio possono essere attribuite peraltro ben altre responsabilità, oltre a quelle da Lei accennate.
La risposta dell'Ambasciatore Sergio Romano è autorevole come sempre. Non credo tuttavia che ai cittadini riesca una iniziativa intesa a generare un equilibrio storico nel senso da lei giustamente proposto. Romano ha inoltre dimenticato di scrivere che altrove (Germania, Austria....) le rispettive Amministrazioni avrebbero già provveduto da tempo. La precisazione che il regime non è affatto cessato in Italia, non sarebbe stata infine fuori luogo.

Cordiali saluti.

Nerio de Carlo

lunedì 14 dicembre 2015

Cineforum Istituto:L'odio










L'odio








Titolo originale La haine. Drammatico, Ratings: Kids+16, b/n durata 95 min. - Francia 1995..



Una giornata in una delle tante banlieue parigine. Un giorno uguale a molti altri per l'ebreo Vinz, il maghrebino Said e il nero Hubert. Se non fosse che un loro amico, il sedicenne Abdel, è stato pestato dalla polizia in seguito agli scontri della notte precedente e adesso è sospeso tra la vita e la morte in ospedale. Durante i tumulti, Vinz ha trovato la pistola persa da un agente. Il ragazzo giura che la userà per vendicarsi, nel caso in cui Abdel muoia.
Un film folgorante, con dialoghi battenti, dal ritmo teso e serrato, che non lascia un attimo di respiro, girato in uno splendido e funzionalissimo bianco e nero, sporco e allucinato. Perché non c'è spazio per le sfumature e tanto meno per i colori, nel mondo svelato dal giovane talento francese Mathieu Kassovitz. Un mondo dove non si va tanto per il sottile: due fazioni in lotta; da una parte "noi", dall'altra "loro". Tutti cattivi, nessuno buono, nessuno condannato, nessuno assolto. Non c'è cieca adesione nello sguardo del regista, né giudizio morale. Solo un estremo e spietato rigore realistico nel tratteggiare uno spaccato sociale, senza mai scadere nel sociologismo spicciolo. Con un occhio a tanta cronaca francese e al meglio del cinema americano di genere, omaggiato nelle citazioni di
Scarface di Brian De Palma, Il cacciatore di Michael Cimino e soprattutto Taxi Driver di Martin Scorsese, in quella scena di Vinz allo specchio che rifà Robert De Niro e fa esplodere tutta la bravura e l'intensità drammatica che consacrano il talento di un giovane Vincent Cassel.
Kassovitz, meritatamente premiato per la migliore regia al Festival di Cannes, osserva la banlieue con la giusta distanza, senza spingere all'identificazione con i suoi protagonisti, ma con il coraggio di chi non teme di sporcarsi le mani - e la faccia, come accade al naziskin da lui stesso interpretato - evitando così il pericolo di un freddo distacco di superiorità. Il risultato è un film duro, ottimamente congegnato, stilisticamente perfetto, con una superba direzione attoriale. Un film coinvolgente, in cui i movimenti nervosi della macchina da presa e il montaggio serrato non lasciano tregua, così come il ritmo rap dello slang tipicamente periferico parlato dai protagonisti. Tre sbandati che provano, in maniera diversa, a stare a galla in un mondo condannato alla marginalità, destinato all'invisibilità, all'indifferenza infastidita della Parigi bene e all'incuranza della politica che si limita ad affidarlo ai trattamenti "speciali" della polizia, pronta a sfogare in periferia il peggio di sé. In un contesto metropolitano underground da guerriglia urbana, Vinz, Said e Hubert agiscono da soldati armati dall'odio, il proprio e quello altrui, in bilico tra la voglia di rispetto e la rassegnazione all'immutabilità della propria condizione. I tre si muovono in un tempo che corre vacuo, scandito da un orologio extradiegetico, svuotato dall'insensatezza dei loro discorsi e dalla vacuità di uno sguardo che non ha nessun posto dove andare, nessun futuro da afferrare, in quella discesa continua verso il basso in cui il problema non è la caduta, ma l'atterraggio.





martedì 1 dicembre 2015

la Marcia Globale per il Clima

la Marcia Globale per il Clima ha battuto ogni record diventando la più grande mobilitazione per il clima della storia: da Sydney a San Paolo passando per tutto il mondo, sono stati 785mila, con oltre 2300 eventi in 175 Paesi. Tutti uniti in un’unica voce per un futuro pulito al 100%, per salvare tutto ciò che si ama.
 In tanti Paesi, dal Bangladesh all’Irlanda, ci sono state le più grandi manifestazioni di sempre per il clima. 120mila persone in Australia, 100mila in India. A Sana’a, in Yemen, la marcia è andata avanti nonostante le bombe che continuano a cadere! 

In Francia sono state annullate manifestazioni che prevedevano fino a 500mila persone

P.S. Clicca qui per leggere l'editoriale del fondatore di Avaaz Ricken Patel sul Guardian (in inglese) su quello che questo momento significa, un test per l’umanità.