Il Giorno della Memoria, non solo ebrei,
anche zingari, dissidenti, omosessuali
Coi loro abiti marchiati da stelle di colori diversi, si
ricordano oggi tutti coloro che furono perseguitati dai nazisti. Tanti
appuntamenti in città:
ecco la guida per seguirli
di LUCA SANCINII nazisti li avevano divisi: la loro colpa, supposta più che reale, era contenuta dentro un triangolo colorato sulla grigia divisa dei lager. Giallo per gli ebrei, rosso per i deportati politici, rosa per gli omosessuali, marrone per gli zingari. Quei colori, e quelle vittime, di identici orrori e terrori, saranno invece uniti, quest’oggi, nel ricordo dei tanti appuntamenti che la città dedica al Giorno della Memoria.
Stamane alle 9, al cimitero della Certosa, una deposizione di corone onora il monumento agli ex militari e agli zingari, alle 9.45 al giardino Cossarini il ricordo per le vittime omosessuali, mentre alle 10.30, in piazza Nettuno, la cerimonia dedicata agli ex deportati vedrà presente un picchetto militare d’onore. Alle 11.15 l’appuntamento per autorità e cittadini è in Sinagoga, col presidente della Comunità ebraica bolognese, Guido Ottolenghi, per poi spostarsi alle 12 in via Pietralata e rendere omaggio alla “scuoletta”, ossia alle aule che furono approntate dopo le leggi razziali del 1938, per consentire ai bambini ebrei di proseguire negli studi.
I “triangoli rossi” a Bologna furono centinaia: antifascisti già perseguitati negli anni 30, e poi incappati in rastrellamenti, operai prelevati dalle fabbriche, partigiani catturati che, se scampavano la fucilazione, seguivano una terribile filiera: comando della Gestapo di via Santa Chiara, carceri di San Giovanni in Monte, Caserme Rosse, e poi i treni blindati verso Fossoli o la Germania. Di loro, organizzati
Le celebrazioni della Shoah sono sempre un’occasione per rafforzare il legame tra comunità ebraica e città. E due vicende storiche, delle quali negli ultimi anni sono stati disegnati contorni più precisi, raccontano di quanta memoria accomuni la storia di Bologna e il sacrificio del popolo ebraico: la tragica vicenda della famiglia Weisz, sterminata ad Auschwitz, che visse qui negli anni ‘30 mentre il capofamiglia Arpad allenava il Bologna, e il valore e coraggio del tenente ebreo sudafricano Samuel Schneider, morto insieme ad altri undici partigiani nella battaglia di Porta Lame del novembre 1944. A lui sono dedicati i giardini del parco del Cavaticcio.
(27 gennaio 2013)